Incredibile. Questo film sta incassando moltissimo. Soprattutto in relazione al costo di realizzazione che è a dir poco risibile: 15.000 dollari. Il film d’altra parte non vale di più. Anzi già questo è comunque un budget mal speso. Ma la cosa che dispiace di più è che il passaparola non riesca a far desistere altri malcapitati dal sottoporsi al supplizio di assistere a uno dei più brutti e inutili film che mi sia mai capitato di vedere in assoluto. E posso dire di averne visti tanti.
La pubblicità del film azzarda dichiarazioni che dovrebbero essere messe sotto processo come palese pubblicità ingannevole. A cominciare dal paragone con “The Blair Witch Project” che se non altro aveva il merito di essere stato uno dei primi esempi di film girato con macchina a mano e cercando di dare la sensazione di realtà degli eventi narrati, ovvero in una parola un chiaro esempio di cosiddetto mockumentary. Senza contare che il nostrano “Hannibal Holocaust” di Ruggero Deodato, film del 1979, potrebbe a ragione essere considerato precursore del genere, addirittura giudicato da alcuni critici un vero e proprio snuff movie, tanto erano realistiche alcune sue immagini, specie relative all’uccisione di animali, ma non solo (ci auguriamo che invece non fosse vero, ovviamente!). Ad ogni modo a me neppure “The Blair Witch Project” alla sua uscita piacque granché però per quel che mi ricordo, per tenuta narrativa, tensione e atmosfera, rispetto a “Paranormal Activity”, lo si potrebbe considerare quasi un capolavoro, tanto risulta piatta e tediosa la storia proposta del regista Oren Peli. L’altro punto di forza tanto millantato, ovvero che Steven Spielberg abbia definito il film come uno dei più terrificanti e paurosi che abbia mai visto, assume già dopo i primi dieci minuti il gusto amaro di una scherzo di cattivo gusto, una barzelletta che farebbe ridere davvero tanto, se lo spettatore non avesse speso veramente i propri soldi per il biglietto e non fosse consapevole che è proprio (o anche) grazie a dichiarazioni di questo tipo, assolutamente insostenibili in buona fede, che il film sta incassando milioni di dollari. Anche perché o Spielberg è l’uomo più impressionabile del mondo, oppure non aveva visto mai un film horror in vita sua prima. Oppure ancora, ma questo preferiamo escluderlo, è semplicemente un bugiardo!
Si potrebbe pensare che l’espediente usato in questo genere di film abbia già stufato. Che già, dopo The Blair Witch Project il “giochino” della finzione/realistica avesse già esaurito tutte le sue potenzialità. Ma evidentemente non è così, basta infatti vedere film come “Cloverfield” o “Rec” – indubbiamente a tutt'altro livello rispetto a questo Paranormal Activity – per dimostrare, al di là delle loro qualità in senso cinematografico assoluto (comunque discutibili), che almeno non è solo questo il punto. Quindi a maggior ragione il film di Oren Peli è un fallimento totale. Nonostante la premessa ricca di potenzialità (le possessioni demoniache, le presenze, le case infestate, sono già di per sé argomenti pregni di inquietudine) e soprattutto l’idea di filmare quel che accade durante il sonno apparissero particolarmente accattivanti, il film risulta invece talmente noioso che arrivare alla fine (tra l’altro solo un’ora e venti) risulta a dir poco sfiancante. E non certo per i brividi di terrore. Tutt’altro, per la noia, perché ci si farebbe volentieri un sonnellino, anziché continuare a sopportare gli sproloqui a dir poco insensati dei due protagonisti. E qui arriviamo all’ultimo punto del martellamento promozionale: “gli incubi sono garantiti!”. Ma che incubi, il film anzi concilia il sonno molto meglio di una tazza di camomilla. L’unica cosa che mi ha tenuto sveglio durante la visione, erano gli schiamazzi e il brusio degli adolescenti in calore (ormai totalmente incapaci per lo più di stare al cinema, troppo abituati alla tivù di casa propria), che evidentemente speravano che il film potesse essere occasione per qualche palpatina da abbraccio/sobbalzo di terrore. Speranza che sarà andata delusa, visto il livello di tensione che il film è in grado di suscitare.
Paranormal Activity ha una leggerissima impennata negli ultimi istanti. Ma il finale non basta certo per gettare credito, a posteriori, su tutto quello a cui abbiamo assistito prima degli ultimi due minuti. I dialoghi insensati dei due fidanzatini innervosiscono. I personaggi non appaiono credibili, non presentano nessun arco di trasformazione durante la vicenda che sia in grado di coinvolgere emozionalmente lo spettatore. Non solo, l’identificazione risulta in ogni caso impossibile proprio perché i protagonisti della vicneda sono irritanti (specialmente Lui), le loro scelte non sono giustificate né dal punto di vista narrativo – cosa assai grave – né comunque da quello del semplice buon senso e quindi appaiono inverosimili, ridicoli, e il loro comportamento in generale, conseguentemente, risulta piuttosto idiota. Anche il loro rapporto di innamorati non coinvolge e non convince. Non viene mostrato. Non viene mostrata la loro intimità (non intendo ovviamente quella sessuale), il loro background è inesistente, la loro vita al di fuori della casa e del presunto demone (non parlano praticamente d’altro, ah sì lui parla della sua videocamera nuova) è inesistente, la loro presunta paura non si percepisce (è totalmente falsa), i nodi narrativi o le svolte tipiche di una storia sono ridotte a una minima escalation di rumori (sempre più forti) e a qualche rarissimo evento paranormale (la porta o le lenzuola che si muovono, una foto rotta, lei che viene trascinata via da una forza invisibile), da una notte all’altra, per una ventina di lunghissime notti, che appaiono davvero infinite seppure condensate in poco più di un’oretta.
Ricapitolando, il taglio registico da riprese amatoriali (chissà quanto dettato da una scelta stilistica o dalla mancanza di budget) e l’assenza di colonna sonora – per rafforzare la sensazione di realisticità delle riprese (ma vedi di nuovo parentesi precedente) – non convincono e certamente non sono meriti sufficienti, poiché al servizio di un’opera veramente mal riuscita. Questo per dire che la mancanza di budget non può essere una scusa e in questo caso non suscita per niente ammirazione, dal punto di vista della realizzazione del film. Tanto di cappello invece per la promozione – anche se al limite della truffa legalizzata però – che ha portato un film meno che mediocre, del quale si poteva assolutamente fare a meno, a diventare campione di incassi. Speriamo che questo non porti una schiera di sedicenti registi fai da te a tentare disdicevoli emulazioni.
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