Il nostro Presidente del Consiglio ha affermato: “Contro la mafia ho fatto più di chiunque altro”. Ora, come fa un Governo a contrastare la criminalità organizzata, a contrastare le mafie? Ovviamente attraverso i decreti, aiutando il Parlamento alla presentazione e promulgazione di leggi chiare e univoche. Perché è ovvio che non è il Governo, né tantomeno il Presidente del Consiglio che effettua indagini, che si impegna in prima persona, che confisca i beni dei mafiosi, che opera arresti (che in questi ultimi tempi sono stati effettivamente tanti). Questi successi infatti si devono ai magistrati (quegli stessi tanto vituperati dalla Presidenza del Consiglio e dal Governo tutto) e alle Forze dell’ordine (quelle stesse che non riescono a pagare le bollette e non riescono a pagare gli straordinari ai propri agenti).
Quindi cosa ha fatto precisamente questo Governo contro la mafia? Oggi si parla apertamente di eliminare il reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”! Sarebbe questo un esempio di come il Governo Berlusconi intende contrastare la criminalità organizzata? Lo scudo fiscale ha agevolato tra l’altro anche i mafiosi, che hanno potuto reciclare/recuperare il denaro che avevano accumulato all’estero. I beni confiscati ai mafiosi, con una norma iniqua, potrebbero essere rivenduti dallo Stato alla stessa criminalità organizzata, anziché utilizzati prioritariamente per fini sociali, come prevede la legge 109/96. Inoltre Berlusconi si teneva in casa un pericoloso mafioso, Vittorio Mangano. Quanto meno una scelta un po’ miope e sicuramente ingenua. Ha mai dato una risposta sul perché quest’individuo risiedesse ad Arcore? Assolutamente no, anzi, insieme al suo amico e collaboratore di sempre Marcello Dell’Utri, ha definito il noto mafioso addirittura “un eroe!”. Quanto a Marcello Dell’Utri, per ora è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (almeno finchè questo reato non sarà cancellato dall’amico Presidente). Insomma cosa avrebbe fatto di preciso Berlusconi? Niente se non raccontare oggi l’ennesima barzelletta, che come tutte quelle che racconta, non fa però nemmeno troppo ridere e soprattutto non convince. Se non i suoi fan più allocchi e sprovveduti. Quelli che non si informano, che non filtrano le notizie, ai quali continua a mancare la forza per arrendersi definitivamente all’ovvio, alla sconfortante realtà dei fatti.
L’altra barzelletta è tutta della Lega Nord e scaturisce da un referendum passato ieri Svizzera. Gli svizzeri si sono pronunciati a grande maggioranza per il divieto di costruzione di nuovi minareti nel loro Paese. Il referendum sulla proposta di “modifica costituzionale” era stato promosso dalla destra nazional-conservatrice e ha visto prevalere i sì con il 57,5% dei voti. Ovviamente le reazioni di preoccupazione e di forte critica sono state moltissime e sono giunte da più parti. Non dall’Italia, però. Quello che è chiaramente un esempio di rifiuto dell’integrazione e di intolleranza è stato commentato da un Ministro della Repubblica Italiana, il Ministro Castelli, con una lucidità di pensiero minore-uguale a quella di un coleottero un po’ ritardato che ha sbattuto la testa, con queste precise parole: “Ancora una volta dagli Svizzeri ci viene una lezione di civiltà” (già avete capito bene: non IN-civiltà, ma proprio civiltà!). Per i Ministri italiani schierarsi dalla parte dell’intolleranza religiosa, della diseguaglianza, del nazionalismo cieco è una conquista, una prova di progresso sociale. Complimenti! Siete davvero gli uomini del futuro. Si pensi che nemmeno la Chiesa svizzera è apparsa contenta per questa decisione. La Conferenza dei vescovi svizzeri si è dichiarata decisamente preoccupata: la vittoria del sì al referendum, si legge in un comunicato, è "un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto". Idee queste evidentemente ignote e assolutamente incomprensibili per il ministro leghista.
E poi, se questa ennesima barzelletta non facesse abbastanza ridere, Castelli e Calderoli, rincarano la dose, da sapienti clown quali sono, lanciando l’idea di inserire il crocifisso sul tricolore, sulla bandiera italiana. Quella stessa bandiera che portano i nostri militari in Afghanistan (cosicché quella guerra possa diventare una moderna crociata, una vera e propria guerra di religione), la bandiera che porteremo in Sudafrica la prossima estate, la bandiera che appartiene a tutti gli Italiani, qualsiasi sia il loro credo religioso, anche a quelli che non ne hanno alcuno, non certo solo ai Cattolici, che appartiene agli Italiani eterosessuali, ma anche a quelli omosessuali (che certo non si possono considerare rappresentati dalla Chiesa Cattolica), appartiene all’Italia laica, almeno la bandiera, per piacere! Non starò a sottolineare le contraddizioni interne al partito leghista, che un giorno osanna e difende i riti pagani celtici, un altro la tradizione cattolica. Si commentano da sé.
Infine, solo per inciso, lo stesso giorno gli svizzeri hanno anche votato sì all’esportazione di armi. Per spiegare meglio, il testo del referendum chiedeva che la Confederazione elvetica promuovesse gli sforzi internazionali nel campo del disarmo e del controllo degli armamenti e domandava il divieto di esportazione e di transito attraverso la Svizzera di materiale bellico, comprese le tecnologie che possono servire alla produzione di armamenti. D’altra parte, il testo stabiliva l’obbligo per la Confederazione di sostenere per dieci anni le regioni e i dipendenti colpiti dalle conseguenze del bando. Insomma un invito a porre fine al «commercio della morte» e offrire alla Svizzera l’opportunità di una riconversione dell’industria bellica in una civile. Ciò d’altra parte sarebbe stato coerente con le tradizioni elvetiche di neutralità e di politica umanitaria. Gli oppositori però hanno opposto che i costi per la Confederazione sarebbero troppo elevati e che l’industria bellica non potrebbe sopravvivere solo con la produzione interna. La maggioranza degli elettori la pensa come quest’ultimi. Altra prova di civiltà e di visione prospettica in nome del progresso e della costruzione di un futuro migliore.
30 novembre 2009
25 novembre 2009
Concorso esterno
Notizie, apparentemente distanti, apparse su alcuni quotidiani certamente distanti come La Repubblica, Il Giornale e il Foglio di Giuliano Ferrara fanno davvero pensare.
La notizia, che risale al lontano 2003, era in realtà una dichiarazione di Silvio Berlusconi contenuta anche in un libro di Bruno Vespa. Il Presidente del Consiglio aveva intenzione di eliminare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (oltre, già allora, di ripristinare l’immunità parlamentare ovviamente). Eccolo là pensarono in molti. Bersluconi non si preoccupa solo per sé, per i suoi processi, cerca anche di soccorrere l’amico di sempre Marcellino Dell’Utri! Giuseppe Lumia, allora capogruppo DS in commissione Antimafia, infatti, commentò così la notizia: “A parte l' ovvia considerazione che un' altra volta Berlusconi medita di fare una legge per modificare l' iter di un processo in corso come quello a carico di Dell' Utri, dopo averci provato in tutti i modi con quello a carico di Previti, deve essere chiaro che eliminando il reato di concorso esterno si finirebbe per fare un grande favore alle organizzazioni mafiose.” Mentre Nando Dalla Chiesa, senatore allora per la Margherita, diceva: “Abolire il reato di concorso esterno significa impoverire le capacità di risposta delle istituzioni e della giustizia di fronte all' aggressione mafiosa... siamo al cospetto di un nuovo caso clamoroso di conflitto di interessi visto che un amico strettissimo del presidente Berlusconi, il senatore Marcello Dell' Ultri, è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa".
E’ bene sottolineare che, giusto per ricordarsene, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, credevano fermamente nell’utilità “strategica” della normativa per la lotta alla mafia, soprattutto in relazione, ovviamente, all’infiltrazione sempre più massicia della stessa all’interno delle istituzioni, oppure, appunto, in relazione ai favori o favoreggiamenti, che da persone ben inserite, essa poteva – può - ricevere.
Ora la questione torna alla ribalta. Prima il Giornale fa preparazione per una “notizia bomba” che vedremo. Poi Giuliano Ferrara sul Foglio rilancia la vecchia idea: “aboliamo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.” E Perché? Per tutti gli Italiani, ovviamente, che altrimenti sarebbero in balia dei pentiti. Chiunque potrebbe essere accusato ecc. ecc. La tesi di Ferrara sarebbe innanzitutto che i pentiti “non sono attendibili”. Mai? Su quali basi possa sostenerlo, ovviamente non lo spiega. Allora questa volta, in un primo momento viene da pensare all’onorevole Cosentino (accusato recentemente proprio di questo reato). Questa volta stanno facendo quadrato (o ciambella salvagente, come preferite) intorno a lui? Perché ormai alla barzelletta che in ballo ci siano i diritti e gli interessi di “tutti” gli italiani proprio non si capisce chi possa essere così sprovveduto, per non dire idiota, da crederci. Prima era la legge sulle intercettazioni, che intende solo salvaguardare la privacy di tutti noi, e poi il processo breve, che è chiaramente utile a tutti, e adesso l’eliminazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per salvare gli italiani tutti dal finire nelle mire degli inattendibili pentiti. A parte il fatto che ad alcuni di questi pentiti di mafia, questi tizi che secondo Ferrara fanno i burloni, hanno ammazzato parenti ed amici per ritorsione, verrebbe da chiedersi ritorsione rispetto a cosa, perché questa questione torna alla ribalta proprio adesso? Perché questo fuoco di fila, di norme da abolire, leggi da attuare in brevissimo tempo, tutte ruotanti intorno alla questione giustizia? Proprio adesso che Ciancimino Junior ha sollevato un polverone riguardo l’eventuale patto Mafia-Stato, e non solo? E’ davvero solo per Cosentino? La risposta arriva come un macigno proprio dalle pagine del Giornale. Ancora una volta il premier, dal 2003, ma in realtà dal 1994, quando si impegnò personalmente in politica nel tentativo di salvare il salvabile dopo le inchieste di tangentopoli, pensa solo ed esclusivamente ai cazzi propri!
Oggi infatti il Giornale titola: “Ecco l’ultima trovata dei PM Antimafia: sequestrare il patrimonio di Berlusconi!” I magistrati di Palermo pronti ad indagare il premier per (guarda un po’) concorso esterno in associazione mafiosa” – reato del quale, sempre guarda un po’ Berlusconi si preoccupava già nel 2003. Il Giornale prosegue: “L’obiettivo è l’immediato esproprio dei suoi beni grazie all’art. 416bis. E a quel punto toccherebbe a lui dimostrare la provenienza delle sue ricchezze.” Ora, perché per una società limpida e trasparente, di un uomo che si è fatto da solo, dovrebbe essere così difficile dimostrare la provenienza delle proprie ricchezze, questo il Giornale non lo spiega.
La notizia, che risale al lontano 2003, era in realtà una dichiarazione di Silvio Berlusconi contenuta anche in un libro di Bruno Vespa. Il Presidente del Consiglio aveva intenzione di eliminare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (oltre, già allora, di ripristinare l’immunità parlamentare ovviamente). Eccolo là pensarono in molti. Bersluconi non si preoccupa solo per sé, per i suoi processi, cerca anche di soccorrere l’amico di sempre Marcellino Dell’Utri! Giuseppe Lumia, allora capogruppo DS in commissione Antimafia, infatti, commentò così la notizia: “A parte l' ovvia considerazione che un' altra volta Berlusconi medita di fare una legge per modificare l' iter di un processo in corso come quello a carico di Dell' Utri, dopo averci provato in tutti i modi con quello a carico di Previti, deve essere chiaro che eliminando il reato di concorso esterno si finirebbe per fare un grande favore alle organizzazioni mafiose.” Mentre Nando Dalla Chiesa, senatore allora per la Margherita, diceva: “Abolire il reato di concorso esterno significa impoverire le capacità di risposta delle istituzioni e della giustizia di fronte all' aggressione mafiosa... siamo al cospetto di un nuovo caso clamoroso di conflitto di interessi visto che un amico strettissimo del presidente Berlusconi, il senatore Marcello Dell' Ultri, è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa".
E’ bene sottolineare che, giusto per ricordarsene, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, credevano fermamente nell’utilità “strategica” della normativa per la lotta alla mafia, soprattutto in relazione, ovviamente, all’infiltrazione sempre più massicia della stessa all’interno delle istituzioni, oppure, appunto, in relazione ai favori o favoreggiamenti, che da persone ben inserite, essa poteva – può - ricevere.
Ora la questione torna alla ribalta. Prima il Giornale fa preparazione per una “notizia bomba” che vedremo. Poi Giuliano Ferrara sul Foglio rilancia la vecchia idea: “aboliamo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.” E Perché? Per tutti gli Italiani, ovviamente, che altrimenti sarebbero in balia dei pentiti. Chiunque potrebbe essere accusato ecc. ecc. La tesi di Ferrara sarebbe innanzitutto che i pentiti “non sono attendibili”. Mai? Su quali basi possa sostenerlo, ovviamente non lo spiega. Allora questa volta, in un primo momento viene da pensare all’onorevole Cosentino (accusato recentemente proprio di questo reato). Questa volta stanno facendo quadrato (o ciambella salvagente, come preferite) intorno a lui? Perché ormai alla barzelletta che in ballo ci siano i diritti e gli interessi di “tutti” gli italiani proprio non si capisce chi possa essere così sprovveduto, per non dire idiota, da crederci. Prima era la legge sulle intercettazioni, che intende solo salvaguardare la privacy di tutti noi, e poi il processo breve, che è chiaramente utile a tutti, e adesso l’eliminazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per salvare gli italiani tutti dal finire nelle mire degli inattendibili pentiti. A parte il fatto che ad alcuni di questi pentiti di mafia, questi tizi che secondo Ferrara fanno i burloni, hanno ammazzato parenti ed amici per ritorsione, verrebbe da chiedersi ritorsione rispetto a cosa, perché questa questione torna alla ribalta proprio adesso? Perché questo fuoco di fila, di norme da abolire, leggi da attuare in brevissimo tempo, tutte ruotanti intorno alla questione giustizia? Proprio adesso che Ciancimino Junior ha sollevato un polverone riguardo l’eventuale patto Mafia-Stato, e non solo? E’ davvero solo per Cosentino? La risposta arriva come un macigno proprio dalle pagine del Giornale. Ancora una volta il premier, dal 2003, ma in realtà dal 1994, quando si impegnò personalmente in politica nel tentativo di salvare il salvabile dopo le inchieste di tangentopoli, pensa solo ed esclusivamente ai cazzi propri!
Oggi infatti il Giornale titola: “Ecco l’ultima trovata dei PM Antimafia: sequestrare il patrimonio di Berlusconi!” I magistrati di Palermo pronti ad indagare il premier per (guarda un po’) concorso esterno in associazione mafiosa” – reato del quale, sempre guarda un po’ Berlusconi si preoccupava già nel 2003. Il Giornale prosegue: “L’obiettivo è l’immediato esproprio dei suoi beni grazie all’art. 416bis. E a quel punto toccherebbe a lui dimostrare la provenienza delle sue ricchezze.” Ora, perché per una società limpida e trasparente, di un uomo che si è fatto da solo, dovrebbe essere così difficile dimostrare la provenienza delle proprie ricchezze, questo il Giornale non lo spiega.
24 novembre 2009
Gradisca Presidente
Patrizia D’Addario avrebbe scritto un libro: “Gradisca Presidente”, le sue memorie sulle feste e sulla notte passata nel lettone di Putin, con il Presidente del Consiglio. Editore Aliberti. Al di là del fatto che le eventuali nuove (e sottolineo nuove) rivelazioni della “signora” possano avere effettivamente rilevanza giornalistica, e quindi sono d’accordo con il Fatto Quotidiano, quando dice che è scandaloso il silenzio che in Italia ha accompagnato finora la notizia, soprattutto in considerazione del fatto – appunto - che invece tutta la stampa estera l’ha ripresa ampiamente (e rispetto al tam tam mediatico riservato per esempio all’uscita del libro di Bruno Vespa, Editore Mondadori, guarda un po’), una domanda sorge spontanea: vista la povertà lessicale e le difficoltà sintattatiche e grammaticali dimostrate dalla escort in tutte le interviste, come sarà riuscita a mettere nero su bianco, in un italiano scritto comprensibile, i suoi ricordi?
Su via, chi è il suo personalissimo Ghost Writer? Ce lo direte prima o poi?
Perché è evidente: o il libro è scritto in “daddariese”, oppure l’ha scritto qualcun altro.
Io, personalmente, avrei preferito che l’inchiesta fosse portata avanti da giornalisti! Che fosse la stampa a pubblicare eventualmente interviste, fatti, notizie. Perché, secondo me, eleggere la signora D’Addario agli onori della Stampa, costringere tutti noi a rivolgerci a Lei come Autore, conferirgli infine un “premio” improprio e inadeguato (anche economico) è, a pensarci bene, offensivo e di cattivissimo gusto. Un’onta per chi fa con impegno e professionalità il mestiere di giornalista o di scrittore. Se un qualche “Truman Capote” italiano (ad avercene…) avesse preso in mano la faccenda e ne avesse sfornato un libro-inchiesta allora che piacere sarebbe stato! Ma Patrizia D’Addario… per piacere! Che paese è l’Italia. Ma proprio nulla da noi è sacro davvero? Qualsiasi cosa si può involgarire, svuotare di valore? Sbraitiamo per il crocifisso nelle aule e va bene, anche se la maggior parte di quelli che sbraitano non mettono probabilmente piede in una Chiesa da decenni, ma dovremmo scandalizzarci anche quando si svende l’arte, la letteratura, l’intelligenza, che sono i segni più evidenti, secondo me, della divinità umana, e quindi dovrebbero essere trattati con estrema cura e responsabilità. Anche se l’Editore fosse stato mosso esclusivamente da intenti divulgativi e da buone ragioni, anziché da criteri Ziopaperoneschi, cioè semplicemente subodorando odore di soldoni (me l’immagino, con le movenze tipiche dell’esoso Papero, mentre si frega le mani piumate, con gli occhietti illuminati dal simboletto dell’euro e si tuffa in una piscina zeppa di monete d’oro), mi sembra comunque una scelta sbagliata. Almeno quella di attribuire il libro alla D’Addario medesima. Perché un’editore è un imprenditore è vero, deve far soldi va bene, ma dovrebbe prefiggersi contemporaneamente anche un compito un pochino più alto, secondo me. Discorso un po’ retorico, moralistico, utopistico? Probabilmente! Ma io ci credo e lo ribadisco con orgoglio.
E voi? Voi lettori della domenica lo comprerete questo libro? Probabilmente sì!
E poi magari lo metterete subito a riposo, sullo scaffale, di fianco al vostro ultimo acquisto, il libro di Bruno Vespa, non è così?
L’ennesimo rarissimo libro acquistato e mai letto. Perché questi libri sono proprio quelli che si acquistano, ma… non si leggono! Perché a comprarli non sono quei pochi italiani che abitualmente acquistano e divorano libri (degni di tale nome). No, sono proprio tutti gli altri. La maggioranza dei non-lettori. E' anche vero che se il libro servisse almeno ad aprire gli occhi anche solo a uno dei fan/elettori di Berlusconi, allora sarebbe una conquista. Ma io non credo che servirà neppure a questo, purtroppo.
E, in ogni caso, non posso fare a meno di chiedermi, cosa ne pensino gli scrittori italiani veri (anche alcuni esordienti di altissima qualità degli ultimi tempi di cui non si parla a mio parere abbastanza e che in qualche modo saranno oscurati anche un po’ da questa nuova uscita). Probabilmente, come è giusto che sia, se ne fregano. Loro d'altra parte fanno un altro mestiere. Scrivono libri.
13 novembre 2009
Che tempo che fa!
Piove. Anzi Diluvia. Nuvole nere, basse e gonfie. Vento e tornadi si abbattono impietosi sulle nostre Istituzioni. Sulla Costituzione. Spazzano via la Democrazia e alla fine, quando e se il sole dovesse tornare finalmente a splendere, cosa sarà rimasto della nostra amata "Italietta"? Un deserto di macerie e fango nero come la pece. Il fango dei politici corrotti, che usano le istituzioni per i propri interessi personali. Il fango dei finti giornalisti al servizio del potere. Il fango di avvocati-deputati, come Ghedini, che dovrebbero essere "deontologicamente" radiati e invece presentano disegni di legge, da urtilizzarsi poi nei propri "processi" privati, che sono poi i "processi" del Premier. Un fango denso e fetido in cui però rischiamo di annegare tutti. E qualcuno si vergogna di annegare l'Italia sotto questo fango? Nient'affatto. Con cinismo e addirittura con orgoglio, vanno avanti, spargendolo ovunque con inaudita sfacciataggine. Oggi Massimo Gramellini su La Stampa, sempre lucido nei suoi commenti, coglie, a mio parere, esattamente il punto. Ormai Berlusconi, dice, è argomento di cui non si può più discutere. Cito letteralmente, perché trovo la questione particolarmente pregnante: Berlusoni non è "un politico o un imprenditore come gli altri, ma un dio o un diavolo a seconda degli umori. Uno che suscita amore e odio, come le rockstar, le icone, le squadre di calcio." Anche io, nel mio piccolo, tempo addietro, nel mio post "La politica dei tifosi" avevo sostenuto qualcosa di simile. Ma Gramellini dice ancora: "Provate a immaginare se il Presidente del Consiglio Casini (Tremonti, Letta, Bersani) si fosse fatto scodellare una legge ad personam, fresca fresca di giornata, dalle sue gallinelle parlamentari. I suoi elettori sarebbero stati i primi a scandalizzarsi (...)", ma Berlusconi, "incarna il sogno di una massa di persone e i sogni di massa non sono tenuti a rispettare il codice penale, né altra convenzione che non sia il perpetuarsi del sogno stesso. Questo pensano gli innamorati. Mentre i nemici diventano sempre più ossessivi (...)", e come potrebbe essere altrimenti, diciamo noi! Insomma "alla fine della sua parabola, quest'uomo epocale sembra aver raggiunto il suo obiettivo: lasciarci tutti senza parole!".
E' Vero! Di fronte a tanta spudorata evidenza, non si può che restare senza parole. Tanto più che chi prova a gridare, trova sordi. Chi prova a mostrare, trova ciechi. O meglio trova tifosi. Chi è già d'accordo applaude. Chi è contro si scandalizza e nessuno si sposta dalla sua posizione. Non c'entrano le opinioni e soprattutto non c'entrano i fatti. C'è solo il tifo esasperato e insensato, tipico degli ultras più irriducibili. Ma il calcio, lo sport in genere, quelli che vorrebbero guardarsi tranquilli la partita, godersi lo spettacolo in santa pace, quelli che in cambio del prezzo del biglietto, vorrebbero poter vedere uno scontro leale, un arbitro giusto e preparato, godere del calore del tifo genuino, non miope e ossessivo, cosa pensano della violenza ottusa degli ultras? Oggi, in politica, tutti siamo ultras ottusi, è evidente!
La legge sui processi, presentata in tempi record (evidentemente già pronta, come paracadute post-lodo), è un fallo scorretto, da espulsione. Un calcio di rigore grande come una casa. Di quelli evidenti immediatamente, anche senza l'ausilio della moviola. Eppure, proprio come fanno i tifosi, qualcuno dice di no! Guarda e riguarda al ralenti la scena, vede e rivede evidente il calcio, la gamba tesissima, i tacchetti che si infilano nella carne all'altezza del ginocchio, l'articolazione che si piega in modo innaturale, l'osso che si spezza e fuoriesce dalla carne accompagnato da un fiotto di sangue scuro, eppure il tifoso continua a gridare no! Nessun fallo, nessun rigore, nessuna scorrettezza!
10 novembre 2009
E’ l’ora di un ricambio morale.
Una volta le parole avevano un peso.
In particolare quando a pronunciare parole sono uomini politici, che hanno pubbliche responsabilità, o comunque individui la cui immagine è in qualche modo pubblica, costoro dovrebbero, di fronte a una telecamera, di fronte a un microfono, soppesare l’utilizzo di ogni singolo vocabolo, aggettivo, avverbio, pensare e ragionare ogni frase, prima che diventi semplice emissione di suoni scomposti, di concetti che feriscono le orecchie al solo udirli.
Le parole – insieme all’espressione, al tono, alla situazione contingente in cui vengono dette - hanno un significato, che dovrebbe essere univoco. E l’emittente dovrebbe tenere in conto sempre, che qualsiasi affermazione, quando raggiunge il/i destinatari ha un effetto, che può anche essere emotivamente devastante.
Ecco allora che se un uomo ha l’enorme potere di far sì che le sue parole raggiungano un grande numero di persone, ha il dovere di utilizzarle con giudizio.
Oggi solo alcuni scrittori (che fanno delle parole il proprio mestiere), pochissimi giornalisti ahimè e praticamente nessun politico, avvertono questa responsabilità.
La tivù poi, in generale, fa quotidianamente scempio delle parole. Non solo! Oggi si può dire in tivù qualunque cosa e negarla il giorno dopo, nonostante appunto la prova televisiva medesima. Perché il tempo in tivù assume forme anomale. La tv è veloce, come la luce, corre come gli atomi sparati nell’acceleratore del Cern di Ginevra. Solo che la tivù i buchi neri li crea per davvero.
Ieri in tv è un secolo fa e oggi può durare una vita!
Certo è pur sempre possibile che dietro le parole sconsiderate di molti ci sia un disegno politico o di semplice conservazione del potere o anche solo il mero tentativo di attrarre appunto l’attenzione mediatica, secondo il criterio che non importa come se ne parla, purché se ne parli! Può anche essere.
Ad esempio. Pensate a come suonano le parole “abbreviare la prescrizione”. Suonano un po’ troppo ad personam, non è vero? Sarebbe difficile convincere della bontà del provvedimento, con queste parole, anche i fan più irriducibili di Berlusconi. Nemmeno quegli italiani che si rifiutano di pensare, le avrebbero digerite con facilità. Ecco allora che, per dire la medesima cosa, si dice “abbreviazione dei processi”, che suona meglio, non è vero? Perché queste parole sembrano alludere a qualcosa di utile a tutti.
Questo però rappresenta qualcosa di diverso, rispetto a quello che intendevo prima. Questo è un uso delle parole meschino, interessato, furbo, qualcuno oserebbe dire intelligente. O almeno la cui intelligenza è inversamente proporzionale alla dabbenaggine di chi ci crede. Però non è a questo, che mi riferivo.
No, nella maggior parte dei casi, a me non pare che le cose stiano così, o almeno non solo e non sempre. Nella maggior parte dei casi si tratta proprio di scivoloni verbali, di ignoranza macroscopica, di mancanza di sensibilità sia etica, sia democratica, della misera ostentazione del vuoto perfetto contenuto nella scatola cranica di molti.
Solo alcuni nomi esemplari. Carlo Giovanardi. Daniela Santanchè. Augusto Minzolini. Ma ce ne sono molti altri, ogni giorno.
Come faccio spesso ultimamente, mi chiedo allora ancora una volta perché?
Perché i dibattiti televisivi in Italia sono affidati a persone tanto miopi?
Mi chiedo ancora una volta se non ci siano Italiani più degni. Intellettuali che abbiano una visione della realtà più vicina alla verità, che valga davvero la pena ascoltare, che con le loro parole possano illuminare, anche solo un un po’ e anche solo per poco, le tenebre che sempre di più ci circondano. Ci sono?
Oppure Daniela Santanchè rappresenta davvero il massimo che il nostro popolo è oggi in grado di esprimere?
Non ci sono davvero uomini più degni di Berlusconi in grado di governare il Paese?
Non ci sono avvocati che sentano la responsabilità dell’etica professionale più dell’avvocato Ghedini?
Non c’è un candidato migliore di Nicola Cosentino, sospettato di collusione con la Camorra, per la presidenza della regione Campania?
Non ci sono uomini migliori di Giovanardi?
Non ci sono persone capaci di rispettare culture diverse dalla nostra, religioni diverse, la semplice verità storica (che però bisognerebbe conoscere in effetti), insomma, in poche parole, capaci di di rispettare gli altri?
E anche all’onorevole Bersani vorrei chiedere, se non ci siano uomini migliori di Nino Papania, il cui autista è stato da pochissimo arrestato per mafia? Lo stesso Nino Papania che nel 2002 patteggiò in quel di Palermo 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio?
Non ci sono donne migliori di Patrizia D’Addario da candidare? Davvero non ce ne sono?
Se ci sono, come io credo, uomini e donne migliori (lo dico ad esempio a Roberto Saviano), non lasciatevi coinvolgere. O meglio sì. Fate tutto ciò che potete, offrite il vostro prezioso contributo e tentate di porre rimedio a questa terribile deriva, culturale, prima ancora che politica e sociale. Contribuite a creare però ex-novo un movimento di persone per bene. Un movimento non corrotto e incorruttibile. Un movimento che non sia coinvolto. Un movimento per il Paese e non per le poltrone! Non lasciate che vi si appioppi addosso qualsivoglia etichetta. Basta PDL, PD, UDC, ITV, basta lasciarsi prendere per il culo!
Serve davvero un cambiamento. Che non sia semplicemente un ricambio generazionale, ma un doveroso e assolutamente irrinunciabile ricambio morale!
In particolare quando a pronunciare parole sono uomini politici, che hanno pubbliche responsabilità, o comunque individui la cui immagine è in qualche modo pubblica, costoro dovrebbero, di fronte a una telecamera, di fronte a un microfono, soppesare l’utilizzo di ogni singolo vocabolo, aggettivo, avverbio, pensare e ragionare ogni frase, prima che diventi semplice emissione di suoni scomposti, di concetti che feriscono le orecchie al solo udirli.
Le parole – insieme all’espressione, al tono, alla situazione contingente in cui vengono dette - hanno un significato, che dovrebbe essere univoco. E l’emittente dovrebbe tenere in conto sempre, che qualsiasi affermazione, quando raggiunge il/i destinatari ha un effetto, che può anche essere emotivamente devastante.
Ecco allora che se un uomo ha l’enorme potere di far sì che le sue parole raggiungano un grande numero di persone, ha il dovere di utilizzarle con giudizio.
Oggi solo alcuni scrittori (che fanno delle parole il proprio mestiere), pochissimi giornalisti ahimè e praticamente nessun politico, avvertono questa responsabilità.
La tivù poi, in generale, fa quotidianamente scempio delle parole. Non solo! Oggi si può dire in tivù qualunque cosa e negarla il giorno dopo, nonostante appunto la prova televisiva medesima. Perché il tempo in tivù assume forme anomale. La tv è veloce, come la luce, corre come gli atomi sparati nell’acceleratore del Cern di Ginevra. Solo che la tivù i buchi neri li crea per davvero.
Ieri in tv è un secolo fa e oggi può durare una vita!
Certo è pur sempre possibile che dietro le parole sconsiderate di molti ci sia un disegno politico o di semplice conservazione del potere o anche solo il mero tentativo di attrarre appunto l’attenzione mediatica, secondo il criterio che non importa come se ne parla, purché se ne parli! Può anche essere.
Ad esempio. Pensate a come suonano le parole “abbreviare la prescrizione”. Suonano un po’ troppo ad personam, non è vero? Sarebbe difficile convincere della bontà del provvedimento, con queste parole, anche i fan più irriducibili di Berlusconi. Nemmeno quegli italiani che si rifiutano di pensare, le avrebbero digerite con facilità. Ecco allora che, per dire la medesima cosa, si dice “abbreviazione dei processi”, che suona meglio, non è vero? Perché queste parole sembrano alludere a qualcosa di utile a tutti.
Questo però rappresenta qualcosa di diverso, rispetto a quello che intendevo prima. Questo è un uso delle parole meschino, interessato, furbo, qualcuno oserebbe dire intelligente. O almeno la cui intelligenza è inversamente proporzionale alla dabbenaggine di chi ci crede. Però non è a questo, che mi riferivo.
No, nella maggior parte dei casi, a me non pare che le cose stiano così, o almeno non solo e non sempre. Nella maggior parte dei casi si tratta proprio di scivoloni verbali, di ignoranza macroscopica, di mancanza di sensibilità sia etica, sia democratica, della misera ostentazione del vuoto perfetto contenuto nella scatola cranica di molti.
Solo alcuni nomi esemplari. Carlo Giovanardi. Daniela Santanchè. Augusto Minzolini. Ma ce ne sono molti altri, ogni giorno.
Come faccio spesso ultimamente, mi chiedo allora ancora una volta perché?
Perché i dibattiti televisivi in Italia sono affidati a persone tanto miopi?
Mi chiedo ancora una volta se non ci siano Italiani più degni. Intellettuali che abbiano una visione della realtà più vicina alla verità, che valga davvero la pena ascoltare, che con le loro parole possano illuminare, anche solo un un po’ e anche solo per poco, le tenebre che sempre di più ci circondano. Ci sono?
Oppure Daniela Santanchè rappresenta davvero il massimo che il nostro popolo è oggi in grado di esprimere?
Non ci sono davvero uomini più degni di Berlusconi in grado di governare il Paese?
Non ci sono avvocati che sentano la responsabilità dell’etica professionale più dell’avvocato Ghedini?
Non c’è un candidato migliore di Nicola Cosentino, sospettato di collusione con la Camorra, per la presidenza della regione Campania?
Non ci sono uomini migliori di Giovanardi?
Non ci sono persone capaci di rispettare culture diverse dalla nostra, religioni diverse, la semplice verità storica (che però bisognerebbe conoscere in effetti), insomma, in poche parole, capaci di di rispettare gli altri?
E anche all’onorevole Bersani vorrei chiedere, se non ci siano uomini migliori di Nino Papania, il cui autista è stato da pochissimo arrestato per mafia? Lo stesso Nino Papania che nel 2002 patteggiò in quel di Palermo 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio?
Non ci sono donne migliori di Patrizia D’Addario da candidare? Davvero non ce ne sono?
Se ci sono, come io credo, uomini e donne migliori (lo dico ad esempio a Roberto Saviano), non lasciatevi coinvolgere. O meglio sì. Fate tutto ciò che potete, offrite il vostro prezioso contributo e tentate di porre rimedio a questa terribile deriva, culturale, prima ancora che politica e sociale. Contribuite a creare però ex-novo un movimento di persone per bene. Un movimento non corrotto e incorruttibile. Un movimento che non sia coinvolto. Un movimento per il Paese e non per le poltrone! Non lasciate che vi si appioppi addosso qualsivoglia etichetta. Basta PDL, PD, UDC, ITV, basta lasciarsi prendere per il culo!
Serve davvero un cambiamento. Che non sia semplicemente un ricambio generazionale, ma un doveroso e assolutamente irrinunciabile ricambio morale!
05 novembre 2009
Tre spunti di riflessione.
Uno.
Ancora sulle pagine del “Giornale” di Feltri il caso Marrazzo. E anche sulla prima pagine di “Libero”, ancora e ancora il faccione tristemente “colpevole” dell’ex Presidente della Regione Lazio. Il Governo si preoccupa tanto della privacy del Presidente del Consiglio, dell’uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche, ma i verbali (ripeto i verbali) degli interrogatori di Marrazzo finiscono sui quotidiani (soprattutto su quelli riconducibili alla famiglia Berlusconi) in tempo reale. Anche su tutti gli altri a dire la verità! Però ho citato il Giornale e Libero, perché proprio dalle loro pagine, quando si trattò dei vizi di Berlusconi, si levarono voci indignate, si denunciò l’involgarimento dell’informazione di “sinistra” ridotta a mero “gossip”. E ora? Il caso Marrazzo viene rivoltato e rivoltato da giorni, la sua vita straziata, senza attendere qualsivoglia esito di indagine, né sentenza. E dire che di rilevanza giornalistica l’”Affair Berlusconi” ne aveva eccome (l’evidente facilità alla menzogna del Presidente, prostitute candidate, l’uso di cocaina nelle sue dimore, frequentazioni non chiare di ragazzine minorenni), e allora? Una persona civile non può non rivolgere agli “incivili giornalisti” Feltri e Belpietro una semplice domanda: “Non vi sembra neanche un po’ di usare due pesi e due misure?”
Due.
I problemi italiani sono tanti, alcuni gravi e occorrerebbero quanto prima riforme serie e a tutto campo. Infatti le priorità del Governo sono:
1) Elezione diretta del Presidente del Consiglio.
2) Riforma della Giustizia (che dio ci aiuti!)
3) Legge sulle intercettazioni telefoniche..
Che sono evidentemente una priorità per tutti noi, la soluzione di ogni nostro problema e invece proprio per niente, assolutamente per niente, la priorità per il Presidente del Consiglio e il tentativo di risolvere alcuni suoi problemucci giudiziari e personali.
Vorrei solo far notare che se qualcuno venisse intercettato e tali intercettazioni apparissero neutre e non evidenziassero comportamenti rilevanti dal punto di vista etico, giudiziario o giornalistico, di certo non finirebbe sui giornali. Vorrei far notare che la maggior parte dei cittadini italiani è con ogni probabilità in questa condizione. Mentre i nostri politici, hanno chiaramente dimostrato di essere nella situazione opposta: ovvero usano moltissimo il cellulare per le loro cazzate! Vorrei far notare che le intercettazioni telefoniche sono risultate fondamentali per la soluzione di molti reati gravi (omicidio, associazione mafiosa, violenza sessuale), motivo che da solo dovrebbe essere sufficiente a difendere tale procedura, anziché attaccarla! Al limite si potrebbe parlare di una regolamentazione dell’uso improprio che delle intercettazioni si fa e si è fatto. La legge che vuole Berlusconi, a difesa dei propri personalissimi “vizietti”, impedirebbe la soluzione di molti reati gravi e, tanto per capirci, se fosse passata qualche anno fa, Moggi sarebbe ancora un grande Manager Sportivo e la Juventus avrebbe qualche scudetto in più.
Tre
La decisione della corte di Strasburgo, che dice “no” al crocifisso nelle aule scolastiche, avrebbe anche delle motivazioni piuttosto sensate e ragionevoli da un punto di visto giuridicamente laico (come dovrebbe essere il Governo di uno Stato non confessionale come il nostro, almeno in teoria). Secondo la Corte si tratterebbe di una "una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni" – dato che, d’altra parte, le classi italiane sono sempre più multietniche e, conseguentemente, mutlireligiose. Sarebbe anche giusto sottolineare che concretamente non così tante aule in Italia conservano questa tradizione. Io stesso ricordo un crocifisso sulla cattedra durante gli anni delle elementari, ma niente né al Liceo, nè nelle aule universitarie e mi risulta che nelle aule delle scuole più recenti, la “tradizione” non sia stata affatto mantenuta. A dimostrazione che talvolta il buonsenso agisce da sé, senza attendere sentenze. Ad ogni modo, non è tanto mia intenzione approfondire qui questa questione, alla quale sarebbe opportuno dedicare una riflessione a parte, quanto sottolineare la rezione della Lega, che affida al quotidiano La Padania, il suo sdegno ufficiale. “Il crocifisso è un simbolo della nostra tradizione e blablabla, non si tocca e blablabla e non vogliamo morire musulmani e blablabla!” Ma loro non sono quelli dei Druidi, dei riti pagani celitici, e della rivendicazione di altri simili cazzate?
D’altra parte la Lega accusò in passato Berlusconi di complicità con la mafia, Bossi si è sempre scagliato contro la Roma Ladrona e clientelare, contro il nepotismo della politica, ma suo figlio somaro (bocciato per tre volte alla maturità), ottiene incarichi per i quali non ha alcuna qualifica, quindi non c’è da stupirsi troppo dell’ennesima prova di incoerenza.
Quindi infine vorrei porre alcune semplici domande: come si fa a non averne abbastanza delle pagliacciate di questo piccolo (ma davvero “piccolo”) uomo, sedicente cavaliere, ma con molte macchie e probabilmente, a ragione, moltissime paure? Davvero non possiamo offrire l’onore e la responsabilità di governarci a un uomo migliore? Quantomeno onesto e libero di occuparsi dei problemi del Paese, anziché con ogni evidenza preoccupato di risolvere i propri a costo di calpestare tutto e tutti? Come si può oggi, nonostante tutto, anche solo pensare di votare Silvio Berlusconi e l’incoerente e superficialissima Lega Nord? E con ciò non intendo, lo sottolineo, votare il centro destra (in un paese democratico simil-maggioritario come il nostro, l’alternanza degli schieramenti, premiarne uno o l’altro a seconda delle proposte “politiche” e del lavoro svolto è sacrosanto), parlo proprio di votare Silvio Berlusconi e quei rappresentanti della Lega Nord (Calderoli, Borghezio, Bossi e Company) che mostrano, oserei dire ostentano, ogni santo giorno la loro miopia, la pochezza culturale e intellettuale e conseguentemente la totale inadeguatezza a offrire un contributo utile per la costruzione di un futuro degno per l’Italia? Come si fa?
Ancora sulle pagine del “Giornale” di Feltri il caso Marrazzo. E anche sulla prima pagine di “Libero”, ancora e ancora il faccione tristemente “colpevole” dell’ex Presidente della Regione Lazio. Il Governo si preoccupa tanto della privacy del Presidente del Consiglio, dell’uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche, ma i verbali (ripeto i verbali) degli interrogatori di Marrazzo finiscono sui quotidiani (soprattutto su quelli riconducibili alla famiglia Berlusconi) in tempo reale. Anche su tutti gli altri a dire la verità! Però ho citato il Giornale e Libero, perché proprio dalle loro pagine, quando si trattò dei vizi di Berlusconi, si levarono voci indignate, si denunciò l’involgarimento dell’informazione di “sinistra” ridotta a mero “gossip”. E ora? Il caso Marrazzo viene rivoltato e rivoltato da giorni, la sua vita straziata, senza attendere qualsivoglia esito di indagine, né sentenza. E dire che di rilevanza giornalistica l’”Affair Berlusconi” ne aveva eccome (l’evidente facilità alla menzogna del Presidente, prostitute candidate, l’uso di cocaina nelle sue dimore, frequentazioni non chiare di ragazzine minorenni), e allora? Una persona civile non può non rivolgere agli “incivili giornalisti” Feltri e Belpietro una semplice domanda: “Non vi sembra neanche un po’ di usare due pesi e due misure?”
Due.
I problemi italiani sono tanti, alcuni gravi e occorrerebbero quanto prima riforme serie e a tutto campo. Infatti le priorità del Governo sono:
1) Elezione diretta del Presidente del Consiglio.
2) Riforma della Giustizia (che dio ci aiuti!)
3) Legge sulle intercettazioni telefoniche..
Che sono evidentemente una priorità per tutti noi, la soluzione di ogni nostro problema e invece proprio per niente, assolutamente per niente, la priorità per il Presidente del Consiglio e il tentativo di risolvere alcuni suoi problemucci giudiziari e personali.
Vorrei solo far notare che se qualcuno venisse intercettato e tali intercettazioni apparissero neutre e non evidenziassero comportamenti rilevanti dal punto di vista etico, giudiziario o giornalistico, di certo non finirebbe sui giornali. Vorrei far notare che la maggior parte dei cittadini italiani è con ogni probabilità in questa condizione. Mentre i nostri politici, hanno chiaramente dimostrato di essere nella situazione opposta: ovvero usano moltissimo il cellulare per le loro cazzate! Vorrei far notare che le intercettazioni telefoniche sono risultate fondamentali per la soluzione di molti reati gravi (omicidio, associazione mafiosa, violenza sessuale), motivo che da solo dovrebbe essere sufficiente a difendere tale procedura, anziché attaccarla! Al limite si potrebbe parlare di una regolamentazione dell’uso improprio che delle intercettazioni si fa e si è fatto. La legge che vuole Berlusconi, a difesa dei propri personalissimi “vizietti”, impedirebbe la soluzione di molti reati gravi e, tanto per capirci, se fosse passata qualche anno fa, Moggi sarebbe ancora un grande Manager Sportivo e la Juventus avrebbe qualche scudetto in più.
Tre
La decisione della corte di Strasburgo, che dice “no” al crocifisso nelle aule scolastiche, avrebbe anche delle motivazioni piuttosto sensate e ragionevoli da un punto di visto giuridicamente laico (come dovrebbe essere il Governo di uno Stato non confessionale come il nostro, almeno in teoria). Secondo la Corte si tratterebbe di una "una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni" – dato che, d’altra parte, le classi italiane sono sempre più multietniche e, conseguentemente, mutlireligiose. Sarebbe anche giusto sottolineare che concretamente non così tante aule in Italia conservano questa tradizione. Io stesso ricordo un crocifisso sulla cattedra durante gli anni delle elementari, ma niente né al Liceo, nè nelle aule universitarie e mi risulta che nelle aule delle scuole più recenti, la “tradizione” non sia stata affatto mantenuta. A dimostrazione che talvolta il buonsenso agisce da sé, senza attendere sentenze. Ad ogni modo, non è tanto mia intenzione approfondire qui questa questione, alla quale sarebbe opportuno dedicare una riflessione a parte, quanto sottolineare la rezione della Lega, che affida al quotidiano La Padania, il suo sdegno ufficiale. “Il crocifisso è un simbolo della nostra tradizione e blablabla, non si tocca e blablabla e non vogliamo morire musulmani e blablabla!” Ma loro non sono quelli dei Druidi, dei riti pagani celitici, e della rivendicazione di altri simili cazzate?
D’altra parte la Lega accusò in passato Berlusconi di complicità con la mafia, Bossi si è sempre scagliato contro la Roma Ladrona e clientelare, contro il nepotismo della politica, ma suo figlio somaro (bocciato per tre volte alla maturità), ottiene incarichi per i quali non ha alcuna qualifica, quindi non c’è da stupirsi troppo dell’ennesima prova di incoerenza.
Quindi infine vorrei porre alcune semplici domande: come si fa a non averne abbastanza delle pagliacciate di questo piccolo (ma davvero “piccolo”) uomo, sedicente cavaliere, ma con molte macchie e probabilmente, a ragione, moltissime paure? Davvero non possiamo offrire l’onore e la responsabilità di governarci a un uomo migliore? Quantomeno onesto e libero di occuparsi dei problemi del Paese, anziché con ogni evidenza preoccupato di risolvere i propri a costo di calpestare tutto e tutti? Come si può oggi, nonostante tutto, anche solo pensare di votare Silvio Berlusconi e l’incoerente e superficialissima Lega Nord? E con ciò non intendo, lo sottolineo, votare il centro destra (in un paese democratico simil-maggioritario come il nostro, l’alternanza degli schieramenti, premiarne uno o l’altro a seconda delle proposte “politiche” e del lavoro svolto è sacrosanto), parlo proprio di votare Silvio Berlusconi e quei rappresentanti della Lega Nord (Calderoli, Borghezio, Bossi e Company) che mostrano, oserei dire ostentano, ogni santo giorno la loro miopia, la pochezza culturale e intellettuale e conseguentemente la totale inadeguatezza a offrire un contributo utile per la costruzione di un futuro degno per l’Italia? Come si fa?
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