tag:blogger.com,1999:blog-41734438905971095822024-02-19T17:55:10.653+01:00AlfoPopAlfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.comBlogger52125tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-28592107500031541122011-05-04T15:42:00.006+02:002011-05-04T15:52:17.441+02:00Lettera agli elettori.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSD4OALKOEP3I-tEnVYVM2grTMNp_LnKOhk6ZOEdlOt5aB_VQ5IN5HgN_hOS_xVermlMaiuy11IJgTRg5fPxSAT0qeq7AnZ2C0-IL1J-h5S58i6jDpbrdoURpUW8BprW1xuoAoiIFyqWA1/s1600/Cartolinabuona.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 289px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSD4OALKOEP3I-tEnVYVM2grTMNp_LnKOhk6ZOEdlOt5aB_VQ5IN5HgN_hOS_xVermlMaiuy11IJgTRg5fPxSAT0qeq7AnZ2C0-IL1J-h5S58i6jDpbrdoURpUW8BprW1xuoAoiIFyqWA1/s400/Cartolinabuona.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5602856187530088322" /></a><br />Cara Amica, Caro Amico,<br />il prossimo 15 e 16 maggio saremo chiamati a rinnovare il Consiglio Comunale e a eleggere il nuovo Sindaco.<br />Io sostengo la candidatura al Consiglio Comunale di Michele Curto, la cui esperienza politica è iniziata, come certamente ricorderai, con le primarie del centrosinistra, per la scelta del candidato Sindaco, che hanno sì visto l'affermazione di Piero Fassino, ma soprattutto sono state caratterizzate da una partecipazione davvero importante da parte di tutti quei Torinesi che evidentemente si riconoscono nei valori della Sinistra.<br />Oggi, al di là del doveroso sostegno a Piero Fassino, io, insieme a un numeroso gruppo di persone, <span style="font-weight:bold;">Noi per Torino</span>, abbiamo ritenuto importante e necessario dare seguito alle aspirazioni di tutti quei cittadini che sono stati vicini a Michele durante la campagna elettorale delle primarie e che non si sentono rappresentati fino in fondo dall'attuale panorama politico.<br />Michele non è un professionista della politica, ma è da anni impegnato, con risultati notevoli e ampiamente riconosciuti, nel sociale, nella lotta alla criminalità organizzata, nel dare una risposta concreta ai problemi legati all'integrazione, nel favorire la cultura e il recupero della memoria storica del nostro Paese.<br />Per questo è necessario che l'esperienza di Michele Curto continui. La collocazione sotto il simbolo di Sinistra Ecologia Libertà non significa rinunciare alla propria peculiarità, anzi. Rappresenta un chiaro impegno per una politica di rottura e di rinnovamento, che si riconosce con le linee programmatiche enunciate da Nichi Vendola, attraverso però un apporto che vuole anche essere orgogliosamente indipendente e che intende tenere fede alle caratteristiche di impegno civico, che hanno caratterizzato l'avventura delle primarie.<br />Grazie al riconoscimento da parte di Vendola di un'esperienza chiaramente fresca e innovativa, preparata e credibile, insieme a Michele Curto, candidato al Consiglio Comunale, <span style="font-weight:bold;">Noi per Torino</span> potrà contare anche su alcune giovani candidature per le Circoscrizioni.<br /><span style="font-weight:bold;">Io sono candidato per la Circoscrizione 4</span> (Parella, Campidoglio, San Donato), nella quale risiedo da sempre. Mi chiamo <span style="font-weight:bold;"><a href="http://www.alfonsopapa.net">Alfonso Papa</a></span> e lavoro da oltre dieci anni a Torino nel settore Cultura. Prima con la Casa editrice Einaudi, poi per il Torino Film Festival e il Museo Nazionale del Cinema e attualmente per la Film Commission Torino Piemonte. Il mio impegno politico è figlio di una profonda insoddisfazione, la stessa che accomuna molti di noi, ma anche motivato da tanto entusiasmo e da un sincero ottimismo. Dalla convinzione che possiamo davvero cambiare le cose, ma che per farlo occorra mettersi in gioco fino in fondo facendo leva su tutte le forze della società, oneste e capaci, che si augurano che il futuro possa cominciare a partire da oggi. Perché occorre una vera e propria rivoluzione, politica e culturale, occorre tornare ad occuparsi dei problemi concreti, del bene comune, del benessere dei cittadini, perché se non ora, quando? <br /><br />Con sincera amicizia,<br /><br /> Alfonso PapaAlfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-33951728073048001072011-04-14T14:47:00.009+02:002011-04-14T16:48:12.130+02:00Le elezioni comunali di Torino, 15-16 Maggio 2011<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAtl_rafnhWv3RwxKBXGr3rGtO0uDvNCu6cEofH2iTrXrv-h1YUI9gRVF8yWjdvSFHtRZGwVxt9cx-F8TROBLGLRjIx3NYoY_ZBZ8bCVq6kmHFHZPiG39rUq5Baf97MrJ01kPT2SONR8S8/s1600/ALFONSO_PAPA.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 313px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAtl_rafnhWv3RwxKBXGr3rGtO0uDvNCu6cEofH2iTrXrv-h1YUI9gRVF8yWjdvSFHtRZGwVxt9cx-F8TROBLGLRjIx3NYoY_ZBZ8bCVq6kmHFHZPiG39rUq5Baf97MrJ01kPT2SONR8S8/s400/ALFONSO_PAPA.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5595448611615340978" /></a><br />Tra un mese a Torino si eleggerà il nuovo sindaco. Le elezioni primarie della coalizione del centrosinistra hanno consegnato l'onore e l'onere di rappresentarla a Piero Fassino del Partito Democratico. Ma al di là del risultato delle primarie, ampiamente annunciato, è doveroso sottolineare che a Sinistra qualcosa si agita, che c'è una Sinistra che preme per emergere e per far sentire la propria voce, alla quale sta evidentemente molto stretta la posizione di semplice stampella del monolitico Partito Democratico. Una sinistra propositiva, che ha idee chiare e le esprime con forza, una sinistra coerente, capace e coraggiosa.<br />La corsa delle primarie ha visto concretizzarsi, seppure in un tempo brevissimo e senza risorse, un movimento, <span style="font-weight:bold;"><a href="http://michelecurto.net/noi-per-torino/">Noi per Torino</a></span>, che ha portato <span style="font-weight:bold;"><a href="http://michelecurto.net/">Michele Curto</a></span> a raccogliere 2200 preferenze. Potrebbero sembrare poca cosa, rispetto agli oltre 50.000 Torinesi che hanno deciso di esprimersi alle primarie, ma a ben vedere non è proprio così. Michele Curto non è un professionista della politica e non aveva alle spalle alcun apparato di partito. La sua è stata una candidatura civica, che ha dovuto farsi strada attraverso le rodate macchine mediatiche degli altri candidati, cercando di emergere dal buio dell'anonimato politico. In questo senso il suo risultato alle primarie, a un osservatore attento, dovrebbe apparire straordinario. Ma ancora più straordinari dovrebbero apparire gli sviluppi successivi di quell'esperienza. Al di là dell'appoggio doveroso al candidato sindaco Piero Fassino, Michele Curto infatti ha deciso di non fermarsi, ma di proseguire insieme a <span style="font-weight:bold;">Noi per Torino</span> con il suo impegno per una politica più vicina ai cittadini, per un rinnovamento della Sinistra e per garantire alla nostra città un futuro "sostenibile". L'occasione affinché questa avventura avesse un seguito concreto è stata offerta da Nichi Vendola, che evidentemente ne ha riconosciuto le qualità di freschezza, di sincerità e di riconosciuta competenza: d'altra parte basta leggere la biografia di Michele (e degli altri candidati nelle circoscrizioni) per apprezzarne immediatamente le capacità gestionali, l'impegno, la lungimiranza, la fantasia, il coraggio, la coerenza. Qualità, che al di là dei soliti "luoghi comuni", dimostrano quanto ci sia bisogno, nella nostra politica, di persone come lui (come loro!).<br /><span style="font-weight:bold;"><a href="http://www.nichivendola.it/">Nichi Vendola</a> e <a href="http://www.sinistraecologialiberta.it/">Sinistra Ecologia Libertà</a></span> rappresentavano, d'altra parte, un approdo naturale per Michele Curto e Noi per Torino. Seppure la candidatura di Michele e dei candidati nelle circoscrizioni, sotto il simbolo di <span style="font-weight:bold;">SEL</span>, conservi con orgoglio quelle caratteristiche civiche e di indipendenza, che ne hanno ispirato l'impegno primitivo, con altrettanto orgoglio è giusto affermare che i principi di Noi per Torino si riconoscono chiaramente nei principi di Sinistra Ecologia Libertà e nelle idee politiche che in questi anni Vendola ha sviluppato e proposto con impegno. Vendola sta tracciando la strada, Noi per Torino, intende raccogliere la sfida e battersi al suo fianco per un Italia migliore. Perché è necessario impegnarsi in prima persona, cercare di sdoganare la politica, che non deve più essere quella cosa lontana dalla gente comune, riservata a pochi iniziati, che insistono nel tenersela ermeticamente ed esotericamente stretta, senza neppure sentire l'esigenza di dimostrare periodicamente di averlo meritato, anzi, facendone troppo spesso solo una questione di "potere" da perpetrare ad libitum con arrogante autoreferenzialità. Noi dobbiamo riappropriarci del nostro destino, perché ci appartiene. Noi vogliamo che chi è chiamato a prendersi cura del bene comune, sia tenuto a darcene conto seriamente e in modo molto più pressante di quanto avvenga adesso. Noi non ne possiamo più di questo tempo in cui i nostri rappresentanti si arrogano il diritto di compiere qualsiasi nefandezza, senza essere obbligati a darcene seriamente conto. Noi diciamo basta!<br />La candidatura di Michele Curto al Consiglio Comunale della Città di Torino intende farsi carico di queste istanze di rinnovamento e anche, diciamolo chiaramente, di "rottura" con la politica tradizionale. Per formazione, ideali e sensibilità, si colloca chiaramente a Sinistra e nell'ambito della Sinistra sceglie di confrontarsi al fianco di Nichi Vendola, sotto l'egida di Sinistra Ecologia Libertà.<br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjko6wTdaTJBnH4jPhn95RSb3g6INbT6UzeXcQ8nPYY6ldBDnnGREzu54BSA8qAYXeDeRP5_NlXiK7MjKRG7O9vJY8uARDqSAIwt7sf4QZjZVAY9DBLeeGUstLh48V9TOt_hqDoMORfNAe_/s1600/ALFONSO_PAPA_4.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 278px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjko6wTdaTJBnH4jPhn95RSb3g6INbT6UzeXcQ8nPYY6ldBDnnGREzu54BSA8qAYXeDeRP5_NlXiK7MjKRG7O9vJY8uARDqSAIwt7sf4QZjZVAY9DBLeeGUstLh48V9TOt_hqDoMORfNAe_/s400/ALFONSO_PAPA_4.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5595448746848020770" /></a><br />Insieme a Michele, altri giovani e meno giovani, ma tutti uniti da ideali comuni, come <a href="http://michelecurto.net/le-circoscrizioni/">Andrea Tua, Mari Rizzo, Renato Bauducoo, Alfonso Papa, Chiara Ajetti, Romina Carpuci, Alessandro Givone, Diego Acampora, Davide Turano</a> si candidano per <span style="font-weight:bold;">SEL</span> nelle Circoscrizioni della città.<br /><span style="font-weight:bold;"><a href="http://www.alfonsopapa.net/">Alfonso Papa</a></span>, per esempio, è candidato nella Circoscrizione 4 (Parella, Campidoglio, San Donato).<br />Papa è impegnato da più di dieci anni professionalmente nel settore Cultura, avendo lavorato con la Casa Editrice Einaudi, nell'organizzazione del Torino Film Festival, dipendente del Museo Nazionale del Cinema e attualmente della Film Commission Torino Piemonte. Mette a disposizione di questo progetto politico la propria competenza, il proprio entusiasmo, la propria passione, perché oggi più che mai, tutt'intorno a Noi, si respira un'atmosfera di urgenza e di disastro imminente. Non si può restare più a guardare. Ma tutti si candidano soprattutto per amore verso la propria città e perché la candidatura di Michele Curto e il suo, ci auguriamo, convincente successo, possa chiaramente e concretamente esprimersi non come successo solo personale, ma come il successo di un Noi che si mette al servizio di Torino, a disposizione di tutti, per il benessere comune. Perché la politica possa un giorno tornare a essere nostra e non appannaggio di pochi "Loro". Per fare questo Noi, tutti noi, dobbiamo tornare ad essere "politici", nel senso originario e puro del termine. Noi per Torino, cominciamo da qui. Perché se non ora, quando?Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-37780021516110873542011-04-09T11:36:00.004+02:002011-04-09T11:54:03.639+02:00Qualcosa si muove a Torino.Dopo l'esperienza delle "primarie", che hanno consegnato a Piero Fassino un netto riconoscimento, l'esperienza fresca e, per certi versi, di rottura, di <span style="font-weight:bold;">Michele Curto</span> continua con la candidatura al Consiglio Comunale di Torino, sotto l'egida di <span style="font-weight:bold;">Sinistra Ecologia e Libertà</span>. Contemporaneamente il gruppo che si riconosce con la prospettiva politica di Michele, <span style="font-weight:bold;"><a href="http://michelecurto.net/noi-per-torino/">Noi per Torino</a></span>, e che sente, come lui, una chiara affinità con il progetto di Nichi Vendola, vede concretizzarsi alcune interessanti candidature nelle circoscrizioni: una piccola cosa, ma che potrebbe offrire, insieme a una vittoria di Michele, un importante segnale da parte di quei cittadini che credono in una possibilità di svolta e soprattutto di rinnovamento della "fossile" politica italiana.<br /><br />Per maggiori informazioni: <a href="http://michelecurto.net/">Michele Curto</a>, <a href="http://alfonsopapa.net/">Alfonso Papa</a>Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-16460068551357795832011-02-24T13:41:00.002+01:002011-02-24T13:44:07.365+01:00Il papà di Roberto Saviano implicato in una vicenda di truffa: due pesi due misure per i paladini del Cavaliere.Oggi il direttore del Giornale gongola. Per una vicenda legata a Luigi Saviano, padre di Roberto, può mettere alla gogna colui che nell'ultimo periodo si è dimostrato in prima linea in una battaglia per la giustizia e la libertà nel nostro maltrattato Paese. Il fatto è che parlare di giustizia e di libertà nella nostra Italietta contemporanea, si scontra immediatamente (strano a dirsi), con la visione berluscocratica della cosa pubblica (o meglio molto privata, del nostro Premier). E quindi le armate mediatiche di Sua Maestà, lesa, obbediscono e agiscono con forza per delegittimare, distruggere, annientare, senza preoccuparsi neppure di apparire troppo coerenti.<br />Non entro nel merito della vicenda legata al Dott. Luigi. Purtroppo credo che alcuni medici queste cose le facciano. Credo che l'Italia, a molti livelli sia corrotta e concusa. Credo che ci siano in giro troppi approfittatori, sedicenti furbi, truffatori, egoisti, esosi parassiti, concentrati tra tutti coloro che possiedono un minimo di posizione che gli permette appunto questi squallidi sotterfugi. A questo proposito la gente comune, l'enorme comunità degli onesti, che di certo è la maggioranza, dovrebbe reagire con fermezza, rivendicando con orgoglio il valore della propria onestà, contro queste irritanti "macchiette" di cui è particolarmente zeppa la politica (ma non solo).<br /> <br />Il Dottor Luigi però, non potrà sottrarsi al giudizio della Magistratura, né, se dovesse risultare colpevole del reato ascrittogli alla realtiva condanna. Ed è così che dovrebbero funzionare le cose. <span style="font-weight:bold;">SEMPRE!</span><br /> <br />Ma non basta. Ci sono alcune domande specifiche che vorremmo a questo proposito rivolgere al direttore del Giornale.<br /> <br /><span style="font-weight:bold;">Di che colore sono i Magistrati che stannno conducendo questa indagine? Sono di destra? Sono Berlusconiani? Sono complici di un complotto per delegittimare Roberto Saviano, personaggio particolarmente scomodo per il Presidente del Consiglio, in questi ultimi tempi?</span><br />Perché secondo voi la Magistratura opera così, no? Non fa il proprio dovere, ma agisce per meri fini politici.<br /> <br />E ancora:<span style="font-weight:bold;"> dov'è finita la presunzione di innocenza? Non siete voi i paladini dell'innocenza di Berlusconi, fino a prova contraria?</span> Tanto da esser disposti a credere ciecamente nella sua "ricostruzione" dei fatti francamente incredibile, così pregna di idiozie (che sarebbero esilaranti, se la situazione non fosse tanto grave) talmente lampanti da far rabbrividire chiunque sia ancora in possesso di un barlume di buonsenso.<br /> <br /><span style="font-weight:bold;">Dov'è finito dunque il Vostro garantismo?</span><br /> <br />E infine. <span style="font-weight:bold;">State dicendo che avete le prove della colpevolezza di Luigi Saviano?<br />Ma soprattutto avete anche la comprovata certezza che Roberto Saviano possa essere stato complice o anche solo informato della presunta colpa del padre?</span><br />E' questo che state dicendo?<br /> <br />Perché se così non fosse, quale sarebbe esattamente il punto? Ci sarebbe dietro una sorta di assunto genetico lombrosiano o che altro?<br />Il fatto che un parente (o un amico o un conoscente) di un qualsiasi uomo si macchi di una qualche colpa, getta discredito nei confronti di quest'uomo? Rende meno nobili le sue battaglie, o addirittura meno giuste?<br />Perché se la proprietà transitiva vale per tutti, allora l'onorevole Minetti, dovrebbe per esempio rispondere anche dei chili di cocaina rinvenuti nell'auto di sua proprietà, quanto meno!<br /> <br />Ma io invece credo proprio di no. Ci sono alcuni tra noi, che nonostante voi, sono ancora capace di distinguere il valore dei contenuti di un discorso. Se alcune rivendicazioni sono sacrosante, lo restano, indipendentemente dal fatto che un amico di un cugino di terzo grado della moglie del nipote acquisito dell'uomo che le fa, una volta ha infilato la mano in un barattolo di marmellata che non gli apparteneva.<br /> <br />I contenuti, quando sono genuini, quando hanno valore, sono intoccabili e nessuno può infangarli, tanto meno dichiarati cortigiani e incoerenti pagliacci mediatici come voi, incapaci di portare avanti ragionamenti che presentino almeno un minimo di riconoscibile logicità. Voi potete, forse, infangare le persone (purtroppo), ma non le IDEE!<br /> <br />Per quanto concerne il Vostro idolo e padrone, invece, i processi coinvolgono proprio lui. Non un parente. Il Presidente del Consiglio, indegno in molti sensi, è lui. E' lui che da anni fa un uso privatissimo delle proprie funzioni. E' lui che, facendo anche leva su un "conflitto di interessi" grande come una casa, fabbrica consenso e tenta, spalleggiato dai suoi "bravi" lobotomizzati, di ridisegnare a piacimento le Istituzioni di questo Paese, senza curarsi di perpetrare danni ingenti, di cui poi noi dovremo subire le conseguenze.<br /> <br />Due pesi, due misure. Quale giornalista serio agirebbe in questo modo?<br /> <br />Appunto, mi sono risposto da solo!Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-47552424151736211592011-02-22T16:33:00.004+01:002011-02-22T16:42:52.499+01:00Spunti per una politica culturale. Primarie del centrosinistra per il sindaco di Torino: Michele Curto.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLG8n8ITV7W_3mIJParw4FJs7TbXq6r20hKRs1hZjDfbu82maF2U8AHhQrmP4hkQtQqLI1segQfg0KsP5jJl-WQBz2ojmo6JGSuiOltoDqKBH6fqoC4AcuocKzUtgFIswAof7qPcz2tesM/s1600/curto.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 213px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLG8n8ITV7W_3mIJParw4FJs7TbXq6r20hKRs1hZjDfbu82maF2U8AHhQrmP4hkQtQqLI1segQfg0KsP5jJl-WQBz2ojmo6JGSuiOltoDqKBH6fqoC4AcuocKzUtgFIswAof7qPcz2tesM/s320/curto.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5576538476372965346" /></a><br />Nel 2004 Michele Curto, con l’Associazione di cui allora era Presidente, organizzò in Polonia una manifestazione che si chiamava “Piemonte fabbrica di cultura”. È proprio da qui che si deve partire per il rilancio di una politica culturale nella nostra città. Trovo infatti che l’accostamento del concetto di “fabbrica” a quello di “cultura” sia assolutamente lungimirante e per molti versi ancora incompreso da buona parte dei rappresentanti della nostra politica. Chi governa deve prendere atto che la cultura oltre a essere un bene di per sé, che è necessario valorizzare e salvaguardare, preoccupandosene e avendone cura come un buon padre di famiglia, rappresenta anche la concreta possibilità di nuove opportunità di lavoro in un settore non ancora profondamente esplorato, come meriterebbe. Perché se è evidente che l’impegno economico pubblico debba andare nella direzione del sostegno al basso reddito e del rilancio dei settori in difficoltà, che più stanno risentendo della crisi economica, è necessario anche prendere lucidamente atto delle trasformazioni in corso e tentare di tracciare linee di intervento innovative che creino nuovi spazi e nuove opportunità.<br />La cultura, in questo senso, rappresenta assolutamente un’opportunità!<br />Torino come “fabbrica di cultura” implica la necessità che ci siano sempre più addetti ai lavori, Associazioni, Società private, giovani artisti in grado di “produrre”, proprio così, produrre in ambito culturale. Torino, oggi più che mai, non può essere solo automobile, seppure l’automobile deve restare o meglio diventare di nuovo (e per questo ci si deve battere) una delle eccellenze distintive della nostra città. Perché se Torino ha avuto tanto dalla Fiat, ha in verità dato ancora di più, soprattutto in termini umani e se è stato giusto dare, a maggior ragione è oggi giusto pretendere.<br />È bene dirlo però: in Piemonte, negli ultimi dieci anni, le istituzioni hanno già cominciato a lavorare per la Cultura. E la cultura ha risposto. Eccellenze come il Museo Nazionale del Cinema, i festival del cinema torinesi, la Film Commission Torino Piemonte, i fondi come FIP, Torino Film Lab, Piemonte Doc Film Fund, con l’aiuto della Regione e del Comune, hanno rivitalizzato un settore che aveva perso centralità nella nostra città, dopo appena una breve parentesi, proprio agli albori dell’avventura cinematografica dei primi del Novecento, per sparire prestissimo nel nostalgico ricordo di uno splendore che semplicemente fu.<br />Oggi, possiamo nuovamente affermare che intorno al cinema, a Torino, ruota un’industria di tutto rispetto che porta in città parecchi milioni di Euro ogni anno e che intorno alle produzioni cinematografiche e televisive, ad esempio, ma non solo, ha cominciato a creare un indotto che può e deve crescere ancora. Ovvio poi che la politica culturale debba lavorare in sinergia con una politica del turismo, che sia attiva e responsabile, non semplicemente passiva. Non basta aprire un Museo e attenderne gli eventuali visitatori, anche se è sicuramente necessario diversificare e accrescere l’offerta, occorrono poi anche iniziative distintive, occorre rispondere in modo convincente alla domanda “perché Torino?”. Non basta che noi Torinesi ne siamo convinti, che noi sappiamo che ne valga la pena, perché la nostra città è chiaramente meravigliosa. È necessario mettere insieme forze che convincano tutti gli altri che è davvero così.<br />Tutto ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto fosse miope la dichiarazione di Giulio Tremonti, che “con la Cultura non si mangia”. Perché invece si mangia eccome. L’incapacità prospettica della classe dirigente attuale si condensa proprio in affermazioni di questi tipo. Si condensa nei tagli all’Istruzione e alla Cultura, unico Paese in Europa ad andare in questa direzione, evidentemente considerati ambiti di spesa, non solo qualsiasi, ma come una voce semplicemente in perdita, che non offre nulla in cambio. Come se la colpa non fosse invece proprio della politica, responsabile dell’uso che fa delle risorse a disposizione. Ma svendere la cultura rappresenta un modo di ragionare pericolosissimo, che mina alle fondamenta la costruzione di una società davvero civile.<br />Ciò però dimostra che in questa direzione si può e si deve fare ancora molto.<br />Il rilancio di una politica culturale passa ovviamente e prima di tutto attraverso l’istruzione. La città deve impegnarsi in questo senso, rinunciando per esempio alle grandi opere per porre maggiore attenzione invece alle piccole realtà, gli edifici scolastici innanzitutto, che sono il sacro tempio ove si costruisce il futuro dell’intero Paese, non solo di Torino. I ragazzi devono poter formare le proprie coscienze in un ambiente innanzitutto idoneo e che offra le necessarie attrezzature al passo con i tempi e con l’offerta degli altri Paesi della Comunità Europea. Ma la scuola deve anche e soprattutto offrire spazi di crescita personale. I ragazzi hanno bisogno di essere responsabilizzati molto prima di quanto avvenga oggi. Devono poter proporre le proprie idee, decidere, credere, seguire e realizzare concretamente propri progetti didattici: che ciò possa essere rappresentato dalla realizzazione di una rivista, di un cortometraggio, di una sceneggiatura, di un testo teatrale o di una rappresentazione vera e propria, di una raccolta di racconti, di poesie, di saggi o di fotografie, dalla realizzazione di un sito web o di un business plan o di tutte queste cose, poco importa. L’importante è affiancare alla didattica tradizionale, pur sempre essenziale, delle nuove opportunità di esperienza collettiva, trasmettere il valore del confronto e della discussione costruttiva, generatrice di idee e fondamentale per la crescita intellettuale dei nostri giovani. Se necessario la città deve farsi carico di affiancare agli insegnanti anche professionisti e tecnici di settore, capaci di portare nelle scuole progetti innovativi e concreti, attraverso le iniziative di associazioni per esempio, senza disdegnare una proficua collaborazione con le realtà private operanti sul territorio, a tutto vantaggio dell’istruzione pubblica. È poi necessario prendere coscienza seriamente dei cambiamenti culturali, tecnologici e etnici della nostra società, creando integrazione e valorizzando le differenze, nella direzione della creazione di una società nuova. Il rispetto delle tradizioni culturali del nostro Paese non deve tradursi in accanimento reazionario, in una totale impermeabilità a recepire l’altro come individuo, con la propria unicità e la propria ricchezza culturale. Comprendere che l’altro può accrescerci in quanto persona è il punto di partenza per una politica del rispetto. La necessità dell’uguaglianza non deve significare l’obbligo di conformarsi, tutt’altro.<br />Fino ad oggi, quotidianamente, l’attuale politica disinsegna cosa sia un reale/leale confronto, il quale è sempre generatore di una sintesi positiva. Ci mostra invece come unica possibilità di dialogo, o meglio di non-dialogo, il circolo vizioso del contrasto insanabile e della contrapposizione irriducibile, facendo del conflitto l’unica possibilità di espressione del confronto politico. A mio parere succede perché la politica non riesce a riconoscere più il proprio fine ultimo, ovvero la realizzazione di progetti che conducano al bene comune, essendo quasi esclusivamente espressione di tanti “Io”, incapace di tradursi in un altruistico “Noi”.<br />Se la scuola, innanzitutto, saprà diventare l’espressione di un Noi e la cultura multicolore della società del futuro, che per ora possiamo solo immaginare e sperare, diventare il fulcro dell’aggregazione e di un dialogo vero tra le differenze, allora forse potremo sperare in una comunità più giusta e più equa. Ma per riuscirci, Noi, proprio tutti Noi, a cominciare dai cittadini della nostra stupenda città, dobbiamo impegnarci. Proprio per noi stessi. “Noi” deve diventare contemporaneamente il soggetto e l’oggetto della politica.<br />Ecco perché Michele Curto!<br />Perché pur essendo un politico in tutti i sensi, egli è fuori dalla politica. Perché contrariamente alla politica dei partiti, che si dimostra fuori dalla comunità e la guarda da lontano, dall’alto del proprio arrogante snobismo, Michele invece è uno di Noi, e opera e vive dentro la comunità e il suo lavoro in essa e per essa, comincia dal basso, con il suo documentato e documentabile impegno sociale e civile.<br />In questo senso Michele è un giovane che ha già un’enorme esperienza, autentica e concreta ed è consapevole, almeno lui, a differenza della politica tradizionale che pretende di avere in tasca ogni soluzione, ma poi nulla risolve, che non può farcela da solo. Anzi non vuole farcela da solo, perché appunto vuole invece essereAlfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-20015338078584204032011-02-14T11:06:00.003+01:002011-02-14T11:53:12.381+01:00L’ultima furbata dei “Berluscones”, ma chi ci casca è davvero sprovveduto!Giuliano Ferrara, con un’arringa a difesa di Berlusconi, durata più di sei minuti durante il telegiornale di Rai Uno (sottolineo che ho da poco pagato il canone e ho intenzione di denunciare la direzione della Rai per l’uso indegno che si fa del mio denaro), ha esplicitato definitivamente come la potenza di fuoco mediatica del Premier si muoverà nei prossimi giorni per sgonfiare il caso Ruby, distogliere, abbindolare, annichilire, raggirare, obnubilare le menti (ci si augura solo le più deboli) degli Italiani. Chi critica il Presidente del Consiglio, chi dice basta con le “berlusconate” altro non sarebbe che un puritano, moralista e giacobino. Le medesime parole vengono ripetute dai giornalisti asserviti al padrone, sui propri quotidiani e in ogni tribuna televisiva in cui vengono invitati, attraverso i telegiornali conniventi, le ripete come un mantra l’irriducibile Santanché, mentre Liguori mostra le proprie mutande in un videomessaggio come a ribadire che in tutta questa vicenda in fondo si sta semplicemente parlando di questo, di semplici affari privati di un uomo adulto, di un semplice fatto di mutande appunto. E noialtri (gente perbene, semplicemente stufi di essere “sgovernati”) altro non saremmo che voyeur interessati alle mutande del Premier o a quelle delle “papigirls”.<br />Sorvoliamo sull’accusa di puritanesimo e giacobinismo, che fa solo sorridere per quanto sia inadeguata al caso specifico, ma d’altra parte questa gente, questi cialtroni della politica e del linguaggio, hanno talmente svuotato di significato parole e concetti e con essi le relative idee, che non stupisce che si riempiano la bocca di parole utili ormai solo a ingenerare confusione. Soffermiamoci invece sull’accusa di moralismo. Diciamo subito che pretendere di discutere di “morale” non è affatto moralismo. Pretendere un comportamento corretto, etico, da parte di chi è chiamato a governare un Paese, non è moralismo. Veniamo tacciati di moralismo in quanto ci permettiamo di suscitare (confortati dalle inchieste in corso - non solo quelle direttamente collegate al Premier: si pensi al caso Scajola, alle vicende varie legate al Dr. Bertolaso, all’onorevole Fitto, all’onorevole Cosentino, alle vicende di corruzione della Lega al Nord e così via - dalla deriva economica di questo Paese, da quasi quindici anni di governo insufficiente e inefficace) delle legittime perplessità sulla condotta istituzionale (e non quella nella sala del Bunga Bunga), ripeto "istituzionale" del Presidente del Consiglio, mentre loro, come le tre scimmie si tappano le orecchie, si coprono gli occhi, e al posto della bocca si tappano pure il naso. La bocca no ovviamente, quella la usano eccome, senza scrupoli, senza preoccuparsi dei danni che fanno. Chi oggi infatti nega che il problema esista, chi si stringe acriticamente intorno a Silvio Berlusconi è in malafede e tacciando tutti gli altri di moralismo, mostra invece chiaramente la propria totale amoralità, anzi la propria immoralità. Perché è proprio questo il punto. La moralità è un valore che va salvaguardato, accidenti! E mi riferisco a una moralità laica, non cattolica o religiosa. E cos’è la morale laica se non il rispetto dell’altro, delle regole basilari di una convivenza civile e infine ovviamente il rispetto della legge? Berlusconi, da sempre, palesemente, con un’arroganza senza precedenti, si dimostra insensibile nei confronti di ognuna di queste istanze. Rispetta solo se stesso e i propri bisogni. Usa la propria posizione di potere a scopi personali: costringendo i suoi “bravi” a legiferare ad personam, regalando alle proprie giovani protette, guidato da meri criteri sessocratici, posizioni di rilievo nella classe dirigente di questo Paese, sfruttando il proprio potere mediatico e facendo con ciò scempio di uno dei capisaldi fondamentali di qualsiasi democrazia degna di questo nome, ovvero del diritto all’informazione, spaccando le istituzioni, delegittimando a proprio comodo gli altri poteri dello Stato, tranne il proprio, usando come grimaldello il popolo e la volontà popolare, nel frattempo cooptato costruendo consenso con un populismo e una demagogia tipica dei sovrani o dei dittatori. Il popolo è invece sovrano solo quando e se fa comodo a lui, appunto. Quelli che dissentono non sono popolo, vengono liquidati, come moralisti, puritani, eversivi, comunisti, radical chic. Il popolo è buono solo se si comporta come le pecore con il pastore. Utile a dare la lana (ovvero ricchezza al pastore) e al massimo gli è concesso di belare sommessamente, senza disturbare. Questo è il mondo di Berlusconi. Cosa c’entra il moralismo? Dovrebbe essere chiaro a tutti che qui non sono in gioco i festini privati di Berlusconi. Non se il palo della lap dance diventa il criterio di selezione della classe dirigente del Paese. <br />Il sistema di Berlusconi è evidentemente e chiaramente, sotto ogni punto di vista, malato. Le prove siedono appunto al Consiglio regionale della Lombardia e addirittura al tavolo dei Ministri, non occorrono intercettazioni o invasioni della Privacy per vederle. L’inadeguatezza di Berlusconi, la sua immoralità istituzionale è, o dovrebbe essere, sotto gli occhi di tutti. Non è accettabile delegittimare a convenienza la Magistratura (quella stessa che ha condannato Cesare Battisti, la cui mancata estradizione dal Brasile ha indignato tutti, compresi i nostri parlamentari che sostengono il Premier; quella stessa che ha inferto numerosi colpi alla criminalità organizzata, lasciando silenziosamente che fosse il borioso Ministro degli Interni ad arrogarsene i meriti), poiché senza il rispetto della separazione dei poteri, senza la fiducia nel processo giusto e nella possibilità di una difesa nelle sedi appropriate, nel totale rispetto dei meccanismi previsti dalla legge (tanto più che Berlusconi non è un cittadino qualunque e dunque è già solo per questo un privilegiato di fronte alla legge), al di fuori di tali sacrosanti punti fermi istituzionali è solo caos, che cela un intento quello sì eversivo, che va fermato, senza se e senza ma. Lo ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, al Presidente della Repubblica.<br />Fa sorridere poi che proprio coloro che si battono strenuamente <span style="font-weight:bold;">contro</span> il diritto di vivere liberamente la propria sessualità, per esempio tra persone dello stesso sesso, oggi tacciano di puritanesimo e di moralismo tutti gli altri. La libertà sessuale vale solo in casa del nostro presidente del Consiglio: meglio un uomo in là con l’età che si compiace, quanto meno, delle danze erotiche di una ragazza minorenne, piuttosto che due uomini o due donne adulti, padroni della propria vita, che amandosi decidono di condividere un percorso esistenziale insieme. Per la carità! Ebbene è questo è moralismo, caro Ferrara. Moralismo è impedirmi di decidere liberamente, in certe circostanze, come morire, ad esempio. Pretendere un comportamento consono al proprio mandato, da parte di chi è chiamato a governare un Paese, invece, pretenderne un’etica lucidità, quando si tratta di scegliere i propri collaboratori ad esempio, pretendere che siano i migliori possibili e non semplicemente cortigiani compiacenti, giullari e escort, chiedere di essere trattati, noi tutti, uomini e donne, con dignità, qualunque sia il nostro orientamento religioso, sessuale, qualunque sia la nostra razza, indipendentemente se viviamo nel nord o nel sud del nostro amato Paese, questo non è affatto moralismo. E chi oggi vuole liquidare in questo modo le voci, sempre più forti, che tentano di portare alle orecchie dei potenti queste sacrosante istanze è in malafede. E se grida come un ossesso per zittirle, scegliendo come scenografia una pagliacciata di mutande stese sul filo della propria immoralità, altro non è che un indecente farabutto!Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-7448394279354637702011-02-07T11:09:00.002+01:002011-02-07T12:40:41.541+01:00Io sto con Torino, io sto con Michele CurtoHo conosciuto <a href="http://www.michelecurto.net">Michele Curto</a> nel 2004. Allora era già presidente dell’Associazione <a href="http://www.terradelfuoco.org/">Terra del Fuoco</a> e mostrava un carisma sorprendente e un curriculum già fitto e importante sebbene avesse solo 24 anni. Io allora lavoravo nell’organizzazione del Torino Film Festival e il motivo principale del nostro incontro fu la manifestazione Piemonte Fabbrica di Cultura, un settimana di cultura e arte piemontese a Cracovia in Polonia, che come molte delle cose di cui Michele è “ispirato ispiratore”, fu un successo non solo in termini numerici, ma lo fu, anche e soprattutto, umanamente. Già, perché Michele è credibile innanzitutto perché è capace, in tutto ciò che fa, di coinvolgere le emozioni. I “professionisti della politica” dimostrano, oggi più che mai, di ragionare troppo con la testa e troppo poco con il cuore. E troppa testa porta troppo spesso a confondere il mezzo con il fine. Accaparrarsi un posto, in Consiglio, in Parlamento, significa per molti la conclusione di un percorso, anziché l’inizio. Non credo sia così per Michele. Da quando lo conosco lui è sempre stato una persona orgogliosamente all’inizio di un percorso, nel senso che il suo atteggiamento mi è sempre parso di costruttiva insoddisfazione. Ogni giorno un inizio, ogni giorno di nuovo. Perché Michele non si accontenta di un successo, per lui rappresenta sempre e solo una tappa da cui ripartire per fare meglio, per fare ancora di più.<br />Michele è insomma un politico vero, nel senso (se oggi fosse ancora possibile nello squallore ristagnante della nostra politica rintracciarne la reale natura etimologica) più eroico del termine. Il politico è, o dovrebbe essere, colui che in quanto particolarmente accorto e sagace, scelto tra i migliori di noi, si assume la responsabilità di amministrare la cosa pubblica nell'interesse comune. Scelto tra i migliori appunto, non tra i più noti, famosi o famigerati che siano e neppure tra i più anziani. Una volta forse poteva essere vero. Più anziano significava spesso più saggio. Ma molti anziani della nostra politica, coloro per i quali la politica (non nel senso di amministrazione della cosa pubblica, ma proprio la politica in quanto apparato fine a se stesso) è diventata solo una remunerativa professione, hanno ampiamente dimostrato di non essere capaci di fare tesoro della propria esperienza anagrafica e il tempo per mostrarsi “saggi” è ormai definitivamente scaduto. Ora tocca a qualcun altro. Ci sono persone per cui la saggezza è un fatto innato, indipendente dall’anagrafe. Troppo spesso questi talenti restano nell’anonimato, specie in questa Italia anti-meritocratica e vecchia, ma talvolta, come è capitato a Michele, nonostante arroganti correnti contrarie, riescono comunque ad emergere, proprio come fosse destino.<br />Il treno ad altissima velocità del nostro futuro, capita che qualche volta si fermi proprio alla nostra stazione, ma solo per poco, un attimo. Sta a noi prenderlo al volo, non farsi sfuggire l’opportunità.<br />Questo treno è qui adesso, fermo con le porte spalancate. Molti sono già saliti, altri stupiti per questo arrivo inatteso si attardano. Affrettatevi, prima del fischio del capostazione. Partite insieme a Michele, insieme a Noi per questo viaggio. Chissà quando il treno si fermerà di nuovo. Il momento è adesso. Se non ora, quando?<br />Con i miei migliori auguri.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-75365014820499136612010-12-29T10:06:00.004+01:002010-12-29T10:24:21.891+01:00Feltri, Belpietro, ma ci fate o ci siete?I quotidiani che fanno capo ai signori Belpietro e Feltri non perdono mai occasione per dimostrare arretratezza culturale, immoralità professionale e sempre più spesso una vera e propria idiozia (celata dietro l’iperbolica sicumera, propria di chi essendo poco intelligente non può vedere oltre la propria visione delle cose: insomma arrivano fin lì, poveretti, c’è poco da fare).<br /><span style="font-weight:bold;">Partiamo dal caso Fini.</span> Può un giornalista far scoppiare un caso scrivendo semplicemente “girano voci”? È professionale scrivere il pezzo e poi dire “adesso aspettiamo che altri (ovvero i magistrati) cerchino riscontri?”. Un anonimo pugliese avrebbe confidato casualmente a Belpietro (notoriamente facilmente raggiungibile da chiunque), in un momento particolarmente idoneo della congiuntura politica, un’”enormità” e Belpietro che fa? Cerca riscontri, una qualsiasi pezza d’appoggio, come farebbe un giornalista degno di questo nome? Nient’affatto. Pubblica l’enormità così com’è: Fini starebbe architettando un falso attentato a se medesimo, per poi far ricadere la colpa su Berlusconi. E certo che Belpietro di falsi attentati se ne intende, basta vedere i guai che sta passando il suo ex-capo scorta in proposito. Ma la sua esperienza in merito non giustifica, giornalisticamente, un comportamento di questo tipo. Belpietro, e Feltri, dovrebbero comprendere una volta per tutte che non sono al bar (certo il numero dei lettori dei quotidiani di riferimento sarebbe quello degli avventori di un bar di periferia se non avessero la ribalta offerta dalle rassegne stampa televisive), che non stiamo a fa’ du’ chiacchiere tra noiartri. Il giornalismo è (era, perché ormai in Italia…) un lavoro serio; il giornalista ha delle responsabilità, la sua materia sono (o dovrebbero essere) i <span style="font-weight:bold;">fatti</span>. Poi ci sarà chi ha il compito di esprimere opinioni su questi fatti. Ma i fatti (e con ciò si intendono eventi che abbiano riscontri oggettivi) sono imprescindibili da questo mestiere. Altrimenti si è scrittori, narratori, comici, fantasisti, opinionisti da bar, Minzolini, Vespa, ma non giornalisti. I contenitori delle proprie “invenzioni” in tal caso non possono essere i giornali, i quotidiani (o i telegiornali) ma altri media che incornicino le proprie esternazioni appunto come racconto, romanzo, barzelletta, semplice boutade, intrattenimento. E dire che questi sedicenti professionisti della penna, sono gli stessi garantisti sfegatati che attaccano a testa bassa Spatuzza e Ciancimino (non un anonimo pugliese che ha sentito qualcuno dire qualcosa a proposito di qualcun altro), quando potrebbe anche solo trasversalmente andarci di mezzo il Premier (ovviamente). “Basta fidarsi della parola di pentiti a orologeria come Spatuzza”, gridano come ossessi, “Basta dare credito ai deliri psicotici di Ciancimino”, si strappano i capelli. "Occorrono riscontri, altrimenti le parole sono aria fritta", dicono. Verissimo, infatti “verba volant”, ma “scripta manent” e voi, sconsiderati della carta stampata, superficiali della morale – la vostra sì a orologeria o meglio prezzolata – paladini dell’ingiustizia, voi appunto “scrivete”. Non stupitevi quindi se poi scattano le querele, non fate le vittime, perché siete i carnefici, non gridate incoerentemente allo scandalo quando qualcuno deciderà di restituirvi pan per focaccia, siate, se non giornalisti, almeno una parvenza di uomini! <br /><span style="font-weight:bold;">Parimenti decidere di liquidare il caso “Elton John”</span>, che dovrebbe, a osservatori disposti al confronto (a normali giornalisti), intelligenti e in sintonia con le evidenti nuove esigenze di questo secolo, con l’inevitabile cambiamento del costume (che tanto cambia nonostante gli irriducibili e onnipresenti reazionari) sollecitare importanti riflessioni, un aperto confronto (perché di mezzo ci sono vite e personalità – quelle dei bambini – che si costruiscono appunto attraverso le relazioni) con una volgarità come quella di definire un uomo “mammo”, ostentando una superficialità degna dei peggiori trogloditi, ha davvero dell’icredibile. Un omosessuale non è un “uoma” cari Belpietro e Feltri, né un “donno”, allo stesso modo come ognuno di voi non sarebbe per alcuni un “idioto” (ma proprio un idiota!). Un omosessuale o è uomo o è donna, senza confusione alcuna. Quindi potrà essere o un padre o una madre. E in questo caso entrambi i genitori potranno essere buoni padre o cattivi padri. Ovviamente nella relazione con il figlio, ognuno metterà a disposizione la propria personale sensibilità e – ci auguriamo – farà del proprio meglio per contribuire a una serena evoluzione della personalità e del carattere del bimbo. Ma su questo caso si deve comunque riflettere proprio per preparare nel migliore dei modi eventuali aperture (ce lo auguriamo) future in questo senso. La questione dell’utero in affitto ad esempio è un’altra questione che va senz’altro dibattuta. L’età del neopapà (sessantacinquenne) è senz’altro un problema – almeno secondo me. Infatti la legge inglese che ammette l’adozione da parte di coppie omosessuali fissa il limite di età a quarantacinque anni. D’altra parte nessuno sollevò per esempio un caso etico quando in Italia (nell’ambito di un matrimonio convenzionale) il fu Mike Bongiorno divenne ad esempio padre alla medesima età di Elton John. In questi casi nessuno ovviamente si sognerebbe di mettere in discussione le libertà personali. Vi immaginate una legge che imponesse a due coniugi di non proliferare dopo una certa età? Qualcosa di simile alle imposizioni legislative di stampo cinese tanto condannate dall’occidente, ma per la carità! Allora la vera domanda è come conciliare l’incongruenza e la differenziazione che si viene a creare – in fatto di libertà personali - tra chi è libero di proliferare quando e come più gli aggrada (sia esso un vecchio, un delinquente, un pedofilo, un molestatore un serial killer), purché nell’ambito di una coppia tradizionale e convenzionale, e chi invece non può farlo (tenendo conto del fatto che un numero enorme di bambini ha estremo bisogno di una famiglia). Ovviamente sto semplificando e non ho di certo delle risposte preconfezionate in merito. Semplicemente provo a riflettere sulla questione, senza banalizzarla con un volgare neologismo (“mammo”). Mi preme solo sottolineare che su questioni di questa portata ci aspetteremmo sollecitazioni e riflessioni di spessore, ci aspetteremmo qualcuno che ci aiuti a pensare, e non ricevere al prezzo di un euro, dai giornali, esattamente ciò che potremmo sentire ovunque, da chiunque.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-18294987108678568902010-11-04T17:16:00.004+01:002010-11-04T17:34:13.136+01:00Considerazioni semiserie sull'omosessualitàSilvio Berlusconi, Presidente del Consiglio di un Paese Europeo, nell’anno del Signore 2010, per difendersi dall’ennesimo scandalo a sfondo sessuale, dichiara che è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay. Daniela Santanchè esprime la sua solidarietà al premier (una volta la solidarietà si esprimeva nei confronti delle vittime di soprusi e ingiustizie, non il contrario) al grido di “ormai i diversi siamo noi!”, intendendo gli eterosessuali, come a sancire che nel mondo contemporaneo (in Italia come nell’Iran più reazionario e intollerante), sia in atto una specie di guerra, di confronto all’ultimo sangue tra eterosessuali e omosessuali: o loro o noi! La Chiesa Cattolica ha in questo senso enormi responsabilità, quando, rifiutandosi di diventare finalmente e veramente cristiana, continua a gettare anatemi di stampo medievale contro chi non si allinea a un pensiero ingiustificatamente totalitario, quanto (specie su alcuni argomenti), totalmente privo di fondamento , di coerenza e di logica.<br />La Chiesa Cattolica ha ampiamente dimostrato nei secoli la propria fallibilità, costretta poi dall’evidenza ad aggiustare il tiro, a modificare, lentissimamente alcune sue anacronistiche posizioni. Ha dovuto accettare ad esempio alcune verità scientifiche, non senza aver a lungo cercato di soffocare la verità torturando e mettendo al rogo numerosi innocenti. Il fatto che molto spesso, in passato sia stato così, dovrebbe rappresentare un chiaro monito per gli uomini di Chiesa (che hanno dimostrato ampiamente, anche in tempi recenti, la propria fallibilità) rispetto a presentare alcune proprie posizioni come dogmaticamente incontestabili. Certo, il timore e quello di incrinare quell’aura di “divinità”, o meglio la pretesa di operare e parlare per bocca di colui che non può essere contestato. Messo in discussione questo semplice assunto, il potere (anche e soprattutto temporale) della Chiesa, nonché gli infiniti privilegi di cui gode, potrebbero essere messi in discussione. Anche l’atteggiamento remissivo, amorevole e soprattutto indifferente ai beni materiali di un Francesco d’Assisi, ai tempi fu visto come un pericolo. Ma in realtà un pericolo perché? Perché se si ammetteva che il poverello d’Assisi seguiva il Vangelo, allora come si poteva giustificare, per contro, l’opulenza nel quale pretendevano di vivere i prelati?<br />La scusa di ogni indiscutibile “certezza” cattolica, sarebbe la Sacra Scrittura. Il fatto è però che questa, per vari motivi linguistici, culturali e temporali deve innanzitutto essere interpretata e, soprattutto attualizzata. Altro trucco: l’unica interpretazione corretta e possibile è quella della Chiesa Cattolica, perché essa nelle proprie scelte interpretative è appunto ispirata direttamente da Lui in persona. E il circolo vizioso ricomincia, senza spiegare i macroscopici errori del passato. Gli errori scientifici, come gli abomini etici. Si pensi alle sofferenze inferte alle donne (streghe), in quanto tali. Segni di un’intolleranza e di una pretesa mascolina di superiorità di cui ancora oggi (lo sappiamo) il senso comune fatica a liberarsi. Eppure anche la sola e semplice “selezione”, indubbiamente operata dalla Chiesa Cattolica, delle Sacre Scritture rappresenta d’altra parte una sorta di interpretazione “umana, troppo umana” e quindi (come accaduto in passato in numerose occasioni) passibile di fallibilità. Il punto è che se questi errori sono avvenuti in passato, se già in molte occasioni la Chiesa, volente o nolente, è stata costretta a crescere, a rivedere le proprie posizioni, ad arrendersi all’evoluzione dei tempi, perché continuano a ricaderci, arroccandosi in posizioni insostenibili e addirittura inesplicabili?<br />La posizione cattolica nei confronti dell’omosessualità è una di queste. Per me personalmente, al di là della questione religiosa, la posizione di tutti coloro che vivono come un pericolo, un fastidio, addirittura un intollerabile oltraggio la sessualità degli altri è davvero incomprensibile. Come poi questo (e non invece l’amore punto e basta) possa avere a che fare con gli insegnamenti di un uomo (o di un dio) come Gesù Cristo mi confonde. E infatti, d’altra parte, le radici ermeneutiche dell’astio cattolico nei confronti dell’omosessualità non si fondano sui Vangeli, ma bensì sull’Antico Testamento, ovvero sulla religione ebraica (di cui d’altra parte Gesù stesso era un esponente). In particolare nel libro del Levitico (18,22) si legge che l’omessualità è un abominio. Esplicito, diretto. Questo dovrebbe tagliare la testa al toro. Hanno ragione loro, si direbbe. Certo il problema dovrebbe essere esclusivamente perosnale. Cioè se sei cattolico e gay! Se credi nell’inferno e vuoi vivere secondo la tua fede e gli insegnamenti della Chiesa devi rinunciare quanto meno all’attività sessuale. Se vuoi vivere liberamente la tua sessualità invece devi rassegnarti a rinunciare a nutrirti di dio sottoforma di cialda durante la transustanziazione domenicale e rassegnarti all’idea di vivere post-mortem in un posto caldo, molto caldo. Ma questo ancora non spiega perché questa scelta debba riguardare qualcun altro oltre te. Perché non posso essere ateo e gay, senza che qualcuno mi debba odiare? Ma ancora perché mai uno Stato laico dovrebbe rifiutarsi di riconoscere i diritti civili dei suoi cittadini omosessuali? Cosa c’entrano le leggi civili con le leggi di un dio che non sono, e ci mancherebbe, costretto a riconoscere? Un omosessuale brucerà all’inferno? Si vedrà, intanto, da questa parte, su questa terra, se si pretende che egli abbia dei doveri (pagare le tasse, rispettare le leggi, fare la coda in posta), allora si dovrà ammettere che questo cittadino omosessuale abbia anche dei diritti. Uno fra tutti la libertà di vivere, senza subire discriminazioni di nessun tipo, la propria vita.<br />Ma torniamo al Levitico. Il Levitico è il terzo libro della Torah ebraica e, redatto da autori ignoti, si può far risalire nella sua versione definitiva al VI/V secolo a.c. sulla base della precedente tradizione orale. Insomma stiamo parlando delle norme culturali, igieniche e ritualistiche di tribù che vivevano in Giudea più di 2.500 anni fa. Più o meno nello stesso periodo, nella Grecia Antica, d’altra parte (una civiltà indubitabilmente più avanzata di quella presente in Giudea) era lecito amare, nè suscitava sdegno, uomini e donne indistintamente, in quanto i Greci nell'amore cercavano il “bello” indipendentemente dal sesso dell’amato/a; pertanto, amare donne o ragazzi era solo un aspetto diverso del medesimo sentimento. Chi aveva ragione? I pagani Greci? O i primitivi (per molti aspetti) Leviti? Come detto non sarebbe questo il punto. Ma ammettiamolo per un attimo a solo scopo esemplificativo. Ammettiamo che (almeno dal punto di vista della Sacra Scrittura ebraica) lo stile di vita omosessuale sia effettivamente indifendibile, dove ci porta tutto ciò per coerenza? Perché io vorrei vendere mia figlia come schiava (come sarebbe concesso in Esodo 21, 7), ma continuo a scontrarmi con una certa perplessità e una certa difficoltà a mettermi d’accordo sul prezzo. Solo Silvio Berlusconi si è dimostrato interessato, ma questa è un’altra storia. Anche lei (mia figlia) si ribella e sono indeciso se semplicemente frustarla o metterla a morte per disobbedienza. Mia moglie d’altra parte si rifiuta di dormire a terra durante il ciclo mestruale (Levitico 15:19, 24) e insiste a voler dormire nel letto con me. Devo percuoterla? Altrettanta difficoltà ho trovato ad acquistare schiavi, sia maschi che femmine, come previsto sempre dal Levitico 25:44 (anche questa è una cosa che evidentemente in Italia riesce solo a Berlusconi). Un mio amico continua a lavorare il Sabato. Come sappiamo, secondo Esodo 35:2, dovrebbe essere messo a morte. Per essere un buon cristiano e conquistarmi il paradiso devo farlo secco personalmente? Non contrasterebbe con altre norme e leggi? Oltre all’omosessualità è parimenti un abominio mangiare crostacei (Levitico 11:10), se in quanto eterosessuale, ho avuto la fortuna di evitare il primo, ho invece molto peccato con il secondo, mi piacciono troppo, non riesco proprio a resistere. Ho chiesto perdono in confessione, ma il sacerdote confessore mi ha chiesto se scherzassi, gettandomi un po’ in confusione, a esser sincero. Tutti quelli che conosco (anche alcuni amici di religione ebraica), me compreso, insistono a rasarsi i capelli, addirittura anche quelli vicino alle tempie (cosa che sarebbe espressamente vietata in Levitico 19:27). Quale può essere la punizione appropriata? Possono sposarsi due persone, eterosessuali, ma con i capelli rasati? Possono, pur vivendo nel peccato, adottare un bambino? Ho scoperto che mio padre, da giovane, quando faceva il contadino, andando contro l’insegnamento del Levitico 19:19, ha osato piantare due diversi tipi di ortaggio nel medesimo campo. Come deve essere punito? Una mia amica indossa quasi sempre vesti di due tipi diversi di tessuto. Che si deve fare? Si deve davvero radunare tutto il quartiere per farli lapidare, come prescriverebbero le Scritture?<br />La conclusione più degna di queste mie fin troppo lunghe riflessioni sarebbe una citazione da Albert Einstein: “"La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.”<br />Solo che purtroppo il buon Einstein non tiene conto della cultura e dell’intelligenza del soggetto. Perché ognuno può aprire fino a un certo punto. Dipende da quanto grandi siano le porte cerebrali di cui la natura l'ha dotato. E il circolo è vizioso, perché quelli con una mente ristretta (leggi idioti) non comprenderanno mai il punto di vista di quelli che hanno una mente aperta (e più ricca di connessioni neuronali). Temo inoltre che i primi, siano la maggioranza. E a questo proposito rimando al prologo del film che trovate sul blog, che ben spiega il perché.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-1894272512654564522010-11-04T09:46:00.004+01:002010-11-04T09:54:15.363+01:00Petronio ArbitroC'è una pagina su Facebook che si chiama <a href="http://www.facebook.com/pages/Petronio-Arbitro/167350056626353">Petronio Arbitro</a> e in cui si fa un po' di satira. Le battute sono originali, anche se come spesso capita (non perché le copino, ma semplicemente perché talvolta le idee sono nell'aria e persone diverse inconsapevolmente le afferrano quasi nello stesso momento) le potete trovare (battute simili, non identiche) anche altrove. Ma non sempre, per fortuna. Se volete darci un'occhiata e contribuire, siete benvenuti.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-23213843392666025472010-11-02T15:13:00.001+01:002010-11-02T15:13:48.047+01:00Le esigenze del cavaliere.Risolto il problema dei denti grazie a Nicole Minetti ora il premier ha estremo bisogno di un'altra figura professionale: l'igienista mentale!Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-40512711616190342582010-11-02T14:37:00.002+01:002010-11-02T14:40:10.952+01:00L' Università italiana.Tagliati del 90% i fondi dell'Università. Berlusconi avrebbe dichiarato che non serve a nulla spendere soldi pubblici in cose inutili. "Guardate Ruby, senza neppure studiare, ha ottenuto con facilità la "dignità di stampa!".Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-74261063679500031462010-11-02T14:36:00.001+01:002010-11-02T14:40:48.103+01:00IntercettazioniIl Cavaliere preannuncia un provvedimento in tre punti contro le intercettazioni: "L' ultilizzo di questo strumento dovrà essere limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi..." Be' per fortuna questa volta non si tratta di una legge ad personam, perché lui continua ad essere contemplato...Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-73120947702108256532010-10-20T12:02:00.004+02:002010-10-20T14:11:55.090+02:00Lodata retroattività...Un conto è fornire la politica di un mezzo per PROTEGGERE un Presidente del Consiglio accusato di un ipotetico reato commesso DURANTE il proprio mandato e soprattutto CONNESSO con il proprio mandato, un altro è proteggerlo da ipotetici reati commessi prima che il “soggetto” addirittura entrasse in politica, e soprattutto commessi semplicemente per ottenere privilegi, per questioni non solo legalmente, ma eticamente odiose, insomma per ottenere favori personali, per corrompere, per evadere tasse, e chi più ne ha più ne metta, insomma per i “CAZZI PROPRI”.<br />Bene, con il comodo Lodo Alfano AMMAZZO qualcuno oggi. Fra qualche annetto scendo in campo. Con un po’ di fortuna divento Presidente del Consiglio. Si scopre il mio reato, ma i magistrati sono “IMPEDITI” dal processarmi. Ma siamo matti? Dove sta andando la nostra cosiddetta democrazia? Che cavolo di Paese vogliamo diventare? Dove è finito quel popolo italiano degli anni Settanta, capace di farsi sentire, capace scendere in piazza fragorosamente, per ottenere ragione di numerose e varie ingiustizie? I francesi sono ancora capaci di farlo, uniti, per decisioni molto meno scandalose di quelle che ormai quotidianamente si fanno passare qui… e noialtri? Noi facciamo gite nei luoghi della cronaca nera. Una visitina al pozzo, passando davanti al garage, un caffè sulla via principale del paese degli orrori e poi torniamo a casa soddisfatti, con una storia davvero figa da raccontare agli amici. Magari con un po’ di fortuna qualche telecamera ci ha pure ripresi: sono su sky, sulla Rai, su Canale 5, dio che emozione. Sono famoso perché sono andato in gita da Sarah! Dio che vergogna… E intanto pochi uomini, politici, imprenditori, potenti manager, faccendieri, fanno scempio di tutto ciò che c’è di più sacro in una società veramente moderna e veramente democratica. Si mettono d’accordo (fingono talvolta di litigare, sempre e solo per ottenere qualche piccolo privilegio personale in più), senza che nessuno – ripeto nessuno - sia capace o in grado di opporsi veramente. Decidono cosa debba andare in onda sulla tv pubblica e cosa no! Ma non paghiamo il canone? Decidono cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Come tentano di fare quotidianamente Libero e il Giornale: tentano di delineare cosa sia eticamente corretto e cosa no, addirittura cosa sia legale e cosa no. Ebbene queste non sono questioni opinabili! L'etica non è una faccenda che si può liquidare facendo passare il concetto che tanto “così fan tutti!”. Tutti colpevoli quindi tutti liberi di fare quel che cazzo gli pare? Io invece dico: “Tutti colpevoli? Allora tutti in galera, o almeno tutti fuori dalle palle!” Adesso prendiamo noi in mano il nostro destino. Vi siete dimostrati TUTTI, se non corrotti, in malafede, totalmente incapaci, di sicuro inadeguati. Via! siete licenziati! E, sia detto per inciso, mi fate schifo…<br />Ma a voialtri invece va davvero tutto bene così? Vi aspettate che prima o poi il governo di Berlusconi cominci a preoccuparsi anche di voi? dopo che sarà riuscito a sistemare tutti i guai suoi e della sua famiglia, ad onorare almeno qualcuno dei favori che deve senz’altro aver promesso a tutti coloro che acriticamente continuano a seguirlo (viceversa pena dossieraggio o killeraggio mediatico… oggi le persone scomode si fanno fuori così e i killer si chiamano giornalisti) davvero vi aspettate che comincerà ad occuparsi anche un po’ di noi? Di quelli che non arrivano a fine mese, di quelli che lavora uno solo o nessuno dei due. Dei cassintegrati, di quelli che perdono il lavoro giorno dopo giorno, di quelli che sul lavoro ci muoiono, o che muoiono di lavoro, impossibilitati a godersi almeno qualche anno di meritata pensione, della piccola e media impresa, della crisi che tanto in Italia non c’è per davvero! Bertolaso e il governo a Napoli per esempio avevano davvero fatto un ottimo lavoro. Anche a L’Aquila d’altra parte. Il Governo del fare ha risolto il problema “monnezza” in un batter d’occhio accidenti! Ha ripulito il centro dell’Aquila dalle macerie ancora più rapidamente. Certo alla televisione, nascondendo i problemi sotto lo zerbino, come è abituato a fare Berlusconi. Chiacchiere! Basta che le chiacchiere sembrino vere almeno alla televisione, attraverso i prezzolati monologhi dei vari Minzolini. Ecco perché si devono mettere a tacere tutti gli altri (i terribili comunisti come Fazio, Saviano, Annunziata, Gabanelli e il più diavolo di tutti Santoro) perché sennò alla televisione si continua anche a fare un po’ di informazione, si continuano a suonare campane discordanti e così proprio non va – in una dittatura come quella italiana! Ma davvero non avete voglia di affidare il nostro meraviglioso paese a qualcuno un po’ più disinteressato e un po’ più degno di fiducia di questo scandaloso giullare che ci governa e della sua corte?Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-28788030203958747962010-08-24T16:30:00.005+02:002010-08-24T16:54:17.167+02:00IL DITTATORE<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu525MyItKxEm_XY3mdJhrceymwlLJ5z9Sfsu5TuBiXfnZjyTEfo4fOEfNSXzYLCbudTCFPyH-j88GUGlJM0NN9QBMH93MhNFKAlIPvujS2nT2AE55K9U7kTBTLZciggNwrvUEiwNQZdXj/s1600/berlusconi-mitra.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 144px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu525MyItKxEm_XY3mdJhrceymwlLJ5z9Sfsu5TuBiXfnZjyTEfo4fOEfNSXzYLCbudTCFPyH-j88GUGlJM0NN9QBMH93MhNFKAlIPvujS2nT2AE55K9U7kTBTLZciggNwrvUEiwNQZdXj/s200/berlusconi-mitra.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5508985043035918962" /></a><br />Berlusconi si fa un baffo della Costituzione. L’ha detto esplicitamente. Non c’è Carta Costituzionale, prerogativa del Presidente della Repubblica o del Parlamento che tengano. Sono solo tutti fastidiosi ostacoli. Ammennicoli di cui Lui in Persona può fare tranquillamente a meno. Perché Lui in Persona ha dalla propria parte il popolo sovrano (che però eserciterebbe la propria sovranità, si dovrebbe ricordarlo, nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione, appunto!). Già, peccato che all’inizio il beneplacito popolare ce lo avessero anche Hitler e Mussolini e guarda un po’ come è andata a finire. Quindi, secondo il suo ragionamento, Berlusconi può legalmente e legittimamente comportarsi da Imperatore Romano, piuttosto che da Presidente del Consiglio e fare ciò che più gli aggrada in nome del “consenso”. E con la – logicamente - inspiegabile complicità dei suoi, cucirsi addosso l’abito dell’impunità totale, evitare processi, schivare i numerosi scandali che avrebbero dovuto ampiamente mettere in dubbio la sua moralità, evadere milioni di Euro di tasse alla luce del sole (vedi il caso Mondadori) e all’occorrenza sguinzagliare i suoi mastini, prezzolati direttori di quotidiani e di tg (uno, a nome Feltri, fido servitore, direttore di un quotidiano di proprietà della famiglia, non si tira indietro neppure quando si tratta di screditare pubblicamente in relazione ad affari privatissimi la ex-moglie del suo Padrone, di Lui in Persona, entrando nel merito di una querelle di cui non solo non dovrebbe fregare nulla a nessuno, ma della quale il Signor – si fa per dire – Feltri non avrebbe titolo alcuno per parlare, né per moralizzare e tanto meno giudicare). Direttori di quotidiani e tg, dicevamo, abilissimi a narcotizzare con la loro droga (leggi merda) mediatica quel popolo sovrano, spargendo ai quattro venti chiacchiere fumose e strillando caoticamente sopra qualunque voce dissenziente, soffocandola sul nascere. Infatti costoro sbraitano su qualunque cosa, ingigantiscono quisquilie e pinzillacchere varie, badando a nemmeno minimamente sfiorare, o comunque viceversa a sminuire, le varie inezie - diciamo così - che riguardano Lui in Persona. Feltri ha il coraggio di chiedersi come abbia creato il suo patrimonio la Sig.ra Tulliani, quando non ha mai posto la medesima legittima domanda a Lui in Persona, che tra l’altro a chi gliel’ha posta in passato non hai mai comunque risposto. Un uomo, Lui in Persona, che dal nulla ha creato un Impero finanziario, che ha rapinato ville a ingenue fanciulle, che ha da sempre piegato la legge al suo comodo riscuotendo i favori da amici ben inseriti (leggi Bettino Craxi), sotto il cui tetto hanno vissuto mafiosi ed assassini, ma a cui il Feltri non trova nulla da chiedere. A Lui in Persona. Basterebbe questo per sottolineare la faziosità di questo sedicente giornalista (ahahaha!), pietosamente e scandalosamente asservito alle necessità del padrone.<br />Relativamente all’esiliato e reietto Gianfranco Fini poi – al di là delle questioni soprattutto etiche che lo riguardano e che dovranno essere verificate - esisterebbe in Italia, come in qualsiasi democrazia degna di questo nome, il cosiddetto “divieto di mandato imperativo”, ma nessuno tra i nostri deputati, tra costoro che per primi dovrebbero essere garanti delle regole pare ricordarsene in questi giorni. Ma cos’è questo divieto? In soldoni un deputato eletto ha il dovere di comportarsi sempre secondo la propria coscienza (non secondo quella del partito che lo ha fatto eleggere, tanto per iniziare) e senza sentirsi in nessun modo condizionato nelle proprie scelte da un ipotetico mandato popolare. Ovvero se è stato eletto ad esempio al Nord, dovrebbe, una volta eletto agire comunque nell’interesse di tutti gli Italiani e non solo di quella parte del Paese, a discapito del resto (forse si dovrebbe ricordarlo alla Lega, di tanto in tanto). Insomma un deputato o un senatore hanno, in qualsiasi momento, il diritto di non omologarsi, qualora lo ritengano necessario. Ed è anche per questo che il ricorso sistematico del governo Berlusconi alla fiducia ha, a rigore, il sapore se non dell’anticostituzionalità vera e propria, almeno di uno schiaffo moralmente inaccettabile alle prerogative del Parlamento, al sacrosanto diritto/dovere di ogni deputato di discutere i provvedimenti, di sollevare dubbi, qualora ne avesse. Dubbi che dovrebbero potersi sollevare non solo da parte dell’Opposizione, ma anche all’interno di uno stesso schieramento – in democrazia – senza essere considerati per questo “traditori” del popolo o di Lui in Persona. Piuttosto ci sarebbe da chiedersi come mai, molti nel PDL, abbiano invece da tempo rinunciato a questo sacrosanto diritto. Come mai la maggior parte segue acriticamente il Padrone in questa deriva demagogica e populista, senza preoccuparsi delle conseguenze per la nostra sempre più maltrattata democrazia, ostaggio di questo giullare matto di Lui in Persona, le cui esternazioni dovrebbero far rabbrividire chiunque abbia a cuore questo Paese. E invece no! Gli stanno tutti dietro. Perché? Sono davvero tutti così a rischio di “dossieraggio” da dover fare per forza buon viso a cattivo gioco? Potrebbe davvero essere l’unica spiegazione, mio dio! A meno di ritenere tutti così miopi, politicamente e moralmente ottusi, così aggrappati alle poltrone, ma anche ampiamente idioti da fare ciò che fanno semplicemente per pura ingordigia o addirittura per reale convinzione. Certo a guardarli bene in faccia (penso a Brunetta, Calderoli, Cota, Alfano, Cicchitto, Bondi e molti altri) anche questa seconda ipotesi è piuttosto plausibile.<br />Ma in tutto ciò c’è una verità. La sovranità popolare. Il diritto del popolo di far sentire (secondo i modi e i limiti della Costituzione) la propria voce. C’è, grazie a dio, quel diritto di voto, tanto richiamato da Lui in Persona perché in fondo (e non completamente a torto) ci considera tutti degli emeriti coglioni. Vogliamo dargli ancora una volta ragione? perché invece potrebbe essere l’occasione per recuperare un minimo di sacrosanta dignità. Vogliamoci un po’ più di bene tutti, cazzo, e mandiamo a casa il Dittatore e la sua cricca. Mandiamo a casa coloro che hanno ritenuto di poter disporre a piacimento della nostra terra, coloro che ritengono di poter disporre anche di tutti noi. E’ ora di dire basta!Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-90457119083023752972010-08-16T17:10:00.004+02:002010-08-16T17:45:01.442+02:00Che differenza!Io, personalmente, non vado matto per la politica americana, né quando si tratta del partito democratico né, a maggior ragione, quando si tratta del terribile partito repubblicano, specie di quello segnato per troppo tempo dal tragico regime dei Bush. Però la coerenza dimostrata dal presidente Obama e la sua caparbietà quando si tratta di dare priorità alle battaglie etiche di civiltà, a rischio anche della propria popolarità (in discesa rapida purtroppo), è innegabile.<br />Che differenza in questo senso con la politica italiana dei proclami, della demagogia, degli “slogan” preconfezionati e gridati apposta per abbindolare i più sprovveduti, proprio come fa la pubblicità, per la quale non importa il vero o il falso, alla quale importa solo adularti, convincerti, acquisirti e per la quale tu non sei altro che un numero, un cliente parecchio stupido da intrattenere, raggirare, alienare. Eppure la politica dovrebbe essere un’altra cosa, o no?<br />Che differenza poi con il nostro Berlusconi, mio dio!<br /><br />A New York presentano il progetto per una Moschea a due isolati dalla voragine lasciata dalle Twin Towers. Il terreno è privato e l’America rispetta più di ogni altra cosa la proprietà privata. Inoltre l’America rispetta la liberà di culto. L’America rispetta in generale le libertà individuali e si proclama culla incontrastata dei diritti civili (seppur con mille contraddizioni, si può in effetti affermare che lo sia davvero).<br />Le proteste della comunità ebraica non si sono fatte attendere ovviamente (e non so esprimere quanto questa insistenza di un popolo per altri versi grandi, a dimostrarsi, nei momenti cruciali, tanto piccolo, mi irriti) e non potevano mancare neppure le proteste di comuni cittadini, di quelli che abitano da quelle parti e si sono visti sparire la vista dalla propria finestra davanti agli occhi in un istante, di quelli che avevano amici intrappolati in quell’inferno di fumo e fiamme, di quelli che conoscono qulcuno, che è molto amico di qualcun altro il cui fratello, che fa il pompiere, era là quel giorno, a scavare a mani nude. Ma, sacrosanti sentimenti di inopportunità a parte, cosa si può solo dire “civilmente” e "costituzionalmente" in un caso come questo? Che ovviamente la comunità musulmana ha tutto il diritto di costruirla questa santa Moschea. Nessun’altra soluzione apparirebbe accettabile, nessuna soluzione che non sembri illiberale, censoria, demagogica, intollerante. Qualcuno dirà che la scelta del luogo da parte della comunità musulmana è provocatoria (potrebbe sembrarlo in effetti), addirittura oltraggiosa. Ma perché poi, a pensarci bene? La “religione islamica” non può e non deve essere accomunata al “terrorismo islamico”. Ovvio! Eppure talvolta alcune Moschee si sono rivelate covi di terroristi. Forse. Come d'altra parte alcune Chiese si sono rivelate covi di pedofili, ma con questo non si può certo colpevolizzare la fede cattolica, né nessun si sognerebbe di protestare o impedire la costruzione di una Chiesa.<br />Ad ogni modo alle autorità competenti spetterà senz’altro il dovere di vigilare e verificare (e ne avranno anzi il diritto costituzionale), dopo la sua realizzazione, che le finalità di questo edifico siano effettivamente ed esclusivamente la religione, la fede e la preghiera. Ma di certo non si può farlo preventivamente con un vero e proprio processo alle intenzioni.<br />Ma perché dico questo?<br />Perché questo, a rigore, non sarebbe dovuto essere un problema del Presidente degli Stati Uniti d’America. Questo è un problema del sindaco di New York e il Presidente Obama, con indiscutibile opportunità politica, avrebbe potuto starne fuori. Non era necessario che si esponesse, ma soprattutto non era consigliabile dal punto di vista della “popolarità” (di cui per esempio il nostro Berlusconi vive e della quale si riempie continuamente la bocca… e quando non ci pensa lui, ci pensano i suoi organi mediatici a fargli il servil servizio). E invece Obama si è esposto eccome. Ha gridato pubblicamente, con forza e responsabilità civile, che costoro hanno il diritto di costruirla questa benedetta Moschea. Era così ovvio che fosse così, che forse non era necessario intervenire. Eppure proprio il fatto che invece ci fosse qualcuno (tantissimi a dire la verità), anche tra i politici (di qualsiasi parte politica siano proprio costoro dovrebbero, si suppone, essere tutti sempre e comunque garanti del rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione – so che a molti Italiani questo concetto possa far sorridere, se non ridere, grazie alla nostra classe dirigente), a pensarla in modo così evidentemente illiberale, antidemocratico e incostituzionale, ha spinto Obama nella sua qualità di americano, cittadino e Presidente a prendere posizione. Una scelta che si è rivelata un duro colpo per la sua popolarità. Ha offerto deliberatamente il fianco (già così debilitato dalla crisi economica) ai suoi nemici, che hanno potuto infierire a suon di slogan, sventagliando e fomentando il più grande timore americano post 11 settembre.<br />Eppure penso che Obama, per averlo fatto, dormirà sereno. E ogni giorno, guardando negli occhi le sue figlie, probabilmente si sentirà un po’ più partecipe di quella “umanità” che alcuni – pochissimi – tentano di costruire per il futuro di questo mondo, in contrasto con quella “bestialità” che si è invece costruita qui da noi, specie in questi ultimi anni.<br />Qui il politico sui propri figli giura il falso senza ritegno. Qui si va a puttane quasi con orgoglio. Qui la corruzione, il malaffare e il vantaggio personale sono all’ordine del giorno e assolutamente trasversali. Qui i privilegiati evadono sistematicamente le tasse (attori, cantanti, campioni dello sport, istigati tutti da un malcostume che da noi è ormai diventato consuetudine, se non lo fai sei quasi uno sfigato, non un onesto!). Qui politici strapagati e insaziabili, che già le tasse non debbono neppure pagarle, ritengono sia sacrosanto arrotondare ulteriormente con le mazzette, o facendosi pagare la casa (vista Colosseo), o prendendo soldi dalla banca che dirigono per foraggiare le proprie società, oppure semplicemente accettando innocenti massaggi e trattamenti vari, quando la maggior parte di noi, che invece non fa altro che pagare, pagare, pagare, non arriva neppure a fine mese. <br />Ma al di là di tutto questo squallore che senz’altro ci meritiamo, tanto ci siamo dimostrati incapaci di reagire esercitando il nostro diritto alla protesta (a Roma il sindaco Alemanno vorrebbe tassare pure questo!) o quanto meno incapaci come sembriamo a leggere con spirito critico (ma anche solo a leggere) il mondo che ci circonda, che cosa ci può insegnare questo tentativo se non di vero e proprio suicidio politico, quanto meno di inopportunità politica, del Presidente degli Stati Uniti d'America? Che il politico deve sentire il suo come un vero e proprio mandato.<br />Che egli deve essere migliore di quelli che è chiamato a governare e deve dimostrare una forza e una coerenza tali da prendersi anche la responsabilità di decidere per loro, e di costringerli a essere giusti.<br />Che deve, in una parola, guidarli.<br />E se ciò alla fine non dovesse essere compreso, se la maggioranza che vota si dimostrerà ostinata e chiusa nella propria reazionaria ottusità, chi se ne frega?<br />Se sei stato Presidente degli Stati Uniti d’America e hai interpretato il tuo ruolo con coerenza e fedeltà ai tuoi principi, un giorno questo ti sarà riconosciuto dalla Storia. Come puoi sbagliare se farai sempre e solo ciò in cui credi davvero e ciò in cui credi sono i principi sanciti dalla tua Costituzione, la Libertà, l’onesta, il Diritto?<br /><br />E adesso pensate all’Italia. Pensate a ciò in cui credono Berlusconi e i suoi compari.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-39807049685461809332010-07-23T11:14:00.006+02:002010-07-23T11:56:21.595+02:00Eclipse, di David Slade<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipuJvrbHby3dAPz58E0iPRH6dsY6CI3ux5reK-JxS-n5vTmKs8NaMHjczbEEi_5N1FMbrWGZ2KkkPWquOG2JD1XJcm_4CmScR-DTN2HKBDVdP8hQAJZ0Y99S8tX5TWXn5VQuxdpwkJUvOy/s1600/eclipse.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 142px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipuJvrbHby3dAPz58E0iPRH6dsY6CI3ux5reK-JxS-n5vTmKs8NaMHjczbEEi_5N1FMbrWGZ2KkkPWquOG2JD1XJcm_4CmScR-DTN2HKBDVdP8hQAJZ0Y99S8tX5TWXn5VQuxdpwkJUvOy/s200/eclipse.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5497036141292269602" /></a><br /><span style="font-style:italic;">Eclipse </span>è davvero un brutto film. I personaggi mancano totalmente di <span style="font-style:italic;">pathos</span>, i dialoghi sono improbabili e a tratti estenuanti (non parliamo poi delle pause infinite e ingiustificate che li interrompono, sottolineate da ridondanti primi piani, totalmente inespressivi di attori che qui, più che altrove, sono davvero fuori forma); la storia non è per niente coinvolgente, né tantomeno, divertente e il messaggio di fondo (a volerne individuare per forza uno) risulta irritante o disarmante a seconda dei momenti, e addirittura, per così dire, anacronistico e velato di un certo <span style="font-style:italic;">conservatorismo</span> che non ci si aspetterebbe di certo dato il genere presumibilmente <span style="font-style:italic;">horror</span> (anche se, come vedremo, a rigore non lo è affatto) e soprattutto dato il <span style="font-style:italic;">target</span> di giovanissimi al quale si rivolge. Oppure questi giovanissimi sono in effetti più “conservatori” e “romanticamente bigotti” di quanto ci si aspetterebbe? Non parliamo poi della fotografia di questo film e soprattutto della regia di David Slade, assolutamente piatta e impersonale (a parte qualche secondo all’inizio che, sempre presumendone il genere <span style="font-style:italic;">horror</span>, faceva ben sperare). Ma prima di continuare è necessario un <span style="font-style:italic;">mea culpa</span>: non ho letto nessuno dei libri di Stephanie Meyer, non posso giudicarne quindi la letterarietà, né tantomeno l’adattamento. Giudico solo il film in se stesso, indipendentemente dalla fonte originaria, quindi. Anche se da più parti sento dire che c’è una certa aderenza del film al testo letterario e questo – a mio parere - getta un’ombra davvero nefasta anche su quello. Ad ogni modo, come spiegare il successo internazionale di “robaccia” come questa? Può essere davvero tutto spiegato solo e sempre con l’incompetenza e la totale incapacità di approfondimento critico dei fruitori? (è evidente che il film sia destinato agli adolescenti e ai fanciulli fino ai tredici/quattordici anni e tutti gli eventuali più maturi ai quali capiterà di trovarsi in sala, immagino e auspico siano là esclusivamente in qualità di accompagnatori piuttosto reticenti, insomma per necessità o per mero dovere nei confronti dei primi). Ad ogni modo no. Secondo me questa non è una giustificazione, o almeno sarebbe troppo semplicistica. L’età, come i riferimenti culturali o l’eventuale ignoranza, specifica o <span style="font-style:italic;">tout court</span> che sia, non bastano a spiegare un successo tanto immeritato. D’altra parte se pure di semplice e totale incompetenza filmica si trattasse, sarebe così generale e generalizzata, che proprio per questo meriterebbe comunque di essere indagata. La questione più sconcertante, comunque, è l’idea che, evidentemente, l’<span style="font-style:italic;">intrattenimento</span> in generale dimostra di essersi fatto di questi giovani e giovanissimi spettatori per propinargli un <span style="font-style:italic;">polpettone sentimentale</span>, o piuttosto sentimentalistico, di una tale noiosità. Nel quale le legittime pulsioni sessuali della “normalissima” teenager americana Bella (miracolosamente – e alquanto inverosimilmente per la società americana contemporanea - giunta vergine al diploma e oltre) combattuta tra l’amore del vampiro più bigotto mai visto da Bram Stocker ai giorni nostri e gli imprinting cupidici (leggi “unico vero amore”) dell’ululante Jacob, qui la fanno quasi sembrare una lasciva ninfomane, quasi incapace di pensare ad altro che a unirsi carnalmente con almeno uno dei due – o con entrambi? Anche i più giovani dovrebbero riderne, mio dio! dovrebbero gridare, siamo giovani, non decerebrati! Va bene che si tratta di una “favola” che racconta di vampiri e lupi mannari innamorati, ma che tutta la vicenda umana e <span style="font-style:italic;">ultraumana</span>, ad vitam o post mortem, debba necessariamente essere avvolta in questa fastidiosa nebbiolina di anacronistico e totale irrealismo non ce lo saremmo di certo aspettato. E invece il <span style="font-style:italic;">polpettone</span> piace eccome. Almeno così pare! Allora la recensione di <span style="font-style:italic;">Eclipse</span> potrebbe almeno fornire il pretesto più che per sottolineare le mancanze della pellicola, per indagare questioni più di carattere sociologico, che cinematografico, senza dubbio più interessanti e anche estremamente più angoscianti, aihmé, di quello che riesce ad essere questo film sui vampiri. Infatti, dato che alla fine il successo del film dimostra che i produttori hanno ragione, o almeno che ci hanno preso, a noi non resta che tentare, attraverso questo tipo di <span style="font-style:italic;">intrattenimento giovane</span> (ovvero a loro dedicato), di comprendere cosa sono davvero e cosa pensano e cosa in generale potranno diventare questi giovanissimi spettatori, oggi <span style="font-style:italic;">fan</span> sfegatati di film come questo, terzo episodio di una saga infinita (per niente atterriti e disillusi dagli altrettanto pessimi primi due), che anzi lo hanno giudicato, in giro per la rete, addirittura il migliore dei tre. Mah! E’ dire che quest’ultimo non ha neppure il valore aggiunto di una colonna sonora piuttosto azzeccata come era stato per il primo <span style="font-style:italic;">Twilight</span>. Perché a me pare davvero incredibile, lo dico con curiosa sincerità, che qualunque adolescente, maschio o femmina che sia, possa trovare attraente il nulla cosmico di<span style="font-style:italic;"> Eclipse</span>. In questo film i personaggi per lo più parlano, parlano, parlano, ma non agiscono. Sono immobili. Alle scuole di scrittura una delle prime cose che si insegna all’aspirante narratore è quella di imparare a “mostrare”, piuttosto che “dire”, il personaggio deve rivelarsi soprattutto attraverso l’azione. Non deve dire “sono gentile”, ma deve fare qualcosa che riveli la sua gentilezza. Al più non dovrebbe neppure dire “ti amo”, ma dovrebbe dimostrare il suo amore. <br />Ma poi, questi ragazzini che qui gridano al capolavoro, non dovrebbero essere gli stessi feticisti dell’<span style="font-style:italic;">action-movie</span>, non dovrebbero essere anticonformisti, rivoluzionari, amare piuttosto lo <span style="font-style:italic;">splatter</span> che il sentimentalismo melense? Non sono quelli del <span style="font-style:italic;">fast</span> a tutti i costi e in ogni senso, non dovrebbero andare più in fibrillazione per un automobile che vola per aria ed esplode, per le arti marziali e le pallottole al ralenti, piuttosto che per un casto e gelido bacino? almeno i maschietti perdio? Come possono invece sentirsi coinvolti dalla lentezza esasperante, anzi dall’immobilità di <span style="font-style:italic;">Eclipse</span>? E le ragazzine? Davvero possono semplicemente accontentarsi dei muscoli recenti del bel lupacchiotto o dello sguardo s-morto e incipriato del casto Edward? Può essere che tra un bicipite e un paio d’occhi, nessuna di loro si fermi a riflettere su quello che accade veramente? Ovvero nulla! E su quello che si dice e di quello che viene propinato alle loro povere menti acerbe certo, ma si spera, nient’affatto stupide? E che quindi dovrebbero sentirsi offese dalle montagne di semplicismo e luoghi comuni sparsi a piene mani lungo la trama infarcita di discussioni così fatue e banali, che neppure nei peggiori episodi di Beverly Hills 90210 o di Dawson Creek, si era osato tanto...<br />E non basta certo qualche battuta di spirito poi, ne ho contate in tutto due (una è quella di Edward sulla camicia di Jakob e l’altra è quella del padre di Bella su Edward, quando apprende della verginità della figlia), per sollevare le sorti di un lavoro che si prende viceversa davvero troppo sul serio, senza averne però, diciamolo, minimamente donde, dato che non brilla certo, nè per la sceneggiatura, e men che meno per la regia e la fotografia e neppure per quello che oggi è diventato, specie per certi generi, l’immancabile, irrinunciabile ciliegina sulla torta, ovvero per gli effetti speciali. Anzi proprio qui pare di essere tornati dieci anni indietro. Ma comunque dove sono i vampiri e i lupi mannari? Be’ che non stiamo parlando di un <span style="font-style:italic;">horror</span>, questo è chiaro. I lupi mannari qui sono dei simpatici cagnoni a pelo lungo, che ricordano tanto quei peluche enormi che puoi vincere al Luna Park se centri tre bersagli di seguito. E i vampiri sono veramente troppo qualcos’altro. Almeno qualche canino, santo cielo, qualche rivoletto di succo di amerena che cola sul mento soddisfatto di qualche succhiasangue. E invece niente! Va bene rinverdire il genere, va bene trovare nuove soluzioni, certo non pretendiamo le croci, l’acqua santa e le corone d’aglio, per la carità, ma stiamo pur sempre parlando di non morti, di esseri costretti a nutrirsi di sangue per continuare a deambulare in questo mondo e non di semplici supereroi da fumetti, modello x-men, semplicemente indistruttibili o quasi, e bravi a menar le mani. Vampiri che brillano al sole come se fossero ricoperti di <span style="font-style:italic;">glamourissine paiettes</span> lo potevamo sopportare, ma trasformarli in “asettiche” statue di ghiaccio che si sbriciolano al minimo contatto, o a onor del vero, al primo cazzottone ben assestato ci sembra davvero troppo. Ovvio che lo scopo sia esclusivamente quello di negare al pubblico qualsiasi morte violenta (quella della vampiretta pentita, l’unica che potrebbe dispiacerci un po’, infatti, viene relegata addirittura al fuori campo) ed evitare quindi qualsiasi problema con la censura, visto il <span style="font-style:italic;">target</span> a cui ci si rivolge, lo ripetiamo. Ma non può essere solo questa la giustificazione. E poi questo film è così semplicemente ed evidentemente brutto, che mi pare impossibile che anche ragazzini spettatori ingenui possano non rendersene conto. Subito dopo aver visto questa pessima prova di Slade, un film che non mi aveva convinto fino in fondo, come <span style="font-style:italic;">Intervista con il Vampiro</span> di Neil Jordan, a confronto di questo diventa immediatamente un film da recuperare e non parliamo poi della serie televisiva <span style="font-style:italic;">True Blood</span> (al confronto geniale) e anche piuttosto del recente e oscuro (anche se di certo non bellissimo) <span style="font-style:italic;">Daybreakers</span>, di Michael e Peter Spierig (con Ethan Hawke e Willem Dafoe), tra l’<span style="font-style:italic;">horror</span> e la <span style="font-style:italic;">sci-fi</span> e che a tratti in alcune scene piuttosto esplicite ammicca anche al genere <span style="font-style:italic;">zombiesco</span>. In tutti questi esempi, con i dovuti distinguo, la profondità psicologica dei personaggi, la loro coerenza, la trama, i colpi di scena, sono almeno accettabili, se non pregevoli, cosa che non si può dire per <span style="font-style:italic;">Eclipse</span>. Ma allora, alla fine, chi sono questi giovani? Chi sono le giovanissime (specie quelle con fidanzatino a seguito), che non lesinano comunque gridolini eccitati ad ogni ridicola apparizione di Jacob (a torso nudo e con il bermudino di jeans, modello Hulk-quando-ritorna normale). E chi sono questi maschietti che assistono (forse anch’essi eccitati? chi lo sa) acriticamente alle pruriginose tentazioni di Bella, colpevole di essersi invaghita del Vampiro meno istintivo e passionale mai visto (probabilmente si nutre di bromuro, anziché di sangue) e alla quale toccherà infine addirittura sposarsi (e magari trasformarsi, ergo morire) per sperimentare i piaceri del sesso. Qualcuno li comprende allora questi giovani? Qualcuno mi può aiutare a capire?Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-39252604371450960542010-07-07T10:24:00.001+02:002010-07-07T10:33:04.102+02:00Lodiamoli tutti!Il ragionamento concettuale alla base dei vari lodi è davvero sconcertante. Un’inversione logica propinata senza vergogna che evidentemente fa leva sulla generale incapacità di ragionamento della maggioranza degli Italiani, oppure sulla scarsa intelligenza di questa maggioranza con diritto di voto. Infatti o si ammette che la necessità di una legge di questo tipo nasce in quanto l’uomo Berlusconi (e lui soltanto) ne ha un estremo bisogno (e con essa della legge sulle “intercettazioni”), per la sua storia personale, per le modalità, alquanto ambigue, a dir poco, attraverso le quali è “asceso” al successo, oppure si inverte logicamente quella che dovrebbe risultare una semplice quanto lampante necessità in un sistema democraticamente etico. Ovvero che siano i migliori a guidarci; che chi arriva ai vertici di una Nazione e si assume la responsabilità di governarla sia, al di là delle idee e degli schieramenti, eticamente irreprensibile e magari sufficientemente (o sarebbe meglio dire indubitabilmente) onesto. Secondo il PDL di una legge come il Lodo Alfano c’è bisogno per il buon funzionamento delle Istituzioni. Ci dicono che in questo Paese occorre garantire ai vertici dello Stato il “sereno svolgimento” delle proprie funzioni. E se si finisce sotto processo tale serenità ovviamente viene meno. Il malcapitato quindi non può più dedicarsi con piena e totale abnegazione agli affari pubblici, dovendosi dedicare ai processi. Ma se questo concetto non è pensato “esclusivamente” per la personale e particolare situazione del Signor Berlusconi, tanto da doverne fare una legge, che gli sopravviverà, significa che in Italia ci si aspetta più o meno con una certa continuità e regolarità di essere governati sempre, oggi come in futuro, da persone che potrebbero avere guai con la giustizia. Ci si aspetta cioè che essere guidati da gaglioffi, furbi, affaristi disonesti, evasori, corrotti, concusi, possa essere, anche in futuro, una regola italiana! Una cosa è certa. Molte persone poco raccomandabili, con questa legge, quando si sentiranno in odore di guai, quando sentiranno il fiato dei magistrati sul collo, non dovranno fare altro che scendere in campo per salvarsi la pelle. Ed ecco che la questione può essere facilmente ribaltata. Quanto sarà facile, con questa legge, attirare la malavita più o meno organizzata? Quando diventerà attraente per la mafia - con queste premesse - impegnarsi in prima persona - già lo fanno, è proprio questo il punto - nella nostra politica "colabrodo" - che per ora per lo più collabora esternamente - e guadagnarsi quindi una bella impunità? Berlusconi garantisce per sé, lo sappiamo, (la cosa mi fa ridere, ma ammettiamola per un secondo). Lui dice che nel suo personalissimo caso il “conflitto di interessi” non inficia il suo “buon giudizio” e che lui non ne ha mai approfittato (e quindi su questo non c’era alcun bisogno di legiferare! ahahahah!). Nel caso di Berlusconi non c’è alcun problema per il fatto che lui sia oltre che Capo del Governo, anche Ministro delle Telecomunicazioni e contemporaneamente proprietario, insieme alla propria famiglia, di buona parte dei mezzi di comunicazione italiani (tv, quotidiani, settimanali, case editrici, ahahahah!). Perché lui è buono e onesto, al di là di qualsiasi legge, ci possiamo senz'altro fidare (ahahahah!). Il suo è un impegno disinteressato per il bene della Nazione, va bene, ma chi garantirà per il futuro? Chi garantirà per quelli che verranno? Le leggi, una volta scritte, valgono! Se con l’onestissimo e disinteressato Berlusconi le cose funzionano (almeno secondo tutto il PDL, che evidentemente non vede, insieme a buona parte degli Italiani, la totale idiozia insita in tutto questo - o magari la vede benissimo - ben oltre il limite di una totale ed evidente stupidità), chi garantirà per il futuro? Ma in fin dei conti, poi, non dovrebbe funzionare tutto al contrario? Non dovrebbe chi si propone di guidare una Nazione prima di tutto dimostrare con le proprie azioni, con la limpidezza della propria vita, un certo grado di irreprensibilità? Non dovrebbero solo le persone di assoluta e comprovata fiducia poter proporre la propria candidatura? Niente ombre, niente scheletri! In un paese normale non si dovrebbe neppure pensare, in nessun caso, di poter agire come nel caso Brancher, che anzi dimostra con estrema evidenza quello che intendo dire. Insomma si rischia di offrire la possibilità ai delinquenti di usare la politica per evitare i processi. Pensiamoci! <br />Inoltre, mi preme sottolineare che nel caso di Berlusconi i suoi problemi giudiziari sono già stati un ostacolo al buon governo. Perché se è vero che grazie alle varie leggi, lodi, impedimenti, prescrizioni è riuscito in più di 15 anni di presenza politica a evitare i processi, è anche vero che in questi anni Lui è i suoi più stretti collaboratori hanno dedicato la maggior parte delle proprie energie proprio a questo: “evitare i processi”. Quindi non alla cosa pubblica, ma alla cosa privata, anzi privatissima. E quindi anche qui la logica del “lasciamolo lavorare”, dimostra tutta la sua inappropriatezza e la stupidità di chi si ostina a crederci.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-83273884757794735642010-06-18T09:16:00.001+02:002010-06-18T09:16:38.562+02:00L'attesa (prova di racconto breve...)“Credo nelle persone buone e nelle cose che so fare. E credo che tu sia la più buona che conosco e più brava di me a fare praticamente tutto. Per questo ho fatto quello che ho fatto e mi sono precipitato qui. Perché penso, anzi, perché sono sicuro, che dovremmo farlo. Sono sicuro che dovresti infilarti questo anello e dire sì davanti al primo prete che incontriamo o al sindaco, perché so dove abita e non sarebbe un problema. Solo sì. Sono sicuro che dovresti fare quest’unica, semplice cosa. Perché ne ho bisogno, perché ti amo. E perché sapresti farla benissimo.”<br />Erano seduti su una delle panchine verde scrostato di quel parco vicino al fiume. Una vecchia panchina di legno, tipicamente incisa di amori adolescenziali e inni alla squadra del cuore. Lei guardava in basso, forse osservava l’astuccio dell’anello, che tremava visibilmente nonostante lui facesse di tutto per tenere la mano immobile, o forse no, forse aveva solo lo sguardo perso nel verde della panchina. La natura intorno profumava abbondantemente di legno, resina e fiori, e cinguettava, tubava, ronzava e li avvolgeva con sfumature di verdi e di gialli, di rossi e di lilla, di luci e di ombre. Eppure Marco non percepiva altro che il profumo dolce di lei, riusciva a vedere solo la sua canottiera azzurra intorno al profilo del seno, la gonna di cotone beige che le avvolgeva le gambe abbronzate e riusciva ad ascoltare solo quell’inaccettabile, inatteso, silenzio. Avvertì una fitta allo stomaco. La nuca si irrigidì e un brivido gli percorse la schiena, nonostante il caldo afoso di quel pomeriggio inoltrato di fine estate. Sonia spostò impercettibilmente lo sguardo di fronte a sé. Ma gli aveva proprio detto che era buona? Una cosa carina, dopotutto. E aveva anche detto che lei sapeva fare praticamente tutto? Ed era vero o era solo lui che la vedeva così? E infine le aveva chiesto davvero di sposarlo? Aveva tirato fuori l’astuccio, l’aveva aperto, ponendo una cura esasperata nei movimenti e aveva cominciato a parlare. Il modo in cui le aveva detto quelle cose a lei era sembrato strano. Non avrebbe saputo dire esattamente perché, ma le erano sembrate parole scritte, piuttosto che dette. Lui era stato bravo, sicuro di sé, aveva fatto le pause giuste, aveva recitato la battuta come avrebbe fatto un attore consumato. Le aveva fatto venire in mente sua madre, ciò che le ripeteva continuamente. Anche se arriveranno inevitabilmente i fallimenti, tu non perdere mai la speranza. Devi crederci. C’è una e una sola persona che potrai amare davvero e che saprà ricambiarti in egual misura. Una sola. E’ là fuori da qualche parte e se ci credi, finirai per incontrarla. Non accontentarti mai, figlia mia. Non arrenderti. E poi lui aveva detto ti amo, proprio così, e in quel momento lei aveva sollevato lo sguardo. Marco si era spettato uno di quegli ampi sorrisi di cui lei era capace, pensava che lo avrebbe guardato dritto negli occhi e che avrebbe fatto la sua parte, senza indugi. Immaginava che lo avrebbe baciato, gettandogli le braccia al collo. Invece lei aveva solo spostato impercettibilmente lo sguardo di fronte a sé. Ma dio santo! Che cosa fa? Marco aveva ripetuto quelle parole centinaia di volte. Le aveva ascoltate, aveva provato le pause, ne aveva assaporato il suono e aveva deciso che erano giuste, precise. E adesso era pietrificato, non aveva niente da aggiungere, qualsiasi cosa, anche solo un sospiro, avrebbe incrinato la perfezione che si era immaginato. Toccava a lei parlare e lui poteva solo aspettare. Ma perché non diceva nulla? Meglio dire subito di no. Forse era stato precipitoso. Lei, però, avrebbe potuto semplicemente dire che sarebbe stato meglio aspettare e lui avrebbe capito, avrebbe deglutito con naturalezza e se ne sarebbe fatto una ragione. Oppure non lo amava abbastanza? O forse non lo amava più? No, a questo non poteva credere, non voleva credere. Ma cosa guardava poi con tanta attenzione? Cosa c’era di più importante di quello. Le due donne che arrivavano di corsa forse? Marcò guardò nella stessa direzione. Una figura stretta e lunga, esibiva una corsa perfetta, precisa, si sollevava da terra con balzi regolari, come se disegnasse, con i passi, una leggera onda sonora. L’altra, tonda e larga, sembrava invece rotolare, strisciare, i piedi avvolti in una nube di polvere, pareva non riuscisse a staccarsi dalla strada sterrata. A Marco vennero in mente le comiche di Laurel & Hardy e sorrise per un istante. Ora erano abbastanza vicine. Una era davvero molto bella. Alta, austera, i muscoli delle cosce che si tendevano a ogni passo sotto la pelle bianca, i capelli biondi lucidi, tirati indietro e legati in una breve coda sulla nuca, la fronte liscia, il naso piccolo e dritto, le guance velate di un rosa pallido, le labbra purpuree, socchiuse, che lasciavano intravedere una sottile linea di denti candidi. L’altra invece, senza dubbio oltre il quintale, aveva il viso deturpato dallo sforzo e gli occhi segnati da profonde occhiaie viola. Marco indugiò sulle cosce e sui fianchi traballanti come panna cotta. Poi salì su fino al seno enorme che le rimbalzava ad ogni passo tra il mento e il ventre adiposo. Notò le guance rosso scuro, la bocca spalancata, la lingua appoggiata sul labbro inferiore. Sentì addirittura il suo respiro affannoso, quasi un rantolo che avvolgeva il silenzio perfetto della corsa dell’altra. Per un attimo ne incrociò lo sguardo affaticato e quegli occhi piccoli, schiacciati dalle guance ingombranti, annegati in un sudore eccessivo, gli parvero occhi conosciuti. Cercò di ripescarli dal suo passato, elementari, medie, liceo, università, ma niente. Per educazione stava quasi per alzare una mano in segno di saluto, ma poi si ricordò perché era là, si ricordò delle parole che aveva appena pronunciato e il cuore saltò un battito, quando realizzò che lei non aveva ancora risposto. Da dietro, lo spettacolo delle due donne che si allontanavano rapidamente, era ancora più surreale. Da una parte muscoli quasi immobili che si contraevano ritmicamente con elegante tensione, avvolti in un pantaloncino blu attillato. Dall’altra debordo adiposo che neppure la tuta fucsia elasticizzata riusciva a contenere, come quando ti versi un bicchiere di birra troppo in fretta e la schiuma densa bianca monta e trabocca inevitabilmente. Che bella quella biondina! Però guardare un’altra così proprio in questo momento. Sonia abbassò nuovamente lo sguardo. Fin’ora non aveva avuto il coraggio di guardare esplicitamente l’astuccio con l’anello. Con la coda dell’occhio notò che la mano di lui tremava leggermente, allora tornò a cercare con lo sguardo la scritta incisa tanti anni fa. Il primo fidanzatino, com’è che si chiamava? Ah, eccola! Mau e Sonia. Il piccolo Maurizio aveva un sorriso così divertente, con quei suoi incisivi enormi da coniglio. Quanti anni erano passati? Venticinque? Forse di più. E guarda un po’, i loro nomi erano ancora là, chiusi nel perimetro asimmetrico e tremolante di un cuore, attraversato da un’improbabile freccia. Fossile affidato alle generazioni future, almeno finché la panchina sarebbe rimasta là. Ma non era certo il momento per il viale dei ricordi. Non era certo il momento di divagare. Lui aspettava. Sulle panchine intorno alcune mamme con carrozzina parcheggiata a fianco, chiacchieravano amabilmente, mentre con un mano cullavano il bebè dormiente. C’erano ragazzi e ragazze alle prese con un libro, oppure con un settimanale. E più in là due anziani. Uno parlava in modo concitato, guardando dritto davanti a sé come se si rivolgesse a un interlocutore inesistente. L’altro si limitava ad annuire, mentre sbriciolava un panino sopra le teste di volatili ammassati ai suoi piedi. E c’erano i fanatici del jogging. Piccoli piccoli si avvicinavano fino a raggiungere scala 1:1, ma solo per un attimo, poi proseguivano, tornando a rimpicciolirsi fino a sparire. E c’erano i bambini. I più grandi correvano, gridavano come ossessi, calciavano palle, si contendevano i giochi, si spintonavano irrequieti, piangevano. Quelli prescolari invece, precariamente deambulanti, vacillavano coraggiosamente sulle gambette inesperte. Sembrava dovessero ruzzolare a terra da un momento all’altro e invece, come sostenuti da fili invisibili, procedevano miracolosamente, un piede davanti all’altro, dichiarando guerra a questo o quell’insetto. Il mondo procedeva come sempre. Il parco offriva il solito spettacolo, nessuno badava a loro, nessuno poteva immaginare l’importanza di quel momento. Finalmente Sonia si decise a guardare Marco dritto negli occhi. Aveva aspettato troppo? Ma no, dopotutto lui aveva appena detto quella cosa così strana, cioè che lei lo avrebbe saputo fare benissimo. Era passato solo qualche istante, il tempo necessario per assorbire le sue parole. Sonia sorrise e sentì i capelli scivolarle davanti a un occhio e solleticarle la guancia. Marco avrebbe voluto gridare. Sentiva gli occhi gonfiarsi, un nodo avvilupparsi intorno alla trachea. Socchiuse le labbra e percepì che tra un istante ne sarebbe venuto fuori tutto il suo sgomento, il suo rammarico per aver rovinato tutto, per aver pensato così arbitrariamente, che fosse il momento giusto. Ma è un sorriso quello? Finalmente gli occhi di Sonia. Marco non sapeva se fosse il caso di dire qualcosa, se sarebbe stato meglio prevenire qualsiasi sua obbiezione e sollevarla dall’eventuale imbarazzo. Oppure se fosse stato meglio aspettare ancora un istante. E poi finalmente lei lo fece. Ricacciò dietro l’orecchio, con un gesto elegante, la ciocca di capelli che le era scivolata sul viso. Un raggio di sole, profumato di ciliegio, si posò sul suo sorriso e lei allungò una mano sull’astuccio aperto, che finalmente smise di tremare. E mentre succedevano infinite altre cose, tutt’intorno a loro e un caleidoscopio di colori danzava, e voci e suoni fluivano, come quando sei su una giostra e il mondo gli corre intorno senza posa, lei finalmente, con tutta la semplicità di cui era capace, lo fece. <br />“Sì”, disse.<br />E fu perfetto.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-16499471906230001022010-06-09T17:35:00.005+02:002010-06-09T17:39:04.463+02:00Lost: perché NON è un capolavoro!Su <a href="http://www.bestmovie.it/speciali/lost-perche-non-e-un-capolavoro/37270/">BestMovie</a>, la mia opinione sul finale della serie televisiva LOST.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-91144512506931016022010-04-08T12:03:00.001+02:002010-05-16T20:40:21.135+02:00La legge è uguale per... loro!L’articolo 3 della Costituzione Italiana recita:<br /><br />Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.<br /><br />A parte Berlusconi e i suoi ministri ovviamente, che possono dichiararsi legittimamente impediti a presenziare in eventuali processi a loro carico e quindi a chiederne il rinvio… ad libitum, o almeno finché restano in carica. Ennesima legge che ha come unico scopo di evitare i processi al nostro perseguitato Presidente del Consiglio rendendolo quindi a tutti gli effetti, incostituzionalmente, un Italiano al di sopra di tutti gli altri e al di sopra della Costituzione. Leggina ad personam prontamente firmata dal sempre più pavido Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: garante che ormai non garantisce praticamente più nulla. Già sconfessato più volte, continua a firmare schifezze imperterrito.<br />Non basta certo l’escamotage di estendere a tutti i Ministri quella che è a tutti gli effetti una sorta di impunità, per non capire che qualcosa non quadra comunque. Qualcuno ricorderà che altri tentativi più mirati alla sola persona del Presidente del Consiglio erano già stati rigettati dalla Corte Costituzionale, perché il Presidente del Consiglio, ovvero il Primo Ministro, altro non è che un Primo tra eguali, ergo non poteva lui solo essere “lodato” (anche da qui, tra le altre cose, l’insuccesso dei vari lodi). E’ solo ed esclusivamente per questo motivo che questa leggina sull’impedimento è stata estesa a tutti i ministri, felicemente complici del loro padre e padrone, sempre tutti felicemente chini a difendere il Leader, ad appoggiare qualsiasi berlusconata venga in mente a lui e ai suoi zelanti avvocati difensori, nonché contemporaneamente deputati della Repubblica. Che schifo!<br />Ma cosa c’è che non va in questa legge? Non sono un giurista, sono solo un cittadino un po’ attento e pure qualcosa non mi suona bene e anzi, mi disgusta. Innanzitutto qui non si delinea una sorta di “Immunità parlamentare”. Quell’istituto aveva un senso, se non fosse stato completamente svuotato dalla parzialità della nostra classe politica, capace solo di arroccarsi, trasversalmente, senza colore politico alcuno, per difendere se stessa, sempre e acriticamente, tanto che si fu costretti ad abbandonarlo sotto la pressione di Tangentopoli e dell’opinipone pubblica (almeno allora esisteva un’opinione pubblica in grado di distinguere tra la merda e la cioccolata!). Ma almeno là si trattava di un voto del Parlamento. Altri quindi e non in teoria i diretti interessati (cioè né l’imputato, né i giudici) erano chiamati a pronunciarsi. Che poi questi altri super partes non siano mai stati capaci di essere tali e di decidere con coscienza e giudizio, schierandosi sempre dalla parte del collega deputato o senatore è un altro discorso.<br />Invece con il legittimo impedimento è innanzitutto la stessa Presidenza del Consiglio che con autocertificazione denuncia l’impedimento medesimo. Il che in una democrazia è semplicemente assurdo. Inoltre il termine legittimo, se non è circostanziano con estrema cura, risulta talmente vago tale da poter includere qualsiasi cosa: dalla diarrea, al viaggio di Stato organizzato ad hoc. Il punto sarebbe molto semplice. Perché Il Primo Ministro non consegna una sua Agenda, diciamo, con almeno tre mesi di anticipo alla Corte? Agenda che sia immodificabile? Permettendo quindi ai giudici di programmare le udienze, senza interferire con i suoi programmi inderogabili? E, in ogni caso, ci vorrebbe sempre una Commissione super partes, cui spetterebbe il compito di giudicare se la legittimità dell’impedimento, sia effettivamente tale. E’ evidente, non si deve certo essere un genio, per capire che non può la stessa persona interessata (che ha tutto l’interesse a rinviare il processo), l’unica a decidere sulla faccenda. Se il nostro Presidente della Repubblica non se ne rende conto, se la sinistra di Bersani non se ne rende conto (solo Di Pietro ormai si scandalizza) è difficile aspettarsi che se ne rendano conto gli Italiani, specie i numerosi fan ostinati del Berlusca.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-17627092271366951042010-03-30T11:39:00.000+02:002010-03-30T11:40:31.179+02:00Questa Italia!In un Paese normale i vincitori concederebbero ai vinti l'onore delle armi. I vinti si complimenterebbero con i vincitori e augurerebbero loro buon lavoro nel contesto ovviamente di un'opposizione costruttiva. Ma l'Italia non è un Paese normale. In Italia un uomo come Silvio Berlusconi, reale anomalia per un paese civile e democratico, continua a essere il nostro "amato" Presidente del Consiglio e un partito come la Lega Nord fa mambassa di voti, tra l'altro non solo al Nord. Il punto è che la vera anomalia dopotutto sono gli Italiani stessi. E non solo perché gli Italiani contemporanei sono il risultato di vent'anni di anti-cultura catodica di cui sempre Berlusconi (complice l'immobilismo di una sinistra implosa) è stato il principale artefice, ma innanzitutto perché gli Italiani sono Italiani punto e basta! E una certa Italianità, quella che ormai si va sempre più diffondendo, è qualcosa di davvero misero. E' l'Italia che ammira i furbi, che ride alle battute volgari, l'Italia dell'utilitarismo, dell'egoismo, del razzismo, del bullismo, del tutti per me e dell'io per nessuno, che ormai dilaga. E' l'Italia del rifiuto della cultura, dei soldi facili, dei mestieri facili, che d'altra parte alimenta e giustifica la politica dei corrotti, dei favori personali, del concorso esterno, del nepotismo ostentato che ha ormai preso piede divenendo normalità. A ben vedere è la medesima cultura sulla quale si sostengono e proliferano le mafie (siano esse camorra, 'ndrangheta, o mafia siciliana). Ed è l'Italia della tivù che insegna che non occorre alcuna preparazione per sfondare, basta solo apparire, anche (o forse soprattutto) apparire idiota e ignorante (vedi "Il Grande Fratello"), essendo ovviamente in grado di mostrare due bicipiti belli gonfi oppure uno stacco di coscie da paura, perché questo è ciò che conta davvero in questa Italia. Il machismo maschilista di Berlusconi attrae questi Italiani. L'uomo che si è fatto da sé, che si è arricchito a dismisura in un contesto di corruzione e che è continuato a crescere commettendo reati di cui non paga le conseguenze, piace tantissimo a questi Italiani. Lo idolatrano, lo difendono, vorrebbero essere lui. Vorrebbero essere lui quando tradisce la moglie e giura il falso sui suoi figli. Vorrebbero essere lui, quando va a puttane. Vorrebbero abitare nelle sue ville e partecipare ai suoi festini zeppi di veline compiacenti (che poi magari ce le ritroviamo in politica). Vorrebbero frequentare la minorenne Noemi Letizia e poi magari andare in pompa magna alla sua festa di diciott'anni, magari con un bel regalo costosissimo, e farsi chiamare Papi.<br />E poi c'è la Lega che si fa strada la in questa Italia. Il suo leader Umberto Bossi fa candidare il figlio somaro (bocciato per tre volte alla Maturità) in quel di Brescia, con un stile che appare in piena sintonia con il sistema Italia di cui sopra e i Bresciani (a differenza ad esempio dei Francesi che in casi simili insorgono) lo votano in modo plebiscitario. Da quelle parti si sentono evidentemente rappresentati dalla mediocrità. Che tristezza! Ma la Lega è ben di più ed è ben oltre questo. La Lega usa parole e compie gesti, che farebbero rabbrividere chiunque in un Paese civile, farebbero rabbrividire chiunque in Europa, anche la destra, perché la destra vera, europea, è qualcosa di molto, molto diverso dalla destra Italiana di Berlusconi e Lega.<br />La Lega che ai tempi bruciava il tricolore, ma che si allea con un partito che solo alcuni nomi fa si chiamava Forza Italia e con il partito campione del patriottismo (Alleanza Nazionale). La Lega del paganesimo celtico, che si dichiara oggi difensore dei valori cattolici. Il leghista ed ex-sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che dice pubblicamente e con orgoglio cose tipo: "Darò immediatamente disposizioni al mio comandante (dei vigili urbani) affinché faccia PULIZIA ETNICA dei culattoni... i culattoni devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni e simili", mentre il leghista Mario Borghezio ha disinfettato su un treno il sedile dove era stata seduta una donna di colore, prima di sedervicisi a sua volta e si è fatto vanto di dare fuoco ai materassi di disgraziati homeless costretti a vivere sotto i ponti. La Lega è un partito che conduce con orgoglio alcuni maiali a pisciare in luoghi dove è in progetto la costruzione di una Moschea. E gli esempi di una politica, ottusa, reazionaria, incapace di cogliere i segnali del presente, figuriamoci di anticipare il futuro, in nome di un egoismo cieco e insensato sarebbero infiniti.<br /><br />In tutto ciò però anche noi, noi che ci lamentiamo di questa deriva, abbiamo le nostre responsabilità. Perché non ci siamo impegnati abbastanza, perché evidentemente dobbiamo impegnarci di più. La sinistra, incapace di costruire un progetto credibile, o incapace quantomeno di convincere con le proprie ragioni (che sarebbero ragionevoli accidenti, se solo ci fosse qualcuno di credibile a comunicarcele) ha le sue responsabilità. La Chiesa Cattolica, che continua pervicacemente a a pendere dalla parte sbagliata (e qui bisognerebbe approfondire il discorso, ma si divagherebbe troppo) ha le proprie responsabilità. Coloro che concorrono con liste senza futuro, anziché tentare di contribuire a costruire un reale progetto di governo e quindi una reale alternativa a questa Italia, disperdendo voti utili, hanno le loro responsabilità. <br /><br />E il risultato è che per ora, questa Italia triste e stupida, che non si vuole bene, ce la teniamo ancora per un bel po'.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-56917336550665733172010-02-23T17:32:00.002+01:002010-02-23T17:37:14.084+01:00Bertolaso e la monnezza di Napoli (con una breve introduzione generale).Ormai è da un po’ di tempo che ho letteralmente perso le parole. La nostra Italia è allo sfascio totale. L’immoralità dilaga e la faccia tosta di alcuni è così tosta, che qualsiasi iniziativa, qualsiasi impegno, come per esempio tenere un blog, esprimere le proprie idee, tentare in qualunque modo di scuotere quegli Italiani anestetizzati che accettano inermi o addirittura con orgogliosa condiscendenza che così sia, risulta frustrante, quasi debilitante, tanto appare evidente la totale impopolarità (e impotenza) che ha assunto oggi il sentimento dell’indignazione.<br />La fogna della protezione civile, il consueto malcostume, la difesa a oltranza da parte del Suo fedele esercito delle Berlusconate, le leggi ad personam o contra giudicem, la corruzione, la mafia, l’abisso del PD, capace di opporsi solo alla ragione della ragionevolezza, le candidature di chi gli pare e di che ce frega, non solo non sconvolgono, ma anzi lasciano la maggior parte degli Italiani quasi totalmente indifferenti. Per svolgere qualsiasi mestiere sono ovviamente richieste esplicite competenze e veniamo “giudicati” quotidianamente per il lavoro svolto. Non per la politica però. Non ai giorni nostri, in Italia. Così possono candidarsi Renzo Bossi, l’igienista di Berlusconi, la gnocca di turno, senza che sia dato capire quale possa essere il loro contributo per la nostra povera Italia. Sembra ormai una esplicita dichiarazione della mediocrità necessaria che occorre per fare politica. Nessuna competenza specifica è richiesta per scaldare la poltrona, per beccarsi quattrini pubblici, per entrare nel grande circo del “magna magna”. I giovani e le giovani d’oggi sbagliano a bramare solo la casa del Grande Fratello, il bancone di Striscia la Notizia, il rettangolo verde e il pallone al posto di faticare sui libri, acquisire titoli e soprattutto competenze. Ma adesso, per voi fancazzisti, alla ricerca del colpo facile, c’è un’opportunità in più: la politica! Non dovete neppure saper cantare, ballare o giocare a calcio, non dovete neppure essere particolarmente belli. La politica è il futuro di chi non ha qualità. Chi non si sente particolarmente intelligente, non ha voglia di studiare, odia leggere, non parla troppo bene l’Italiano, tutti coloro che non si farebbero poi troppi scrupoli a metterla nel culo al prossimo, che ruberebbero la propria madre se ne avessero l’occasione senza pensarci due volte, che pensano che una mano lavi sempre l’altra, che la politica significhi “ottenere benefici personali” e che si fotta la collettività (ottusa), allora queste persone dovrebbero pensare alla politica, molto più che ai reality show, per dare una svolta alla propria vita. Peccato che la casta difenda se stessa a spada tratta e entrare nel cerchio della fiducia risulti ancora abbastanza arduo.<br />Il caso Bertolaso ad esempio assume sfumature ridicole. In un mondo normale il responsabile della Protezione Civile non avrebbe alternative: rispondere agli Italiani per la sua “malafede” o rispondere agli Italiani per la sua "incapacità". Un uomo che ha in mano un potere enorme, enormi risorse pubbliche a propria disposizione e non si accorge di tutto ciò che gli succede intorno, degli individui di malaffare che sbavano intorno a lui come una muta di cani affamati intorno a un succulento e ricco pezzettone di carne sanguinolenta, cos’altro è se non un incapace? O comunque inadeguato a continuare a svolgere le sue funzioni? Dovrebbe essere lapalissiano, ma in Italia no. In Italia costui ottiene la ribalta, compare ovunque in tivù, continua a disporre e a spendere i nostri soldi e poi più avanti si vedrà come andrà. D’altra parte che colpe può imputare aa costui il nostro Primo Ministro? Che è diventato l’uomo che è esattamente nel medesimo barbaro, immorale contesto? Il nostro Berlusoconi per cui il falso in bilancio, i fondi neri, la corruzione, l’evasione fiscale, l’apertura di conti esteri illegali e la condiscendenza di politici amici, in grado di varare per lui leggi su misura, sono sempre stati il pane quotidiano? Come può pensare Berlusconi che Bertolaso non sia l’uomo giusto al posto giusto? E quindi continuiamo così! Va tutto bene Italiani. D’altra parte il capace Bertolaso ha ripulito Napoli dalla monnezza, lo dicono tutti coloro che sono schierati sempre e comunque a destra, cascasse il mondo. Lo ripetono in continuazione non appena ne hanno l'occasione. Bertolaso, l'uomo del miracolo napoletano, non può che risorgere dal fango che gli stanno gettando addosso, dategli tre giorni e vederete! Ma lui la monnezza l'ha solo fatta spostare dalle strade della città. Sta tutta a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise.<br />Quest’area, dichiarata di interesse strategico nazionale era stata confiscata al boss Francesco Schiavone, alias Sandokan. Sarebbe dovuta diventare una moderna farmville di prodotti tipici campani e invece…<br />I sindaci di questa zona, dopo un braccio di ferro con il nostro capace “monnezzaro” diedero il via libera alla costruzione di due piazzole che dovevano “ospitare” all’incirca 90 mila metri cubi di rifiuti e solo in via temporanea, con l’impegno a bonificare il sito entro breve tempo. Ad oggi il sito ospita invece almeno un milione di metri cubi di rifiuti – spiega il professor Stefano Tonziello, di Legambiente - e continuano a crescere giorno dopo giorno, perché l’emergenza non è finita, ma è stata solo spostata fuori dalle città.<br />Tra l’altro i rifiuti arrivano così come sono raccolti, cioè senza essere selezionati a monte. Per cui non potranno mai essere bruciati nell’inceneritore di Acerra. Tutta larea circostante e zeppa di caseifici, allevamenti di bufale, campi coltivati a foraggio, pescheti, ortaggi, fragole, irrigati con falde acquifere inquinate. Poco più in là, vi sono almeno altre sei discariche. Qualcuna più o meno dismessa, ma a ben vedere non chiusa definitivamente.<br />“Forse il vero miracolo di Berlusconi – dice Tonziello – è quello di aver messo a tacere tutto e tutti. Qui, lasciatemi usare il paradosso, è tutto fuorilegge per legge. Se queste cose le avessero fatte i privati, si sarebbero aperte sicuramente le porte del carcere. Tenere in questo modo i rifiuti è da criminali. Senza considerare che tra poco con l’arrivo della stagione calda, tutt’intorno l’aria sarà irrespirabile, ma ci sarà anche un pericolo sanitario immediato per la salute delle persone”.<br />Bravo Bertolaso! E bravi i telegiornali e i giornalisti che vigilano… cazzo come vigilano! E bravi noi che ce le beviamo, cazzo come ce le beviamo!Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-88845029720360426342010-02-08T15:05:00.004+01:002010-12-22T17:33:10.327+01:00L’unica PARANORMAL ACTIVITY del film, sono gli incassi ingiustificati!Incredibile. Questo film sta incassando moltissimo. Soprattutto in relazione al costo di realizzazione che è a dir poco risibile: 15.000 dollari. Il film d’altra parte non vale di più. Anzi già questo è comunque un budget mal speso. Ma la cosa che dispiace di più è che il passaparola non riesca a far desistere altri malcapitati dal sottoporsi al supplizio di assistere a uno dei più brutti e inutili film che mi sia mai capitato di vedere in assoluto. E posso dire di averne visti tanti.<br /><br />La pubblicità del film azzarda dichiarazioni che dovrebbero essere messe sotto processo come palese pubblicità ingannevole. A cominciare dal paragone con “The Blair Witch Project” che se non altro aveva il merito di essere stato uno dei primi esempi di film girato con macchina a mano e cercando di dare la sensazione di realtà degli eventi narrati, ovvero in una parola un chiaro esempio di cosiddetto mockumentary. Senza contare che il nostrano “Hannibal Holocaust” di Ruggero Deodato, film del 1979, potrebbe a ragione essere considerato precursore del genere, addirittura giudicato da alcuni critici un vero e proprio snuff movie, tanto erano realistiche alcune sue immagini, specie relative all’uccisione di animali, ma non solo (ci auguriamo che invece non fosse vero, ovviamente!). Ad ogni modo a me neppure “The Blair Witch Project” alla sua uscita piacque granché però per quel che mi ricordo, per tenuta narrativa, tensione e atmosfera, rispetto a “Paranormal Activity”, lo si potrebbe considerare quasi un capolavoro, tanto risulta piatta e tediosa la storia proposta del regista Oren Peli. L’altro punto di forza tanto millantato, ovvero che Steven Spielberg abbia definito il film come uno dei più terrificanti e paurosi che abbia mai visto, assume già dopo i primi dieci minuti il gusto amaro di una scherzo di cattivo gusto, una barzelletta che farebbe ridere davvero tanto, se lo spettatore non avesse speso veramente i propri soldi per il biglietto e non fosse consapevole che è proprio (o anche) grazie a dichiarazioni di questo tipo, assolutamente insostenibili in buona fede, che il film sta incassando milioni di dollari. Anche perché o Spielberg è l’uomo più impressionabile del mondo, oppure non aveva visto mai un film horror in vita sua prima. Oppure ancora, ma questo preferiamo escluderlo, è semplicemente un bugiardo!<br /><br />Si potrebbe pensare che l’espediente usato in questo genere di film abbia già stufato. Che già, dopo The Blair Witch Project il “giochino” della finzione/realistica avesse già esaurito tutte le sue potenzialità. Ma evidentemente non è così, basta infatti vedere film come “Cloverfield” o “Rec” – indubbiamente a tutt'altro livello rispetto a questo Paranormal Activity – per dimostrare, al di là delle loro qualità in senso cinematografico assoluto (comunque discutibili), che almeno non è solo questo il punto. Quindi a maggior ragione il film di Oren Peli è un fallimento totale. Nonostante la premessa ricca di potenzialità (le possessioni demoniache, le presenze, le case infestate, sono già di per sé argomenti pregni di inquietudine) e soprattutto l’idea di filmare quel che accade durante il sonno apparissero particolarmente accattivanti, il film risulta invece talmente noioso che arrivare alla fine (tra l’altro solo un’ora e venti) risulta a dir poco sfiancante. E non certo per i brividi di terrore. Tutt’altro, per la noia, perché ci si farebbe volentieri un sonnellino, anziché continuare a sopportare gli sproloqui a dir poco insensati dei due protagonisti. E qui arriviamo all’ultimo punto del martellamento promozionale: “gli incubi sono garantiti!”. Ma che incubi, il film anzi concilia il sonno molto meglio di una tazza di camomilla. L’unica cosa che mi ha tenuto sveglio durante la visione, erano gli schiamazzi e il brusio degli adolescenti in calore (ormai totalmente incapaci per lo più di stare al cinema, troppo abituati alla tivù di casa propria), che evidentemente speravano che il film potesse essere occasione per qualche palpatina da abbraccio/sobbalzo di terrore. Speranza che sarà andata delusa, visto il livello di tensione che il film è in grado di suscitare.<br /><br />Paranormal Activity ha una leggerissima impennata negli ultimi istanti. Ma il finale non basta certo per gettare credito, a posteriori, su tutto quello a cui abbiamo assistito prima degli ultimi due minuti. I dialoghi insensati dei due fidanzatini innervosiscono. I personaggi non appaiono credibili, non presentano nessun arco di trasformazione durante la vicenda che sia in grado di coinvolgere emozionalmente lo spettatore. Non solo, l’identificazione risulta in ogni caso impossibile proprio perché i protagonisti della vicneda sono irritanti (specialmente Lui), le loro scelte non sono giustificate né dal punto di vista narrativo – cosa assai grave – né comunque da quello del semplice buon senso e quindi appaiono inverosimili, ridicoli, e il loro comportamento in generale, conseguentemente, risulta piuttosto idiota. Anche il loro rapporto di innamorati non coinvolge e non convince. Non viene mostrato. Non viene mostrata la loro intimità (non intendo ovviamente quella sessuale), il loro background è inesistente, la loro vita al di fuori della casa e del presunto demone (non parlano praticamente d’altro, ah sì lui parla della sua videocamera nuova) è inesistente, la loro presunta paura non si percepisce (è totalmente falsa), i nodi narrativi o le svolte tipiche di una storia sono ridotte a una minima escalation di rumori (sempre più forti) e a qualche rarissimo evento paranormale (la porta o le lenzuola che si muovono, una foto rotta, lei che viene trascinata via da una forza invisibile), da una notte all’altra, per una ventina di lunghissime notti, che appaiono davvero infinite seppure condensate in poco più di un’oretta.<br /><br />Ricapitolando, il taglio registico da riprese amatoriali (chissà quanto dettato da una scelta stilistica o dalla mancanza di budget) e l’assenza di colonna sonora – per rafforzare la sensazione di realisticità delle riprese (ma vedi di nuovo parentesi precedente) – non convincono e certamente non sono meriti sufficienti, poiché al servizio di un’opera veramente mal riuscita. Questo per dire che la mancanza di budget non può essere una scusa e in questo caso non suscita per niente ammirazione, dal punto di vista della realizzazione del film. Tanto di cappello invece per la promozione – anche se al limite della truffa legalizzata però – che ha portato un film meno che mediocre, del quale si poteva assolutamente fare a meno, a diventare campione di incassi. Speriamo che questo non porti una schiera di sedicenti registi fai da te a tentare disdicevoli emulazioni.Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4173443890597109582.post-47828540753417294132010-02-02T11:05:00.003+01:002010-12-22T17:35:15.303+01:00E' davvero questa l'Italia che vogliamo?Quando li fermeremo? Cosa deve fare ancora questo Governo perché gli Italiani si rendano conto della china pericolosa che abbiamo intrapreso?<br />Berlusconi e il suo “clan” stanno azzerando la giustizia in questo Paese. A questo punto non ci si può non chiedere se tutto quello che fanno abbia il solo scopo di salvare “Lui” o se ci sia un disegno più preciso e più ampio dietro lo scempio legislativo e istituzionale che la maggioranza sta perpetrando… non solo più ad personam, ma addirittura ad mafiam!<br />Finora non se ne era parlato, ma non appena i giornali cominciarono a paventare il pericolo che poteva rappresentare per Berlusconi la deposizione del pentito Spatuzza, il 27 novembre scorso il senatore Giuseppe Valentino presentò un processo di legge ad hoc. Per comprendere a fondo quanto possa essere perversa la disposizione, rimandiamo all’articolo apparso oggi su “Repubblica” a firma di Liana Milella. Il punto è che molte indagini in corso, molti processi, molti successi messi a segno dalla magistratura contro la mafia sarebbero azzerati da una norma come quella proposta dall’onorevole Valentino, calabrese di nascita, coinvolto nel 2004 in un’inchiesta per voti della ‘ndrangheta, vice di Nicolò Ghedini nella consulta PDL per la giustizia.<br />Questo governo si vanta di aver fatto tanto contro la mafia! Ma cosa esattamente? Non solo. Si prende il merito dei colpi inferti dalla magistratura ai clan. In realtà la direzione legislativa del governo è chiaramente opposta. E’ proprio come una partita a scacchi. Ogni volta che si paventa un qualche procedimento penale o anche solo un eventuale coinvolgimento del premier, o di qualche sua stretta amicizia, in qualche sporco affair, subito la macchina legislativa prepara la contromossa. Un esempio molto semplice di quanto questo governo sia interessato al bene degli Italiani è il “processo breve”. Finché ci sono stati i vari lodi, specie il lodo Alfano, la riforma della giustizia non fregava a nessuno. Che i processi durassero vent’anni non era un problema, eppure se questa era una priorità del governo, perché Berlusconi non ci ha mai messo mano prima? Eppure Berlusconi detiene il record di durata in carica come Capo del Governo. Niente! In tutti questi anni la riforma della giustizia non era evidentemente un problema. Ma non appena il lodo Alfano viene giudicato incostituzionale dalla Corte ecco che il bene degli Italiani torna a stare a cuore al nostro Premier. In pochi mesi si mette mano alla riforma della giustizia e si inventa il “processo breve”… che sarà brevissimo in verità se prima non si daranno alla Giustizia i mezzi concreti (non solo legislativi) per renderli davvero brevi. D’altra parte il processo breve (come lo intende Berlusconi) serve proprio a non farli i processi, quindi tutto bene!<br />Ma non basta! Si mette in discussione il “concorso esterno in associazione mafiosa”, si tenta di allargare il “legittimo impedimento” anche a tutti i Ministri. Si tenta di imbavagliare i pentiti o almeno di rendere totalmente inutile qualsiasi loro dichiarazione. Quella del legittimo impedimento è poi davvero divertente. Attraverso una semplice autocertificazione Berlusconi può disertare i processi in cui è coinvolto e quindi farli durare quanto vuole. Ma, d’altra parte, con la riforma della giustizia, la legge impone una durata limite al processo. Fantastico! Così ultimamente un viaggetto per lo più inutile del Presidente viene programmato sempre al momento giusto. E anche con i nostri soldi! Ma non basta ancora. Berlusconi riesce a fare tutto questo continuando a godere della fiducia, pare, della maggioranza degli Italiani. Mi chiedo cosa pensi veramente Berlusconi di questi suoi connazionali che con tanta facilità riesce a raggirare. Che anzi sembra proprio godano nel farsi prendere per il culo e sembrano gridare “ancora, ancora, ancora!”. Penserà di essere uno stramaledetto genio, di meritarla davvero l’”intoccabilità” che si sta disegnando, anzi penserà davvero ormai di essere un “dio”, non solo più un “unto” del Signore. A noi a dirla tutta pare che di unto abbia solo quella inquietante lanugine simil-capellosa che insiste a spruzzarsi sulla testa, che appare e scompare, miracolosamente, a giorni alterni. Ridicolo! Eppure pericoloso! Proprio perché noi Italiani siamo quello che siamo. Il nostro senso civico, delle istituzioni, della democrazia è davvero miserabile! La volontà di difendere i principi minimi della libertà e della giustizia è soffocata dall’irriducibile ammirazione per la “furbata”, per la ricchezza e il successo facili propagandati dalla tivù inventata da Berlusconi. Non occorre alcuna preparazione (questo governo, assolutamente controcorrente e unico in Europa, ha proposto di abbassare a quindici anni l’obbligo scolastico), come dimostrano le veline, i partecipanti del Grande Fratello (che solo in Italia continua ad avere tanto successo, mentre ad esempio in Inghilterra verrà sostituito da un altro programma proprio a causa del netto calo di ascolti), la classe politica che peggiora a vista d’occhio. Come dimostra la candidatura, nelle liste della Lega, guarda un po’, in quel di Brescia, di Renzo Bossi. La lega “dura e pura”, quella Lega che si batte da sempre – ahahahahaha! - contro il nepotismo e il clientelism romano. Renzo Bossi. L’ennesimo “figlio di”, un “ciuccio” patentato, che senza alcuna qualifica o preparazione si appresterebbe ad entrare, complici sempre quegli Italiani di cui sopra, che si dimostrerebbero più “ciucci” di lui, nella politica che conta.<br />«I grandi uomini non dovrebbero mai generare perché sono come le querce, all’ombra delle quali non crescono altre querce, ma solo cespugli», diceva Montanelli. Vero! Ma qui stiamo parlando di Umberto Bossi e di suo figlio. Parliamo già in partenza di un politico mediocre, che concretamente, nonostante le vittorie elettorali ha ottenuto finora poco o niente, che solo qui da noi, in questa Italia un po’ egoista e un po’ razzista, in cui si idolatrano sempre e solo gli interessi personali, poteva ottenere un seguito! Con tale padre, a Renzo non si può neppure riconoscere lo status di cespuglio, egli non è niente di più di una semplice gramigna!Alfo Pophttp://www.blogger.com/profile/17729914545578577812noreply@blogger.com0