Sempre più spesso ultimamente, leggendo i giornali o ascoltando le notizie in tivù, mi viene in mente l’esortazione che lo scrittore David Foster Wallace, con la sua lucidità davvero speciale, rivolse a una platea di giovani laureandi del Kenyon College nel 2005. In sostanza, lo riassumo in modo piuttosto rude - ma esorto chiunque ne abbia voglia ad andare a leggere il testo originario per comprendere fino in fondo le riflessioni illuminanti che esso contiene (Questa è l’acqua, David Foster Wallace, Einaudi) - Wallace esorta i giovani ad imparare a pensare, o meglio a scegliere sempre cosa pensare. Perché il pensiero è continuamente vittima di automatismi di cui finiamo per non renderci più neppure conto e conseguentemente finiamo noi stessi per essere vittime di questi stessi automatismi. Sottrarcisi richiede un’attenzione continua e quindi fatica. Leggetelo, credetemi, ne vale la pena!
Il discorso di Wallace prende le mosse da un aneddoto piuttosto divertente: «Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: "Salve, ragazzi. Com'è l'acqua?" I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa "Che cavolo è l'acqua?"». Provate a pensarci. A cosa allude questa simpatica storiella? In che modo ha a che fare con il nostro modo (umano, troppo umano) di vivere e di pensare? E poi, se ne avete voglia, leggete come la vedeva lui, Wallace. E probabilmente, leggendo, vi verrà voglia di gridare “Questa è l’acqua! – accidenti! – questa è l’acqua!”.
Ma, probabilmente, anzi sicuramente, la sto tirando troppo per le lunghe. Cosa voglio dire esattamente? Perché mi viene in mente così spesso, ultimamente, questa faccenda dell’acqua?
Perché oggi, i giornali, le tivù, un po’ tutti, complottano per impedirci di vedere l’acqua! Per impedirci di pensare fuori dagli schemi, fuori dagli automatismi (in altre parole con la “nostra” testa).
Chi ha il potere e soprattutto il dovere di mostrarci che siamo immersi nell’acqua, i nostri rappresentanti politici, gli insegnanti, i giornalisti, alcuni sedicenti intellettuali, i ministri religiosi, tutti coloro insomma che hanno la responsabilità di svolgere una “professione” socialmente rilevante, fanno esattamente il contrario. Perché loro per primi non vedono l’acqua, anzi probabilmente non sanno più neppure cos’è.
Quando il Don Verzè del San Raffaele (già noto alle cronache dei quotidiani per i suoi interventi su molti argomenti) rilascia un'intervista piuttosto interessata – visto il sentimento d’amicizia che lo lega al Presidente Berlusconi – assolutamente in linea con la generale incapacità di riflettere e far riflettere, viene da chiedersi, a noi che siamo al di qua della barricata, noi che non rappresentiamo l’elite dei “maestri” (sempre più cattivi purtroppo), specie ai giovani di oggi, agli uomini di domani, a tutti noi cosa resta? Quali possibilità abbiamo – con questa elite - di imparare a vedere l’acqua?
Non posso evidentemente approfondire qui la questione. Se volete andate a leggere l’intervista rilasciata da Don Verzè e fatevi voi un'opinione. Attenti però! Se volete provare ad ascoltare il discorso di Wallace, dovrete innanzitutto provare a non approcciare le notizie in genere come persone di sinistra o come persone di destra: anche questo crea ovviamente automatismi. Dovrete scegliere cosa pensare di volta in volta. E’ difficilissimo ovviamente. Ma ne vale la pena.
Solo qualche accenno. Il sacerdote dice nell’intervista che il problema è l’odio, che l’episodio occorso a Silvio Berlusconi è un monito, il segno che è davvero il tempo di cambiare la Costituzione. Riflettiamo su questa affermazione, è davvero sensata? Modificare la Costituzione è una soluzione logica dell’esistenza dell’odio? Impedirebbe a taluni di provare questo sentimento? Vorrei vederlo!
Ad ogni modo segnalo qui alcune risposte del sacerdote, senza ulteriori commenti, proprio per lasciarvi la libertà di sciegliere cosa pensare. Solo sull’ultima risposta segnalata, proporrò un breve commento e capirete perché.
GIORNALISTA: Di Pietro dice che Berlusconi ha istigato all’odio. Anche la Bindi, con toni diversi, sostiene che il premier ha le sue responsabilità per il clima che si è creato.
SACERDOTE: Sono loro ad aizzare all’odio, ad aver ispirato il gesto di quel povero diavolo.
GIORNALISTA: È giusto dare più poteri al presidente del Consiglio?
SACERDOTE: Se ne occupino gli addetti ai lavori. Dico soltanto come cambierei l’articolo 1: l’Italia è una repubblica fondata non solo sul lavoro, ma anche sulla cultura; la politica divide, la cultura unisce. Quanto è accaduto è frutto di un’assoluta mancanza di cultura. Di rispetto. Di conoscenza dell’altro. Berlusconi mi ha detto: 'Perché a me? Perché mi odiano tanto, al punto da volermi ammazzare? Io voglio il bene del Paese, il bene di tutti. Tu don Luigi lo sai che è così. Perché non se ne rendono conto?
GIORNALISTA: È davvero così, don Luigi?
SACERDOTE: Certo. Io conosco bene Berlusconi. È un uomo di fiducia e di fede. Conosce il vero insegnamento di Gesù: 'Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi'. Berlusconi ama tutti, anche i suoi nemici. È incapace di pensieri o parole cattivi.
GIORNALISTA: Una volta definì «coglioni » gli italiani che non votavano per lui.
SACERDOTE: Ma anch’io ne dico di tutti i colori alle persone che lavorano con me. Però loro non se la prendono. Perché, come Berlusconi, parlo con il sorriso sulle labbra; e loro sono indotti a sorridere.
GIORNALISTA: Anche la magistratura, secondo lei, ha contribuito a creare questo clima?
SACERDOTE: È chiaro che è così. Questo è il vero motivo per cui occorre ritoccare la Co stituzione. Anche la caccia all’uomo giudiziaria ha creato il contesto in cui è stata possibile l’aggressione. La magistratura tutta dev’essere ricondotta al suo ruolo. Che è al di sopra e al di fuori della politica. I magistrati non devono fare politica; sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla.
Sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla! Proprio così. Perché è ovvio, ci sono secoli di storia della Chiesa Cattolica a dimostrare che il Papa e la Chiesa non fanno politica. Ora pensate, e scegliete cosa pensare di questa affermazione e di tante altre simili. L’ovvio è definitivamente scomparso dal pensiero contemporaneo. Un pesce circondato dall’acqua, non è capace di vederla. Come noi siamo sempre meno capaci di vedere il mondo in cui viviamo. Il mondo che vediamo è solo quello creato dagli automatismi del nostro pensiero. Opponetevi contro tutti quelli che non solo non vedono l’acqua, ma addirittura negano con ottusa caparbietà che l’acqua esista.
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