Desidero precisare meglio la mia posizione riguardo a quella che può essere sembrata una difesa d’ufficio del gruppo facebookiano “Uccidiamo Berlusconi”. Se non fosse apparso chiaro dal mio precedente intervento, tengo a precisare che non condivido iniziative di questo tipo. Mi hanno fatto notare che nel nostro paese ci sono troppe menti per così dire “leggere” e non ci sarebbe da stupirsi se qualcuno pensasse di diventare popolare attraverso un omicidio, istigato da queste iniziative diciamo così goliardiche. A mio parere però, se deplorare l’iniziativa è sacrosanto, se sottolinearne la sostanziale stupidità quasi ovvio, è invece proprio contro letture del tipo sopracitato, che si scagliava la mia invettiva. Dissento fortemente da tutte quelle voci, specie “voci istituzionali” (d’altra parte chiaramente “interessate”, dopo la bocciatura del “lodo”, a far passare il carnefice per vittima), che hanno l’opportunità, ma quindi anche e soprattutto la responsabilità, di formare in un senso o nell’altro l’opinione pubblica, quella sì un po’ troppo leggera, e che hanno ritenuto di fare su questa vicenda del gratuito e “irresponsabile” allarmismo! Secondo il quale il gruppo “Uccidiamo Berlusconi” non rappresenterebbe un fatto di mala eduzione o di semplice malcostume, nel senso che è figlio di quest’epoca in cui tutti gridano e sono convinti di dover per forza essere provocatori, scandalistici, volgari, per farsi notare (titoli dei giornali, dibattiti politici in tivù, le discussioni in parlamento vanno esattamente nella stessa direzione.). Ma no! Si tratterebbe invece di un pericolo reale, di un serio incitamento a commettere il reato. Non posso credere che sia così. Se lo fosse allora l’Italia sarebbe in condizioni ancora peggiori di quelle che credo io.
Una prima osservazione: i commenti delle persone iscritte al gruppo non sono, per quel che mi è parso, leggendone alcuni, inneggianti a qualsivoglia reato. Certo l’idiota ci sarà pur stato, ma questi ce ne sono tanti, anche la bar. Ok, il titolo da solo è senz’altro di cattivo gusto, lo voglio ripetere, ma la maggior parte dei commenti rappresentano innocue schermaglie, tra l’altro assolutamente prive di interesse, tra coloro che criticano Berlusconi e i suoi fan. Perché è proprio questo il punto. Molti degli iscritti al gruppo sono rappresentanti della destra. Si iscrivono per poter postare commenti (talvolta purtroppo, a loro volta, vere e proprie “minacce”). Queste schermaglie, lungi dall’essere minimamente costruttive però, si limiatano all’invettiva, alle offese personali e, a mio parere, barricandosi dietro una facile scurrilità, dimostrano, queste sì menti per così dire “leggere”.
Ma ora voglio provare a spiegare meglio il mio punto di vista, a costo di apparire anche un po’ pedante. Come sappiamo i quotidiani (violentissimi negli ultimi tempi), le riviste, il cinema, i romanzi poi neanche a parlarne, ma anche internet – badate bene - non hanno qui da noi, neppure lontanamente, l’impatto mediatico e la diffusione capillare che ha la televisione.
La televisione arriva ovunque, raggiunge persone di qualsiasi fascia di età e cultura. Fin dalle origini la televisione, ma poi sempre di più e infine in modo eclatante, qui in Italia, la tivù di Berlusconi, non ha fatto altro – per citare David Foster Wallace – che “riconoscere cosa vogliono grandi masse di persone e fornirglielo.” L’ottimismo sfrenato di Berlusconi, la negazione della crisi, i proclami, gli annunci che non portano a nulla, sono tutti figli di questa concezione e dell’uso anestetizzante che fa della (“sua”) tivù. Quello che intendo dire è che solitamente quando qualcosa è “evidentemente” una boutade, una “finzione”, insomma si colloca con ogni evidenza in un luogo altro dalla realtà, tutti, sono più o meno in grado di riconoscerlo come tale. Pochissimi credo possano ritenere film come Halloween o Venerdì 13, ad esempio, un’istigazione all’omicidio. Qualcuno lo pensa, intendiamoci, ma spero non siano in molti. Se racconto al bar una barzelletta in cui qualcuno uccide Berlusconi, nessuno penserà che stia incitando a farlo sul serio o che addirittura io stesso possa avere questa intenzione. Sono tutte cose che evidentemente si collocano o nell’ambito della “drammatizzazione” della realtà, o meglio del verosimile, o nell’ambito dello scherzo. Su questo spero, saremo tutti d’accordo. Inoltre, a differenza dell’utente tivù, l’utente dei quotidiani, delle riviste e di internet è un utente attivo, solitamente interessato e mediamente acculturato. E’ da tenere in conto. Perché questo tipo di uetnte è maggiormente in grado di filtrare le informazioni, rispetto all’utente “esclusivamente” (la maggioranza degli italiani) televisivo. Ma dirò di più. Di fronte alla televisione (che ci priva di un filtro evidente tra realtà e finzione) anche l’utente mediamente acculturato si trova in difficoltà. E’ più difficile riconoscere le manipolazioni all’interno di un telegiornale, ad esempio. Se da una parte infatti ormai tutti sanno che i politici, e non solo, si affidano sd’abitudine a manipolazioni propagandische e ad effetto, dall’altra il bombardamento televisivo abbatte facilmente le nostre barriere (Geroge W. Bush, su una menzogna propagandata a dovere, ci ha guadagnato un secondo mandato e costruito una guerra).
Quindi mi chiedo. Davvero qualcuno potrebbe sentirsi istigato da un gruppo su Facebook, a causa di un titolo così infelicemente esplicito, a uccidere Berlusconi? E se anche un idiota di passaggio, lo pensasse davvero, quale sarebbe il suo grado di pericolosità effettiva? E quanto è invece a tal proprosito più pericoloso il clima di scontro radicale che si respira di questi tempi nella nostra società, grazie anche a una propaganda (televisiva appunto) di violenza e odio, mascherate da informazione? La nostra società è alla deriva. Ci dovremmo preoccupare, secondo me, e gridare a perdifitao tutta la reale pericolosità che deriva della dissoluzione dei valori, dall’odio, dal razzismo, dalla violenza scatenata dalla xenofobia e dall’omofobia, quella sì fomentata e incitata ogni giorno, dalla tivù e dalla politica. E spesso senza che si abbia la reale possibilità di riconoscerle come semplici palate di merda gettate su altra merda! Non viene da una cosa come “Uccidiamo Berlusconi” il pericolo, secondo me. Al limite questo potrebbe essere il sintomo (ma davvero superficiale), di una malattia ben più grave, le cui cause sono altrove. Non è qui che vanno ricercate tragedie come quelle della Columbine, gli stupri di gruppi, le aggressioni a coppie gay, le risse a coltellate tra giovanissimi, gli atti di bullismo nelle scuole, il degrado morale in genere. La linea che porta da Via Poma a Garlasco, passando per Novi Ligure e Cogne, attraverso certi orrori familiari, non passa certo da cose come Facebook e l’infelice “Uccidiamo Berlusconi”. Quelli in pericolo siamo piuttosto noi, i non violenti, quelli che amano il confronto di idee, quelli tolleranti, democratici, i nostri figli e le nostre figlie, noi gente comune, che viviamo nel mondo delle persone comuni e che non hanno nessuno pronto a difenderli (da una rapina, da un sopruso, da un’ingiustizia). Ora il punto è che proprio Silvio Belusconi, la sua persona, la sua politica, la sua televisione, hanno contribuito appunto a formare questa società. Attraverso una propaganda (di cui egli è più di ogni altro titolare, evidentemente) manipolata sottilmente ( e della quale a mio parere, anche l’attacco al gruppo facebookiano fa parte). E temo che per difendere i propri interessi partiolari, questo piccolo uomo malato di egocentrismo, non si fermerà di fronte a nulla, non certo di fronte alla Costituzione e soprattutto alla Democrazia. Si fermerà di fronte al pericolo dello scontro sociale? Ritengo di no, forse addirittura lo cerca quotidianamente. A me è questo che fa veramnte paura e che sia un pericolo reale e serio mi pare molto più ovvio del fatto che lo possa essere il gruppo di Facebook incriminato. Ma è anche vero, come ha scritto D. F. Wallace, che “pochi, pochissimi di noi, sono in grado di affrontare l’ovvio.”
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