IMMAGINI, ISTANTI, SOSPIRI, FUGGENTI E SFUGGENTI, SFUMATURE INFINITE DI COLORI TRA IL BIANCO E IL NERO, GIOCHI DI LUCI E DI SUONI, STORIE DI IDEE E IDEE DI STORIE, TENTATIVI O FORSE TENTAZIONI, ACCENNI DI ME, DI NOI, DEL MONDO, TRA PASSATO E FUTURO, ALLUSIONI ALLA VITA OPPURE, FORSE, SEMPLICEMENTE ILLUSIONI!

Non fatevi fregare!

23 luglio 2010

Eclipse, di David Slade


Eclipse è davvero un brutto film. I personaggi mancano totalmente di pathos, i dialoghi sono improbabili e a tratti estenuanti (non parliamo poi delle pause infinite e ingiustificate che li interrompono, sottolineate da ridondanti primi piani, totalmente inespressivi di attori che qui, più che altrove, sono davvero fuori forma); la storia non è per niente coinvolgente, né tantomeno, divertente e il messaggio di fondo (a volerne individuare per forza uno) risulta irritante o disarmante a seconda dei momenti, e addirittura, per così dire, anacronistico e velato di un certo conservatorismo che non ci si aspetterebbe di certo dato il genere presumibilmente horror (anche se, come vedremo, a rigore non lo è affatto) e soprattutto dato il target di giovanissimi al quale si rivolge. Oppure questi giovanissimi sono in effetti più “conservatori” e “romanticamente bigotti” di quanto ci si aspetterebbe? Non parliamo poi della fotografia di questo film e soprattutto della regia di David Slade, assolutamente piatta e impersonale (a parte qualche secondo all’inizio che, sempre presumendone il genere horror, faceva ben sperare). Ma prima di continuare è necessario un mea culpa: non ho letto nessuno dei libri di Stephanie Meyer, non posso giudicarne quindi la letterarietà, né tantomeno l’adattamento. Giudico solo il film in se stesso, indipendentemente dalla fonte originaria, quindi. Anche se da più parti sento dire che c’è una certa aderenza del film al testo letterario e questo – a mio parere - getta un’ombra davvero nefasta anche su quello. Ad ogni modo, come spiegare il successo internazionale di “robaccia” come questa? Può essere davvero tutto spiegato solo e sempre con l’incompetenza e la totale incapacità di approfondimento critico dei fruitori? (è evidente che il film sia destinato agli adolescenti e ai fanciulli fino ai tredici/quattordici anni e tutti gli eventuali più maturi ai quali capiterà di trovarsi in sala, immagino e auspico siano là esclusivamente in qualità di accompagnatori piuttosto reticenti, insomma per necessità o per mero dovere nei confronti dei primi). Ad ogni modo no. Secondo me questa non è una giustificazione, o almeno sarebbe troppo semplicistica. L’età, come i riferimenti culturali o l’eventuale ignoranza, specifica o tout court che sia, non bastano a spiegare un successo tanto immeritato. D’altra parte se pure di semplice e totale incompetenza filmica si trattasse, sarebe così generale e generalizzata, che proprio per questo meriterebbe comunque di essere indagata. La questione più sconcertante, comunque, è l’idea che, evidentemente, l’intrattenimento in generale dimostra di essersi fatto di questi giovani e giovanissimi spettatori per propinargli un polpettone sentimentale, o piuttosto sentimentalistico, di una tale noiosità. Nel quale le legittime pulsioni sessuali della “normalissima” teenager americana Bella (miracolosamente – e alquanto inverosimilmente per la società americana contemporanea - giunta vergine al diploma e oltre) combattuta tra l’amore del vampiro più bigotto mai visto da Bram Stocker ai giorni nostri e gli imprinting cupidici (leggi “unico vero amore”) dell’ululante Jacob, qui la fanno quasi sembrare una lasciva ninfomane, quasi incapace di pensare ad altro che a unirsi carnalmente con almeno uno dei due – o con entrambi? Anche i più giovani dovrebbero riderne, mio dio! dovrebbero gridare, siamo giovani, non decerebrati! Va bene che si tratta di una “favola” che racconta di vampiri e lupi mannari innamorati, ma che tutta la vicenda umana e ultraumana, ad vitam o post mortem, debba necessariamente essere avvolta in questa fastidiosa nebbiolina di anacronistico e totale irrealismo non ce lo saremmo di certo aspettato. E invece il polpettone piace eccome. Almeno così pare! Allora la recensione di Eclipse potrebbe almeno fornire il pretesto più che per sottolineare le mancanze della pellicola, per indagare questioni più di carattere sociologico, che cinematografico, senza dubbio più interessanti e anche estremamente più angoscianti, aihmé, di quello che riesce ad essere questo film sui vampiri. Infatti, dato che alla fine il successo del film dimostra che i produttori hanno ragione, o almeno che ci hanno preso, a noi non resta che tentare, attraverso questo tipo di intrattenimento giovane (ovvero a loro dedicato), di comprendere cosa sono davvero e cosa pensano e cosa in generale potranno diventare questi giovanissimi spettatori, oggi fan sfegatati di film come questo, terzo episodio di una saga infinita (per niente atterriti e disillusi dagli altrettanto pessimi primi due), che anzi lo hanno giudicato, in giro per la rete, addirittura il migliore dei tre. Mah! E’ dire che quest’ultimo non ha neppure il valore aggiunto di una colonna sonora piuttosto azzeccata come era stato per il primo Twilight. Perché a me pare davvero incredibile, lo dico con curiosa sincerità, che qualunque adolescente, maschio o femmina che sia, possa trovare attraente il nulla cosmico di Eclipse. In questo film i personaggi per lo più parlano, parlano, parlano, ma non agiscono. Sono immobili. Alle scuole di scrittura una delle prime cose che si insegna all’aspirante narratore è quella di imparare a “mostrare”, piuttosto che “dire”, il personaggio deve rivelarsi soprattutto attraverso l’azione. Non deve dire “sono gentile”, ma deve fare qualcosa che riveli la sua gentilezza. Al più non dovrebbe neppure dire “ti amo”, ma dovrebbe dimostrare il suo amore.
Ma poi, questi ragazzini che qui gridano al capolavoro, non dovrebbero essere gli stessi feticisti dell’action-movie, non dovrebbero essere anticonformisti, rivoluzionari, amare piuttosto lo splatter che il sentimentalismo melense? Non sono quelli del fast a tutti i costi e in ogni senso, non dovrebbero andare più in fibrillazione per un automobile che vola per aria ed esplode, per le arti marziali e le pallottole al ralenti, piuttosto che per un casto e gelido bacino? almeno i maschietti perdio? Come possono invece sentirsi coinvolti dalla lentezza esasperante, anzi dall’immobilità di Eclipse? E le ragazzine? Davvero possono semplicemente accontentarsi dei muscoli recenti del bel lupacchiotto o dello sguardo s-morto e incipriato del casto Edward? Può essere che tra un bicipite e un paio d’occhi, nessuna di loro si fermi a riflettere su quello che accade veramente? Ovvero nulla! E su quello che si dice e di quello che viene propinato alle loro povere menti acerbe certo, ma si spera, nient’affatto stupide? E che quindi dovrebbero sentirsi offese dalle montagne di semplicismo e luoghi comuni sparsi a piene mani lungo la trama infarcita di discussioni così fatue e banali, che neppure nei peggiori episodi di Beverly Hills 90210 o di Dawson Creek, si era osato tanto...
E non basta certo qualche battuta di spirito poi, ne ho contate in tutto due (una è quella di Edward sulla camicia di Jakob e l’altra è quella del padre di Bella su Edward, quando apprende della verginità della figlia), per sollevare le sorti di un lavoro che si prende viceversa davvero troppo sul serio, senza averne però, diciamolo, minimamente donde, dato che non brilla certo, nè per la sceneggiatura, e men che meno per la regia e la fotografia e neppure per quello che oggi è diventato, specie per certi generi, l’immancabile, irrinunciabile ciliegina sulla torta, ovvero per gli effetti speciali. Anzi proprio qui pare di essere tornati dieci anni indietro. Ma comunque dove sono i vampiri e i lupi mannari? Be’ che non stiamo parlando di un horror, questo è chiaro. I lupi mannari qui sono dei simpatici cagnoni a pelo lungo, che ricordano tanto quei peluche enormi che puoi vincere al Luna Park se centri tre bersagli di seguito. E i vampiri sono veramente troppo qualcos’altro. Almeno qualche canino, santo cielo, qualche rivoletto di succo di amerena che cola sul mento soddisfatto di qualche succhiasangue. E invece niente! Va bene rinverdire il genere, va bene trovare nuove soluzioni, certo non pretendiamo le croci, l’acqua santa e le corone d’aglio, per la carità, ma stiamo pur sempre parlando di non morti, di esseri costretti a nutrirsi di sangue per continuare a deambulare in questo mondo e non di semplici supereroi da fumetti, modello x-men, semplicemente indistruttibili o quasi, e bravi a menar le mani. Vampiri che brillano al sole come se fossero ricoperti di glamourissine paiettes lo potevamo sopportare, ma trasformarli in “asettiche” statue di ghiaccio che si sbriciolano al minimo contatto, o a onor del vero, al primo cazzottone ben assestato ci sembra davvero troppo. Ovvio che lo scopo sia esclusivamente quello di negare al pubblico qualsiasi morte violenta (quella della vampiretta pentita, l’unica che potrebbe dispiacerci un po’, infatti, viene relegata addirittura al fuori campo) ed evitare quindi qualsiasi problema con la censura, visto il target a cui ci si rivolge, lo ripetiamo. Ma non può essere solo questa la giustificazione. E poi questo film è così semplicemente ed evidentemente brutto, che mi pare impossibile che anche ragazzini spettatori ingenui possano non rendersene conto. Subito dopo aver visto questa pessima prova di Slade, un film che non mi aveva convinto fino in fondo, come Intervista con il Vampiro di Neil Jordan, a confronto di questo diventa immediatamente un film da recuperare e non parliamo poi della serie televisiva True Blood (al confronto geniale) e anche piuttosto del recente e oscuro (anche se di certo non bellissimo) Daybreakers, di Michael e Peter Spierig (con Ethan Hawke e Willem Dafoe), tra l’horror e la sci-fi e che a tratti in alcune scene piuttosto esplicite ammicca anche al genere zombiesco. In tutti questi esempi, con i dovuti distinguo, la profondità psicologica dei personaggi, la loro coerenza, la trama, i colpi di scena, sono almeno accettabili, se non pregevoli, cosa che non si può dire per Eclipse. Ma allora, alla fine, chi sono questi giovani? Chi sono le giovanissime (specie quelle con fidanzatino a seguito), che non lesinano comunque gridolini eccitati ad ogni ridicola apparizione di Jacob (a torso nudo e con il bermudino di jeans, modello Hulk-quando-ritorna normale). E chi sono questi maschietti che assistono (forse anch’essi eccitati? chi lo sa) acriticamente alle pruriginose tentazioni di Bella, colpevole di essersi invaghita del Vampiro meno istintivo e passionale mai visto (probabilmente si nutre di bromuro, anziché di sangue) e alla quale toccherà infine addirittura sposarsi (e magari trasformarsi, ergo morire) per sperimentare i piaceri del sesso. Qualcuno li comprende allora questi giovani? Qualcuno mi può aiutare a capire?

07 luglio 2010

Lodiamoli tutti!

Il ragionamento concettuale alla base dei vari lodi è davvero sconcertante. Un’inversione logica propinata senza vergogna che evidentemente fa leva sulla generale incapacità di ragionamento della maggioranza degli Italiani, oppure sulla scarsa intelligenza di questa maggioranza con diritto di voto. Infatti o si ammette che la necessità di una legge di questo tipo nasce in quanto l’uomo Berlusconi (e lui soltanto) ne ha un estremo bisogno (e con essa della legge sulle “intercettazioni”), per la sua storia personale, per le modalità, alquanto ambigue, a dir poco, attraverso le quali è “asceso” al successo, oppure si inverte logicamente quella che dovrebbe risultare una semplice quanto lampante necessità in un sistema democraticamente etico. Ovvero che siano i migliori a guidarci; che chi arriva ai vertici di una Nazione e si assume la responsabilità di governarla sia, al di là delle idee e degli schieramenti, eticamente irreprensibile e magari sufficientemente (o sarebbe meglio dire indubitabilmente) onesto. Secondo il PDL di una legge come il Lodo Alfano c’è bisogno per il buon funzionamento delle Istituzioni. Ci dicono che in questo Paese occorre garantire ai vertici dello Stato il “sereno svolgimento” delle proprie funzioni. E se si finisce sotto processo tale serenità ovviamente viene meno. Il malcapitato quindi non può più dedicarsi con piena e totale abnegazione agli affari pubblici, dovendosi dedicare ai processi. Ma se questo concetto non è pensato “esclusivamente” per la personale e particolare situazione del Signor Berlusconi, tanto da doverne fare una legge, che gli sopravviverà, significa che in Italia ci si aspetta più o meno con una certa continuità e regolarità di essere governati sempre, oggi come in futuro, da persone che potrebbero avere guai con la giustizia. Ci si aspetta cioè che essere guidati da gaglioffi, furbi, affaristi disonesti, evasori, corrotti, concusi, possa essere, anche in futuro, una regola italiana! Una cosa è certa. Molte persone poco raccomandabili, con questa legge, quando si sentiranno in odore di guai, quando sentiranno il fiato dei magistrati sul collo, non dovranno fare altro che scendere in campo per salvarsi la pelle. Ed ecco che la questione può essere facilmente ribaltata. Quanto sarà facile, con questa legge, attirare la malavita più o meno organizzata? Quando diventerà attraente per la mafia - con queste premesse - impegnarsi in prima persona - già lo fanno, è proprio questo il punto - nella nostra politica "colabrodo" - che per ora per lo più collabora esternamente - e guadagnarsi quindi una bella impunità? Berlusconi garantisce per sé, lo sappiamo, (la cosa mi fa ridere, ma ammettiamola per un secondo). Lui dice che nel suo personalissimo caso il “conflitto di interessi” non inficia il suo “buon giudizio” e che lui non ne ha mai approfittato (e quindi su questo non c’era alcun bisogno di legiferare! ahahahah!). Nel caso di Berlusconi non c’è alcun problema per il fatto che lui sia oltre che Capo del Governo, anche Ministro delle Telecomunicazioni e contemporaneamente proprietario, insieme alla propria famiglia, di buona parte dei mezzi di comunicazione italiani (tv, quotidiani, settimanali, case editrici, ahahahah!). Perché lui è buono e onesto, al di là di qualsiasi legge, ci possiamo senz'altro fidare (ahahahah!). Il suo è un impegno disinteressato per il bene della Nazione, va bene, ma chi garantirà per il futuro? Chi garantirà per quelli che verranno? Le leggi, una volta scritte, valgono! Se con l’onestissimo e disinteressato Berlusconi le cose funzionano (almeno secondo tutto il PDL, che evidentemente non vede, insieme a buona parte degli Italiani, la totale idiozia insita in tutto questo - o magari la vede benissimo - ben oltre il limite di una totale ed evidente stupidità), chi garantirà per il futuro? Ma in fin dei conti, poi, non dovrebbe funzionare tutto al contrario? Non dovrebbe chi si propone di guidare una Nazione prima di tutto dimostrare con le proprie azioni, con la limpidezza della propria vita, un certo grado di irreprensibilità? Non dovrebbero solo le persone di assoluta e comprovata fiducia poter proporre la propria candidatura? Niente ombre, niente scheletri! In un paese normale non si dovrebbe neppure pensare, in nessun caso, di poter agire come nel caso Brancher, che anzi dimostra con estrema evidenza quello che intendo dire. Insomma si rischia di offrire la possibilità ai delinquenti di usare la politica per evitare i processi. Pensiamoci!
Inoltre, mi preme sottolineare che nel caso di Berlusconi i suoi problemi giudiziari sono già stati un ostacolo al buon governo. Perché se è vero che grazie alle varie leggi, lodi, impedimenti, prescrizioni è riuscito in più di 15 anni di presenza politica a evitare i processi, è anche vero che in questi anni Lui è i suoi più stretti collaboratori hanno dedicato la maggior parte delle proprie energie proprio a questo: “evitare i processi”. Quindi non alla cosa pubblica, ma alla cosa privata, anzi privatissima. E quindi anche qui la logica del “lasciamolo lavorare”, dimostra tutta la sua inappropriatezza e la stupidità di chi si ostina a crederci.

Bibbia-al-Neon