IMMAGINI, ISTANTI, SOSPIRI, FUGGENTI E SFUGGENTI, SFUMATURE INFINITE DI COLORI TRA IL BIANCO E IL NERO, GIOCHI DI LUCI E DI SUONI, STORIE DI IDEE E IDEE DI STORIE, TENTATIVI O FORSE TENTAZIONI, ACCENNI DI ME, DI NOI, DEL MONDO, TRA PASSATO E FUTURO, ALLUSIONI ALLA VITA OPPURE, FORSE, SEMPLICEMENTE ILLUSIONI!

Non fatevi fregare!

21 settembre 2009

L'Una tic / 2

Mi voltai verso la finestra e cercai di concentrarmi sul ticchettio insistente della pioggia.Tic tic tic tic tic. Ultimamente i miei pensieri si arrovellavano intorno alla questione dell’inizio. Tic tic tic tic. Episodi lontani si rincorrevano nella mia mente senza sosta. Non appena uno riaffiorava dall’abisso, ecco che subito un altro faceva capolino, e poi un altro e così via, senza sosta, alla rinfusa. I ricordi riproducevano ricordi, in un inarrestabile effetto a valanga della memoria. D’altra parte il nostro passato, quello più recondito, è come se stesse quieto sotto uno specchio d’acqua densa. Se ti ci tuffi chissà se poi ne riemergi.

Io in quei giorni la guardavo da un’altezza davvero considerevole, quella maledetta pozza scura. Dall’orlo di una piattaforma olimpionica. Ormai bastava solo una piccola spintarella e ualà! Mortale triplo con avvitamento e finale carpiato e splash! Il caos. Buio. Il difficile era metterli in fila. I ricordi.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché… Tutte le storie cominciano così dopotutto. Da una selva oscura, un bagliore pian piano inizia a rischiarare il buio. E’ la speranza di un racconto. Si procede a tentoni, verso quel bagliore che contiene in sé la potenza di un sole. Oppure ci si perde nella notte più buia.

Era l’estate in cui per la prima volta gli uomini posero piede sulla luna. Ecco! Questa storia in particolare, potrebbe cominciare così. Era l’estate del Sessantanove. Lunedì ventun luglio per la precisione.

Tic tic tic tic. Inspirai. Tic tic. E trattenni il fiato. Tic tic tic tic tic tic. Mi sentivo in volo. Leggero. Come un paracadutista in balia del vento. Due sensazioni contrastanti. Libero e felice, desideravo lasciarmi cullare dall’aria. Ma anche anelavo l’approdo. Desideravo sentirmi nuovamente schiacciato sulla terra, al sicuro. Ad ogni modo avevo fatto il salto, stavo rotolando nell’aria, ancora un istante e – splash - avrei sentito intorno a me il freddo abbraccio di quel lurido fango. Chissà se sarebbe stato davvero l'inizio. Oppure invece la fine.

Il Grande piede stava per scendere l’ultimo piolo della scaletta del Ragno, esitò un istante poi affondò deciso nella polvere lunare. Da noi l’orologio segnava le ore quattro, cinquantasei minuti e trentun secondi. Sempre per la precisione. In una stanza asettica bianca - hueee, hueee, hueee - un neonato vagiva. Ecco, chi lo dice ad esempio che era bianca? Dovrebbe essere così, credo. Oppure no? Il fatto è che all’inizio l’essere è piuttosto corporale che razionale. Nel senso che respiri e strilli e ti caghi addosso in quantità industriali, ma sei ancora niente, una corpo senza coscienza, senza memoria. E' un fatto!

3 commenti:

  1. Magari pubblicandolo a pezzi riuscirai finalmente a finire il tuo libro, eh? Sarebbe grandioso!!!Vai così!

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  2. Veramente non penso proprio che questo sia il mio libro... o meglio sto pubblicando quello che so per certo non entrerà a far parte della stesura definitiva!

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  3. Invece poteva essere un bella idea...comunque l'importante è che tu finisca il libro in un modo o l'altro!

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