Una volta le parole avevano un peso.
In particolare quando a pronunciare parole sono uomini politici, che hanno pubbliche responsabilità, o comunque individui la cui immagine è in qualche modo pubblica, costoro dovrebbero, di fronte a una telecamera, di fronte a un microfono, soppesare l’utilizzo di ogni singolo vocabolo, aggettivo, avverbio, pensare e ragionare ogni frase, prima che diventi semplice emissione di suoni scomposti, di concetti che feriscono le orecchie al solo udirli.
Le parole – insieme all’espressione, al tono, alla situazione contingente in cui vengono dette - hanno un significato, che dovrebbe essere univoco. E l’emittente dovrebbe tenere in conto sempre, che qualsiasi affermazione, quando raggiunge il/i destinatari ha un effetto, che può anche essere emotivamente devastante.
Ecco allora che se un uomo ha l’enorme potere di far sì che le sue parole raggiungano un grande numero di persone, ha il dovere di utilizzarle con giudizio.
Oggi solo alcuni scrittori (che fanno delle parole il proprio mestiere), pochissimi giornalisti ahimè e praticamente nessun politico, avvertono questa responsabilità.
La tivù poi, in generale, fa quotidianamente scempio delle parole. Non solo! Oggi si può dire in tivù qualunque cosa e negarla il giorno dopo, nonostante appunto la prova televisiva medesima. Perché il tempo in tivù assume forme anomale. La tv è veloce, come la luce, corre come gli atomi sparati nell’acceleratore del Cern di Ginevra. Solo che la tivù i buchi neri li crea per davvero.
Ieri in tv è un secolo fa e oggi può durare una vita!
Certo è pur sempre possibile che dietro le parole sconsiderate di molti ci sia un disegno politico o di semplice conservazione del potere o anche solo il mero tentativo di attrarre appunto l’attenzione mediatica, secondo il criterio che non importa come se ne parla, purché se ne parli! Può anche essere.
Ad esempio. Pensate a come suonano le parole “abbreviare la prescrizione”. Suonano un po’ troppo ad personam, non è vero? Sarebbe difficile convincere della bontà del provvedimento, con queste parole, anche i fan più irriducibili di Berlusconi. Nemmeno quegli italiani che si rifiutano di pensare, le avrebbero digerite con facilità. Ecco allora che, per dire la medesima cosa, si dice “abbreviazione dei processi”, che suona meglio, non è vero? Perché queste parole sembrano alludere a qualcosa di utile a tutti.
Questo però rappresenta qualcosa di diverso, rispetto a quello che intendevo prima. Questo è un uso delle parole meschino, interessato, furbo, qualcuno oserebbe dire intelligente. O almeno la cui intelligenza è inversamente proporzionale alla dabbenaggine di chi ci crede. Però non è a questo, che mi riferivo.
No, nella maggior parte dei casi, a me non pare che le cose stiano così, o almeno non solo e non sempre. Nella maggior parte dei casi si tratta proprio di scivoloni verbali, di ignoranza macroscopica, di mancanza di sensibilità sia etica, sia democratica, della misera ostentazione del vuoto perfetto contenuto nella scatola cranica di molti.
Solo alcuni nomi esemplari. Carlo Giovanardi. Daniela Santanchè. Augusto Minzolini. Ma ce ne sono molti altri, ogni giorno.
Come faccio spesso ultimamente, mi chiedo allora ancora una volta perché?
Perché i dibattiti televisivi in Italia sono affidati a persone tanto miopi?
Mi chiedo ancora una volta se non ci siano Italiani più degni. Intellettuali che abbiano una visione della realtà più vicina alla verità, che valga davvero la pena ascoltare, che con le loro parole possano illuminare, anche solo un un po’ e anche solo per poco, le tenebre che sempre di più ci circondano. Ci sono?
Oppure Daniela Santanchè rappresenta davvero il massimo che il nostro popolo è oggi in grado di esprimere?
Non ci sono davvero uomini più degni di Berlusconi in grado di governare il Paese?
Non ci sono avvocati che sentano la responsabilità dell’etica professionale più dell’avvocato Ghedini?
Non c’è un candidato migliore di Nicola Cosentino, sospettato di collusione con la Camorra, per la presidenza della regione Campania?
Non ci sono uomini migliori di Giovanardi?
Non ci sono persone capaci di rispettare culture diverse dalla nostra, religioni diverse, la semplice verità storica (che però bisognerebbe conoscere in effetti), insomma, in poche parole, capaci di di rispettare gli altri?
E anche all’onorevole Bersani vorrei chiedere, se non ci siano uomini migliori di Nino Papania, il cui autista è stato da pochissimo arrestato per mafia? Lo stesso Nino Papania che nel 2002 patteggiò in quel di Palermo 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio?
Non ci sono donne migliori di Patrizia D’Addario da candidare? Davvero non ce ne sono?
Se ci sono, come io credo, uomini e donne migliori (lo dico ad esempio a Roberto Saviano), non lasciatevi coinvolgere. O meglio sì. Fate tutto ciò che potete, offrite il vostro prezioso contributo e tentate di porre rimedio a questa terribile deriva, culturale, prima ancora che politica e sociale. Contribuite a creare però ex-novo un movimento di persone per bene. Un movimento non corrotto e incorruttibile. Un movimento che non sia coinvolto. Un movimento per il Paese e non per le poltrone! Non lasciate che vi si appioppi addosso qualsivoglia etichetta. Basta PDL, PD, UDC, ITV, basta lasciarsi prendere per il culo!
Serve davvero un cambiamento. Che non sia semplicemente un ricambio generazionale, ma un doveroso e assolutamente irrinunciabile ricambio morale!
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