IMMAGINI, ISTANTI, SOSPIRI, FUGGENTI E SFUGGENTI, SFUMATURE INFINITE DI COLORI TRA IL BIANCO E IL NERO, GIOCHI DI LUCI E DI SUONI, STORIE DI IDEE E IDEE DI STORIE, TENTATIVI O FORSE TENTAZIONI, ACCENNI DI ME, DI NOI, DEL MONDO, TRA PASSATO E FUTURO, ALLUSIONI ALLA VITA OPPURE, FORSE, SEMPLICEMENTE ILLUSIONI!

Non fatevi fregare!

16 agosto 2010

Che differenza!

Io, personalmente, non vado matto per la politica americana, né quando si tratta del partito democratico né, a maggior ragione, quando si tratta del terribile partito repubblicano, specie di quello segnato per troppo tempo dal tragico regime dei Bush. Però la coerenza dimostrata dal presidente Obama e la sua caparbietà quando si tratta di dare priorità alle battaglie etiche di civiltà, a rischio anche della propria popolarità (in discesa rapida purtroppo), è innegabile.
Che differenza in questo senso con la politica italiana dei proclami, della demagogia, degli “slogan” preconfezionati e gridati apposta per abbindolare i più sprovveduti, proprio come fa la pubblicità, per la quale non importa il vero o il falso, alla quale importa solo adularti, convincerti, acquisirti e per la quale tu non sei altro che un numero, un cliente parecchio stupido da intrattenere, raggirare, alienare. Eppure la politica dovrebbe essere un’altra cosa, o no?
Che differenza poi con il nostro Berlusconi, mio dio!

A New York presentano il progetto per una Moschea a due isolati dalla voragine lasciata dalle Twin Towers. Il terreno è privato e l’America rispetta più di ogni altra cosa la proprietà privata. Inoltre l’America rispetta la liberà di culto. L’America rispetta in generale le libertà individuali e si proclama culla incontrastata dei diritti civili (seppur con mille contraddizioni, si può in effetti affermare che lo sia davvero).
Le proteste della comunità ebraica non si sono fatte attendere ovviamente (e non so esprimere quanto questa insistenza di un popolo per altri versi grandi, a dimostrarsi, nei momenti cruciali, tanto piccolo, mi irriti) e non potevano mancare neppure le proteste di comuni cittadini, di quelli che abitano da quelle parti e si sono visti sparire la vista dalla propria finestra davanti agli occhi in un istante, di quelli che avevano amici intrappolati in quell’inferno di fumo e fiamme, di quelli che conoscono qulcuno, che è molto amico di qualcun altro il cui fratello, che fa il pompiere, era là quel giorno, a scavare a mani nude. Ma, sacrosanti sentimenti di inopportunità a parte, cosa si può solo dire “civilmente” e "costituzionalmente" in un caso come questo? Che ovviamente la comunità musulmana ha tutto il diritto di costruirla questa santa Moschea. Nessun’altra soluzione apparirebbe accettabile, nessuna soluzione che non sembri illiberale, censoria, demagogica, intollerante. Qualcuno dirà che la scelta del luogo da parte della comunità musulmana è provocatoria (potrebbe sembrarlo in effetti), addirittura oltraggiosa. Ma perché poi, a pensarci bene? La “religione islamica” non può e non deve essere accomunata al “terrorismo islamico”. Ovvio! Eppure talvolta alcune Moschee si sono rivelate covi di terroristi. Forse. Come d'altra parte alcune Chiese si sono rivelate covi di pedofili, ma con questo non si può certo colpevolizzare la fede cattolica, né nessun si sognerebbe di protestare o impedire la costruzione di una Chiesa.
Ad ogni modo alle autorità competenti spetterà senz’altro il dovere di vigilare e verificare (e ne avranno anzi il diritto costituzionale), dopo la sua realizzazione, che le finalità di questo edifico siano effettivamente ed esclusivamente la religione, la fede e la preghiera. Ma di certo non si può farlo preventivamente con un vero e proprio processo alle intenzioni.
Ma perché dico questo?
Perché questo, a rigore, non sarebbe dovuto essere un problema del Presidente degli Stati Uniti d’America. Questo è un problema del sindaco di New York e il Presidente Obama, con indiscutibile opportunità politica, avrebbe potuto starne fuori. Non era necessario che si esponesse, ma soprattutto non era consigliabile dal punto di vista della “popolarità” (di cui per esempio il nostro Berlusconi vive e della quale si riempie continuamente la bocca… e quando non ci pensa lui, ci pensano i suoi organi mediatici a fargli il servil servizio). E invece Obama si è esposto eccome. Ha gridato pubblicamente, con forza e responsabilità civile, che costoro hanno il diritto di costruirla questa benedetta Moschea. Era così ovvio che fosse così, che forse non era necessario intervenire. Eppure proprio il fatto che invece ci fosse qualcuno (tantissimi a dire la verità), anche tra i politici (di qualsiasi parte politica siano proprio costoro dovrebbero, si suppone, essere tutti sempre e comunque garanti del rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione – so che a molti Italiani questo concetto possa far sorridere, se non ridere, grazie alla nostra classe dirigente), a pensarla in modo così evidentemente illiberale, antidemocratico e incostituzionale, ha spinto Obama nella sua qualità di americano, cittadino e Presidente a prendere posizione. Una scelta che si è rivelata un duro colpo per la sua popolarità. Ha offerto deliberatamente il fianco (già così debilitato dalla crisi economica) ai suoi nemici, che hanno potuto infierire a suon di slogan, sventagliando e fomentando il più grande timore americano post 11 settembre.
Eppure penso che Obama, per averlo fatto, dormirà sereno. E ogni giorno, guardando negli occhi le sue figlie, probabilmente si sentirà un po’ più partecipe di quella “umanità” che alcuni – pochissimi – tentano di costruire per il futuro di questo mondo, in contrasto con quella “bestialità” che si è invece costruita qui da noi, specie in questi ultimi anni.
Qui il politico sui propri figli giura il falso senza ritegno. Qui si va a puttane quasi con orgoglio. Qui la corruzione, il malaffare e il vantaggio personale sono all’ordine del giorno e assolutamente trasversali. Qui i privilegiati evadono sistematicamente le tasse (attori, cantanti, campioni dello sport, istigati tutti da un malcostume che da noi è ormai diventato consuetudine, se non lo fai sei quasi uno sfigato, non un onesto!). Qui politici strapagati e insaziabili, che già le tasse non debbono neppure pagarle, ritengono sia sacrosanto arrotondare ulteriormente con le mazzette, o facendosi pagare la casa (vista Colosseo), o prendendo soldi dalla banca che dirigono per foraggiare le proprie società, oppure semplicemente accettando innocenti massaggi e trattamenti vari, quando la maggior parte di noi, che invece non fa altro che pagare, pagare, pagare, non arriva neppure a fine mese.
Ma al di là di tutto questo squallore che senz’altro ci meritiamo, tanto ci siamo dimostrati incapaci di reagire esercitando il nostro diritto alla protesta (a Roma il sindaco Alemanno vorrebbe tassare pure questo!) o quanto meno incapaci come sembriamo a leggere con spirito critico (ma anche solo a leggere) il mondo che ci circonda, che cosa ci può insegnare questo tentativo se non di vero e proprio suicidio politico, quanto meno di inopportunità politica, del Presidente degli Stati Uniti d'America? Che il politico deve sentire il suo come un vero e proprio mandato.
Che egli deve essere migliore di quelli che è chiamato a governare e deve dimostrare una forza e una coerenza tali da prendersi anche la responsabilità di decidere per loro, e di costringerli a essere giusti.
Che deve, in una parola, guidarli.
E se ciò alla fine non dovesse essere compreso, se la maggioranza che vota si dimostrerà ostinata e chiusa nella propria reazionaria ottusità, chi se ne frega?
Se sei stato Presidente degli Stati Uniti d’America e hai interpretato il tuo ruolo con coerenza e fedeltà ai tuoi principi, un giorno questo ti sarà riconosciuto dalla Storia. Come puoi sbagliare se farai sempre e solo ciò in cui credi davvero e ciò in cui credi sono i principi sanciti dalla tua Costituzione, la Libertà, l’onesta, il Diritto?

E adesso pensate all’Italia. Pensate a ciò in cui credono Berlusconi e i suoi compari.

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