IMMAGINI, ISTANTI, SOSPIRI, FUGGENTI E SFUGGENTI, SFUMATURE INFINITE DI COLORI TRA IL BIANCO E IL NERO, GIOCHI DI LUCI E DI SUONI, STORIE DI IDEE E IDEE DI STORIE, TENTATIVI O FORSE TENTAZIONI, ACCENNI DI ME, DI NOI, DEL MONDO, TRA PASSATO E FUTURO, ALLUSIONI ALLA VITA OPPURE, FORSE, SEMPLICEMENTE ILLUSIONI!

Non fatevi fregare!

30 dicembre 2009

Piazza Bettino Craxi?

Ed ecco che arriva a tradimento la pietruzza gettata nello stagno dell’ennesima volgarità etica e storica. La lancia Letizia Moratti, sindaco di Milano, probabilmente opportunamente imbeccata dal popolo-della-libertà-di-fare-quel-che-cazzo-gli-pare, che prova ad approfittare del rumore di fondo delle feste natalizie: un petardo in più non dovrebbe fare differenza, pensano evidentemente. E invece la fa! Perché il petardo di intitolare una via, una piazza o un giardino al fu Bettino Craxi è piuttosto un candelotto di dinamite dirompente, una provocazione intollerabile per tutti gli italiani onesti, che quotidianamente rispettano i propri doveri e si assumono le proprie responsabilità.
Bettino Craxi è stato probabilmente un politico migliore di tanti che scaldano oggi le sedie del Senato o della Camera dei Deputati. Se non altro aveva un certo “spessore” politico che oggi “latita” (l’allusione in questo caso è involontaria) in modo piuttosto diffuso e trasversale. Ma era un politico corrotto, che usava il potere per fini personali (economici o affettivi, quando per esempio emanava decreti ad berlusconem) e che soprattutto non ha saputo affrontare “dignitosamente” le proprie responsabilità, espatriando e vivendo il resto della sua vita post tangentopoli – seppur vittima della malattia - di fatto “libero” e “latitante”. Le persone che ricordiamo, alle quali sentiamo di dover intitolare una targa alla memoria, dovrebbero essersi distinte in qualche campo del sapere o del saper vivere, o quanto meno nella propria vita dovrebbero aver compiuto un’azione che sia d’esempio. Qualcosa che sia di insegnamento per tutti gli altri. Che insegnamento dovremmo trarre dalla vita di Bettino Craxi? E soprattutto che insegnamento dovremmo trarre dai quei politici che oggi propongono di intitolargli un pezzo di una delle nostre città? Che la vita di un corrotto, di un uomo incapace di affrontare le conseguenze dei propri errori sia una vita degna di essere vissuta? E’ questo che Letizia Moratti vuole insegnare ai giovani oggi? Che la politica degna di tale nome era quella cosa lì che faceva Bettino Craxi? D’altra parte la moralità dell’attuale premier Silvio Berlusconi è assolutamente in linea con quella dell’amico. Caparbiamente intollerante nei confronti di chi si oppone alla sua anticultura democratica, alla sua dittatura populista che ha l’ardire di definire “riforme”. Evidente è il suo atteggiamento nei confronti della magistratura, dei processi, dell’assunzione di responsabilità. Un uomo e un politico che rifiuta con ostinazione di confrontarsi con la verità e soprattutto con le proprie colpe. Un politico che ha già più o meno esplicitamente dichiarato che farebbe esattamente la stessa cosa di Craxi se le cose si mettessero male: espatrierebbe! Si godrebbe il resto della vita nel paradiso caraibico di Antigua (dove ha acquistato alcune ville faraoniche anche per parenti e amici), libero di spendere il denaro accumulato e sbavazzare (vista l’età questo potrà fare o poco più) dietro baldanzose giovinette compiacenti.

Questi sono gli insegnamenti che la classe politica dirigente contemporanea intende propinarci. La volgarità, la corruzione, la viltà sono un valore e meritano targhe e vie e piazze. I cattivi maestri predicano i loro “osceni valori” con orgoglio e faccia tosta inaudita. L’eco della “cazzata” morattiana, rimbalza tra lo sgomento di chi ancora crede nella giustizia e nell’onore e chi invece si dimostra compiacente. Berlusconi (come sempre il vero mandante di cose di questo tipo se ne sta nell’ombra), ma ci pensa il suo portavoce a dichiarare entusiasticamente che si tratterebbe di un atto “addirittura” dovuto!
Altri invece si nascondono dietro il solito discorso, lo stesso che ho spesso sentito fare a proposito di Benito Mussolini, ovvero “ha fatto anche delle cose giuste… ha fatto anche delle cose utili.” Ma col cazzo! Ignobili mistificatori che non siete altro.

Ci sono azioni e azioni e alcune caratterizzano la propria vita molto più di altre, perdio! E’ un fatto.

Se uccido una persona, sono un assassino, punto! Non sono ad esempio anche uno che svolgeva con coscienza e capacità il proprio lavoro, che amava sua moglie e che diceva sempre la verità. E infatti dovrei passare, a seconda delle circostanze, buona parte della mia vita, se non tutta, in carcere. Ma nel caso di Bettino Craxi, egli si è macchiato di colpe legate proprio alla sua funzione di politico e di Capo del Governo. Egli ha ricambiato così la fiducia concessagli dagli elettori, è in questo modo ignobile che egli interpretava i suoi diritti e i suoi doveri, era questo il “suo modo” di fare politica. Come si possono disgiungere alcune azioni, seppure ci siano state, da questa verità di fondo, come fa ad esempio Pier Ferdinando Casini, la cui politica della connivenza interessata, appare sempre più in balia dei venti dell’opportunismo?
Io non ci sto. E ancora una volta solo la voce di Antonio Di Pietro si leva forte e chiara. Meditate dunque.

DRIN DRIN DRIN DRIN, sveglia! Sveglia Italiani! Dove siete voi che avete vissuto l’epoca di “Tangentopoli” che assistevate in TV ai processi, indignandovi, accalorandovi nei bar, vergognandovi per quella classe politica infame, incapaci di provare pietà per la labbra schiumose e contorte dalla colpa dell’Onorevole Forlani? Già’, è questo l’appellativo che pretendono coloro che hanno l’onore di rappresentarci: “onorevole!” Non occorrono altre parole, credo!

Solo un appello: ma cosa vi ci vuole perché capiate? Quando comincerete a dire basta?

15 dicembre 2009

Questa è l'acqua!

Sempre più spesso ultimamente, leggendo i giornali o ascoltando le notizie in tivù, mi viene in mente l’esortazione che lo scrittore David Foster Wallace, con la sua lucidità davvero speciale, rivolse a una platea di giovani laureandi del Kenyon College nel 2005. In sostanza, lo riassumo in modo piuttosto rude - ma esorto chiunque ne abbia voglia ad andare a leggere il testo originario per comprendere fino in fondo le riflessioni illuminanti che esso contiene (Questa è l’acqua, David Foster Wallace, Einaudi) - Wallace esorta i giovani ad imparare a pensare, o meglio a scegliere sempre cosa pensare. Perché il pensiero è continuamente vittima di automatismi di cui finiamo per non renderci più neppure conto e conseguentemente finiamo noi stessi per essere vittime di questi stessi automatismi. Sottrarcisi richiede un’attenzione continua e quindi fatica. Leggetelo, credetemi, ne vale la pena!
Il discorso di Wallace prende le mosse da un aneddoto piuttosto divertente: «Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: "Salve, ragazzi. Com'è l'acqua?" I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa "Che cavolo è l'acqua?"». Provate a pensarci. A cosa allude questa simpatica storiella? In che modo ha a che fare con il nostro modo (umano, troppo umano) di vivere e di pensare? E poi, se ne avete voglia, leggete come la vedeva lui, Wallace. E probabilmente, leggendo, vi verrà voglia di gridare “Questa è l’acqua! – accidenti! – questa è l’acqua!”.
Ma, probabilmente, anzi sicuramente, la sto tirando troppo per le lunghe. Cosa voglio dire esattamente? Perché mi viene in mente così spesso, ultimamente, questa faccenda dell’acqua?
Perché oggi, i giornali, le tivù, un po’ tutti, complottano per impedirci di vedere l’acqua! Per impedirci di pensare fuori dagli schemi, fuori dagli automatismi (in altre parole con la “nostra” testa).
Chi ha il potere e soprattutto il dovere di mostrarci che siamo immersi nell’acqua, i nostri rappresentanti politici, gli insegnanti, i giornalisti, alcuni sedicenti intellettuali, i ministri religiosi, tutti coloro insomma che hanno la responsabilità di svolgere una “professione” socialmente rilevante, fanno esattamente il contrario. Perché loro per primi non vedono l’acqua, anzi probabilmente non sanno più neppure cos’è.
Quando il Don Verzè del San Raffaele (già noto alle cronache dei quotidiani per i suoi interventi su molti argomenti) rilascia un'intervista piuttosto interessata – visto il sentimento d’amicizia che lo lega al Presidente Berlusconi – assolutamente in linea con la generale incapacità di riflettere e far riflettere, viene da chiedersi, a noi che siamo al di qua della barricata, noi che non rappresentiamo l’elite dei “maestri” (sempre più cattivi purtroppo), specie ai giovani di oggi, agli uomini di domani, a tutti noi cosa resta? Quali possibilità abbiamo – con questa elite - di imparare a vedere l’acqua?
Non posso evidentemente approfondire qui la questione. Se volete andate a leggere l’intervista rilasciata da Don Verzè e fatevi voi un'opinione. Attenti però! Se volete provare ad ascoltare il discorso di Wallace, dovrete innanzitutto provare a non approcciare le notizie in genere come persone di sinistra o come persone di destra: anche questo crea ovviamente automatismi. Dovrete scegliere cosa pensare di volta in volta. E’ difficilissimo ovviamente. Ma ne vale la pena.
Solo qualche accenno. Il sacerdote dice nell’intervista che il problema è l’odio, che l’episodio occorso a Silvio Berlusconi è un monito, il segno che è davvero il tempo di cambiare la Costituzione. Riflettiamo su questa affermazione, è davvero sensata? Modificare la Costituzione è una soluzione logica dell’esistenza dell’odio? Impedirebbe a taluni di provare questo sentimento? Vorrei vederlo!
Ad ogni modo segnalo qui alcune risposte del sacerdote, senza ulteriori commenti, proprio per lasciarvi la libertà di sciegliere cosa pensare. Solo sull’ultima risposta segnalata, proporrò un breve commento e capirete perché.

GIORNALISTA: Di Pietro dice che Berlusconi ha istigato all’odio. Anche la Bindi, con toni diversi, sostiene che il premier ha le sue responsabilità per il clima che si è creato.

SACERDOTE: Sono loro ad aizzare all’odio, ad aver ispirato il gesto di quel povero diavolo.

GIORNALISTA: È giusto dare più poteri al presidente del Consiglio?

SACERDOTE: Se ne occupino gli addetti ai lavori. Dico soltanto come cambierei l’articolo 1: l’Italia è una repubblica fondata non solo sul lavoro, ma anche sulla cultura; la politica divide, la cultura unisce. Quanto è accaduto è frutto di un’assoluta mancanza di cultura. Di rispetto. Di conoscenza dell’altro. Berlusconi mi ha detto: 'Perché a me? Perché mi odiano tanto, al punto da volermi ammazzare? Io voglio il bene del Paese, il bene di tutti. Tu don Luigi lo sai che è così. Perché non se ne rendono conto?

GIORNALISTA: È davvero così, don Luigi?

SACERDOTE: Certo. Io conosco bene Berlusconi. È un uomo di fiducia e di fede. Conosce il vero insegnamento di Gesù: 'Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi'. Berlusconi ama tutti, anche i suoi nemici. È incapace di pensieri o parole cattivi.

GIORNALISTA: Una volta definì «coglioni » gli italiani che non votavano per lui.

SACERDOTE: Ma anch’io ne dico di tutti i colori alle persone che lavorano con me. Però loro non se la prendono. Perché, come Berlusconi, parlo con il sorriso sulle labbra; e loro sono indotti a sorridere.

GIORNALISTA: Anche la magistratura, secondo lei, ha contribuito a creare questo clima?

SACERDOTE: È chiaro che è così. Questo è il vero motivo per cui occorre ritoccare la Co stituzione. Anche la caccia all’uomo giudiziaria ha creato il contesto in cui è stata possibile l’aggressione. La magistratura tutta dev’essere ricondotta al suo ruolo. Che è al di sopra e al di fuori della politica. I magistrati non devono fare politica; sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla.

Sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla! Proprio così. Perché è ovvio, ci sono secoli di storia della Chiesa Cattolica a dimostrare che il Papa e la Chiesa non fanno politica. Ora pensate, e scegliete cosa pensare di questa affermazione e di tante altre simili. L’ovvio è definitivamente scomparso dal pensiero contemporaneo. Un pesce circondato dall’acqua, non è capace di vederla. Come noi siamo sempre meno capaci di vedere il mondo in cui viviamo. Il mondo che vediamo è solo quello creato dagli automatismi del nostro pensiero. Opponetevi contro tutti quelli che non solo non vedono l’acqua, ma addirittura negano con ottusa caparbietà che l’acqua esista.

14 dicembre 2009

Aggressione al premier.

Ho pensato a lungo se tacere sul fatto del giorno oppure no. Poi, sentendo i commenti, che fioccavano a caldo e meno a caldo da ogni dove, si è fatta strada in me l’urgenza di proporre qualche riflessione.
Innanzitutto l’atto è assolutamente deprecabile e io, come d’altra parte qualsiasi persona moralmente equilibrata e sinceramente democratica dovrebbe fare, lo condanno con forza. Penso che la violenza non possa e non debba mai essere una soluzione dei problemi, nel modo più assoluto. Sembrerà scontato, ma è bene ribadirlo sempre e comunque.
Ora, in un paese normale, uno come me, si sarebbe aspettato che tutte le parti in causa, politiche e istituzionali, approfittassero di questa triste aggressione (figlia comunque di una mente disturbata), come punto di ri-partenza, per provare ad abbassare i toni del confronto/scontro politico. Ma non sta andando proprio così. La doverosa solidarietà delle istituzioni tutte e del centrosinistra non si è fatta ovviamente attendere. La condanna al gesto sconsiderato da parte di Casini e di Bersani è stata ferma e giustamente senza sconti. Ma anche Di Pietro, in queste ore oggetto di critiche unanimi (d’altra parte si sa che contro Di Pietro è in opera una compagna delegittimante da sempre) per le sue dichiarazioni un po’ meno edulcorate, avrebbe in realtà condannato anche lui (e ci mancherebbe) il gesto, salvo poi ribadire la sua posizione di assoluta critica nei confronti del premier, sottolineando la questione – condivisibile seppur in quel momento fuori luogo - che proprio la politica del centrodestra e l’atteggiamento “contro tutto e tutti” del premier, i continui attacchi nei confronti della Costituzione, degli Organi di Garanzia, delle Istituzioni, degli altri poteri dello Stato è e resta esasperante. Apriti cielo, ovviamente! Il fatto è che Di Pietro non è proprio – politicamente – capace di esprimere la propria posizione. E’ il politico italiano più lontano dalle capacità minime dialettiche (e retoriche) delle quali un uomo politico dovrebbe essere in possesso. E ne paga le conseguenze. E non importa neppure ai giornalisti interpretare, tra i suoi congiuntivi improbabili, tra le frasi tronche, quale sia per lui il “sincero” succo della questione. Nient’affatto. Importa solo registrare le reazioni alle sue dichiarazioni (di fatto stravolte nel senso) e farlo passare come insensibile “uomo nero”, istigatore, dietro le quinte, di poveri malati di mente.

Il fatto è però che il centrodestra tutto, coeso come sempre – solo le religioni si dimostrano altrettanto prive di dubbi e vivono di dogmi come il centrodestra italiano – le colpe che stanno dietro al gesto sono evidenti: Napolitano, il PD, il quotidiano La Repubblica, la campagna di odio e l’antiberlusconismo disseminato ad arte dagli innumerevoli nemici del povero premier legittimamente eletto dagli “Italiani veri”. Noialtri che insistiamo in modo non violento a non allinearci, siamo ora anche degli apolidi. La colpa, neanche a dirlo, è solo e sempre degli altri.

Per rendersi conto del reale atteggiamento delle parti in causa nei confronti della vicenda basta infatti prendere questa mattina due quotidiani chiaramente “schierati.” Da una parte La Repubblica di Ezio Mauro. Dall’altra Il Giornale di Vittorio Feltri. Da una parte, la solidarietà e l’ovvia condanna del “folle” gesto e comunque un tono pacato e riflessivo nell’affrontare la notizia. Dall’altra i soliti titoli gridati e ottusi tipo, “Violenza Costituzionale”.

Ma facciamo un passo indietro. Pochi minuti prima dell’aggressione il premier era stato contestato da parte del pubblico presente e aveva reagito – come sempre – in modo scomposto e verbalmente violento. Ma quello dei contestatori, in una pubblica piazza, è un modo legittimo e democratico di opporsi. Le parole di Berlusconi, che dovrebbe essere garante della democrazia, erano ancora una volta fuori luogo. Qualcuno tra i suoi fedelissimi avrebbe detto che le contestazioni durante il discorso di un Premier sono assolutamente inammissibili. E perché? Si chiama democrazia diosanto! D’altra parte per tutto il suo discorso Berlusconi non aveva fatto altro che ripetere la solita litania contro la magistratura, la costituzione, i soliti comunisti.

Dunque cosa penso di questa aggressione? Mi dispiace sinceramente. Vedere un uomo anziano, nei primi istanti dopo essere stato colpito, spaventato e sofferente, una maschera di sangue, mi ha sconvolto. Il tempo sufficiente a vedere però che l’auto di Berlusconi – contrariamente a qualunque criterio di sicurezza - non ripartiva immediatamente ma si soffermava giusto il tempo necessario a Berlusconi medesimo - tornato a ragionare con il senso di opportunità che lo contraddistingue – superata ormai la paura – di mostrare alle telecamere in mondovisione il proprio volto tumefatto.

Tartaglia (l’aggressore) è uno sconsiderato. Ed è un malato di mente, in cura da una decina di anni per i suoi problemi. E’ incensurato, non è un attivista, insomma lui è proprio - come ha detto egli stesso, disorientato e in preda a una specie di delirio – lui è proprio “nessuno”. Il suo non sembra qualcosa che somiglia al gesto consapevole e simbolico del giornalista che tira le scarpe al presidente Bush (solo più fortunato di Berlusconi). No, sembra piuttosto un estemporaneo lampo di follia. Il cordone di sicurezza poi ha le proprie responsabilità. A un premier contestato non può essere permesso il consueto bagno di folla che tanto gli piace. Proprio perché appunto il gesto inconsulto di un singolo è difficilmente prevedibile. Non gli si può permettere di avvicinarsi tanto alla gente, perché non si sa mai, quale folle possa nascondersi tra la gente. Le immagini però dimostrano anche che questa violenza in particolare, con una maggiore attenzione e con il dovuto scrupolo, si sarebbe potuta evitare.

Ovvio che, dal punto di vista politico, questa aggressione è controproducente e inopportuna. Ovvio che tutti gli idioti, sedicenti di sinistra, ma invece semplicemente idioti, che postano frasi inaccettabili su Facebook o creano sul social network gruppi favorevoli al gesto di Tartaglia sono dei “poveretti” che il buon dio non ha dotato dei sufficienti mezzi o al limite “malati di mente” come Tartaglia stessoi. Fatevi furbi! L’opposizione a Berlusconi non ha proprio bisogno di Voi. Queste cose sono talmente stupide e illogiche, fanno così evidentemente il gioco della destra berlusconiana, che sorgerebbe il dubbio che siano pilotate, che si tratti di uno sporco gioco “politico”. Ma la realtà, si deve ammetterlo con onestà, è che l’idiozia è quanto mai trasversale. La capacità di “pensare” e la moralità latitano sempre più e la supidità corre come un fiume in piena – pronto ad esondare – dall’estrema destra all’estrema sinistra!

Ma ad ogni modo sia chiaro! Quel che è successo non deve e non può rappresentare un “bonus” per il Presidente del Consiglio. Tragicamente vittima di un’aggressione sì. Martire proprio no. D’altra parte so già che la vicenda verrà ampiamente cavalcata, che chiunque si permetterà da oggi di proporre legittimamente la propria opposizione, verrà additato come un irresponsabile. Mi immagino addirittura fra qualche giorno Berlusconi come Wojtyla che perdona l’aggressore (no questo no, visto il suo carattere, forse no… ma si sa mai!). Chiariamolo! Il modo di governare di Berlusconi, il legiferare ad personam, gli attacchi ai legittimi poteri dello Stato, restano comunque inaccettabili. Il suo modo di porsi resta comunque antidemocratico e illiberale. Popolo della libertà significa ancora solo e sempre la sua propria libertà – e quella di nessun altro - di fare ciò che più gli aggrada. Contro tutto questo ci opporremo, rifiutando la violenza in ogni sua forma ovviamente, ma comunque con fermezza. Rivendicando il nostro diritto, pur non avendo votato Silvio Berlusconi, di essere “italiani veri”.

Bibbia-al-Neon