Con questa chiamamola "battuta", anche se di ironico ci si vede ben poco, Berlusconi lascia chiaramente intendere che se ne infischia delle polemiche, se ne infischia dei giornali (di tutto il mondo), forse se ne infischia dello stesso Presidente degli Stati Uniti d'America (che d'altra parte se ne infischia di lui!). Ad ogni modo Egli, con quella battuta, sta dicendo a tutti: "Ebbene io sono così! Faccio e dico quel che mi pare e la mia popolarità non decresce di un millimetro, anzi! E voi, giornalisti, gente di sinistra, opposizione, frustrati, montate pure tutte le critiche che volete, agitatevi pure, gridate a perdifiato allo scandalo. Non farete altro che mangiarvi il fegato per la vostra impotenza!". E aggiunge: "Governeremo per sempre." Fortuna che "per sempre" è un concetto alquanto relativo.
Se la presente interpretazione fosse corretta, ci si dovrebbe chiedere come sia stato possibile arrivare a questo punto. La strategia politica di Berlusconi è stata esattamente la stessa di quella adottata con la tivù. L'involgarimento, l'ostentazione dell'ignoranza, lo sprofondamento culturale, che si sono insinuati per anni nella nostra società attraverso una tivù spazzatura, si sono impossessati anche della politica. Il governo Berlusconi ha tirato fuori il peggio dagli Italiani. I "cattivi pensieri" che di solito ognuno di noi tende a tenere piuttosto nascosti, ora sono sbandierati con vigore, se non addirittura con orgoglio: ad esempio quella vena un po' razzista, che ci fa digrignare i denti e sbraitare scompostamente in modo sempre più netto e spavaldo nei confronti degli immigrati stranieri; la tolleranza o meglio la sempre più disarmante accettazione delle ruberie d'alto rango, se non di Stato, delle truffe e delle tangenti milionarie, della manipolazione dell'informazione sul modello Feltri, dell'infedeltà coniugale, dell'andare a puttane e dell'intolleranza invece nei confronti dell'alterità di qualsiasi tipo, anche solo nei confronti di chi la pensa un po' diversamente e magari si permette di criticare, proprio sul modello Berlusconi, sono ormai ordinari.
Tutto d'altra parte è divenuto un po' barzelletta, una battuta da osteria.
L'indipendenza del potere giudiziaro, l'azione e la parola dei Giudici: una barzelletta!
La censura ideologica: una barzelletta!
La libertà di informazione e conseguentemente un'informazione onesta e decorosa nei suoi intenti: una barzelletta!
Chi non si allinea, chi (e dovrebbe essere sacrosanto poterlo fare!) critica il "Leader" è cattivo, disonesto, comunista, divoratore di giovani e innocenti membra.
Così oggi si può dire, anche con un po' di orgoglio tutto latino, o solo italiano: "e che sarà mai una scappatella?"... e anche: "D'altra parte se una donna c'ha certe qualità e le sfrutta che male c'è?"... oppure: "Si vabbè non è proprio onesto rubare, evadere le tasse e cose così, ma se ti arricchisci e non ti beccano buon per te!". Insomma tutti corrotti, nessun corrotto!
Oggi ci si sente autorizzati a pensarla un po' così.
Questi sono davvero i peggiori "cattivi maestri", che ci si potesse immaginare. Solo che di questo passo si rischia davvero il caos ideologico e etico, se non la totale e misera assenza di entrambi.
Ora chiedo a tutti quelli che pagano il canone Rai (al di là della discussione che in proposito si potrebbe aprire): davvero sarebbe preferibile una tivù senza Santoro e gli altri? Fermo restando che c'è pur sempre la possibilità di cambiare canale, non è forse meglio se non opportuno che chi la pensa diversamente dal Leader, possa avere l'opportunità di essere rappresentato? Perchè mai Berlusconi, già lodato da Alfano, dovrebbe essere anche esante dalla discussione, dal dover rendere conto delle sue azioni e delle sue scelte, esente da argomentare le sue ragioni e la sua posizione, esente dal rispondere a lecite domande, come fosse Patriarca, fondatore di una nuova (o antica) religione basata forse sull'anacronistico culto dell'Imperatore? Perchè il semplice contraddittorio spaventa così tanto?
Io pago il canone e preferisco una tv con Santoro, piuttosto che una tv omologata, megafono della maggioranza, a voce unica.
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