Giuliano Ferrara, con un’arringa a difesa di Berlusconi, durata più di sei minuti durante il telegiornale di Rai Uno (sottolineo che ho da poco pagato il canone e ho intenzione di denunciare la direzione della Rai per l’uso indegno che si fa del mio denaro), ha esplicitato definitivamente come la potenza di fuoco mediatica del Premier si muoverà nei prossimi giorni per sgonfiare il caso Ruby, distogliere, abbindolare, annichilire, raggirare, obnubilare le menti (ci si augura solo le più deboli) degli Italiani. Chi critica il Presidente del Consiglio, chi dice basta con le “berlusconate” altro non sarebbe che un puritano, moralista e giacobino. Le medesime parole vengono ripetute dai giornalisti asserviti al padrone, sui propri quotidiani e in ogni tribuna televisiva in cui vengono invitati, attraverso i telegiornali conniventi, le ripete come un mantra l’irriducibile Santanché, mentre Liguori mostra le proprie mutande in un videomessaggio come a ribadire che in tutta questa vicenda in fondo si sta semplicemente parlando di questo, di semplici affari privati di un uomo adulto, di un semplice fatto di mutande appunto. E noialtri (gente perbene, semplicemente stufi di essere “sgovernati”) altro non saremmo che voyeur interessati alle mutande del Premier o a quelle delle “papigirls”.
Sorvoliamo sull’accusa di puritanesimo e giacobinismo, che fa solo sorridere per quanto sia inadeguata al caso specifico, ma d’altra parte questa gente, questi cialtroni della politica e del linguaggio, hanno talmente svuotato di significato parole e concetti e con essi le relative idee, che non stupisce che si riempiano la bocca di parole utili ormai solo a ingenerare confusione. Soffermiamoci invece sull’accusa di moralismo. Diciamo subito che pretendere di discutere di “morale” non è affatto moralismo. Pretendere un comportamento corretto, etico, da parte di chi è chiamato a governare un Paese, non è moralismo. Veniamo tacciati di moralismo in quanto ci permettiamo di suscitare (confortati dalle inchieste in corso - non solo quelle direttamente collegate al Premier: si pensi al caso Scajola, alle vicende varie legate al Dr. Bertolaso, all’onorevole Fitto, all’onorevole Cosentino, alle vicende di corruzione della Lega al Nord e così via - dalla deriva economica di questo Paese, da quasi quindici anni di governo insufficiente e inefficace) delle legittime perplessità sulla condotta istituzionale (e non quella nella sala del Bunga Bunga), ripeto "istituzionale" del Presidente del Consiglio, mentre loro, come le tre scimmie si tappano le orecchie, si coprono gli occhi, e al posto della bocca si tappano pure il naso. La bocca no ovviamente, quella la usano eccome, senza scrupoli, senza preoccuparsi dei danni che fanno. Chi oggi infatti nega che il problema esista, chi si stringe acriticamente intorno a Silvio Berlusconi è in malafede e tacciando tutti gli altri di moralismo, mostra invece chiaramente la propria totale amoralità, anzi la propria immoralità. Perché è proprio questo il punto. La moralità è un valore che va salvaguardato, accidenti! E mi riferisco a una moralità laica, non cattolica o religiosa. E cos’è la morale laica se non il rispetto dell’altro, delle regole basilari di una convivenza civile e infine ovviamente il rispetto della legge? Berlusconi, da sempre, palesemente, con un’arroganza senza precedenti, si dimostra insensibile nei confronti di ognuna di queste istanze. Rispetta solo se stesso e i propri bisogni. Usa la propria posizione di potere a scopi personali: costringendo i suoi “bravi” a legiferare ad personam, regalando alle proprie giovani protette, guidato da meri criteri sessocratici, posizioni di rilievo nella classe dirigente di questo Paese, sfruttando il proprio potere mediatico e facendo con ciò scempio di uno dei capisaldi fondamentali di qualsiasi democrazia degna di questo nome, ovvero del diritto all’informazione, spaccando le istituzioni, delegittimando a proprio comodo gli altri poteri dello Stato, tranne il proprio, usando come grimaldello il popolo e la volontà popolare, nel frattempo cooptato costruendo consenso con un populismo e una demagogia tipica dei sovrani o dei dittatori. Il popolo è invece sovrano solo quando e se fa comodo a lui, appunto. Quelli che dissentono non sono popolo, vengono liquidati, come moralisti, puritani, eversivi, comunisti, radical chic. Il popolo è buono solo se si comporta come le pecore con il pastore. Utile a dare la lana (ovvero ricchezza al pastore) e al massimo gli è concesso di belare sommessamente, senza disturbare. Questo è il mondo di Berlusconi. Cosa c’entra il moralismo? Dovrebbe essere chiaro a tutti che qui non sono in gioco i festini privati di Berlusconi. Non se il palo della lap dance diventa il criterio di selezione della classe dirigente del Paese.
Il sistema di Berlusconi è evidentemente e chiaramente, sotto ogni punto di vista, malato. Le prove siedono appunto al Consiglio regionale della Lombardia e addirittura al tavolo dei Ministri, non occorrono intercettazioni o invasioni della Privacy per vederle. L’inadeguatezza di Berlusconi, la sua immoralità istituzionale è, o dovrebbe essere, sotto gli occhi di tutti. Non è accettabile delegittimare a convenienza la Magistratura (quella stessa che ha condannato Cesare Battisti, la cui mancata estradizione dal Brasile ha indignato tutti, compresi i nostri parlamentari che sostengono il Premier; quella stessa che ha inferto numerosi colpi alla criminalità organizzata, lasciando silenziosamente che fosse il borioso Ministro degli Interni ad arrogarsene i meriti), poiché senza il rispetto della separazione dei poteri, senza la fiducia nel processo giusto e nella possibilità di una difesa nelle sedi appropriate, nel totale rispetto dei meccanismi previsti dalla legge (tanto più che Berlusconi non è un cittadino qualunque e dunque è già solo per questo un privilegiato di fronte alla legge), al di fuori di tali sacrosanti punti fermi istituzionali è solo caos, che cela un intento quello sì eversivo, che va fermato, senza se e senza ma. Lo ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, al Presidente della Repubblica.
Fa sorridere poi che proprio coloro che si battono strenuamente contro il diritto di vivere liberamente la propria sessualità, per esempio tra persone dello stesso sesso, oggi tacciano di puritanesimo e di moralismo tutti gli altri. La libertà sessuale vale solo in casa del nostro presidente del Consiglio: meglio un uomo in là con l’età che si compiace, quanto meno, delle danze erotiche di una ragazza minorenne, piuttosto che due uomini o due donne adulti, padroni della propria vita, che amandosi decidono di condividere un percorso esistenziale insieme. Per la carità! Ebbene è questo è moralismo, caro Ferrara. Moralismo è impedirmi di decidere liberamente, in certe circostanze, come morire, ad esempio. Pretendere un comportamento consono al proprio mandato, da parte di chi è chiamato a governare un Paese, invece, pretenderne un’etica lucidità, quando si tratta di scegliere i propri collaboratori ad esempio, pretendere che siano i migliori possibili e non semplicemente cortigiani compiacenti, giullari e escort, chiedere di essere trattati, noi tutti, uomini e donne, con dignità, qualunque sia il nostro orientamento religioso, sessuale, qualunque sia la nostra razza, indipendentemente se viviamo nel nord o nel sud del nostro amato Paese, questo non è affatto moralismo. E chi oggi vuole liquidare in questo modo le voci, sempre più forti, che tentano di portare alle orecchie dei potenti queste sacrosante istanze è in malafede. E se grida come un ossesso per zittirle, scegliendo come scenografia una pagliacciata di mutande stese sul filo della propria immoralità, altro non è che un indecente farabutto!
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