I quotidiani che fanno capo ai signori Belpietro e Feltri non perdono mai occasione per dimostrare arretratezza culturale, immoralità professionale e sempre più spesso una vera e propria idiozia (celata dietro l’iperbolica sicumera, propria di chi essendo poco intelligente non può vedere oltre la propria visione delle cose: insomma arrivano fin lì, poveretti, c’è poco da fare).
Partiamo dal caso Fini. Può un giornalista far scoppiare un caso scrivendo semplicemente “girano voci”? È professionale scrivere il pezzo e poi dire “adesso aspettiamo che altri (ovvero i magistrati) cerchino riscontri?”. Un anonimo pugliese avrebbe confidato casualmente a Belpietro (notoriamente facilmente raggiungibile da chiunque), in un momento particolarmente idoneo della congiuntura politica, un’”enormità” e Belpietro che fa? Cerca riscontri, una qualsiasi pezza d’appoggio, come farebbe un giornalista degno di questo nome? Nient’affatto. Pubblica l’enormità così com’è: Fini starebbe architettando un falso attentato a se medesimo, per poi far ricadere la colpa su Berlusconi. E certo che Belpietro di falsi attentati se ne intende, basta vedere i guai che sta passando il suo ex-capo scorta in proposito. Ma la sua esperienza in merito non giustifica, giornalisticamente, un comportamento di questo tipo. Belpietro, e Feltri, dovrebbero comprendere una volta per tutte che non sono al bar (certo il numero dei lettori dei quotidiani di riferimento sarebbe quello degli avventori di un bar di periferia se non avessero la ribalta offerta dalle rassegne stampa televisive), che non stiamo a fa’ du’ chiacchiere tra noiartri. Il giornalismo è (era, perché ormai in Italia…) un lavoro serio; il giornalista ha delle responsabilità, la sua materia sono (o dovrebbero essere) i fatti. Poi ci sarà chi ha il compito di esprimere opinioni su questi fatti. Ma i fatti (e con ciò si intendono eventi che abbiano riscontri oggettivi) sono imprescindibili da questo mestiere. Altrimenti si è scrittori, narratori, comici, fantasisti, opinionisti da bar, Minzolini, Vespa, ma non giornalisti. I contenitori delle proprie “invenzioni” in tal caso non possono essere i giornali, i quotidiani (o i telegiornali) ma altri media che incornicino le proprie esternazioni appunto come racconto, romanzo, barzelletta, semplice boutade, intrattenimento. E dire che questi sedicenti professionisti della penna, sono gli stessi garantisti sfegatati che attaccano a testa bassa Spatuzza e Ciancimino (non un anonimo pugliese che ha sentito qualcuno dire qualcosa a proposito di qualcun altro), quando potrebbe anche solo trasversalmente andarci di mezzo il Premier (ovviamente). “Basta fidarsi della parola di pentiti a orologeria come Spatuzza”, gridano come ossessi, “Basta dare credito ai deliri psicotici di Ciancimino”, si strappano i capelli. "Occorrono riscontri, altrimenti le parole sono aria fritta", dicono. Verissimo, infatti “verba volant”, ma “scripta manent” e voi, sconsiderati della carta stampata, superficiali della morale – la vostra sì a orologeria o meglio prezzolata – paladini dell’ingiustizia, voi appunto “scrivete”. Non stupitevi quindi se poi scattano le querele, non fate le vittime, perché siete i carnefici, non gridate incoerentemente allo scandalo quando qualcuno deciderà di restituirvi pan per focaccia, siate, se non giornalisti, almeno una parvenza di uomini!
Parimenti decidere di liquidare il caso “Elton John”, che dovrebbe, a osservatori disposti al confronto (a normali giornalisti), intelligenti e in sintonia con le evidenti nuove esigenze di questo secolo, con l’inevitabile cambiamento del costume (che tanto cambia nonostante gli irriducibili e onnipresenti reazionari) sollecitare importanti riflessioni, un aperto confronto (perché di mezzo ci sono vite e personalità – quelle dei bambini – che si costruiscono appunto attraverso le relazioni) con una volgarità come quella di definire un uomo “mammo”, ostentando una superficialità degna dei peggiori trogloditi, ha davvero dell’icredibile. Un omosessuale non è un “uoma” cari Belpietro e Feltri, né un “donno”, allo stesso modo come ognuno di voi non sarebbe per alcuni un “idioto” (ma proprio un idiota!). Un omosessuale o è uomo o è donna, senza confusione alcuna. Quindi potrà essere o un padre o una madre. E in questo caso entrambi i genitori potranno essere buoni padre o cattivi padri. Ovviamente nella relazione con il figlio, ognuno metterà a disposizione la propria personale sensibilità e – ci auguriamo – farà del proprio meglio per contribuire a una serena evoluzione della personalità e del carattere del bimbo. Ma su questo caso si deve comunque riflettere proprio per preparare nel migliore dei modi eventuali aperture (ce lo auguriamo) future in questo senso. La questione dell’utero in affitto ad esempio è un’altra questione che va senz’altro dibattuta. L’età del neopapà (sessantacinquenne) è senz’altro un problema – almeno secondo me. Infatti la legge inglese che ammette l’adozione da parte di coppie omosessuali fissa il limite di età a quarantacinque anni. D’altra parte nessuno sollevò per esempio un caso etico quando in Italia (nell’ambito di un matrimonio convenzionale) il fu Mike Bongiorno divenne ad esempio padre alla medesima età di Elton John. In questi casi nessuno ovviamente si sognerebbe di mettere in discussione le libertà personali. Vi immaginate una legge che imponesse a due coniugi di non proliferare dopo una certa età? Qualcosa di simile alle imposizioni legislative di stampo cinese tanto condannate dall’occidente, ma per la carità! Allora la vera domanda è come conciliare l’incongruenza e la differenziazione che si viene a creare – in fatto di libertà personali - tra chi è libero di proliferare quando e come più gli aggrada (sia esso un vecchio, un delinquente, un pedofilo, un molestatore un serial killer), purché nell’ambito di una coppia tradizionale e convenzionale, e chi invece non può farlo (tenendo conto del fatto che un numero enorme di bambini ha estremo bisogno di una famiglia). Ovviamente sto semplificando e non ho di certo delle risposte preconfezionate in merito. Semplicemente provo a riflettere sulla questione, senza banalizzarla con un volgare neologismo (“mammo”). Mi preme solo sottolineare che su questioni di questa portata ci aspetteremmo sollecitazioni e riflessioni di spessore, ci aspetteremmo qualcuno che ci aiuti a pensare, e non ricevere al prezzo di un euro, dai giornali, esattamente ciò che potremmo sentire ovunque, da chiunque.
29 dicembre 2010
04 novembre 2010
Considerazioni semiserie sull'omosessualità
Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio di un Paese Europeo, nell’anno del Signore 2010, per difendersi dall’ennesimo scandalo a sfondo sessuale, dichiara che è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay. Daniela Santanchè esprime la sua solidarietà al premier (una volta la solidarietà si esprimeva nei confronti delle vittime di soprusi e ingiustizie, non il contrario) al grido di “ormai i diversi siamo noi!”, intendendo gli eterosessuali, come a sancire che nel mondo contemporaneo (in Italia come nell’Iran più reazionario e intollerante), sia in atto una specie di guerra, di confronto all’ultimo sangue tra eterosessuali e omosessuali: o loro o noi! La Chiesa Cattolica ha in questo senso enormi responsabilità, quando, rifiutandosi di diventare finalmente e veramente cristiana, continua a gettare anatemi di stampo medievale contro chi non si allinea a un pensiero ingiustificatamente totalitario, quanto (specie su alcuni argomenti), totalmente privo di fondamento , di coerenza e di logica.
La Chiesa Cattolica ha ampiamente dimostrato nei secoli la propria fallibilità, costretta poi dall’evidenza ad aggiustare il tiro, a modificare, lentissimamente alcune sue anacronistiche posizioni. Ha dovuto accettare ad esempio alcune verità scientifiche, non senza aver a lungo cercato di soffocare la verità torturando e mettendo al rogo numerosi innocenti. Il fatto che molto spesso, in passato sia stato così, dovrebbe rappresentare un chiaro monito per gli uomini di Chiesa (che hanno dimostrato ampiamente, anche in tempi recenti, la propria fallibilità) rispetto a presentare alcune proprie posizioni come dogmaticamente incontestabili. Certo, il timore e quello di incrinare quell’aura di “divinità”, o meglio la pretesa di operare e parlare per bocca di colui che non può essere contestato. Messo in discussione questo semplice assunto, il potere (anche e soprattutto temporale) della Chiesa, nonché gli infiniti privilegi di cui gode, potrebbero essere messi in discussione. Anche l’atteggiamento remissivo, amorevole e soprattutto indifferente ai beni materiali di un Francesco d’Assisi, ai tempi fu visto come un pericolo. Ma in realtà un pericolo perché? Perché se si ammetteva che il poverello d’Assisi seguiva il Vangelo, allora come si poteva giustificare, per contro, l’opulenza nel quale pretendevano di vivere i prelati?
La scusa di ogni indiscutibile “certezza” cattolica, sarebbe la Sacra Scrittura. Il fatto è però che questa, per vari motivi linguistici, culturali e temporali deve innanzitutto essere interpretata e, soprattutto attualizzata. Altro trucco: l’unica interpretazione corretta e possibile è quella della Chiesa Cattolica, perché essa nelle proprie scelte interpretative è appunto ispirata direttamente da Lui in persona. E il circolo vizioso ricomincia, senza spiegare i macroscopici errori del passato. Gli errori scientifici, come gli abomini etici. Si pensi alle sofferenze inferte alle donne (streghe), in quanto tali. Segni di un’intolleranza e di una pretesa mascolina di superiorità di cui ancora oggi (lo sappiamo) il senso comune fatica a liberarsi. Eppure anche la sola e semplice “selezione”, indubbiamente operata dalla Chiesa Cattolica, delle Sacre Scritture rappresenta d’altra parte una sorta di interpretazione “umana, troppo umana” e quindi (come accaduto in passato in numerose occasioni) passibile di fallibilità. Il punto è che se questi errori sono avvenuti in passato, se già in molte occasioni la Chiesa, volente o nolente, è stata costretta a crescere, a rivedere le proprie posizioni, ad arrendersi all’evoluzione dei tempi, perché continuano a ricaderci, arroccandosi in posizioni insostenibili e addirittura inesplicabili?
La posizione cattolica nei confronti dell’omosessualità è una di queste. Per me personalmente, al di là della questione religiosa, la posizione di tutti coloro che vivono come un pericolo, un fastidio, addirittura un intollerabile oltraggio la sessualità degli altri è davvero incomprensibile. Come poi questo (e non invece l’amore punto e basta) possa avere a che fare con gli insegnamenti di un uomo (o di un dio) come Gesù Cristo mi confonde. E infatti, d’altra parte, le radici ermeneutiche dell’astio cattolico nei confronti dell’omosessualità non si fondano sui Vangeli, ma bensì sull’Antico Testamento, ovvero sulla religione ebraica (di cui d’altra parte Gesù stesso era un esponente). In particolare nel libro del Levitico (18,22) si legge che l’omessualità è un abominio. Esplicito, diretto. Questo dovrebbe tagliare la testa al toro. Hanno ragione loro, si direbbe. Certo il problema dovrebbe essere esclusivamente perosnale. Cioè se sei cattolico e gay! Se credi nell’inferno e vuoi vivere secondo la tua fede e gli insegnamenti della Chiesa devi rinunciare quanto meno all’attività sessuale. Se vuoi vivere liberamente la tua sessualità invece devi rassegnarti a rinunciare a nutrirti di dio sottoforma di cialda durante la transustanziazione domenicale e rassegnarti all’idea di vivere post-mortem in un posto caldo, molto caldo. Ma questo ancora non spiega perché questa scelta debba riguardare qualcun altro oltre te. Perché non posso essere ateo e gay, senza che qualcuno mi debba odiare? Ma ancora perché mai uno Stato laico dovrebbe rifiutarsi di riconoscere i diritti civili dei suoi cittadini omosessuali? Cosa c’entrano le leggi civili con le leggi di un dio che non sono, e ci mancherebbe, costretto a riconoscere? Un omosessuale brucerà all’inferno? Si vedrà, intanto, da questa parte, su questa terra, se si pretende che egli abbia dei doveri (pagare le tasse, rispettare le leggi, fare la coda in posta), allora si dovrà ammettere che questo cittadino omosessuale abbia anche dei diritti. Uno fra tutti la libertà di vivere, senza subire discriminazioni di nessun tipo, la propria vita.
Ma torniamo al Levitico. Il Levitico è il terzo libro della Torah ebraica e, redatto da autori ignoti, si può far risalire nella sua versione definitiva al VI/V secolo a.c. sulla base della precedente tradizione orale. Insomma stiamo parlando delle norme culturali, igieniche e ritualistiche di tribù che vivevano in Giudea più di 2.500 anni fa. Più o meno nello stesso periodo, nella Grecia Antica, d’altra parte (una civiltà indubitabilmente più avanzata di quella presente in Giudea) era lecito amare, nè suscitava sdegno, uomini e donne indistintamente, in quanto i Greci nell'amore cercavano il “bello” indipendentemente dal sesso dell’amato/a; pertanto, amare donne o ragazzi era solo un aspetto diverso del medesimo sentimento. Chi aveva ragione? I pagani Greci? O i primitivi (per molti aspetti) Leviti? Come detto non sarebbe questo il punto. Ma ammettiamolo per un attimo a solo scopo esemplificativo. Ammettiamo che (almeno dal punto di vista della Sacra Scrittura ebraica) lo stile di vita omosessuale sia effettivamente indifendibile, dove ci porta tutto ciò per coerenza? Perché io vorrei vendere mia figlia come schiava (come sarebbe concesso in Esodo 21, 7), ma continuo a scontrarmi con una certa perplessità e una certa difficoltà a mettermi d’accordo sul prezzo. Solo Silvio Berlusconi si è dimostrato interessato, ma questa è un’altra storia. Anche lei (mia figlia) si ribella e sono indeciso se semplicemente frustarla o metterla a morte per disobbedienza. Mia moglie d’altra parte si rifiuta di dormire a terra durante il ciclo mestruale (Levitico 15:19, 24) e insiste a voler dormire nel letto con me. Devo percuoterla? Altrettanta difficoltà ho trovato ad acquistare schiavi, sia maschi che femmine, come previsto sempre dal Levitico 25:44 (anche questa è una cosa che evidentemente in Italia riesce solo a Berlusconi). Un mio amico continua a lavorare il Sabato. Come sappiamo, secondo Esodo 35:2, dovrebbe essere messo a morte. Per essere un buon cristiano e conquistarmi il paradiso devo farlo secco personalmente? Non contrasterebbe con altre norme e leggi? Oltre all’omosessualità è parimenti un abominio mangiare crostacei (Levitico 11:10), se in quanto eterosessuale, ho avuto la fortuna di evitare il primo, ho invece molto peccato con il secondo, mi piacciono troppo, non riesco proprio a resistere. Ho chiesto perdono in confessione, ma il sacerdote confessore mi ha chiesto se scherzassi, gettandomi un po’ in confusione, a esser sincero. Tutti quelli che conosco (anche alcuni amici di religione ebraica), me compreso, insistono a rasarsi i capelli, addirittura anche quelli vicino alle tempie (cosa che sarebbe espressamente vietata in Levitico 19:27). Quale può essere la punizione appropriata? Possono sposarsi due persone, eterosessuali, ma con i capelli rasati? Possono, pur vivendo nel peccato, adottare un bambino? Ho scoperto che mio padre, da giovane, quando faceva il contadino, andando contro l’insegnamento del Levitico 19:19, ha osato piantare due diversi tipi di ortaggio nel medesimo campo. Come deve essere punito? Una mia amica indossa quasi sempre vesti di due tipi diversi di tessuto. Che si deve fare? Si deve davvero radunare tutto il quartiere per farli lapidare, come prescriverebbero le Scritture?
La conclusione più degna di queste mie fin troppo lunghe riflessioni sarebbe una citazione da Albert Einstein: “"La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.”
Solo che purtroppo il buon Einstein non tiene conto della cultura e dell’intelligenza del soggetto. Perché ognuno può aprire fino a un certo punto. Dipende da quanto grandi siano le porte cerebrali di cui la natura l'ha dotato. E il circolo è vizioso, perché quelli con una mente ristretta (leggi idioti) non comprenderanno mai il punto di vista di quelli che hanno una mente aperta (e più ricca di connessioni neuronali). Temo inoltre che i primi, siano la maggioranza. E a questo proposito rimando al prologo del film che trovate sul blog, che ben spiega il perché.
La Chiesa Cattolica ha ampiamente dimostrato nei secoli la propria fallibilità, costretta poi dall’evidenza ad aggiustare il tiro, a modificare, lentissimamente alcune sue anacronistiche posizioni. Ha dovuto accettare ad esempio alcune verità scientifiche, non senza aver a lungo cercato di soffocare la verità torturando e mettendo al rogo numerosi innocenti. Il fatto che molto spesso, in passato sia stato così, dovrebbe rappresentare un chiaro monito per gli uomini di Chiesa (che hanno dimostrato ampiamente, anche in tempi recenti, la propria fallibilità) rispetto a presentare alcune proprie posizioni come dogmaticamente incontestabili. Certo, il timore e quello di incrinare quell’aura di “divinità”, o meglio la pretesa di operare e parlare per bocca di colui che non può essere contestato. Messo in discussione questo semplice assunto, il potere (anche e soprattutto temporale) della Chiesa, nonché gli infiniti privilegi di cui gode, potrebbero essere messi in discussione. Anche l’atteggiamento remissivo, amorevole e soprattutto indifferente ai beni materiali di un Francesco d’Assisi, ai tempi fu visto come un pericolo. Ma in realtà un pericolo perché? Perché se si ammetteva che il poverello d’Assisi seguiva il Vangelo, allora come si poteva giustificare, per contro, l’opulenza nel quale pretendevano di vivere i prelati?
La scusa di ogni indiscutibile “certezza” cattolica, sarebbe la Sacra Scrittura. Il fatto è però che questa, per vari motivi linguistici, culturali e temporali deve innanzitutto essere interpretata e, soprattutto attualizzata. Altro trucco: l’unica interpretazione corretta e possibile è quella della Chiesa Cattolica, perché essa nelle proprie scelte interpretative è appunto ispirata direttamente da Lui in persona. E il circolo vizioso ricomincia, senza spiegare i macroscopici errori del passato. Gli errori scientifici, come gli abomini etici. Si pensi alle sofferenze inferte alle donne (streghe), in quanto tali. Segni di un’intolleranza e di una pretesa mascolina di superiorità di cui ancora oggi (lo sappiamo) il senso comune fatica a liberarsi. Eppure anche la sola e semplice “selezione”, indubbiamente operata dalla Chiesa Cattolica, delle Sacre Scritture rappresenta d’altra parte una sorta di interpretazione “umana, troppo umana” e quindi (come accaduto in passato in numerose occasioni) passibile di fallibilità. Il punto è che se questi errori sono avvenuti in passato, se già in molte occasioni la Chiesa, volente o nolente, è stata costretta a crescere, a rivedere le proprie posizioni, ad arrendersi all’evoluzione dei tempi, perché continuano a ricaderci, arroccandosi in posizioni insostenibili e addirittura inesplicabili?
La posizione cattolica nei confronti dell’omosessualità è una di queste. Per me personalmente, al di là della questione religiosa, la posizione di tutti coloro che vivono come un pericolo, un fastidio, addirittura un intollerabile oltraggio la sessualità degli altri è davvero incomprensibile. Come poi questo (e non invece l’amore punto e basta) possa avere a che fare con gli insegnamenti di un uomo (o di un dio) come Gesù Cristo mi confonde. E infatti, d’altra parte, le radici ermeneutiche dell’astio cattolico nei confronti dell’omosessualità non si fondano sui Vangeli, ma bensì sull’Antico Testamento, ovvero sulla religione ebraica (di cui d’altra parte Gesù stesso era un esponente). In particolare nel libro del Levitico (18,22) si legge che l’omessualità è un abominio. Esplicito, diretto. Questo dovrebbe tagliare la testa al toro. Hanno ragione loro, si direbbe. Certo il problema dovrebbe essere esclusivamente perosnale. Cioè se sei cattolico e gay! Se credi nell’inferno e vuoi vivere secondo la tua fede e gli insegnamenti della Chiesa devi rinunciare quanto meno all’attività sessuale. Se vuoi vivere liberamente la tua sessualità invece devi rassegnarti a rinunciare a nutrirti di dio sottoforma di cialda durante la transustanziazione domenicale e rassegnarti all’idea di vivere post-mortem in un posto caldo, molto caldo. Ma questo ancora non spiega perché questa scelta debba riguardare qualcun altro oltre te. Perché non posso essere ateo e gay, senza che qualcuno mi debba odiare? Ma ancora perché mai uno Stato laico dovrebbe rifiutarsi di riconoscere i diritti civili dei suoi cittadini omosessuali? Cosa c’entrano le leggi civili con le leggi di un dio che non sono, e ci mancherebbe, costretto a riconoscere? Un omosessuale brucerà all’inferno? Si vedrà, intanto, da questa parte, su questa terra, se si pretende che egli abbia dei doveri (pagare le tasse, rispettare le leggi, fare la coda in posta), allora si dovrà ammettere che questo cittadino omosessuale abbia anche dei diritti. Uno fra tutti la libertà di vivere, senza subire discriminazioni di nessun tipo, la propria vita.
Ma torniamo al Levitico. Il Levitico è il terzo libro della Torah ebraica e, redatto da autori ignoti, si può far risalire nella sua versione definitiva al VI/V secolo a.c. sulla base della precedente tradizione orale. Insomma stiamo parlando delle norme culturali, igieniche e ritualistiche di tribù che vivevano in Giudea più di 2.500 anni fa. Più o meno nello stesso periodo, nella Grecia Antica, d’altra parte (una civiltà indubitabilmente più avanzata di quella presente in Giudea) era lecito amare, nè suscitava sdegno, uomini e donne indistintamente, in quanto i Greci nell'amore cercavano il “bello” indipendentemente dal sesso dell’amato/a; pertanto, amare donne o ragazzi era solo un aspetto diverso del medesimo sentimento. Chi aveva ragione? I pagani Greci? O i primitivi (per molti aspetti) Leviti? Come detto non sarebbe questo il punto. Ma ammettiamolo per un attimo a solo scopo esemplificativo. Ammettiamo che (almeno dal punto di vista della Sacra Scrittura ebraica) lo stile di vita omosessuale sia effettivamente indifendibile, dove ci porta tutto ciò per coerenza? Perché io vorrei vendere mia figlia come schiava (come sarebbe concesso in Esodo 21, 7), ma continuo a scontrarmi con una certa perplessità e una certa difficoltà a mettermi d’accordo sul prezzo. Solo Silvio Berlusconi si è dimostrato interessato, ma questa è un’altra storia. Anche lei (mia figlia) si ribella e sono indeciso se semplicemente frustarla o metterla a morte per disobbedienza. Mia moglie d’altra parte si rifiuta di dormire a terra durante il ciclo mestruale (Levitico 15:19, 24) e insiste a voler dormire nel letto con me. Devo percuoterla? Altrettanta difficoltà ho trovato ad acquistare schiavi, sia maschi che femmine, come previsto sempre dal Levitico 25:44 (anche questa è una cosa che evidentemente in Italia riesce solo a Berlusconi). Un mio amico continua a lavorare il Sabato. Come sappiamo, secondo Esodo 35:2, dovrebbe essere messo a morte. Per essere un buon cristiano e conquistarmi il paradiso devo farlo secco personalmente? Non contrasterebbe con altre norme e leggi? Oltre all’omosessualità è parimenti un abominio mangiare crostacei (Levitico 11:10), se in quanto eterosessuale, ho avuto la fortuna di evitare il primo, ho invece molto peccato con il secondo, mi piacciono troppo, non riesco proprio a resistere. Ho chiesto perdono in confessione, ma il sacerdote confessore mi ha chiesto se scherzassi, gettandomi un po’ in confusione, a esser sincero. Tutti quelli che conosco (anche alcuni amici di religione ebraica), me compreso, insistono a rasarsi i capelli, addirittura anche quelli vicino alle tempie (cosa che sarebbe espressamente vietata in Levitico 19:27). Quale può essere la punizione appropriata? Possono sposarsi due persone, eterosessuali, ma con i capelli rasati? Possono, pur vivendo nel peccato, adottare un bambino? Ho scoperto che mio padre, da giovane, quando faceva il contadino, andando contro l’insegnamento del Levitico 19:19, ha osato piantare due diversi tipi di ortaggio nel medesimo campo. Come deve essere punito? Una mia amica indossa quasi sempre vesti di due tipi diversi di tessuto. Che si deve fare? Si deve davvero radunare tutto il quartiere per farli lapidare, come prescriverebbero le Scritture?
La conclusione più degna di queste mie fin troppo lunghe riflessioni sarebbe una citazione da Albert Einstein: “"La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.”
Solo che purtroppo il buon Einstein non tiene conto della cultura e dell’intelligenza del soggetto. Perché ognuno può aprire fino a un certo punto. Dipende da quanto grandi siano le porte cerebrali di cui la natura l'ha dotato. E il circolo è vizioso, perché quelli con una mente ristretta (leggi idioti) non comprenderanno mai il punto di vista di quelli che hanno una mente aperta (e più ricca di connessioni neuronali). Temo inoltre che i primi, siano la maggioranza. E a questo proposito rimando al prologo del film che trovate sul blog, che ben spiega il perché.
Petronio Arbitro
C'è una pagina su Facebook che si chiama Petronio Arbitro e in cui si fa un po' di satira. Le battute sono originali, anche se come spesso capita (non perché le copino, ma semplicemente perché talvolta le idee sono nell'aria e persone diverse inconsapevolmente le afferrano quasi nello stesso momento) le potete trovare (battute simili, non identiche) anche altrove. Ma non sempre, per fortuna. Se volete darci un'occhiata e contribuire, siete benvenuti.
02 novembre 2010
Le esigenze del cavaliere.
Risolto il problema dei denti grazie a Nicole Minetti ora il premier ha estremo bisogno di un'altra figura professionale: l'igienista mentale!
L' Università italiana.
Tagliati del 90% i fondi dell'Università. Berlusconi avrebbe dichiarato che non serve a nulla spendere soldi pubblici in cose inutili. "Guardate Ruby, senza neppure studiare, ha ottenuto con facilità la "dignità di stampa!".
Intercettazioni
Il Cavaliere preannuncia un provvedimento in tre punti contro le intercettazioni: "L' ultilizzo di questo strumento dovrà essere limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi..." Be' per fortuna questa volta non si tratta di una legge ad personam, perché lui continua ad essere contemplato...
20 ottobre 2010
Lodata retroattività...
Un conto è fornire la politica di un mezzo per PROTEGGERE un Presidente del Consiglio accusato di un ipotetico reato commesso DURANTE il proprio mandato e soprattutto CONNESSO con il proprio mandato, un altro è proteggerlo da ipotetici reati commessi prima che il “soggetto” addirittura entrasse in politica, e soprattutto commessi semplicemente per ottenere privilegi, per questioni non solo legalmente, ma eticamente odiose, insomma per ottenere favori personali, per corrompere, per evadere tasse, e chi più ne ha più ne metta, insomma per i “CAZZI PROPRI”.
Bene, con il comodo Lodo Alfano AMMAZZO qualcuno oggi. Fra qualche annetto scendo in campo. Con un po’ di fortuna divento Presidente del Consiglio. Si scopre il mio reato, ma i magistrati sono “IMPEDITI” dal processarmi. Ma siamo matti? Dove sta andando la nostra cosiddetta democrazia? Che cavolo di Paese vogliamo diventare? Dove è finito quel popolo italiano degli anni Settanta, capace di farsi sentire, capace scendere in piazza fragorosamente, per ottenere ragione di numerose e varie ingiustizie? I francesi sono ancora capaci di farlo, uniti, per decisioni molto meno scandalose di quelle che ormai quotidianamente si fanno passare qui… e noialtri? Noi facciamo gite nei luoghi della cronaca nera. Una visitina al pozzo, passando davanti al garage, un caffè sulla via principale del paese degli orrori e poi torniamo a casa soddisfatti, con una storia davvero figa da raccontare agli amici. Magari con un po’ di fortuna qualche telecamera ci ha pure ripresi: sono su sky, sulla Rai, su Canale 5, dio che emozione. Sono famoso perché sono andato in gita da Sarah! Dio che vergogna… E intanto pochi uomini, politici, imprenditori, potenti manager, faccendieri, fanno scempio di tutto ciò che c’è di più sacro in una società veramente moderna e veramente democratica. Si mettono d’accordo (fingono talvolta di litigare, sempre e solo per ottenere qualche piccolo privilegio personale in più), senza che nessuno – ripeto nessuno - sia capace o in grado di opporsi veramente. Decidono cosa debba andare in onda sulla tv pubblica e cosa no! Ma non paghiamo il canone? Decidono cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Come tentano di fare quotidianamente Libero e il Giornale: tentano di delineare cosa sia eticamente corretto e cosa no, addirittura cosa sia legale e cosa no. Ebbene queste non sono questioni opinabili! L'etica non è una faccenda che si può liquidare facendo passare il concetto che tanto “così fan tutti!”. Tutti colpevoli quindi tutti liberi di fare quel che cazzo gli pare? Io invece dico: “Tutti colpevoli? Allora tutti in galera, o almeno tutti fuori dalle palle!” Adesso prendiamo noi in mano il nostro destino. Vi siete dimostrati TUTTI, se non corrotti, in malafede, totalmente incapaci, di sicuro inadeguati. Via! siete licenziati! E, sia detto per inciso, mi fate schifo…
Ma a voialtri invece va davvero tutto bene così? Vi aspettate che prima o poi il governo di Berlusconi cominci a preoccuparsi anche di voi? dopo che sarà riuscito a sistemare tutti i guai suoi e della sua famiglia, ad onorare almeno qualcuno dei favori che deve senz’altro aver promesso a tutti coloro che acriticamente continuano a seguirlo (viceversa pena dossieraggio o killeraggio mediatico… oggi le persone scomode si fanno fuori così e i killer si chiamano giornalisti) davvero vi aspettate che comincerà ad occuparsi anche un po’ di noi? Di quelli che non arrivano a fine mese, di quelli che lavora uno solo o nessuno dei due. Dei cassintegrati, di quelli che perdono il lavoro giorno dopo giorno, di quelli che sul lavoro ci muoiono, o che muoiono di lavoro, impossibilitati a godersi almeno qualche anno di meritata pensione, della piccola e media impresa, della crisi che tanto in Italia non c’è per davvero! Bertolaso e il governo a Napoli per esempio avevano davvero fatto un ottimo lavoro. Anche a L’Aquila d’altra parte. Il Governo del fare ha risolto il problema “monnezza” in un batter d’occhio accidenti! Ha ripulito il centro dell’Aquila dalle macerie ancora più rapidamente. Certo alla televisione, nascondendo i problemi sotto lo zerbino, come è abituato a fare Berlusconi. Chiacchiere! Basta che le chiacchiere sembrino vere almeno alla televisione, attraverso i prezzolati monologhi dei vari Minzolini. Ecco perché si devono mettere a tacere tutti gli altri (i terribili comunisti come Fazio, Saviano, Annunziata, Gabanelli e il più diavolo di tutti Santoro) perché sennò alla televisione si continua anche a fare un po’ di informazione, si continuano a suonare campane discordanti e così proprio non va – in una dittatura come quella italiana! Ma davvero non avete voglia di affidare il nostro meraviglioso paese a qualcuno un po’ più disinteressato e un po’ più degno di fiducia di questo scandaloso giullare che ci governa e della sua corte?
Bene, con il comodo Lodo Alfano AMMAZZO qualcuno oggi. Fra qualche annetto scendo in campo. Con un po’ di fortuna divento Presidente del Consiglio. Si scopre il mio reato, ma i magistrati sono “IMPEDITI” dal processarmi. Ma siamo matti? Dove sta andando la nostra cosiddetta democrazia? Che cavolo di Paese vogliamo diventare? Dove è finito quel popolo italiano degli anni Settanta, capace di farsi sentire, capace scendere in piazza fragorosamente, per ottenere ragione di numerose e varie ingiustizie? I francesi sono ancora capaci di farlo, uniti, per decisioni molto meno scandalose di quelle che ormai quotidianamente si fanno passare qui… e noialtri? Noi facciamo gite nei luoghi della cronaca nera. Una visitina al pozzo, passando davanti al garage, un caffè sulla via principale del paese degli orrori e poi torniamo a casa soddisfatti, con una storia davvero figa da raccontare agli amici. Magari con un po’ di fortuna qualche telecamera ci ha pure ripresi: sono su sky, sulla Rai, su Canale 5, dio che emozione. Sono famoso perché sono andato in gita da Sarah! Dio che vergogna… E intanto pochi uomini, politici, imprenditori, potenti manager, faccendieri, fanno scempio di tutto ciò che c’è di più sacro in una società veramente moderna e veramente democratica. Si mettono d’accordo (fingono talvolta di litigare, sempre e solo per ottenere qualche piccolo privilegio personale in più), senza che nessuno – ripeto nessuno - sia capace o in grado di opporsi veramente. Decidono cosa debba andare in onda sulla tv pubblica e cosa no! Ma non paghiamo il canone? Decidono cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Come tentano di fare quotidianamente Libero e il Giornale: tentano di delineare cosa sia eticamente corretto e cosa no, addirittura cosa sia legale e cosa no. Ebbene queste non sono questioni opinabili! L'etica non è una faccenda che si può liquidare facendo passare il concetto che tanto “così fan tutti!”. Tutti colpevoli quindi tutti liberi di fare quel che cazzo gli pare? Io invece dico: “Tutti colpevoli? Allora tutti in galera, o almeno tutti fuori dalle palle!” Adesso prendiamo noi in mano il nostro destino. Vi siete dimostrati TUTTI, se non corrotti, in malafede, totalmente incapaci, di sicuro inadeguati. Via! siete licenziati! E, sia detto per inciso, mi fate schifo…
Ma a voialtri invece va davvero tutto bene così? Vi aspettate che prima o poi il governo di Berlusconi cominci a preoccuparsi anche di voi? dopo che sarà riuscito a sistemare tutti i guai suoi e della sua famiglia, ad onorare almeno qualcuno dei favori che deve senz’altro aver promesso a tutti coloro che acriticamente continuano a seguirlo (viceversa pena dossieraggio o killeraggio mediatico… oggi le persone scomode si fanno fuori così e i killer si chiamano giornalisti) davvero vi aspettate che comincerà ad occuparsi anche un po’ di noi? Di quelli che non arrivano a fine mese, di quelli che lavora uno solo o nessuno dei due. Dei cassintegrati, di quelli che perdono il lavoro giorno dopo giorno, di quelli che sul lavoro ci muoiono, o che muoiono di lavoro, impossibilitati a godersi almeno qualche anno di meritata pensione, della piccola e media impresa, della crisi che tanto in Italia non c’è per davvero! Bertolaso e il governo a Napoli per esempio avevano davvero fatto un ottimo lavoro. Anche a L’Aquila d’altra parte. Il Governo del fare ha risolto il problema “monnezza” in un batter d’occhio accidenti! Ha ripulito il centro dell’Aquila dalle macerie ancora più rapidamente. Certo alla televisione, nascondendo i problemi sotto lo zerbino, come è abituato a fare Berlusconi. Chiacchiere! Basta che le chiacchiere sembrino vere almeno alla televisione, attraverso i prezzolati monologhi dei vari Minzolini. Ecco perché si devono mettere a tacere tutti gli altri (i terribili comunisti come Fazio, Saviano, Annunziata, Gabanelli e il più diavolo di tutti Santoro) perché sennò alla televisione si continua anche a fare un po’ di informazione, si continuano a suonare campane discordanti e così proprio non va – in una dittatura come quella italiana! Ma davvero non avete voglia di affidare il nostro meraviglioso paese a qualcuno un po’ più disinteressato e un po’ più degno di fiducia di questo scandaloso giullare che ci governa e della sua corte?
24 agosto 2010
IL DITTATORE
Berlusconi si fa un baffo della Costituzione. L’ha detto esplicitamente. Non c’è Carta Costituzionale, prerogativa del Presidente della Repubblica o del Parlamento che tengano. Sono solo tutti fastidiosi ostacoli. Ammennicoli di cui Lui in Persona può fare tranquillamente a meno. Perché Lui in Persona ha dalla propria parte il popolo sovrano (che però eserciterebbe la propria sovranità, si dovrebbe ricordarlo, nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione, appunto!). Già, peccato che all’inizio il beneplacito popolare ce lo avessero anche Hitler e Mussolini e guarda un po’ come è andata a finire. Quindi, secondo il suo ragionamento, Berlusconi può legalmente e legittimamente comportarsi da Imperatore Romano, piuttosto che da Presidente del Consiglio e fare ciò che più gli aggrada in nome del “consenso”. E con la – logicamente - inspiegabile complicità dei suoi, cucirsi addosso l’abito dell’impunità totale, evitare processi, schivare i numerosi scandali che avrebbero dovuto ampiamente mettere in dubbio la sua moralità, evadere milioni di Euro di tasse alla luce del sole (vedi il caso Mondadori) e all’occorrenza sguinzagliare i suoi mastini, prezzolati direttori di quotidiani e di tg (uno, a nome Feltri, fido servitore, direttore di un quotidiano di proprietà della famiglia, non si tira indietro neppure quando si tratta di screditare pubblicamente in relazione ad affari privatissimi la ex-moglie del suo Padrone, di Lui in Persona, entrando nel merito di una querelle di cui non solo non dovrebbe fregare nulla a nessuno, ma della quale il Signor – si fa per dire – Feltri non avrebbe titolo alcuno per parlare, né per moralizzare e tanto meno giudicare). Direttori di quotidiani e tg, dicevamo, abilissimi a narcotizzare con la loro droga (leggi merda) mediatica quel popolo sovrano, spargendo ai quattro venti chiacchiere fumose e strillando caoticamente sopra qualunque voce dissenziente, soffocandola sul nascere. Infatti costoro sbraitano su qualunque cosa, ingigantiscono quisquilie e pinzillacchere varie, badando a nemmeno minimamente sfiorare, o comunque viceversa a sminuire, le varie inezie - diciamo così - che riguardano Lui in Persona. Feltri ha il coraggio di chiedersi come abbia creato il suo patrimonio la Sig.ra Tulliani, quando non ha mai posto la medesima legittima domanda a Lui in Persona, che tra l’altro a chi gliel’ha posta in passato non hai mai comunque risposto. Un uomo, Lui in Persona, che dal nulla ha creato un Impero finanziario, che ha rapinato ville a ingenue fanciulle, che ha da sempre piegato la legge al suo comodo riscuotendo i favori da amici ben inseriti (leggi Bettino Craxi), sotto il cui tetto hanno vissuto mafiosi ed assassini, ma a cui il Feltri non trova nulla da chiedere. A Lui in Persona. Basterebbe questo per sottolineare la faziosità di questo sedicente giornalista (ahahaha!), pietosamente e scandalosamente asservito alle necessità del padrone.
Relativamente all’esiliato e reietto Gianfranco Fini poi – al di là delle questioni soprattutto etiche che lo riguardano e che dovranno essere verificate - esisterebbe in Italia, come in qualsiasi democrazia degna di questo nome, il cosiddetto “divieto di mandato imperativo”, ma nessuno tra i nostri deputati, tra costoro che per primi dovrebbero essere garanti delle regole pare ricordarsene in questi giorni. Ma cos’è questo divieto? In soldoni un deputato eletto ha il dovere di comportarsi sempre secondo la propria coscienza (non secondo quella del partito che lo ha fatto eleggere, tanto per iniziare) e senza sentirsi in nessun modo condizionato nelle proprie scelte da un ipotetico mandato popolare. Ovvero se è stato eletto ad esempio al Nord, dovrebbe, una volta eletto agire comunque nell’interesse di tutti gli Italiani e non solo di quella parte del Paese, a discapito del resto (forse si dovrebbe ricordarlo alla Lega, di tanto in tanto). Insomma un deputato o un senatore hanno, in qualsiasi momento, il diritto di non omologarsi, qualora lo ritengano necessario. Ed è anche per questo che il ricorso sistematico del governo Berlusconi alla fiducia ha, a rigore, il sapore se non dell’anticostituzionalità vera e propria, almeno di uno schiaffo moralmente inaccettabile alle prerogative del Parlamento, al sacrosanto diritto/dovere di ogni deputato di discutere i provvedimenti, di sollevare dubbi, qualora ne avesse. Dubbi che dovrebbero potersi sollevare non solo da parte dell’Opposizione, ma anche all’interno di uno stesso schieramento – in democrazia – senza essere considerati per questo “traditori” del popolo o di Lui in Persona. Piuttosto ci sarebbe da chiedersi come mai, molti nel PDL, abbiano invece da tempo rinunciato a questo sacrosanto diritto. Come mai la maggior parte segue acriticamente il Padrone in questa deriva demagogica e populista, senza preoccuparsi delle conseguenze per la nostra sempre più maltrattata democrazia, ostaggio di questo giullare matto di Lui in Persona, le cui esternazioni dovrebbero far rabbrividire chiunque abbia a cuore questo Paese. E invece no! Gli stanno tutti dietro. Perché? Sono davvero tutti così a rischio di “dossieraggio” da dover fare per forza buon viso a cattivo gioco? Potrebbe davvero essere l’unica spiegazione, mio dio! A meno di ritenere tutti così miopi, politicamente e moralmente ottusi, così aggrappati alle poltrone, ma anche ampiamente idioti da fare ciò che fanno semplicemente per pura ingordigia o addirittura per reale convinzione. Certo a guardarli bene in faccia (penso a Brunetta, Calderoli, Cota, Alfano, Cicchitto, Bondi e molti altri) anche questa seconda ipotesi è piuttosto plausibile.
Ma in tutto ciò c’è una verità. La sovranità popolare. Il diritto del popolo di far sentire (secondo i modi e i limiti della Costituzione) la propria voce. C’è, grazie a dio, quel diritto di voto, tanto richiamato da Lui in Persona perché in fondo (e non completamente a torto) ci considera tutti degli emeriti coglioni. Vogliamo dargli ancora una volta ragione? perché invece potrebbe essere l’occasione per recuperare un minimo di sacrosanta dignità. Vogliamoci un po’ più di bene tutti, cazzo, e mandiamo a casa il Dittatore e la sua cricca. Mandiamo a casa coloro che hanno ritenuto di poter disporre a piacimento della nostra terra, coloro che ritengono di poter disporre anche di tutti noi. E’ ora di dire basta!
16 agosto 2010
Che differenza!
Io, personalmente, non vado matto per la politica americana, né quando si tratta del partito democratico né, a maggior ragione, quando si tratta del terribile partito repubblicano, specie di quello segnato per troppo tempo dal tragico regime dei Bush. Però la coerenza dimostrata dal presidente Obama e la sua caparbietà quando si tratta di dare priorità alle battaglie etiche di civiltà, a rischio anche della propria popolarità (in discesa rapida purtroppo), è innegabile.
Che differenza in questo senso con la politica italiana dei proclami, della demagogia, degli “slogan” preconfezionati e gridati apposta per abbindolare i più sprovveduti, proprio come fa la pubblicità, per la quale non importa il vero o il falso, alla quale importa solo adularti, convincerti, acquisirti e per la quale tu non sei altro che un numero, un cliente parecchio stupido da intrattenere, raggirare, alienare. Eppure la politica dovrebbe essere un’altra cosa, o no?
Che differenza poi con il nostro Berlusconi, mio dio!
A New York presentano il progetto per una Moschea a due isolati dalla voragine lasciata dalle Twin Towers. Il terreno è privato e l’America rispetta più di ogni altra cosa la proprietà privata. Inoltre l’America rispetta la liberà di culto. L’America rispetta in generale le libertà individuali e si proclama culla incontrastata dei diritti civili (seppur con mille contraddizioni, si può in effetti affermare che lo sia davvero).
Le proteste della comunità ebraica non si sono fatte attendere ovviamente (e non so esprimere quanto questa insistenza di un popolo per altri versi grandi, a dimostrarsi, nei momenti cruciali, tanto piccolo, mi irriti) e non potevano mancare neppure le proteste di comuni cittadini, di quelli che abitano da quelle parti e si sono visti sparire la vista dalla propria finestra davanti agli occhi in un istante, di quelli che avevano amici intrappolati in quell’inferno di fumo e fiamme, di quelli che conoscono qulcuno, che è molto amico di qualcun altro il cui fratello, che fa il pompiere, era là quel giorno, a scavare a mani nude. Ma, sacrosanti sentimenti di inopportunità a parte, cosa si può solo dire “civilmente” e "costituzionalmente" in un caso come questo? Che ovviamente la comunità musulmana ha tutto il diritto di costruirla questa santa Moschea. Nessun’altra soluzione apparirebbe accettabile, nessuna soluzione che non sembri illiberale, censoria, demagogica, intollerante. Qualcuno dirà che la scelta del luogo da parte della comunità musulmana è provocatoria (potrebbe sembrarlo in effetti), addirittura oltraggiosa. Ma perché poi, a pensarci bene? La “religione islamica” non può e non deve essere accomunata al “terrorismo islamico”. Ovvio! Eppure talvolta alcune Moschee si sono rivelate covi di terroristi. Forse. Come d'altra parte alcune Chiese si sono rivelate covi di pedofili, ma con questo non si può certo colpevolizzare la fede cattolica, né nessun si sognerebbe di protestare o impedire la costruzione di una Chiesa.
Ad ogni modo alle autorità competenti spetterà senz’altro il dovere di vigilare e verificare (e ne avranno anzi il diritto costituzionale), dopo la sua realizzazione, che le finalità di questo edifico siano effettivamente ed esclusivamente la religione, la fede e la preghiera. Ma di certo non si può farlo preventivamente con un vero e proprio processo alle intenzioni.
Ma perché dico questo?
Perché questo, a rigore, non sarebbe dovuto essere un problema del Presidente degli Stati Uniti d’America. Questo è un problema del sindaco di New York e il Presidente Obama, con indiscutibile opportunità politica, avrebbe potuto starne fuori. Non era necessario che si esponesse, ma soprattutto non era consigliabile dal punto di vista della “popolarità” (di cui per esempio il nostro Berlusconi vive e della quale si riempie continuamente la bocca… e quando non ci pensa lui, ci pensano i suoi organi mediatici a fargli il servil servizio). E invece Obama si è esposto eccome. Ha gridato pubblicamente, con forza e responsabilità civile, che costoro hanno il diritto di costruirla questa benedetta Moschea. Era così ovvio che fosse così, che forse non era necessario intervenire. Eppure proprio il fatto che invece ci fosse qualcuno (tantissimi a dire la verità), anche tra i politici (di qualsiasi parte politica siano proprio costoro dovrebbero, si suppone, essere tutti sempre e comunque garanti del rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione – so che a molti Italiani questo concetto possa far sorridere, se non ridere, grazie alla nostra classe dirigente), a pensarla in modo così evidentemente illiberale, antidemocratico e incostituzionale, ha spinto Obama nella sua qualità di americano, cittadino e Presidente a prendere posizione. Una scelta che si è rivelata un duro colpo per la sua popolarità. Ha offerto deliberatamente il fianco (già così debilitato dalla crisi economica) ai suoi nemici, che hanno potuto infierire a suon di slogan, sventagliando e fomentando il più grande timore americano post 11 settembre.
Eppure penso che Obama, per averlo fatto, dormirà sereno. E ogni giorno, guardando negli occhi le sue figlie, probabilmente si sentirà un po’ più partecipe di quella “umanità” che alcuni – pochissimi – tentano di costruire per il futuro di questo mondo, in contrasto con quella “bestialità” che si è invece costruita qui da noi, specie in questi ultimi anni.
Qui il politico sui propri figli giura il falso senza ritegno. Qui si va a puttane quasi con orgoglio. Qui la corruzione, il malaffare e il vantaggio personale sono all’ordine del giorno e assolutamente trasversali. Qui i privilegiati evadono sistematicamente le tasse (attori, cantanti, campioni dello sport, istigati tutti da un malcostume che da noi è ormai diventato consuetudine, se non lo fai sei quasi uno sfigato, non un onesto!). Qui politici strapagati e insaziabili, che già le tasse non debbono neppure pagarle, ritengono sia sacrosanto arrotondare ulteriormente con le mazzette, o facendosi pagare la casa (vista Colosseo), o prendendo soldi dalla banca che dirigono per foraggiare le proprie società, oppure semplicemente accettando innocenti massaggi e trattamenti vari, quando la maggior parte di noi, che invece non fa altro che pagare, pagare, pagare, non arriva neppure a fine mese.
Ma al di là di tutto questo squallore che senz’altro ci meritiamo, tanto ci siamo dimostrati incapaci di reagire esercitando il nostro diritto alla protesta (a Roma il sindaco Alemanno vorrebbe tassare pure questo!) o quanto meno incapaci come sembriamo a leggere con spirito critico (ma anche solo a leggere) il mondo che ci circonda, che cosa ci può insegnare questo tentativo se non di vero e proprio suicidio politico, quanto meno di inopportunità politica, del Presidente degli Stati Uniti d'America? Che il politico deve sentire il suo come un vero e proprio mandato.
Che egli deve essere migliore di quelli che è chiamato a governare e deve dimostrare una forza e una coerenza tali da prendersi anche la responsabilità di decidere per loro, e di costringerli a essere giusti.
Che deve, in una parola, guidarli.
E se ciò alla fine non dovesse essere compreso, se la maggioranza che vota si dimostrerà ostinata e chiusa nella propria reazionaria ottusità, chi se ne frega?
Se sei stato Presidente degli Stati Uniti d’America e hai interpretato il tuo ruolo con coerenza e fedeltà ai tuoi principi, un giorno questo ti sarà riconosciuto dalla Storia. Come puoi sbagliare se farai sempre e solo ciò in cui credi davvero e ciò in cui credi sono i principi sanciti dalla tua Costituzione, la Libertà, l’onesta, il Diritto?
E adesso pensate all’Italia. Pensate a ciò in cui credono Berlusconi e i suoi compari.
Che differenza in questo senso con la politica italiana dei proclami, della demagogia, degli “slogan” preconfezionati e gridati apposta per abbindolare i più sprovveduti, proprio come fa la pubblicità, per la quale non importa il vero o il falso, alla quale importa solo adularti, convincerti, acquisirti e per la quale tu non sei altro che un numero, un cliente parecchio stupido da intrattenere, raggirare, alienare. Eppure la politica dovrebbe essere un’altra cosa, o no?
Che differenza poi con il nostro Berlusconi, mio dio!
A New York presentano il progetto per una Moschea a due isolati dalla voragine lasciata dalle Twin Towers. Il terreno è privato e l’America rispetta più di ogni altra cosa la proprietà privata. Inoltre l’America rispetta la liberà di culto. L’America rispetta in generale le libertà individuali e si proclama culla incontrastata dei diritti civili (seppur con mille contraddizioni, si può in effetti affermare che lo sia davvero).
Le proteste della comunità ebraica non si sono fatte attendere ovviamente (e non so esprimere quanto questa insistenza di un popolo per altri versi grandi, a dimostrarsi, nei momenti cruciali, tanto piccolo, mi irriti) e non potevano mancare neppure le proteste di comuni cittadini, di quelli che abitano da quelle parti e si sono visti sparire la vista dalla propria finestra davanti agli occhi in un istante, di quelli che avevano amici intrappolati in quell’inferno di fumo e fiamme, di quelli che conoscono qulcuno, che è molto amico di qualcun altro il cui fratello, che fa il pompiere, era là quel giorno, a scavare a mani nude. Ma, sacrosanti sentimenti di inopportunità a parte, cosa si può solo dire “civilmente” e "costituzionalmente" in un caso come questo? Che ovviamente la comunità musulmana ha tutto il diritto di costruirla questa santa Moschea. Nessun’altra soluzione apparirebbe accettabile, nessuna soluzione che non sembri illiberale, censoria, demagogica, intollerante. Qualcuno dirà che la scelta del luogo da parte della comunità musulmana è provocatoria (potrebbe sembrarlo in effetti), addirittura oltraggiosa. Ma perché poi, a pensarci bene? La “religione islamica” non può e non deve essere accomunata al “terrorismo islamico”. Ovvio! Eppure talvolta alcune Moschee si sono rivelate covi di terroristi. Forse. Come d'altra parte alcune Chiese si sono rivelate covi di pedofili, ma con questo non si può certo colpevolizzare la fede cattolica, né nessun si sognerebbe di protestare o impedire la costruzione di una Chiesa.
Ad ogni modo alle autorità competenti spetterà senz’altro il dovere di vigilare e verificare (e ne avranno anzi il diritto costituzionale), dopo la sua realizzazione, che le finalità di questo edifico siano effettivamente ed esclusivamente la religione, la fede e la preghiera. Ma di certo non si può farlo preventivamente con un vero e proprio processo alle intenzioni.
Ma perché dico questo?
Perché questo, a rigore, non sarebbe dovuto essere un problema del Presidente degli Stati Uniti d’America. Questo è un problema del sindaco di New York e il Presidente Obama, con indiscutibile opportunità politica, avrebbe potuto starne fuori. Non era necessario che si esponesse, ma soprattutto non era consigliabile dal punto di vista della “popolarità” (di cui per esempio il nostro Berlusconi vive e della quale si riempie continuamente la bocca… e quando non ci pensa lui, ci pensano i suoi organi mediatici a fargli il servil servizio). E invece Obama si è esposto eccome. Ha gridato pubblicamente, con forza e responsabilità civile, che costoro hanno il diritto di costruirla questa benedetta Moschea. Era così ovvio che fosse così, che forse non era necessario intervenire. Eppure proprio il fatto che invece ci fosse qualcuno (tantissimi a dire la verità), anche tra i politici (di qualsiasi parte politica siano proprio costoro dovrebbero, si suppone, essere tutti sempre e comunque garanti del rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione – so che a molti Italiani questo concetto possa far sorridere, se non ridere, grazie alla nostra classe dirigente), a pensarla in modo così evidentemente illiberale, antidemocratico e incostituzionale, ha spinto Obama nella sua qualità di americano, cittadino e Presidente a prendere posizione. Una scelta che si è rivelata un duro colpo per la sua popolarità. Ha offerto deliberatamente il fianco (già così debilitato dalla crisi economica) ai suoi nemici, che hanno potuto infierire a suon di slogan, sventagliando e fomentando il più grande timore americano post 11 settembre.
Eppure penso che Obama, per averlo fatto, dormirà sereno. E ogni giorno, guardando negli occhi le sue figlie, probabilmente si sentirà un po’ più partecipe di quella “umanità” che alcuni – pochissimi – tentano di costruire per il futuro di questo mondo, in contrasto con quella “bestialità” che si è invece costruita qui da noi, specie in questi ultimi anni.
Qui il politico sui propri figli giura il falso senza ritegno. Qui si va a puttane quasi con orgoglio. Qui la corruzione, il malaffare e il vantaggio personale sono all’ordine del giorno e assolutamente trasversali. Qui i privilegiati evadono sistematicamente le tasse (attori, cantanti, campioni dello sport, istigati tutti da un malcostume che da noi è ormai diventato consuetudine, se non lo fai sei quasi uno sfigato, non un onesto!). Qui politici strapagati e insaziabili, che già le tasse non debbono neppure pagarle, ritengono sia sacrosanto arrotondare ulteriormente con le mazzette, o facendosi pagare la casa (vista Colosseo), o prendendo soldi dalla banca che dirigono per foraggiare le proprie società, oppure semplicemente accettando innocenti massaggi e trattamenti vari, quando la maggior parte di noi, che invece non fa altro che pagare, pagare, pagare, non arriva neppure a fine mese.
Ma al di là di tutto questo squallore che senz’altro ci meritiamo, tanto ci siamo dimostrati incapaci di reagire esercitando il nostro diritto alla protesta (a Roma il sindaco Alemanno vorrebbe tassare pure questo!) o quanto meno incapaci come sembriamo a leggere con spirito critico (ma anche solo a leggere) il mondo che ci circonda, che cosa ci può insegnare questo tentativo se non di vero e proprio suicidio politico, quanto meno di inopportunità politica, del Presidente degli Stati Uniti d'America? Che il politico deve sentire il suo come un vero e proprio mandato.
Che egli deve essere migliore di quelli che è chiamato a governare e deve dimostrare una forza e una coerenza tali da prendersi anche la responsabilità di decidere per loro, e di costringerli a essere giusti.
Che deve, in una parola, guidarli.
E se ciò alla fine non dovesse essere compreso, se la maggioranza che vota si dimostrerà ostinata e chiusa nella propria reazionaria ottusità, chi se ne frega?
Se sei stato Presidente degli Stati Uniti d’America e hai interpretato il tuo ruolo con coerenza e fedeltà ai tuoi principi, un giorno questo ti sarà riconosciuto dalla Storia. Come puoi sbagliare se farai sempre e solo ciò in cui credi davvero e ciò in cui credi sono i principi sanciti dalla tua Costituzione, la Libertà, l’onesta, il Diritto?
E adesso pensate all’Italia. Pensate a ciò in cui credono Berlusconi e i suoi compari.
23 luglio 2010
Eclipse, di David Slade
Eclipse è davvero un brutto film. I personaggi mancano totalmente di pathos, i dialoghi sono improbabili e a tratti estenuanti (non parliamo poi delle pause infinite e ingiustificate che li interrompono, sottolineate da ridondanti primi piani, totalmente inespressivi di attori che qui, più che altrove, sono davvero fuori forma); la storia non è per niente coinvolgente, né tantomeno, divertente e il messaggio di fondo (a volerne individuare per forza uno) risulta irritante o disarmante a seconda dei momenti, e addirittura, per così dire, anacronistico e velato di un certo conservatorismo che non ci si aspetterebbe di certo dato il genere presumibilmente horror (anche se, come vedremo, a rigore non lo è affatto) e soprattutto dato il target di giovanissimi al quale si rivolge. Oppure questi giovanissimi sono in effetti più “conservatori” e “romanticamente bigotti” di quanto ci si aspetterebbe? Non parliamo poi della fotografia di questo film e soprattutto della regia di David Slade, assolutamente piatta e impersonale (a parte qualche secondo all’inizio che, sempre presumendone il genere horror, faceva ben sperare). Ma prima di continuare è necessario un mea culpa: non ho letto nessuno dei libri di Stephanie Meyer, non posso giudicarne quindi la letterarietà, né tantomeno l’adattamento. Giudico solo il film in se stesso, indipendentemente dalla fonte originaria, quindi. Anche se da più parti sento dire che c’è una certa aderenza del film al testo letterario e questo – a mio parere - getta un’ombra davvero nefasta anche su quello. Ad ogni modo, come spiegare il successo internazionale di “robaccia” come questa? Può essere davvero tutto spiegato solo e sempre con l’incompetenza e la totale incapacità di approfondimento critico dei fruitori? (è evidente che il film sia destinato agli adolescenti e ai fanciulli fino ai tredici/quattordici anni e tutti gli eventuali più maturi ai quali capiterà di trovarsi in sala, immagino e auspico siano là esclusivamente in qualità di accompagnatori piuttosto reticenti, insomma per necessità o per mero dovere nei confronti dei primi). Ad ogni modo no. Secondo me questa non è una giustificazione, o almeno sarebbe troppo semplicistica. L’età, come i riferimenti culturali o l’eventuale ignoranza, specifica o tout court che sia, non bastano a spiegare un successo tanto immeritato. D’altra parte se pure di semplice e totale incompetenza filmica si trattasse, sarebe così generale e generalizzata, che proprio per questo meriterebbe comunque di essere indagata. La questione più sconcertante, comunque, è l’idea che, evidentemente, l’intrattenimento in generale dimostra di essersi fatto di questi giovani e giovanissimi spettatori per propinargli un polpettone sentimentale, o piuttosto sentimentalistico, di una tale noiosità. Nel quale le legittime pulsioni sessuali della “normalissima” teenager americana Bella (miracolosamente – e alquanto inverosimilmente per la società americana contemporanea - giunta vergine al diploma e oltre) combattuta tra l’amore del vampiro più bigotto mai visto da Bram Stocker ai giorni nostri e gli imprinting cupidici (leggi “unico vero amore”) dell’ululante Jacob, qui la fanno quasi sembrare una lasciva ninfomane, quasi incapace di pensare ad altro che a unirsi carnalmente con almeno uno dei due – o con entrambi? Anche i più giovani dovrebbero riderne, mio dio! dovrebbero gridare, siamo giovani, non decerebrati! Va bene che si tratta di una “favola” che racconta di vampiri e lupi mannari innamorati, ma che tutta la vicenda umana e ultraumana, ad vitam o post mortem, debba necessariamente essere avvolta in questa fastidiosa nebbiolina di anacronistico e totale irrealismo non ce lo saremmo di certo aspettato. E invece il polpettone piace eccome. Almeno così pare! Allora la recensione di Eclipse potrebbe almeno fornire il pretesto più che per sottolineare le mancanze della pellicola, per indagare questioni più di carattere sociologico, che cinematografico, senza dubbio più interessanti e anche estremamente più angoscianti, aihmé, di quello che riesce ad essere questo film sui vampiri. Infatti, dato che alla fine il successo del film dimostra che i produttori hanno ragione, o almeno che ci hanno preso, a noi non resta che tentare, attraverso questo tipo di intrattenimento giovane (ovvero a loro dedicato), di comprendere cosa sono davvero e cosa pensano e cosa in generale potranno diventare questi giovanissimi spettatori, oggi fan sfegatati di film come questo, terzo episodio di una saga infinita (per niente atterriti e disillusi dagli altrettanto pessimi primi due), che anzi lo hanno giudicato, in giro per la rete, addirittura il migliore dei tre. Mah! E’ dire che quest’ultimo non ha neppure il valore aggiunto di una colonna sonora piuttosto azzeccata come era stato per il primo Twilight. Perché a me pare davvero incredibile, lo dico con curiosa sincerità, che qualunque adolescente, maschio o femmina che sia, possa trovare attraente il nulla cosmico di Eclipse. In questo film i personaggi per lo più parlano, parlano, parlano, ma non agiscono. Sono immobili. Alle scuole di scrittura una delle prime cose che si insegna all’aspirante narratore è quella di imparare a “mostrare”, piuttosto che “dire”, il personaggio deve rivelarsi soprattutto attraverso l’azione. Non deve dire “sono gentile”, ma deve fare qualcosa che riveli la sua gentilezza. Al più non dovrebbe neppure dire “ti amo”, ma dovrebbe dimostrare il suo amore.
Ma poi, questi ragazzini che qui gridano al capolavoro, non dovrebbero essere gli stessi feticisti dell’action-movie, non dovrebbero essere anticonformisti, rivoluzionari, amare piuttosto lo splatter che il sentimentalismo melense? Non sono quelli del fast a tutti i costi e in ogni senso, non dovrebbero andare più in fibrillazione per un automobile che vola per aria ed esplode, per le arti marziali e le pallottole al ralenti, piuttosto che per un casto e gelido bacino? almeno i maschietti perdio? Come possono invece sentirsi coinvolti dalla lentezza esasperante, anzi dall’immobilità di Eclipse? E le ragazzine? Davvero possono semplicemente accontentarsi dei muscoli recenti del bel lupacchiotto o dello sguardo s-morto e incipriato del casto Edward? Può essere che tra un bicipite e un paio d’occhi, nessuna di loro si fermi a riflettere su quello che accade veramente? Ovvero nulla! E su quello che si dice e di quello che viene propinato alle loro povere menti acerbe certo, ma si spera, nient’affatto stupide? E che quindi dovrebbero sentirsi offese dalle montagne di semplicismo e luoghi comuni sparsi a piene mani lungo la trama infarcita di discussioni così fatue e banali, che neppure nei peggiori episodi di Beverly Hills 90210 o di Dawson Creek, si era osato tanto...
E non basta certo qualche battuta di spirito poi, ne ho contate in tutto due (una è quella di Edward sulla camicia di Jakob e l’altra è quella del padre di Bella su Edward, quando apprende della verginità della figlia), per sollevare le sorti di un lavoro che si prende viceversa davvero troppo sul serio, senza averne però, diciamolo, minimamente donde, dato che non brilla certo, nè per la sceneggiatura, e men che meno per la regia e la fotografia e neppure per quello che oggi è diventato, specie per certi generi, l’immancabile, irrinunciabile ciliegina sulla torta, ovvero per gli effetti speciali. Anzi proprio qui pare di essere tornati dieci anni indietro. Ma comunque dove sono i vampiri e i lupi mannari? Be’ che non stiamo parlando di un horror, questo è chiaro. I lupi mannari qui sono dei simpatici cagnoni a pelo lungo, che ricordano tanto quei peluche enormi che puoi vincere al Luna Park se centri tre bersagli di seguito. E i vampiri sono veramente troppo qualcos’altro. Almeno qualche canino, santo cielo, qualche rivoletto di succo di amerena che cola sul mento soddisfatto di qualche succhiasangue. E invece niente! Va bene rinverdire il genere, va bene trovare nuove soluzioni, certo non pretendiamo le croci, l’acqua santa e le corone d’aglio, per la carità, ma stiamo pur sempre parlando di non morti, di esseri costretti a nutrirsi di sangue per continuare a deambulare in questo mondo e non di semplici supereroi da fumetti, modello x-men, semplicemente indistruttibili o quasi, e bravi a menar le mani. Vampiri che brillano al sole come se fossero ricoperti di glamourissine paiettes lo potevamo sopportare, ma trasformarli in “asettiche” statue di ghiaccio che si sbriciolano al minimo contatto, o a onor del vero, al primo cazzottone ben assestato ci sembra davvero troppo. Ovvio che lo scopo sia esclusivamente quello di negare al pubblico qualsiasi morte violenta (quella della vampiretta pentita, l’unica che potrebbe dispiacerci un po’, infatti, viene relegata addirittura al fuori campo) ed evitare quindi qualsiasi problema con la censura, visto il target a cui ci si rivolge, lo ripetiamo. Ma non può essere solo questa la giustificazione. E poi questo film è così semplicemente ed evidentemente brutto, che mi pare impossibile che anche ragazzini spettatori ingenui possano non rendersene conto. Subito dopo aver visto questa pessima prova di Slade, un film che non mi aveva convinto fino in fondo, come Intervista con il Vampiro di Neil Jordan, a confronto di questo diventa immediatamente un film da recuperare e non parliamo poi della serie televisiva True Blood (al confronto geniale) e anche piuttosto del recente e oscuro (anche se di certo non bellissimo) Daybreakers, di Michael e Peter Spierig (con Ethan Hawke e Willem Dafoe), tra l’horror e la sci-fi e che a tratti in alcune scene piuttosto esplicite ammicca anche al genere zombiesco. In tutti questi esempi, con i dovuti distinguo, la profondità psicologica dei personaggi, la loro coerenza, la trama, i colpi di scena, sono almeno accettabili, se non pregevoli, cosa che non si può dire per Eclipse. Ma allora, alla fine, chi sono questi giovani? Chi sono le giovanissime (specie quelle con fidanzatino a seguito), che non lesinano comunque gridolini eccitati ad ogni ridicola apparizione di Jacob (a torso nudo e con il bermudino di jeans, modello Hulk-quando-ritorna normale). E chi sono questi maschietti che assistono (forse anch’essi eccitati? chi lo sa) acriticamente alle pruriginose tentazioni di Bella, colpevole di essersi invaghita del Vampiro meno istintivo e passionale mai visto (probabilmente si nutre di bromuro, anziché di sangue) e alla quale toccherà infine addirittura sposarsi (e magari trasformarsi, ergo morire) per sperimentare i piaceri del sesso. Qualcuno li comprende allora questi giovani? Qualcuno mi può aiutare a capire?
07 luglio 2010
Lodiamoli tutti!
Il ragionamento concettuale alla base dei vari lodi è davvero sconcertante. Un’inversione logica propinata senza vergogna che evidentemente fa leva sulla generale incapacità di ragionamento della maggioranza degli Italiani, oppure sulla scarsa intelligenza di questa maggioranza con diritto di voto. Infatti o si ammette che la necessità di una legge di questo tipo nasce in quanto l’uomo Berlusconi (e lui soltanto) ne ha un estremo bisogno (e con essa della legge sulle “intercettazioni”), per la sua storia personale, per le modalità, alquanto ambigue, a dir poco, attraverso le quali è “asceso” al successo, oppure si inverte logicamente quella che dovrebbe risultare una semplice quanto lampante necessità in un sistema democraticamente etico. Ovvero che siano i migliori a guidarci; che chi arriva ai vertici di una Nazione e si assume la responsabilità di governarla sia, al di là delle idee e degli schieramenti, eticamente irreprensibile e magari sufficientemente (o sarebbe meglio dire indubitabilmente) onesto. Secondo il PDL di una legge come il Lodo Alfano c’è bisogno per il buon funzionamento delle Istituzioni. Ci dicono che in questo Paese occorre garantire ai vertici dello Stato il “sereno svolgimento” delle proprie funzioni. E se si finisce sotto processo tale serenità ovviamente viene meno. Il malcapitato quindi non può più dedicarsi con piena e totale abnegazione agli affari pubblici, dovendosi dedicare ai processi. Ma se questo concetto non è pensato “esclusivamente” per la personale e particolare situazione del Signor Berlusconi, tanto da doverne fare una legge, che gli sopravviverà, significa che in Italia ci si aspetta più o meno con una certa continuità e regolarità di essere governati sempre, oggi come in futuro, da persone che potrebbero avere guai con la giustizia. Ci si aspetta cioè che essere guidati da gaglioffi, furbi, affaristi disonesti, evasori, corrotti, concusi, possa essere, anche in futuro, una regola italiana! Una cosa è certa. Molte persone poco raccomandabili, con questa legge, quando si sentiranno in odore di guai, quando sentiranno il fiato dei magistrati sul collo, non dovranno fare altro che scendere in campo per salvarsi la pelle. Ed ecco che la questione può essere facilmente ribaltata. Quanto sarà facile, con questa legge, attirare la malavita più o meno organizzata? Quando diventerà attraente per la mafia - con queste premesse - impegnarsi in prima persona - già lo fanno, è proprio questo il punto - nella nostra politica "colabrodo" - che per ora per lo più collabora esternamente - e guadagnarsi quindi una bella impunità? Berlusconi garantisce per sé, lo sappiamo, (la cosa mi fa ridere, ma ammettiamola per un secondo). Lui dice che nel suo personalissimo caso il “conflitto di interessi” non inficia il suo “buon giudizio” e che lui non ne ha mai approfittato (e quindi su questo non c’era alcun bisogno di legiferare! ahahahah!). Nel caso di Berlusconi non c’è alcun problema per il fatto che lui sia oltre che Capo del Governo, anche Ministro delle Telecomunicazioni e contemporaneamente proprietario, insieme alla propria famiglia, di buona parte dei mezzi di comunicazione italiani (tv, quotidiani, settimanali, case editrici, ahahahah!). Perché lui è buono e onesto, al di là di qualsiasi legge, ci possiamo senz'altro fidare (ahahahah!). Il suo è un impegno disinteressato per il bene della Nazione, va bene, ma chi garantirà per il futuro? Chi garantirà per quelli che verranno? Le leggi, una volta scritte, valgono! Se con l’onestissimo e disinteressato Berlusconi le cose funzionano (almeno secondo tutto il PDL, che evidentemente non vede, insieme a buona parte degli Italiani, la totale idiozia insita in tutto questo - o magari la vede benissimo - ben oltre il limite di una totale ed evidente stupidità), chi garantirà per il futuro? Ma in fin dei conti, poi, non dovrebbe funzionare tutto al contrario? Non dovrebbe chi si propone di guidare una Nazione prima di tutto dimostrare con le proprie azioni, con la limpidezza della propria vita, un certo grado di irreprensibilità? Non dovrebbero solo le persone di assoluta e comprovata fiducia poter proporre la propria candidatura? Niente ombre, niente scheletri! In un paese normale non si dovrebbe neppure pensare, in nessun caso, di poter agire come nel caso Brancher, che anzi dimostra con estrema evidenza quello che intendo dire. Insomma si rischia di offrire la possibilità ai delinquenti di usare la politica per evitare i processi. Pensiamoci!
Inoltre, mi preme sottolineare che nel caso di Berlusconi i suoi problemi giudiziari sono già stati un ostacolo al buon governo. Perché se è vero che grazie alle varie leggi, lodi, impedimenti, prescrizioni è riuscito in più di 15 anni di presenza politica a evitare i processi, è anche vero che in questi anni Lui è i suoi più stretti collaboratori hanno dedicato la maggior parte delle proprie energie proprio a questo: “evitare i processi”. Quindi non alla cosa pubblica, ma alla cosa privata, anzi privatissima. E quindi anche qui la logica del “lasciamolo lavorare”, dimostra tutta la sua inappropriatezza e la stupidità di chi si ostina a crederci.
Inoltre, mi preme sottolineare che nel caso di Berlusconi i suoi problemi giudiziari sono già stati un ostacolo al buon governo. Perché se è vero che grazie alle varie leggi, lodi, impedimenti, prescrizioni è riuscito in più di 15 anni di presenza politica a evitare i processi, è anche vero che in questi anni Lui è i suoi più stretti collaboratori hanno dedicato la maggior parte delle proprie energie proprio a questo: “evitare i processi”. Quindi non alla cosa pubblica, ma alla cosa privata, anzi privatissima. E quindi anche qui la logica del “lasciamolo lavorare”, dimostra tutta la sua inappropriatezza e la stupidità di chi si ostina a crederci.
18 giugno 2010
L'attesa (prova di racconto breve...)
“Credo nelle persone buone e nelle cose che so fare. E credo che tu sia la più buona che conosco e più brava di me a fare praticamente tutto. Per questo ho fatto quello che ho fatto e mi sono precipitato qui. Perché penso, anzi, perché sono sicuro, che dovremmo farlo. Sono sicuro che dovresti infilarti questo anello e dire sì davanti al primo prete che incontriamo o al sindaco, perché so dove abita e non sarebbe un problema. Solo sì. Sono sicuro che dovresti fare quest’unica, semplice cosa. Perché ne ho bisogno, perché ti amo. E perché sapresti farla benissimo.”
Erano seduti su una delle panchine verde scrostato di quel parco vicino al fiume. Una vecchia panchina di legno, tipicamente incisa di amori adolescenziali e inni alla squadra del cuore. Lei guardava in basso, forse osservava l’astuccio dell’anello, che tremava visibilmente nonostante lui facesse di tutto per tenere la mano immobile, o forse no, forse aveva solo lo sguardo perso nel verde della panchina. La natura intorno profumava abbondantemente di legno, resina e fiori, e cinguettava, tubava, ronzava e li avvolgeva con sfumature di verdi e di gialli, di rossi e di lilla, di luci e di ombre. Eppure Marco non percepiva altro che il profumo dolce di lei, riusciva a vedere solo la sua canottiera azzurra intorno al profilo del seno, la gonna di cotone beige che le avvolgeva le gambe abbronzate e riusciva ad ascoltare solo quell’inaccettabile, inatteso, silenzio. Avvertì una fitta allo stomaco. La nuca si irrigidì e un brivido gli percorse la schiena, nonostante il caldo afoso di quel pomeriggio inoltrato di fine estate. Sonia spostò impercettibilmente lo sguardo di fronte a sé. Ma gli aveva proprio detto che era buona? Una cosa carina, dopotutto. E aveva anche detto che lei sapeva fare praticamente tutto? Ed era vero o era solo lui che la vedeva così? E infine le aveva chiesto davvero di sposarlo? Aveva tirato fuori l’astuccio, l’aveva aperto, ponendo una cura esasperata nei movimenti e aveva cominciato a parlare. Il modo in cui le aveva detto quelle cose a lei era sembrato strano. Non avrebbe saputo dire esattamente perché, ma le erano sembrate parole scritte, piuttosto che dette. Lui era stato bravo, sicuro di sé, aveva fatto le pause giuste, aveva recitato la battuta come avrebbe fatto un attore consumato. Le aveva fatto venire in mente sua madre, ciò che le ripeteva continuamente. Anche se arriveranno inevitabilmente i fallimenti, tu non perdere mai la speranza. Devi crederci. C’è una e una sola persona che potrai amare davvero e che saprà ricambiarti in egual misura. Una sola. E’ là fuori da qualche parte e se ci credi, finirai per incontrarla. Non accontentarti mai, figlia mia. Non arrenderti. E poi lui aveva detto ti amo, proprio così, e in quel momento lei aveva sollevato lo sguardo. Marco si era spettato uno di quegli ampi sorrisi di cui lei era capace, pensava che lo avrebbe guardato dritto negli occhi e che avrebbe fatto la sua parte, senza indugi. Immaginava che lo avrebbe baciato, gettandogli le braccia al collo. Invece lei aveva solo spostato impercettibilmente lo sguardo di fronte a sé. Ma dio santo! Che cosa fa? Marco aveva ripetuto quelle parole centinaia di volte. Le aveva ascoltate, aveva provato le pause, ne aveva assaporato il suono e aveva deciso che erano giuste, precise. E adesso era pietrificato, non aveva niente da aggiungere, qualsiasi cosa, anche solo un sospiro, avrebbe incrinato la perfezione che si era immaginato. Toccava a lei parlare e lui poteva solo aspettare. Ma perché non diceva nulla? Meglio dire subito di no. Forse era stato precipitoso. Lei, però, avrebbe potuto semplicemente dire che sarebbe stato meglio aspettare e lui avrebbe capito, avrebbe deglutito con naturalezza e se ne sarebbe fatto una ragione. Oppure non lo amava abbastanza? O forse non lo amava più? No, a questo non poteva credere, non voleva credere. Ma cosa guardava poi con tanta attenzione? Cosa c’era di più importante di quello. Le due donne che arrivavano di corsa forse? Marcò guardò nella stessa direzione. Una figura stretta e lunga, esibiva una corsa perfetta, precisa, si sollevava da terra con balzi regolari, come se disegnasse, con i passi, una leggera onda sonora. L’altra, tonda e larga, sembrava invece rotolare, strisciare, i piedi avvolti in una nube di polvere, pareva non riuscisse a staccarsi dalla strada sterrata. A Marco vennero in mente le comiche di Laurel & Hardy e sorrise per un istante. Ora erano abbastanza vicine. Una era davvero molto bella. Alta, austera, i muscoli delle cosce che si tendevano a ogni passo sotto la pelle bianca, i capelli biondi lucidi, tirati indietro e legati in una breve coda sulla nuca, la fronte liscia, il naso piccolo e dritto, le guance velate di un rosa pallido, le labbra purpuree, socchiuse, che lasciavano intravedere una sottile linea di denti candidi. L’altra invece, senza dubbio oltre il quintale, aveva il viso deturpato dallo sforzo e gli occhi segnati da profonde occhiaie viola. Marco indugiò sulle cosce e sui fianchi traballanti come panna cotta. Poi salì su fino al seno enorme che le rimbalzava ad ogni passo tra il mento e il ventre adiposo. Notò le guance rosso scuro, la bocca spalancata, la lingua appoggiata sul labbro inferiore. Sentì addirittura il suo respiro affannoso, quasi un rantolo che avvolgeva il silenzio perfetto della corsa dell’altra. Per un attimo ne incrociò lo sguardo affaticato e quegli occhi piccoli, schiacciati dalle guance ingombranti, annegati in un sudore eccessivo, gli parvero occhi conosciuti. Cercò di ripescarli dal suo passato, elementari, medie, liceo, università, ma niente. Per educazione stava quasi per alzare una mano in segno di saluto, ma poi si ricordò perché era là, si ricordò delle parole che aveva appena pronunciato e il cuore saltò un battito, quando realizzò che lei non aveva ancora risposto. Da dietro, lo spettacolo delle due donne che si allontanavano rapidamente, era ancora più surreale. Da una parte muscoli quasi immobili che si contraevano ritmicamente con elegante tensione, avvolti in un pantaloncino blu attillato. Dall’altra debordo adiposo che neppure la tuta fucsia elasticizzata riusciva a contenere, come quando ti versi un bicchiere di birra troppo in fretta e la schiuma densa bianca monta e trabocca inevitabilmente. Che bella quella biondina! Però guardare un’altra così proprio in questo momento. Sonia abbassò nuovamente lo sguardo. Fin’ora non aveva avuto il coraggio di guardare esplicitamente l’astuccio con l’anello. Con la coda dell’occhio notò che la mano di lui tremava leggermente, allora tornò a cercare con lo sguardo la scritta incisa tanti anni fa. Il primo fidanzatino, com’è che si chiamava? Ah, eccola! Mau e Sonia. Il piccolo Maurizio aveva un sorriso così divertente, con quei suoi incisivi enormi da coniglio. Quanti anni erano passati? Venticinque? Forse di più. E guarda un po’, i loro nomi erano ancora là, chiusi nel perimetro asimmetrico e tremolante di un cuore, attraversato da un’improbabile freccia. Fossile affidato alle generazioni future, almeno finché la panchina sarebbe rimasta là. Ma non era certo il momento per il viale dei ricordi. Non era certo il momento di divagare. Lui aspettava. Sulle panchine intorno alcune mamme con carrozzina parcheggiata a fianco, chiacchieravano amabilmente, mentre con un mano cullavano il bebè dormiente. C’erano ragazzi e ragazze alle prese con un libro, oppure con un settimanale. E più in là due anziani. Uno parlava in modo concitato, guardando dritto davanti a sé come se si rivolgesse a un interlocutore inesistente. L’altro si limitava ad annuire, mentre sbriciolava un panino sopra le teste di volatili ammassati ai suoi piedi. E c’erano i fanatici del jogging. Piccoli piccoli si avvicinavano fino a raggiungere scala 1:1, ma solo per un attimo, poi proseguivano, tornando a rimpicciolirsi fino a sparire. E c’erano i bambini. I più grandi correvano, gridavano come ossessi, calciavano palle, si contendevano i giochi, si spintonavano irrequieti, piangevano. Quelli prescolari invece, precariamente deambulanti, vacillavano coraggiosamente sulle gambette inesperte. Sembrava dovessero ruzzolare a terra da un momento all’altro e invece, come sostenuti da fili invisibili, procedevano miracolosamente, un piede davanti all’altro, dichiarando guerra a questo o quell’insetto. Il mondo procedeva come sempre. Il parco offriva il solito spettacolo, nessuno badava a loro, nessuno poteva immaginare l’importanza di quel momento. Finalmente Sonia si decise a guardare Marco dritto negli occhi. Aveva aspettato troppo? Ma no, dopotutto lui aveva appena detto quella cosa così strana, cioè che lei lo avrebbe saputo fare benissimo. Era passato solo qualche istante, il tempo necessario per assorbire le sue parole. Sonia sorrise e sentì i capelli scivolarle davanti a un occhio e solleticarle la guancia. Marco avrebbe voluto gridare. Sentiva gli occhi gonfiarsi, un nodo avvilupparsi intorno alla trachea. Socchiuse le labbra e percepì che tra un istante ne sarebbe venuto fuori tutto il suo sgomento, il suo rammarico per aver rovinato tutto, per aver pensato così arbitrariamente, che fosse il momento giusto. Ma è un sorriso quello? Finalmente gli occhi di Sonia. Marco non sapeva se fosse il caso di dire qualcosa, se sarebbe stato meglio prevenire qualsiasi sua obbiezione e sollevarla dall’eventuale imbarazzo. Oppure se fosse stato meglio aspettare ancora un istante. E poi finalmente lei lo fece. Ricacciò dietro l’orecchio, con un gesto elegante, la ciocca di capelli che le era scivolata sul viso. Un raggio di sole, profumato di ciliegio, si posò sul suo sorriso e lei allungò una mano sull’astuccio aperto, che finalmente smise di tremare. E mentre succedevano infinite altre cose, tutt’intorno a loro e un caleidoscopio di colori danzava, e voci e suoni fluivano, come quando sei su una giostra e il mondo gli corre intorno senza posa, lei finalmente, con tutta la semplicità di cui era capace, lo fece.
“Sì”, disse.
E fu perfetto.
Erano seduti su una delle panchine verde scrostato di quel parco vicino al fiume. Una vecchia panchina di legno, tipicamente incisa di amori adolescenziali e inni alla squadra del cuore. Lei guardava in basso, forse osservava l’astuccio dell’anello, che tremava visibilmente nonostante lui facesse di tutto per tenere la mano immobile, o forse no, forse aveva solo lo sguardo perso nel verde della panchina. La natura intorno profumava abbondantemente di legno, resina e fiori, e cinguettava, tubava, ronzava e li avvolgeva con sfumature di verdi e di gialli, di rossi e di lilla, di luci e di ombre. Eppure Marco non percepiva altro che il profumo dolce di lei, riusciva a vedere solo la sua canottiera azzurra intorno al profilo del seno, la gonna di cotone beige che le avvolgeva le gambe abbronzate e riusciva ad ascoltare solo quell’inaccettabile, inatteso, silenzio. Avvertì una fitta allo stomaco. La nuca si irrigidì e un brivido gli percorse la schiena, nonostante il caldo afoso di quel pomeriggio inoltrato di fine estate. Sonia spostò impercettibilmente lo sguardo di fronte a sé. Ma gli aveva proprio detto che era buona? Una cosa carina, dopotutto. E aveva anche detto che lei sapeva fare praticamente tutto? Ed era vero o era solo lui che la vedeva così? E infine le aveva chiesto davvero di sposarlo? Aveva tirato fuori l’astuccio, l’aveva aperto, ponendo una cura esasperata nei movimenti e aveva cominciato a parlare. Il modo in cui le aveva detto quelle cose a lei era sembrato strano. Non avrebbe saputo dire esattamente perché, ma le erano sembrate parole scritte, piuttosto che dette. Lui era stato bravo, sicuro di sé, aveva fatto le pause giuste, aveva recitato la battuta come avrebbe fatto un attore consumato. Le aveva fatto venire in mente sua madre, ciò che le ripeteva continuamente. Anche se arriveranno inevitabilmente i fallimenti, tu non perdere mai la speranza. Devi crederci. C’è una e una sola persona che potrai amare davvero e che saprà ricambiarti in egual misura. Una sola. E’ là fuori da qualche parte e se ci credi, finirai per incontrarla. Non accontentarti mai, figlia mia. Non arrenderti. E poi lui aveva detto ti amo, proprio così, e in quel momento lei aveva sollevato lo sguardo. Marco si era spettato uno di quegli ampi sorrisi di cui lei era capace, pensava che lo avrebbe guardato dritto negli occhi e che avrebbe fatto la sua parte, senza indugi. Immaginava che lo avrebbe baciato, gettandogli le braccia al collo. Invece lei aveva solo spostato impercettibilmente lo sguardo di fronte a sé. Ma dio santo! Che cosa fa? Marco aveva ripetuto quelle parole centinaia di volte. Le aveva ascoltate, aveva provato le pause, ne aveva assaporato il suono e aveva deciso che erano giuste, precise. E adesso era pietrificato, non aveva niente da aggiungere, qualsiasi cosa, anche solo un sospiro, avrebbe incrinato la perfezione che si era immaginato. Toccava a lei parlare e lui poteva solo aspettare. Ma perché non diceva nulla? Meglio dire subito di no. Forse era stato precipitoso. Lei, però, avrebbe potuto semplicemente dire che sarebbe stato meglio aspettare e lui avrebbe capito, avrebbe deglutito con naturalezza e se ne sarebbe fatto una ragione. Oppure non lo amava abbastanza? O forse non lo amava più? No, a questo non poteva credere, non voleva credere. Ma cosa guardava poi con tanta attenzione? Cosa c’era di più importante di quello. Le due donne che arrivavano di corsa forse? Marcò guardò nella stessa direzione. Una figura stretta e lunga, esibiva una corsa perfetta, precisa, si sollevava da terra con balzi regolari, come se disegnasse, con i passi, una leggera onda sonora. L’altra, tonda e larga, sembrava invece rotolare, strisciare, i piedi avvolti in una nube di polvere, pareva non riuscisse a staccarsi dalla strada sterrata. A Marco vennero in mente le comiche di Laurel & Hardy e sorrise per un istante. Ora erano abbastanza vicine. Una era davvero molto bella. Alta, austera, i muscoli delle cosce che si tendevano a ogni passo sotto la pelle bianca, i capelli biondi lucidi, tirati indietro e legati in una breve coda sulla nuca, la fronte liscia, il naso piccolo e dritto, le guance velate di un rosa pallido, le labbra purpuree, socchiuse, che lasciavano intravedere una sottile linea di denti candidi. L’altra invece, senza dubbio oltre il quintale, aveva il viso deturpato dallo sforzo e gli occhi segnati da profonde occhiaie viola. Marco indugiò sulle cosce e sui fianchi traballanti come panna cotta. Poi salì su fino al seno enorme che le rimbalzava ad ogni passo tra il mento e il ventre adiposo. Notò le guance rosso scuro, la bocca spalancata, la lingua appoggiata sul labbro inferiore. Sentì addirittura il suo respiro affannoso, quasi un rantolo che avvolgeva il silenzio perfetto della corsa dell’altra. Per un attimo ne incrociò lo sguardo affaticato e quegli occhi piccoli, schiacciati dalle guance ingombranti, annegati in un sudore eccessivo, gli parvero occhi conosciuti. Cercò di ripescarli dal suo passato, elementari, medie, liceo, università, ma niente. Per educazione stava quasi per alzare una mano in segno di saluto, ma poi si ricordò perché era là, si ricordò delle parole che aveva appena pronunciato e il cuore saltò un battito, quando realizzò che lei non aveva ancora risposto. Da dietro, lo spettacolo delle due donne che si allontanavano rapidamente, era ancora più surreale. Da una parte muscoli quasi immobili che si contraevano ritmicamente con elegante tensione, avvolti in un pantaloncino blu attillato. Dall’altra debordo adiposo che neppure la tuta fucsia elasticizzata riusciva a contenere, come quando ti versi un bicchiere di birra troppo in fretta e la schiuma densa bianca monta e trabocca inevitabilmente. Che bella quella biondina! Però guardare un’altra così proprio in questo momento. Sonia abbassò nuovamente lo sguardo. Fin’ora non aveva avuto il coraggio di guardare esplicitamente l’astuccio con l’anello. Con la coda dell’occhio notò che la mano di lui tremava leggermente, allora tornò a cercare con lo sguardo la scritta incisa tanti anni fa. Il primo fidanzatino, com’è che si chiamava? Ah, eccola! Mau e Sonia. Il piccolo Maurizio aveva un sorriso così divertente, con quei suoi incisivi enormi da coniglio. Quanti anni erano passati? Venticinque? Forse di più. E guarda un po’, i loro nomi erano ancora là, chiusi nel perimetro asimmetrico e tremolante di un cuore, attraversato da un’improbabile freccia. Fossile affidato alle generazioni future, almeno finché la panchina sarebbe rimasta là. Ma non era certo il momento per il viale dei ricordi. Non era certo il momento di divagare. Lui aspettava. Sulle panchine intorno alcune mamme con carrozzina parcheggiata a fianco, chiacchieravano amabilmente, mentre con un mano cullavano il bebè dormiente. C’erano ragazzi e ragazze alle prese con un libro, oppure con un settimanale. E più in là due anziani. Uno parlava in modo concitato, guardando dritto davanti a sé come se si rivolgesse a un interlocutore inesistente. L’altro si limitava ad annuire, mentre sbriciolava un panino sopra le teste di volatili ammassati ai suoi piedi. E c’erano i fanatici del jogging. Piccoli piccoli si avvicinavano fino a raggiungere scala 1:1, ma solo per un attimo, poi proseguivano, tornando a rimpicciolirsi fino a sparire. E c’erano i bambini. I più grandi correvano, gridavano come ossessi, calciavano palle, si contendevano i giochi, si spintonavano irrequieti, piangevano. Quelli prescolari invece, precariamente deambulanti, vacillavano coraggiosamente sulle gambette inesperte. Sembrava dovessero ruzzolare a terra da un momento all’altro e invece, come sostenuti da fili invisibili, procedevano miracolosamente, un piede davanti all’altro, dichiarando guerra a questo o quell’insetto. Il mondo procedeva come sempre. Il parco offriva il solito spettacolo, nessuno badava a loro, nessuno poteva immaginare l’importanza di quel momento. Finalmente Sonia si decise a guardare Marco dritto negli occhi. Aveva aspettato troppo? Ma no, dopotutto lui aveva appena detto quella cosa così strana, cioè che lei lo avrebbe saputo fare benissimo. Era passato solo qualche istante, il tempo necessario per assorbire le sue parole. Sonia sorrise e sentì i capelli scivolarle davanti a un occhio e solleticarle la guancia. Marco avrebbe voluto gridare. Sentiva gli occhi gonfiarsi, un nodo avvilupparsi intorno alla trachea. Socchiuse le labbra e percepì che tra un istante ne sarebbe venuto fuori tutto il suo sgomento, il suo rammarico per aver rovinato tutto, per aver pensato così arbitrariamente, che fosse il momento giusto. Ma è un sorriso quello? Finalmente gli occhi di Sonia. Marco non sapeva se fosse il caso di dire qualcosa, se sarebbe stato meglio prevenire qualsiasi sua obbiezione e sollevarla dall’eventuale imbarazzo. Oppure se fosse stato meglio aspettare ancora un istante. E poi finalmente lei lo fece. Ricacciò dietro l’orecchio, con un gesto elegante, la ciocca di capelli che le era scivolata sul viso. Un raggio di sole, profumato di ciliegio, si posò sul suo sorriso e lei allungò una mano sull’astuccio aperto, che finalmente smise di tremare. E mentre succedevano infinite altre cose, tutt’intorno a loro e un caleidoscopio di colori danzava, e voci e suoni fluivano, come quando sei su una giostra e il mondo gli corre intorno senza posa, lei finalmente, con tutta la semplicità di cui era capace, lo fece.
“Sì”, disse.
E fu perfetto.
09 giugno 2010
Lost: perché NON è un capolavoro!
Su BestMovie, la mia opinione sul finale della serie televisiva LOST.
08 aprile 2010
La legge è uguale per... loro!
L’articolo 3 della Costituzione Italiana recita:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
A parte Berlusconi e i suoi ministri ovviamente, che possono dichiararsi legittimamente impediti a presenziare in eventuali processi a loro carico e quindi a chiederne il rinvio… ad libitum, o almeno finché restano in carica. Ennesima legge che ha come unico scopo di evitare i processi al nostro perseguitato Presidente del Consiglio rendendolo quindi a tutti gli effetti, incostituzionalmente, un Italiano al di sopra di tutti gli altri e al di sopra della Costituzione. Leggina ad personam prontamente firmata dal sempre più pavido Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: garante che ormai non garantisce praticamente più nulla. Già sconfessato più volte, continua a firmare schifezze imperterrito.
Non basta certo l’escamotage di estendere a tutti i Ministri quella che è a tutti gli effetti una sorta di impunità, per non capire che qualcosa non quadra comunque. Qualcuno ricorderà che altri tentativi più mirati alla sola persona del Presidente del Consiglio erano già stati rigettati dalla Corte Costituzionale, perché il Presidente del Consiglio, ovvero il Primo Ministro, altro non è che un Primo tra eguali, ergo non poteva lui solo essere “lodato” (anche da qui, tra le altre cose, l’insuccesso dei vari lodi). E’ solo ed esclusivamente per questo motivo che questa leggina sull’impedimento è stata estesa a tutti i ministri, felicemente complici del loro padre e padrone, sempre tutti felicemente chini a difendere il Leader, ad appoggiare qualsiasi berlusconata venga in mente a lui e ai suoi zelanti avvocati difensori, nonché contemporaneamente deputati della Repubblica. Che schifo!
Ma cosa c’è che non va in questa legge? Non sono un giurista, sono solo un cittadino un po’ attento e pure qualcosa non mi suona bene e anzi, mi disgusta. Innanzitutto qui non si delinea una sorta di “Immunità parlamentare”. Quell’istituto aveva un senso, se non fosse stato completamente svuotato dalla parzialità della nostra classe politica, capace solo di arroccarsi, trasversalmente, senza colore politico alcuno, per difendere se stessa, sempre e acriticamente, tanto che si fu costretti ad abbandonarlo sotto la pressione di Tangentopoli e dell’opinipone pubblica (almeno allora esisteva un’opinione pubblica in grado di distinguere tra la merda e la cioccolata!). Ma almeno là si trattava di un voto del Parlamento. Altri quindi e non in teoria i diretti interessati (cioè né l’imputato, né i giudici) erano chiamati a pronunciarsi. Che poi questi altri super partes non siano mai stati capaci di essere tali e di decidere con coscienza e giudizio, schierandosi sempre dalla parte del collega deputato o senatore è un altro discorso.
Invece con il legittimo impedimento è innanzitutto la stessa Presidenza del Consiglio che con autocertificazione denuncia l’impedimento medesimo. Il che in una democrazia è semplicemente assurdo. Inoltre il termine legittimo, se non è circostanziano con estrema cura, risulta talmente vago tale da poter includere qualsiasi cosa: dalla diarrea, al viaggio di Stato organizzato ad hoc. Il punto sarebbe molto semplice. Perché Il Primo Ministro non consegna una sua Agenda, diciamo, con almeno tre mesi di anticipo alla Corte? Agenda che sia immodificabile? Permettendo quindi ai giudici di programmare le udienze, senza interferire con i suoi programmi inderogabili? E, in ogni caso, ci vorrebbe sempre una Commissione super partes, cui spetterebbe il compito di giudicare se la legittimità dell’impedimento, sia effettivamente tale. E’ evidente, non si deve certo essere un genio, per capire che non può la stessa persona interessata (che ha tutto l’interesse a rinviare il processo), l’unica a decidere sulla faccenda. Se il nostro Presidente della Repubblica non se ne rende conto, se la sinistra di Bersani non se ne rende conto (solo Di Pietro ormai si scandalizza) è difficile aspettarsi che se ne rendano conto gli Italiani, specie i numerosi fan ostinati del Berlusca.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
A parte Berlusconi e i suoi ministri ovviamente, che possono dichiararsi legittimamente impediti a presenziare in eventuali processi a loro carico e quindi a chiederne il rinvio… ad libitum, o almeno finché restano in carica. Ennesima legge che ha come unico scopo di evitare i processi al nostro perseguitato Presidente del Consiglio rendendolo quindi a tutti gli effetti, incostituzionalmente, un Italiano al di sopra di tutti gli altri e al di sopra della Costituzione. Leggina ad personam prontamente firmata dal sempre più pavido Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: garante che ormai non garantisce praticamente più nulla. Già sconfessato più volte, continua a firmare schifezze imperterrito.
Non basta certo l’escamotage di estendere a tutti i Ministri quella che è a tutti gli effetti una sorta di impunità, per non capire che qualcosa non quadra comunque. Qualcuno ricorderà che altri tentativi più mirati alla sola persona del Presidente del Consiglio erano già stati rigettati dalla Corte Costituzionale, perché il Presidente del Consiglio, ovvero il Primo Ministro, altro non è che un Primo tra eguali, ergo non poteva lui solo essere “lodato” (anche da qui, tra le altre cose, l’insuccesso dei vari lodi). E’ solo ed esclusivamente per questo motivo che questa leggina sull’impedimento è stata estesa a tutti i ministri, felicemente complici del loro padre e padrone, sempre tutti felicemente chini a difendere il Leader, ad appoggiare qualsiasi berlusconata venga in mente a lui e ai suoi zelanti avvocati difensori, nonché contemporaneamente deputati della Repubblica. Che schifo!
Ma cosa c’è che non va in questa legge? Non sono un giurista, sono solo un cittadino un po’ attento e pure qualcosa non mi suona bene e anzi, mi disgusta. Innanzitutto qui non si delinea una sorta di “Immunità parlamentare”. Quell’istituto aveva un senso, se non fosse stato completamente svuotato dalla parzialità della nostra classe politica, capace solo di arroccarsi, trasversalmente, senza colore politico alcuno, per difendere se stessa, sempre e acriticamente, tanto che si fu costretti ad abbandonarlo sotto la pressione di Tangentopoli e dell’opinipone pubblica (almeno allora esisteva un’opinione pubblica in grado di distinguere tra la merda e la cioccolata!). Ma almeno là si trattava di un voto del Parlamento. Altri quindi e non in teoria i diretti interessati (cioè né l’imputato, né i giudici) erano chiamati a pronunciarsi. Che poi questi altri super partes non siano mai stati capaci di essere tali e di decidere con coscienza e giudizio, schierandosi sempre dalla parte del collega deputato o senatore è un altro discorso.
Invece con il legittimo impedimento è innanzitutto la stessa Presidenza del Consiglio che con autocertificazione denuncia l’impedimento medesimo. Il che in una democrazia è semplicemente assurdo. Inoltre il termine legittimo, se non è circostanziano con estrema cura, risulta talmente vago tale da poter includere qualsiasi cosa: dalla diarrea, al viaggio di Stato organizzato ad hoc. Il punto sarebbe molto semplice. Perché Il Primo Ministro non consegna una sua Agenda, diciamo, con almeno tre mesi di anticipo alla Corte? Agenda che sia immodificabile? Permettendo quindi ai giudici di programmare le udienze, senza interferire con i suoi programmi inderogabili? E, in ogni caso, ci vorrebbe sempre una Commissione super partes, cui spetterebbe il compito di giudicare se la legittimità dell’impedimento, sia effettivamente tale. E’ evidente, non si deve certo essere un genio, per capire che non può la stessa persona interessata (che ha tutto l’interesse a rinviare il processo), l’unica a decidere sulla faccenda. Se il nostro Presidente della Repubblica non se ne rende conto, se la sinistra di Bersani non se ne rende conto (solo Di Pietro ormai si scandalizza) è difficile aspettarsi che se ne rendano conto gli Italiani, specie i numerosi fan ostinati del Berlusca.
30 marzo 2010
Questa Italia!
In un Paese normale i vincitori concederebbero ai vinti l'onore delle armi. I vinti si complimenterebbero con i vincitori e augurerebbero loro buon lavoro nel contesto ovviamente di un'opposizione costruttiva. Ma l'Italia non è un Paese normale. In Italia un uomo come Silvio Berlusconi, reale anomalia per un paese civile e democratico, continua a essere il nostro "amato" Presidente del Consiglio e un partito come la Lega Nord fa mambassa di voti, tra l'altro non solo al Nord. Il punto è che la vera anomalia dopotutto sono gli Italiani stessi. E non solo perché gli Italiani contemporanei sono il risultato di vent'anni di anti-cultura catodica di cui sempre Berlusconi (complice l'immobilismo di una sinistra implosa) è stato il principale artefice, ma innanzitutto perché gli Italiani sono Italiani punto e basta! E una certa Italianità, quella che ormai si va sempre più diffondendo, è qualcosa di davvero misero. E' l'Italia che ammira i furbi, che ride alle battute volgari, l'Italia dell'utilitarismo, dell'egoismo, del razzismo, del bullismo, del tutti per me e dell'io per nessuno, che ormai dilaga. E' l'Italia del rifiuto della cultura, dei soldi facili, dei mestieri facili, che d'altra parte alimenta e giustifica la politica dei corrotti, dei favori personali, del concorso esterno, del nepotismo ostentato che ha ormai preso piede divenendo normalità. A ben vedere è la medesima cultura sulla quale si sostengono e proliferano le mafie (siano esse camorra, 'ndrangheta, o mafia siciliana). Ed è l'Italia della tivù che insegna che non occorre alcuna preparazione per sfondare, basta solo apparire, anche (o forse soprattutto) apparire idiota e ignorante (vedi "Il Grande Fratello"), essendo ovviamente in grado di mostrare due bicipiti belli gonfi oppure uno stacco di coscie da paura, perché questo è ciò che conta davvero in questa Italia. Il machismo maschilista di Berlusconi attrae questi Italiani. L'uomo che si è fatto da sé, che si è arricchito a dismisura in un contesto di corruzione e che è continuato a crescere commettendo reati di cui non paga le conseguenze, piace tantissimo a questi Italiani. Lo idolatrano, lo difendono, vorrebbero essere lui. Vorrebbero essere lui quando tradisce la moglie e giura il falso sui suoi figli. Vorrebbero essere lui, quando va a puttane. Vorrebbero abitare nelle sue ville e partecipare ai suoi festini zeppi di veline compiacenti (che poi magari ce le ritroviamo in politica). Vorrebbero frequentare la minorenne Noemi Letizia e poi magari andare in pompa magna alla sua festa di diciott'anni, magari con un bel regalo costosissimo, e farsi chiamare Papi.
E poi c'è la Lega che si fa strada la in questa Italia. Il suo leader Umberto Bossi fa candidare il figlio somaro (bocciato per tre volte alla Maturità) in quel di Brescia, con un stile che appare in piena sintonia con il sistema Italia di cui sopra e i Bresciani (a differenza ad esempio dei Francesi che in casi simili insorgono) lo votano in modo plebiscitario. Da quelle parti si sentono evidentemente rappresentati dalla mediocrità. Che tristezza! Ma la Lega è ben di più ed è ben oltre questo. La Lega usa parole e compie gesti, che farebbero rabbrividere chiunque in un Paese civile, farebbero rabbrividire chiunque in Europa, anche la destra, perché la destra vera, europea, è qualcosa di molto, molto diverso dalla destra Italiana di Berlusconi e Lega.
La Lega che ai tempi bruciava il tricolore, ma che si allea con un partito che solo alcuni nomi fa si chiamava Forza Italia e con il partito campione del patriottismo (Alleanza Nazionale). La Lega del paganesimo celtico, che si dichiara oggi difensore dei valori cattolici. Il leghista ed ex-sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che dice pubblicamente e con orgoglio cose tipo: "Darò immediatamente disposizioni al mio comandante (dei vigili urbani) affinché faccia PULIZIA ETNICA dei culattoni... i culattoni devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni e simili", mentre il leghista Mario Borghezio ha disinfettato su un treno il sedile dove era stata seduta una donna di colore, prima di sedervicisi a sua volta e si è fatto vanto di dare fuoco ai materassi di disgraziati homeless costretti a vivere sotto i ponti. La Lega è un partito che conduce con orgoglio alcuni maiali a pisciare in luoghi dove è in progetto la costruzione di una Moschea. E gli esempi di una politica, ottusa, reazionaria, incapace di cogliere i segnali del presente, figuriamoci di anticipare il futuro, in nome di un egoismo cieco e insensato sarebbero infiniti.
In tutto ciò però anche noi, noi che ci lamentiamo di questa deriva, abbiamo le nostre responsabilità. Perché non ci siamo impegnati abbastanza, perché evidentemente dobbiamo impegnarci di più. La sinistra, incapace di costruire un progetto credibile, o incapace quantomeno di convincere con le proprie ragioni (che sarebbero ragionevoli accidenti, se solo ci fosse qualcuno di credibile a comunicarcele) ha le sue responsabilità. La Chiesa Cattolica, che continua pervicacemente a a pendere dalla parte sbagliata (e qui bisognerebbe approfondire il discorso, ma si divagherebbe troppo) ha le proprie responsabilità. Coloro che concorrono con liste senza futuro, anziché tentare di contribuire a costruire un reale progetto di governo e quindi una reale alternativa a questa Italia, disperdendo voti utili, hanno le loro responsabilità.
E il risultato è che per ora, questa Italia triste e stupida, che non si vuole bene, ce la teniamo ancora per un bel po'.
E poi c'è la Lega che si fa strada la in questa Italia. Il suo leader Umberto Bossi fa candidare il figlio somaro (bocciato per tre volte alla Maturità) in quel di Brescia, con un stile che appare in piena sintonia con il sistema Italia di cui sopra e i Bresciani (a differenza ad esempio dei Francesi che in casi simili insorgono) lo votano in modo plebiscitario. Da quelle parti si sentono evidentemente rappresentati dalla mediocrità. Che tristezza! Ma la Lega è ben di più ed è ben oltre questo. La Lega usa parole e compie gesti, che farebbero rabbrividere chiunque in un Paese civile, farebbero rabbrividire chiunque in Europa, anche la destra, perché la destra vera, europea, è qualcosa di molto, molto diverso dalla destra Italiana di Berlusconi e Lega.
La Lega che ai tempi bruciava il tricolore, ma che si allea con un partito che solo alcuni nomi fa si chiamava Forza Italia e con il partito campione del patriottismo (Alleanza Nazionale). La Lega del paganesimo celtico, che si dichiara oggi difensore dei valori cattolici. Il leghista ed ex-sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che dice pubblicamente e con orgoglio cose tipo: "Darò immediatamente disposizioni al mio comandante (dei vigili urbani) affinché faccia PULIZIA ETNICA dei culattoni... i culattoni devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni e simili", mentre il leghista Mario Borghezio ha disinfettato su un treno il sedile dove era stata seduta una donna di colore, prima di sedervicisi a sua volta e si è fatto vanto di dare fuoco ai materassi di disgraziati homeless costretti a vivere sotto i ponti. La Lega è un partito che conduce con orgoglio alcuni maiali a pisciare in luoghi dove è in progetto la costruzione di una Moschea. E gli esempi di una politica, ottusa, reazionaria, incapace di cogliere i segnali del presente, figuriamoci di anticipare il futuro, in nome di un egoismo cieco e insensato sarebbero infiniti.
In tutto ciò però anche noi, noi che ci lamentiamo di questa deriva, abbiamo le nostre responsabilità. Perché non ci siamo impegnati abbastanza, perché evidentemente dobbiamo impegnarci di più. La sinistra, incapace di costruire un progetto credibile, o incapace quantomeno di convincere con le proprie ragioni (che sarebbero ragionevoli accidenti, se solo ci fosse qualcuno di credibile a comunicarcele) ha le sue responsabilità. La Chiesa Cattolica, che continua pervicacemente a a pendere dalla parte sbagliata (e qui bisognerebbe approfondire il discorso, ma si divagherebbe troppo) ha le proprie responsabilità. Coloro che concorrono con liste senza futuro, anziché tentare di contribuire a costruire un reale progetto di governo e quindi una reale alternativa a questa Italia, disperdendo voti utili, hanno le loro responsabilità.
E il risultato è che per ora, questa Italia triste e stupida, che non si vuole bene, ce la teniamo ancora per un bel po'.
23 febbraio 2010
Bertolaso e la monnezza di Napoli (con una breve introduzione generale).
Ormai è da un po’ di tempo che ho letteralmente perso le parole. La nostra Italia è allo sfascio totale. L’immoralità dilaga e la faccia tosta di alcuni è così tosta, che qualsiasi iniziativa, qualsiasi impegno, come per esempio tenere un blog, esprimere le proprie idee, tentare in qualunque modo di scuotere quegli Italiani anestetizzati che accettano inermi o addirittura con orgogliosa condiscendenza che così sia, risulta frustrante, quasi debilitante, tanto appare evidente la totale impopolarità (e impotenza) che ha assunto oggi il sentimento dell’indignazione.
La fogna della protezione civile, il consueto malcostume, la difesa a oltranza da parte del Suo fedele esercito delle Berlusconate, le leggi ad personam o contra giudicem, la corruzione, la mafia, l’abisso del PD, capace di opporsi solo alla ragione della ragionevolezza, le candidature di chi gli pare e di che ce frega, non solo non sconvolgono, ma anzi lasciano la maggior parte degli Italiani quasi totalmente indifferenti. Per svolgere qualsiasi mestiere sono ovviamente richieste esplicite competenze e veniamo “giudicati” quotidianamente per il lavoro svolto. Non per la politica però. Non ai giorni nostri, in Italia. Così possono candidarsi Renzo Bossi, l’igienista di Berlusconi, la gnocca di turno, senza che sia dato capire quale possa essere il loro contributo per la nostra povera Italia. Sembra ormai una esplicita dichiarazione della mediocrità necessaria che occorre per fare politica. Nessuna competenza specifica è richiesta per scaldare la poltrona, per beccarsi quattrini pubblici, per entrare nel grande circo del “magna magna”. I giovani e le giovani d’oggi sbagliano a bramare solo la casa del Grande Fratello, il bancone di Striscia la Notizia, il rettangolo verde e il pallone al posto di faticare sui libri, acquisire titoli e soprattutto competenze. Ma adesso, per voi fancazzisti, alla ricerca del colpo facile, c’è un’opportunità in più: la politica! Non dovete neppure saper cantare, ballare o giocare a calcio, non dovete neppure essere particolarmente belli. La politica è il futuro di chi non ha qualità. Chi non si sente particolarmente intelligente, non ha voglia di studiare, odia leggere, non parla troppo bene l’Italiano, tutti coloro che non si farebbero poi troppi scrupoli a metterla nel culo al prossimo, che ruberebbero la propria madre se ne avessero l’occasione senza pensarci due volte, che pensano che una mano lavi sempre l’altra, che la politica significhi “ottenere benefici personali” e che si fotta la collettività (ottusa), allora queste persone dovrebbero pensare alla politica, molto più che ai reality show, per dare una svolta alla propria vita. Peccato che la casta difenda se stessa a spada tratta e entrare nel cerchio della fiducia risulti ancora abbastanza arduo.
Il caso Bertolaso ad esempio assume sfumature ridicole. In un mondo normale il responsabile della Protezione Civile non avrebbe alternative: rispondere agli Italiani per la sua “malafede” o rispondere agli Italiani per la sua "incapacità". Un uomo che ha in mano un potere enorme, enormi risorse pubbliche a propria disposizione e non si accorge di tutto ciò che gli succede intorno, degli individui di malaffare che sbavano intorno a lui come una muta di cani affamati intorno a un succulento e ricco pezzettone di carne sanguinolenta, cos’altro è se non un incapace? O comunque inadeguato a continuare a svolgere le sue funzioni? Dovrebbe essere lapalissiano, ma in Italia no. In Italia costui ottiene la ribalta, compare ovunque in tivù, continua a disporre e a spendere i nostri soldi e poi più avanti si vedrà come andrà. D’altra parte che colpe può imputare aa costui il nostro Primo Ministro? Che è diventato l’uomo che è esattamente nel medesimo barbaro, immorale contesto? Il nostro Berlusoconi per cui il falso in bilancio, i fondi neri, la corruzione, l’evasione fiscale, l’apertura di conti esteri illegali e la condiscendenza di politici amici, in grado di varare per lui leggi su misura, sono sempre stati il pane quotidiano? Come può pensare Berlusconi che Bertolaso non sia l’uomo giusto al posto giusto? E quindi continuiamo così! Va tutto bene Italiani. D’altra parte il capace Bertolaso ha ripulito Napoli dalla monnezza, lo dicono tutti coloro che sono schierati sempre e comunque a destra, cascasse il mondo. Lo ripetono in continuazione non appena ne hanno l'occasione. Bertolaso, l'uomo del miracolo napoletano, non può che risorgere dal fango che gli stanno gettando addosso, dategli tre giorni e vederete! Ma lui la monnezza l'ha solo fatta spostare dalle strade della città. Sta tutta a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise.
Quest’area, dichiarata di interesse strategico nazionale era stata confiscata al boss Francesco Schiavone, alias Sandokan. Sarebbe dovuta diventare una moderna farmville di prodotti tipici campani e invece…
I sindaci di questa zona, dopo un braccio di ferro con il nostro capace “monnezzaro” diedero il via libera alla costruzione di due piazzole che dovevano “ospitare” all’incirca 90 mila metri cubi di rifiuti e solo in via temporanea, con l’impegno a bonificare il sito entro breve tempo. Ad oggi il sito ospita invece almeno un milione di metri cubi di rifiuti – spiega il professor Stefano Tonziello, di Legambiente - e continuano a crescere giorno dopo giorno, perché l’emergenza non è finita, ma è stata solo spostata fuori dalle città.
Tra l’altro i rifiuti arrivano così come sono raccolti, cioè senza essere selezionati a monte. Per cui non potranno mai essere bruciati nell’inceneritore di Acerra. Tutta larea circostante e zeppa di caseifici, allevamenti di bufale, campi coltivati a foraggio, pescheti, ortaggi, fragole, irrigati con falde acquifere inquinate. Poco più in là, vi sono almeno altre sei discariche. Qualcuna più o meno dismessa, ma a ben vedere non chiusa definitivamente.
“Forse il vero miracolo di Berlusconi – dice Tonziello – è quello di aver messo a tacere tutto e tutti. Qui, lasciatemi usare il paradosso, è tutto fuorilegge per legge. Se queste cose le avessero fatte i privati, si sarebbero aperte sicuramente le porte del carcere. Tenere in questo modo i rifiuti è da criminali. Senza considerare che tra poco con l’arrivo della stagione calda, tutt’intorno l’aria sarà irrespirabile, ma ci sarà anche un pericolo sanitario immediato per la salute delle persone”.
Bravo Bertolaso! E bravi i telegiornali e i giornalisti che vigilano… cazzo come vigilano! E bravi noi che ce le beviamo, cazzo come ce le beviamo!
La fogna della protezione civile, il consueto malcostume, la difesa a oltranza da parte del Suo fedele esercito delle Berlusconate, le leggi ad personam o contra giudicem, la corruzione, la mafia, l’abisso del PD, capace di opporsi solo alla ragione della ragionevolezza, le candidature di chi gli pare e di che ce frega, non solo non sconvolgono, ma anzi lasciano la maggior parte degli Italiani quasi totalmente indifferenti. Per svolgere qualsiasi mestiere sono ovviamente richieste esplicite competenze e veniamo “giudicati” quotidianamente per il lavoro svolto. Non per la politica però. Non ai giorni nostri, in Italia. Così possono candidarsi Renzo Bossi, l’igienista di Berlusconi, la gnocca di turno, senza che sia dato capire quale possa essere il loro contributo per la nostra povera Italia. Sembra ormai una esplicita dichiarazione della mediocrità necessaria che occorre per fare politica. Nessuna competenza specifica è richiesta per scaldare la poltrona, per beccarsi quattrini pubblici, per entrare nel grande circo del “magna magna”. I giovani e le giovani d’oggi sbagliano a bramare solo la casa del Grande Fratello, il bancone di Striscia la Notizia, il rettangolo verde e il pallone al posto di faticare sui libri, acquisire titoli e soprattutto competenze. Ma adesso, per voi fancazzisti, alla ricerca del colpo facile, c’è un’opportunità in più: la politica! Non dovete neppure saper cantare, ballare o giocare a calcio, non dovete neppure essere particolarmente belli. La politica è il futuro di chi non ha qualità. Chi non si sente particolarmente intelligente, non ha voglia di studiare, odia leggere, non parla troppo bene l’Italiano, tutti coloro che non si farebbero poi troppi scrupoli a metterla nel culo al prossimo, che ruberebbero la propria madre se ne avessero l’occasione senza pensarci due volte, che pensano che una mano lavi sempre l’altra, che la politica significhi “ottenere benefici personali” e che si fotta la collettività (ottusa), allora queste persone dovrebbero pensare alla politica, molto più che ai reality show, per dare una svolta alla propria vita. Peccato che la casta difenda se stessa a spada tratta e entrare nel cerchio della fiducia risulti ancora abbastanza arduo.
Il caso Bertolaso ad esempio assume sfumature ridicole. In un mondo normale il responsabile della Protezione Civile non avrebbe alternative: rispondere agli Italiani per la sua “malafede” o rispondere agli Italiani per la sua "incapacità". Un uomo che ha in mano un potere enorme, enormi risorse pubbliche a propria disposizione e non si accorge di tutto ciò che gli succede intorno, degli individui di malaffare che sbavano intorno a lui come una muta di cani affamati intorno a un succulento e ricco pezzettone di carne sanguinolenta, cos’altro è se non un incapace? O comunque inadeguato a continuare a svolgere le sue funzioni? Dovrebbe essere lapalissiano, ma in Italia no. In Italia costui ottiene la ribalta, compare ovunque in tivù, continua a disporre e a spendere i nostri soldi e poi più avanti si vedrà come andrà. D’altra parte che colpe può imputare aa costui il nostro Primo Ministro? Che è diventato l’uomo che è esattamente nel medesimo barbaro, immorale contesto? Il nostro Berlusoconi per cui il falso in bilancio, i fondi neri, la corruzione, l’evasione fiscale, l’apertura di conti esteri illegali e la condiscendenza di politici amici, in grado di varare per lui leggi su misura, sono sempre stati il pane quotidiano? Come può pensare Berlusconi che Bertolaso non sia l’uomo giusto al posto giusto? E quindi continuiamo così! Va tutto bene Italiani. D’altra parte il capace Bertolaso ha ripulito Napoli dalla monnezza, lo dicono tutti coloro che sono schierati sempre e comunque a destra, cascasse il mondo. Lo ripetono in continuazione non appena ne hanno l'occasione. Bertolaso, l'uomo del miracolo napoletano, non può che risorgere dal fango che gli stanno gettando addosso, dategli tre giorni e vederete! Ma lui la monnezza l'ha solo fatta spostare dalle strade della città. Sta tutta a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise.
Quest’area, dichiarata di interesse strategico nazionale era stata confiscata al boss Francesco Schiavone, alias Sandokan. Sarebbe dovuta diventare una moderna farmville di prodotti tipici campani e invece…
I sindaci di questa zona, dopo un braccio di ferro con il nostro capace “monnezzaro” diedero il via libera alla costruzione di due piazzole che dovevano “ospitare” all’incirca 90 mila metri cubi di rifiuti e solo in via temporanea, con l’impegno a bonificare il sito entro breve tempo. Ad oggi il sito ospita invece almeno un milione di metri cubi di rifiuti – spiega il professor Stefano Tonziello, di Legambiente - e continuano a crescere giorno dopo giorno, perché l’emergenza non è finita, ma è stata solo spostata fuori dalle città.
Tra l’altro i rifiuti arrivano così come sono raccolti, cioè senza essere selezionati a monte. Per cui non potranno mai essere bruciati nell’inceneritore di Acerra. Tutta larea circostante e zeppa di caseifici, allevamenti di bufale, campi coltivati a foraggio, pescheti, ortaggi, fragole, irrigati con falde acquifere inquinate. Poco più in là, vi sono almeno altre sei discariche. Qualcuna più o meno dismessa, ma a ben vedere non chiusa definitivamente.
“Forse il vero miracolo di Berlusconi – dice Tonziello – è quello di aver messo a tacere tutto e tutti. Qui, lasciatemi usare il paradosso, è tutto fuorilegge per legge. Se queste cose le avessero fatte i privati, si sarebbero aperte sicuramente le porte del carcere. Tenere in questo modo i rifiuti è da criminali. Senza considerare che tra poco con l’arrivo della stagione calda, tutt’intorno l’aria sarà irrespirabile, ma ci sarà anche un pericolo sanitario immediato per la salute delle persone”.
Bravo Bertolaso! E bravi i telegiornali e i giornalisti che vigilano… cazzo come vigilano! E bravi noi che ce le beviamo, cazzo come ce le beviamo!
08 febbraio 2010
L’unica PARANORMAL ACTIVITY del film, sono gli incassi ingiustificati!
Incredibile. Questo film sta incassando moltissimo. Soprattutto in relazione al costo di realizzazione che è a dir poco risibile: 15.000 dollari. Il film d’altra parte non vale di più. Anzi già questo è comunque un budget mal speso. Ma la cosa che dispiace di più è che il passaparola non riesca a far desistere altri malcapitati dal sottoporsi al supplizio di assistere a uno dei più brutti e inutili film che mi sia mai capitato di vedere in assoluto. E posso dire di averne visti tanti.
La pubblicità del film azzarda dichiarazioni che dovrebbero essere messe sotto processo come palese pubblicità ingannevole. A cominciare dal paragone con “The Blair Witch Project” che se non altro aveva il merito di essere stato uno dei primi esempi di film girato con macchina a mano e cercando di dare la sensazione di realtà degli eventi narrati, ovvero in una parola un chiaro esempio di cosiddetto mockumentary. Senza contare che il nostrano “Hannibal Holocaust” di Ruggero Deodato, film del 1979, potrebbe a ragione essere considerato precursore del genere, addirittura giudicato da alcuni critici un vero e proprio snuff movie, tanto erano realistiche alcune sue immagini, specie relative all’uccisione di animali, ma non solo (ci auguriamo che invece non fosse vero, ovviamente!). Ad ogni modo a me neppure “The Blair Witch Project” alla sua uscita piacque granché però per quel che mi ricordo, per tenuta narrativa, tensione e atmosfera, rispetto a “Paranormal Activity”, lo si potrebbe considerare quasi un capolavoro, tanto risulta piatta e tediosa la storia proposta del regista Oren Peli. L’altro punto di forza tanto millantato, ovvero che Steven Spielberg abbia definito il film come uno dei più terrificanti e paurosi che abbia mai visto, assume già dopo i primi dieci minuti il gusto amaro di una scherzo di cattivo gusto, una barzelletta che farebbe ridere davvero tanto, se lo spettatore non avesse speso veramente i propri soldi per il biglietto e non fosse consapevole che è proprio (o anche) grazie a dichiarazioni di questo tipo, assolutamente insostenibili in buona fede, che il film sta incassando milioni di dollari. Anche perché o Spielberg è l’uomo più impressionabile del mondo, oppure non aveva visto mai un film horror in vita sua prima. Oppure ancora, ma questo preferiamo escluderlo, è semplicemente un bugiardo!
Si potrebbe pensare che l’espediente usato in questo genere di film abbia già stufato. Che già, dopo The Blair Witch Project il “giochino” della finzione/realistica avesse già esaurito tutte le sue potenzialità. Ma evidentemente non è così, basta infatti vedere film come “Cloverfield” o “Rec” – indubbiamente a tutt'altro livello rispetto a questo Paranormal Activity – per dimostrare, al di là delle loro qualità in senso cinematografico assoluto (comunque discutibili), che almeno non è solo questo il punto. Quindi a maggior ragione il film di Oren Peli è un fallimento totale. Nonostante la premessa ricca di potenzialità (le possessioni demoniache, le presenze, le case infestate, sono già di per sé argomenti pregni di inquietudine) e soprattutto l’idea di filmare quel che accade durante il sonno apparissero particolarmente accattivanti, il film risulta invece talmente noioso che arrivare alla fine (tra l’altro solo un’ora e venti) risulta a dir poco sfiancante. E non certo per i brividi di terrore. Tutt’altro, per la noia, perché ci si farebbe volentieri un sonnellino, anziché continuare a sopportare gli sproloqui a dir poco insensati dei due protagonisti. E qui arriviamo all’ultimo punto del martellamento promozionale: “gli incubi sono garantiti!”. Ma che incubi, il film anzi concilia il sonno molto meglio di una tazza di camomilla. L’unica cosa che mi ha tenuto sveglio durante la visione, erano gli schiamazzi e il brusio degli adolescenti in calore (ormai totalmente incapaci per lo più di stare al cinema, troppo abituati alla tivù di casa propria), che evidentemente speravano che il film potesse essere occasione per qualche palpatina da abbraccio/sobbalzo di terrore. Speranza che sarà andata delusa, visto il livello di tensione che il film è in grado di suscitare.
Paranormal Activity ha una leggerissima impennata negli ultimi istanti. Ma il finale non basta certo per gettare credito, a posteriori, su tutto quello a cui abbiamo assistito prima degli ultimi due minuti. I dialoghi insensati dei due fidanzatini innervosiscono. I personaggi non appaiono credibili, non presentano nessun arco di trasformazione durante la vicenda che sia in grado di coinvolgere emozionalmente lo spettatore. Non solo, l’identificazione risulta in ogni caso impossibile proprio perché i protagonisti della vicneda sono irritanti (specialmente Lui), le loro scelte non sono giustificate né dal punto di vista narrativo – cosa assai grave – né comunque da quello del semplice buon senso e quindi appaiono inverosimili, ridicoli, e il loro comportamento in generale, conseguentemente, risulta piuttosto idiota. Anche il loro rapporto di innamorati non coinvolge e non convince. Non viene mostrato. Non viene mostrata la loro intimità (non intendo ovviamente quella sessuale), il loro background è inesistente, la loro vita al di fuori della casa e del presunto demone (non parlano praticamente d’altro, ah sì lui parla della sua videocamera nuova) è inesistente, la loro presunta paura non si percepisce (è totalmente falsa), i nodi narrativi o le svolte tipiche di una storia sono ridotte a una minima escalation di rumori (sempre più forti) e a qualche rarissimo evento paranormale (la porta o le lenzuola che si muovono, una foto rotta, lei che viene trascinata via da una forza invisibile), da una notte all’altra, per una ventina di lunghissime notti, che appaiono davvero infinite seppure condensate in poco più di un’oretta.
Ricapitolando, il taglio registico da riprese amatoriali (chissà quanto dettato da una scelta stilistica o dalla mancanza di budget) e l’assenza di colonna sonora – per rafforzare la sensazione di realisticità delle riprese (ma vedi di nuovo parentesi precedente) – non convincono e certamente non sono meriti sufficienti, poiché al servizio di un’opera veramente mal riuscita. Questo per dire che la mancanza di budget non può essere una scusa e in questo caso non suscita per niente ammirazione, dal punto di vista della realizzazione del film. Tanto di cappello invece per la promozione – anche se al limite della truffa legalizzata però – che ha portato un film meno che mediocre, del quale si poteva assolutamente fare a meno, a diventare campione di incassi. Speriamo che questo non porti una schiera di sedicenti registi fai da te a tentare disdicevoli emulazioni.
La pubblicità del film azzarda dichiarazioni che dovrebbero essere messe sotto processo come palese pubblicità ingannevole. A cominciare dal paragone con “The Blair Witch Project” che se non altro aveva il merito di essere stato uno dei primi esempi di film girato con macchina a mano e cercando di dare la sensazione di realtà degli eventi narrati, ovvero in una parola un chiaro esempio di cosiddetto mockumentary. Senza contare che il nostrano “Hannibal Holocaust” di Ruggero Deodato, film del 1979, potrebbe a ragione essere considerato precursore del genere, addirittura giudicato da alcuni critici un vero e proprio snuff movie, tanto erano realistiche alcune sue immagini, specie relative all’uccisione di animali, ma non solo (ci auguriamo che invece non fosse vero, ovviamente!). Ad ogni modo a me neppure “The Blair Witch Project” alla sua uscita piacque granché però per quel che mi ricordo, per tenuta narrativa, tensione e atmosfera, rispetto a “Paranormal Activity”, lo si potrebbe considerare quasi un capolavoro, tanto risulta piatta e tediosa la storia proposta del regista Oren Peli. L’altro punto di forza tanto millantato, ovvero che Steven Spielberg abbia definito il film come uno dei più terrificanti e paurosi che abbia mai visto, assume già dopo i primi dieci minuti il gusto amaro di una scherzo di cattivo gusto, una barzelletta che farebbe ridere davvero tanto, se lo spettatore non avesse speso veramente i propri soldi per il biglietto e non fosse consapevole che è proprio (o anche) grazie a dichiarazioni di questo tipo, assolutamente insostenibili in buona fede, che il film sta incassando milioni di dollari. Anche perché o Spielberg è l’uomo più impressionabile del mondo, oppure non aveva visto mai un film horror in vita sua prima. Oppure ancora, ma questo preferiamo escluderlo, è semplicemente un bugiardo!
Si potrebbe pensare che l’espediente usato in questo genere di film abbia già stufato. Che già, dopo The Blair Witch Project il “giochino” della finzione/realistica avesse già esaurito tutte le sue potenzialità. Ma evidentemente non è così, basta infatti vedere film come “Cloverfield” o “Rec” – indubbiamente a tutt'altro livello rispetto a questo Paranormal Activity – per dimostrare, al di là delle loro qualità in senso cinematografico assoluto (comunque discutibili), che almeno non è solo questo il punto. Quindi a maggior ragione il film di Oren Peli è un fallimento totale. Nonostante la premessa ricca di potenzialità (le possessioni demoniache, le presenze, le case infestate, sono già di per sé argomenti pregni di inquietudine) e soprattutto l’idea di filmare quel che accade durante il sonno apparissero particolarmente accattivanti, il film risulta invece talmente noioso che arrivare alla fine (tra l’altro solo un’ora e venti) risulta a dir poco sfiancante. E non certo per i brividi di terrore. Tutt’altro, per la noia, perché ci si farebbe volentieri un sonnellino, anziché continuare a sopportare gli sproloqui a dir poco insensati dei due protagonisti. E qui arriviamo all’ultimo punto del martellamento promozionale: “gli incubi sono garantiti!”. Ma che incubi, il film anzi concilia il sonno molto meglio di una tazza di camomilla. L’unica cosa che mi ha tenuto sveglio durante la visione, erano gli schiamazzi e il brusio degli adolescenti in calore (ormai totalmente incapaci per lo più di stare al cinema, troppo abituati alla tivù di casa propria), che evidentemente speravano che il film potesse essere occasione per qualche palpatina da abbraccio/sobbalzo di terrore. Speranza che sarà andata delusa, visto il livello di tensione che il film è in grado di suscitare.
Paranormal Activity ha una leggerissima impennata negli ultimi istanti. Ma il finale non basta certo per gettare credito, a posteriori, su tutto quello a cui abbiamo assistito prima degli ultimi due minuti. I dialoghi insensati dei due fidanzatini innervosiscono. I personaggi non appaiono credibili, non presentano nessun arco di trasformazione durante la vicenda che sia in grado di coinvolgere emozionalmente lo spettatore. Non solo, l’identificazione risulta in ogni caso impossibile proprio perché i protagonisti della vicneda sono irritanti (specialmente Lui), le loro scelte non sono giustificate né dal punto di vista narrativo – cosa assai grave – né comunque da quello del semplice buon senso e quindi appaiono inverosimili, ridicoli, e il loro comportamento in generale, conseguentemente, risulta piuttosto idiota. Anche il loro rapporto di innamorati non coinvolge e non convince. Non viene mostrato. Non viene mostrata la loro intimità (non intendo ovviamente quella sessuale), il loro background è inesistente, la loro vita al di fuori della casa e del presunto demone (non parlano praticamente d’altro, ah sì lui parla della sua videocamera nuova) è inesistente, la loro presunta paura non si percepisce (è totalmente falsa), i nodi narrativi o le svolte tipiche di una storia sono ridotte a una minima escalation di rumori (sempre più forti) e a qualche rarissimo evento paranormale (la porta o le lenzuola che si muovono, una foto rotta, lei che viene trascinata via da una forza invisibile), da una notte all’altra, per una ventina di lunghissime notti, che appaiono davvero infinite seppure condensate in poco più di un’oretta.
Ricapitolando, il taglio registico da riprese amatoriali (chissà quanto dettato da una scelta stilistica o dalla mancanza di budget) e l’assenza di colonna sonora – per rafforzare la sensazione di realisticità delle riprese (ma vedi di nuovo parentesi precedente) – non convincono e certamente non sono meriti sufficienti, poiché al servizio di un’opera veramente mal riuscita. Questo per dire che la mancanza di budget non può essere una scusa e in questo caso non suscita per niente ammirazione, dal punto di vista della realizzazione del film. Tanto di cappello invece per la promozione – anche se al limite della truffa legalizzata però – che ha portato un film meno che mediocre, del quale si poteva assolutamente fare a meno, a diventare campione di incassi. Speriamo che questo non porti una schiera di sedicenti registi fai da te a tentare disdicevoli emulazioni.
02 febbraio 2010
E' davvero questa l'Italia che vogliamo?
Quando li fermeremo? Cosa deve fare ancora questo Governo perché gli Italiani si rendano conto della china pericolosa che abbiamo intrapreso?
Berlusconi e il suo “clan” stanno azzerando la giustizia in questo Paese. A questo punto non ci si può non chiedere se tutto quello che fanno abbia il solo scopo di salvare “Lui” o se ci sia un disegno più preciso e più ampio dietro lo scempio legislativo e istituzionale che la maggioranza sta perpetrando… non solo più ad personam, ma addirittura ad mafiam!
Finora non se ne era parlato, ma non appena i giornali cominciarono a paventare il pericolo che poteva rappresentare per Berlusconi la deposizione del pentito Spatuzza, il 27 novembre scorso il senatore Giuseppe Valentino presentò un processo di legge ad hoc. Per comprendere a fondo quanto possa essere perversa la disposizione, rimandiamo all’articolo apparso oggi su “Repubblica” a firma di Liana Milella. Il punto è che molte indagini in corso, molti processi, molti successi messi a segno dalla magistratura contro la mafia sarebbero azzerati da una norma come quella proposta dall’onorevole Valentino, calabrese di nascita, coinvolto nel 2004 in un’inchiesta per voti della ‘ndrangheta, vice di Nicolò Ghedini nella consulta PDL per la giustizia.
Questo governo si vanta di aver fatto tanto contro la mafia! Ma cosa esattamente? Non solo. Si prende il merito dei colpi inferti dalla magistratura ai clan. In realtà la direzione legislativa del governo è chiaramente opposta. E’ proprio come una partita a scacchi. Ogni volta che si paventa un qualche procedimento penale o anche solo un eventuale coinvolgimento del premier, o di qualche sua stretta amicizia, in qualche sporco affair, subito la macchina legislativa prepara la contromossa. Un esempio molto semplice di quanto questo governo sia interessato al bene degli Italiani è il “processo breve”. Finché ci sono stati i vari lodi, specie il lodo Alfano, la riforma della giustizia non fregava a nessuno. Che i processi durassero vent’anni non era un problema, eppure se questa era una priorità del governo, perché Berlusconi non ci ha mai messo mano prima? Eppure Berlusconi detiene il record di durata in carica come Capo del Governo. Niente! In tutti questi anni la riforma della giustizia non era evidentemente un problema. Ma non appena il lodo Alfano viene giudicato incostituzionale dalla Corte ecco che il bene degli Italiani torna a stare a cuore al nostro Premier. In pochi mesi si mette mano alla riforma della giustizia e si inventa il “processo breve”… che sarà brevissimo in verità se prima non si daranno alla Giustizia i mezzi concreti (non solo legislativi) per renderli davvero brevi. D’altra parte il processo breve (come lo intende Berlusconi) serve proprio a non farli i processi, quindi tutto bene!
Ma non basta! Si mette in discussione il “concorso esterno in associazione mafiosa”, si tenta di allargare il “legittimo impedimento” anche a tutti i Ministri. Si tenta di imbavagliare i pentiti o almeno di rendere totalmente inutile qualsiasi loro dichiarazione. Quella del legittimo impedimento è poi davvero divertente. Attraverso una semplice autocertificazione Berlusconi può disertare i processi in cui è coinvolto e quindi farli durare quanto vuole. Ma, d’altra parte, con la riforma della giustizia, la legge impone una durata limite al processo. Fantastico! Così ultimamente un viaggetto per lo più inutile del Presidente viene programmato sempre al momento giusto. E anche con i nostri soldi! Ma non basta ancora. Berlusconi riesce a fare tutto questo continuando a godere della fiducia, pare, della maggioranza degli Italiani. Mi chiedo cosa pensi veramente Berlusconi di questi suoi connazionali che con tanta facilità riesce a raggirare. Che anzi sembra proprio godano nel farsi prendere per il culo e sembrano gridare “ancora, ancora, ancora!”. Penserà di essere uno stramaledetto genio, di meritarla davvero l’”intoccabilità” che si sta disegnando, anzi penserà davvero ormai di essere un “dio”, non solo più un “unto” del Signore. A noi a dirla tutta pare che di unto abbia solo quella inquietante lanugine simil-capellosa che insiste a spruzzarsi sulla testa, che appare e scompare, miracolosamente, a giorni alterni. Ridicolo! Eppure pericoloso! Proprio perché noi Italiani siamo quello che siamo. Il nostro senso civico, delle istituzioni, della democrazia è davvero miserabile! La volontà di difendere i principi minimi della libertà e della giustizia è soffocata dall’irriducibile ammirazione per la “furbata”, per la ricchezza e il successo facili propagandati dalla tivù inventata da Berlusconi. Non occorre alcuna preparazione (questo governo, assolutamente controcorrente e unico in Europa, ha proposto di abbassare a quindici anni l’obbligo scolastico), come dimostrano le veline, i partecipanti del Grande Fratello (che solo in Italia continua ad avere tanto successo, mentre ad esempio in Inghilterra verrà sostituito da un altro programma proprio a causa del netto calo di ascolti), la classe politica che peggiora a vista d’occhio. Come dimostra la candidatura, nelle liste della Lega, guarda un po’, in quel di Brescia, di Renzo Bossi. La lega “dura e pura”, quella Lega che si batte da sempre – ahahahahaha! - contro il nepotismo e il clientelism romano. Renzo Bossi. L’ennesimo “figlio di”, un “ciuccio” patentato, che senza alcuna qualifica o preparazione si appresterebbe ad entrare, complici sempre quegli Italiani di cui sopra, che si dimostrerebbero più “ciucci” di lui, nella politica che conta.
«I grandi uomini non dovrebbero mai generare perché sono come le querce, all’ombra delle quali non crescono altre querce, ma solo cespugli», diceva Montanelli. Vero! Ma qui stiamo parlando di Umberto Bossi e di suo figlio. Parliamo già in partenza di un politico mediocre, che concretamente, nonostante le vittorie elettorali ha ottenuto finora poco o niente, che solo qui da noi, in questa Italia un po’ egoista e un po’ razzista, in cui si idolatrano sempre e solo gli interessi personali, poteva ottenere un seguito! Con tale padre, a Renzo non si può neppure riconoscere lo status di cespuglio, egli non è niente di più di una semplice gramigna!
Berlusconi e il suo “clan” stanno azzerando la giustizia in questo Paese. A questo punto non ci si può non chiedere se tutto quello che fanno abbia il solo scopo di salvare “Lui” o se ci sia un disegno più preciso e più ampio dietro lo scempio legislativo e istituzionale che la maggioranza sta perpetrando… non solo più ad personam, ma addirittura ad mafiam!
Finora non se ne era parlato, ma non appena i giornali cominciarono a paventare il pericolo che poteva rappresentare per Berlusconi la deposizione del pentito Spatuzza, il 27 novembre scorso il senatore Giuseppe Valentino presentò un processo di legge ad hoc. Per comprendere a fondo quanto possa essere perversa la disposizione, rimandiamo all’articolo apparso oggi su “Repubblica” a firma di Liana Milella. Il punto è che molte indagini in corso, molti processi, molti successi messi a segno dalla magistratura contro la mafia sarebbero azzerati da una norma come quella proposta dall’onorevole Valentino, calabrese di nascita, coinvolto nel 2004 in un’inchiesta per voti della ‘ndrangheta, vice di Nicolò Ghedini nella consulta PDL per la giustizia.
Questo governo si vanta di aver fatto tanto contro la mafia! Ma cosa esattamente? Non solo. Si prende il merito dei colpi inferti dalla magistratura ai clan. In realtà la direzione legislativa del governo è chiaramente opposta. E’ proprio come una partita a scacchi. Ogni volta che si paventa un qualche procedimento penale o anche solo un eventuale coinvolgimento del premier, o di qualche sua stretta amicizia, in qualche sporco affair, subito la macchina legislativa prepara la contromossa. Un esempio molto semplice di quanto questo governo sia interessato al bene degli Italiani è il “processo breve”. Finché ci sono stati i vari lodi, specie il lodo Alfano, la riforma della giustizia non fregava a nessuno. Che i processi durassero vent’anni non era un problema, eppure se questa era una priorità del governo, perché Berlusconi non ci ha mai messo mano prima? Eppure Berlusconi detiene il record di durata in carica come Capo del Governo. Niente! In tutti questi anni la riforma della giustizia non era evidentemente un problema. Ma non appena il lodo Alfano viene giudicato incostituzionale dalla Corte ecco che il bene degli Italiani torna a stare a cuore al nostro Premier. In pochi mesi si mette mano alla riforma della giustizia e si inventa il “processo breve”… che sarà brevissimo in verità se prima non si daranno alla Giustizia i mezzi concreti (non solo legislativi) per renderli davvero brevi. D’altra parte il processo breve (come lo intende Berlusconi) serve proprio a non farli i processi, quindi tutto bene!
Ma non basta! Si mette in discussione il “concorso esterno in associazione mafiosa”, si tenta di allargare il “legittimo impedimento” anche a tutti i Ministri. Si tenta di imbavagliare i pentiti o almeno di rendere totalmente inutile qualsiasi loro dichiarazione. Quella del legittimo impedimento è poi davvero divertente. Attraverso una semplice autocertificazione Berlusconi può disertare i processi in cui è coinvolto e quindi farli durare quanto vuole. Ma, d’altra parte, con la riforma della giustizia, la legge impone una durata limite al processo. Fantastico! Così ultimamente un viaggetto per lo più inutile del Presidente viene programmato sempre al momento giusto. E anche con i nostri soldi! Ma non basta ancora. Berlusconi riesce a fare tutto questo continuando a godere della fiducia, pare, della maggioranza degli Italiani. Mi chiedo cosa pensi veramente Berlusconi di questi suoi connazionali che con tanta facilità riesce a raggirare. Che anzi sembra proprio godano nel farsi prendere per il culo e sembrano gridare “ancora, ancora, ancora!”. Penserà di essere uno stramaledetto genio, di meritarla davvero l’”intoccabilità” che si sta disegnando, anzi penserà davvero ormai di essere un “dio”, non solo più un “unto” del Signore. A noi a dirla tutta pare che di unto abbia solo quella inquietante lanugine simil-capellosa che insiste a spruzzarsi sulla testa, che appare e scompare, miracolosamente, a giorni alterni. Ridicolo! Eppure pericoloso! Proprio perché noi Italiani siamo quello che siamo. Il nostro senso civico, delle istituzioni, della democrazia è davvero miserabile! La volontà di difendere i principi minimi della libertà e della giustizia è soffocata dall’irriducibile ammirazione per la “furbata”, per la ricchezza e il successo facili propagandati dalla tivù inventata da Berlusconi. Non occorre alcuna preparazione (questo governo, assolutamente controcorrente e unico in Europa, ha proposto di abbassare a quindici anni l’obbligo scolastico), come dimostrano le veline, i partecipanti del Grande Fratello (che solo in Italia continua ad avere tanto successo, mentre ad esempio in Inghilterra verrà sostituito da un altro programma proprio a causa del netto calo di ascolti), la classe politica che peggiora a vista d’occhio. Come dimostra la candidatura, nelle liste della Lega, guarda un po’, in quel di Brescia, di Renzo Bossi. La lega “dura e pura”, quella Lega che si batte da sempre – ahahahahaha! - contro il nepotismo e il clientelism romano. Renzo Bossi. L’ennesimo “figlio di”, un “ciuccio” patentato, che senza alcuna qualifica o preparazione si appresterebbe ad entrare, complici sempre quegli Italiani di cui sopra, che si dimostrerebbero più “ciucci” di lui, nella politica che conta.
«I grandi uomini non dovrebbero mai generare perché sono come le querce, all’ombra delle quali non crescono altre querce, ma solo cespugli», diceva Montanelli. Vero! Ma qui stiamo parlando di Umberto Bossi e di suo figlio. Parliamo già in partenza di un politico mediocre, che concretamente, nonostante le vittorie elettorali ha ottenuto finora poco o niente, che solo qui da noi, in questa Italia un po’ egoista e un po’ razzista, in cui si idolatrano sempre e solo gli interessi personali, poteva ottenere un seguito! Con tale padre, a Renzo non si può neppure riconoscere lo status di cespuglio, egli non è niente di più di una semplice gramigna!
26 gennaio 2010
L'Apocalisse del PD.
Forse le previsioni maya relative al 2012 si riferivano al Partito Democratico. Partito che si avvia a grandi falcate verso un DISASTRO di proporzioni apocalittiche appunto. Mai la sinistra è stata così nel caos, così distante dalla sua - ipotetica - base elettorale (seppure abbia sempre avuto, soprattutto la sinistra post-PCI una certa vocazione allo snobismo intellettualoide, tanto vacuo, quanto intollerabile). D'Alema e Bersani - che lo sta ampiamente dimostrando - sembra che facciano politica da Marte, totalmente ignari dei fatti terreni. Ormai sembra proprio che l'unico collante che porterà parte degli Italiani (speriamo molti) a votare la "disarmante" alternativa di sinistra sia un irrinunciabile rifiuto nei confronti della politica degli interessi personali del Berlusconismo, non certo una politica delle proposte - di cui continuiamo a essere in trepidante attesa - che invece non esiste. L'idea politica dl PD non coinvolge, appare confusa, contraddittoria, incomprensibile, lontana anni luce dagli umori degli italiani. Dite, fate qualcosa di sinistra accidenti, perché sembrate alieni, zombie che vagano sulla terra come quelli di Resident Evil. Belve testarde, ottuse, lobotomizzate in cerca di qualcuno che tagli loro metaforicamente la testa in modo da liberarli dal peso di una non vita. Magari... così forse il PD potrebbe rinascere. E' necessaria forse ancora una volta una morte simbolica per poter davvero risorgere? Non lo so, la sinistra è stata già fin troppo mutaforme in questo decennio per quel che mi riguarda. Ora è il momento di insistere con quel che si ha, ovvio! Ma chiaritevi le idee perdio! Perchè altrimenti rischiamo il collasso e la responsabilità di aver abbandonato l'Italia a un triste destino... Berlusconi - come i barbari con l'Impero romano - sta devastando questo Paese. Nessuna conquista democratica, con lui, è al sicuro. Neppure le conquiste della morale. Tutto può essere messo in discussione. Lo sfascio istituzionale, e non solo, di cui il governo delle libertà si sta facendo protagonista necessita un freno. A questo governo delle barbarie è necessario opporre un interlocutore onesto, credibile, forte, civile, che sappia aiutare gli Italiani ad orientarsi, a comprendere per scegliere consapevolmente il "proprio" bene. Aiutare gli Italiani a diventare protagonisti attivi della politica del proprio paese, anziché marionette - come succede adesso - nelle mani di una sola parte politica, attraverso i saldissimi fili mediatici dell'abile burattinaio Berlusconi.
A cosa hanno portato finora alleanze improbabili? E' vero, si è addirittura vinto le elezioni talvolta, ma a che prezzo? Sicuramente a discapito della governabilità. Mettendo in piedi governi paralizzati, ostaggio dei propri stessi alleati, prima ancora che dell'opposizione. Cosa c'entrava ad esempio l'onorevole Mastella, tanto per fare un nome, in un governo della sinistra democratica? E' proprio questa la confusione di cui non si ha alcun bisogno. Lo chiedo a D'Alema... che insiste in questo gioco al massacro. E' un interlocutore davvero credibile e soprattutto adeguato Pier Ferdinando Casini? Una eventuale coalizione con il suo partito aiuta davvero la politica della sinistra a trovare la propria identità? E sopratutto aiuta la sinistra a trasmettere agli elettori le proprie intenzioni? Va nella direzione dell'assoluta necessità di contribuire a chiarire le idee di un popolo disorientato? Se oggi, come è vero, Berlusconi nella politica italiana rappresenta IL PROBLEMA, il primo dovere di chi crede nella democrazia e nella libertà è coalizzarsi contro questa evidente "anomalia" del sistema senza se e senza ma! Dopodiché ci si potrà confrontare davvero sui problemi reali del paese, sulle politiche più adeguate per far ripartire in tutti i sensi il motore Italia. Questo è il punto! Casini con la sua politica delle alleanze ad hoc, dimostra di non comprendere questa necessità. Dimostra cioè la sua inadeguatezza in generale, ma soprattutto la sua fondamentale inutilità specifica in funzione di quella che dovrebbe essere l'aspirazione di un grande partito di sinistra.
D'Alema fatti da parte. Sei un politico vecchio! Bersani sei sulla stessa strada. Abbiamo bisogno di cambiamento. Abbiamo bisogno di sentire che siete disposti ad occuparvi di ciò che conta, che avete davvero voglia di distinguervi dal popolo di Berlusconi. E che avete intenzione di crederci davvero. Perché crederci è il primo passo per convincere. E per convincere si deve dimostrare onestà, chiarezza e soprattutto trasmettere agli elettori che si agisce unicamente per salvare il Paese, non per un autoreferenziale gioco politico, in cui contano le poltrone, il potere personale e le alleanze interne e le correnti di questo o di quello. E' ora che tutti comincino a fare il mestiere per cui li paghiamo profumatamente. Il che da una parte non implica le leggi ad personam e lo stravolgimento degli equilibri istituzionali professata dai "berluscones" e dall'altra non esime dal rischio di "licenziamento" per manifesta incapacità.
A cosa hanno portato finora alleanze improbabili? E' vero, si è addirittura vinto le elezioni talvolta, ma a che prezzo? Sicuramente a discapito della governabilità. Mettendo in piedi governi paralizzati, ostaggio dei propri stessi alleati, prima ancora che dell'opposizione. Cosa c'entrava ad esempio l'onorevole Mastella, tanto per fare un nome, in un governo della sinistra democratica? E' proprio questa la confusione di cui non si ha alcun bisogno. Lo chiedo a D'Alema... che insiste in questo gioco al massacro. E' un interlocutore davvero credibile e soprattutto adeguato Pier Ferdinando Casini? Una eventuale coalizione con il suo partito aiuta davvero la politica della sinistra a trovare la propria identità? E sopratutto aiuta la sinistra a trasmettere agli elettori le proprie intenzioni? Va nella direzione dell'assoluta necessità di contribuire a chiarire le idee di un popolo disorientato? Se oggi, come è vero, Berlusconi nella politica italiana rappresenta IL PROBLEMA, il primo dovere di chi crede nella democrazia e nella libertà è coalizzarsi contro questa evidente "anomalia" del sistema senza se e senza ma! Dopodiché ci si potrà confrontare davvero sui problemi reali del paese, sulle politiche più adeguate per far ripartire in tutti i sensi il motore Italia. Questo è il punto! Casini con la sua politica delle alleanze ad hoc, dimostra di non comprendere questa necessità. Dimostra cioè la sua inadeguatezza in generale, ma soprattutto la sua fondamentale inutilità specifica in funzione di quella che dovrebbe essere l'aspirazione di un grande partito di sinistra.
D'Alema fatti da parte. Sei un politico vecchio! Bersani sei sulla stessa strada. Abbiamo bisogno di cambiamento. Abbiamo bisogno di sentire che siete disposti ad occuparvi di ciò che conta, che avete davvero voglia di distinguervi dal popolo di Berlusconi. E che avete intenzione di crederci davvero. Perché crederci è il primo passo per convincere. E per convincere si deve dimostrare onestà, chiarezza e soprattutto trasmettere agli elettori che si agisce unicamente per salvare il Paese, non per un autoreferenziale gioco politico, in cui contano le poltrone, il potere personale e le alleanze interne e le correnti di questo o di quello. E' ora che tutti comincino a fare il mestiere per cui li paghiamo profumatamente. Il che da una parte non implica le leggi ad personam e lo stravolgimento degli equilibri istituzionali professata dai "berluscones" e dall'altra non esime dal rischio di "licenziamento" per manifesta incapacità.
19 gennaio 2010
Sanremo 2010. Un altro motivo per espatriare...
Un cantante a dir poco reazionario e ottuso, che si rifiuta di aprire la propria mente, che si rifiuta di imparare a scegliere che cosa valga davvero la pena pensare, vittima evidentemente, come tanti ahimè, degli automatismi preconfezionati del pensiero e che tenta, attraverso la musica, di promuovere le proprie tesi da “santa inquisizione”, provando così ad ingabbiare quanti più di voi entro gli schematismi concettuali soffocanti di quelli che pretendono di essere portavoce assoluti di un'unica verità mentre sono solo portatori insani di idee che nella loro tenace dogmaticità sono semplicemente e barbaramente violente e oscene!
Il nome di questo cantante è Povia.
Dopo i bambini che fanno oh, è con l'emblematico desiderio di essere un piccione che Povia aveva trovato un filone senz’altro consono alle sue qualità intellettuali. Avrebbe dovuto continuare con altre aspirazioni zoofile, piuttosto che inoltrarsi in argomenti per i quali l’accensione di un cervello diventa condizione imprescindibile. Certo ad avercene uno!
Dopo aver ascoltato la canzone presentata a Sanremo lo scorso anno, molti tra noi l’hanno pensato: “Non sforzarti Povia, non tentare più di ampliare il tuo repertorio, non inoltrarti in ambiti delicati, che riguardino anche solo questioni un po' più importanti della cacca di quei tuoi benedetti piccioni. E invece ci è stata propinata la presunta storia di un amico gay che, guarito dalla “malattia dell’omosessualità”, incontra una ragazza e vive con lei felice e contento! Il tutto con un testo banale e banalizzante, che infila un allucinante stereotipo dopo l’altro, ripercorrendo la storia clinico-psichiatrica di Luca, che autonomamente – novello Jung o Freud di se stesso - rintraccia le cause della sua temporanea omosessualità nella propria vita familiare, fino all’accecante illuminazione sulla via dell’eterosessualità, quando finalmente Luca ritrova nella figa e solo nella figa il senso della propria vita.
E bravo Povia.
Pochi hanno saputo dimostrare più chiaramente quale sia il reale contenuto della propria scatola cranica più di quanto ci sia riuscito tu.
Appurato ciò, resta da capire quanto gel e shampo tu sia costretto ad usare per coprire il puzzo che emana da quel contenuto. Che non può essere altro che letame!
Pensavate fosse finita là? Che si trattasse di un’ingenuità involontaria? Uno strafalcione del pensiero? Un’intollerabile idiozia dovuta all’ignoranza imperante di questa nostra epoca dolorosa? E invece no! Povia alza la posta, proponendo per il Sanremo 2010 un testo, che se fosse confermato, per quel che mi riguarda, meriterebbe l’invasione dell’Ariston, senza se e senza ma!
Quest’anno la sua retorica priva di dubbi e di sfumature, scomoda, con ancora maggiore superficialità e pervicace ottusità, nientemeno che il caso Eluana Englaro. Ovviamente questo irritante e barbaro ignorante, non ha voluto lasciare adito a dubbi di sorta, chiamando la sua canzone “LA VERITA’ (Eluana)”. Proprio così: LA VERITA’ e poi tra parentesi il nome della sfortunata ragazza. Nessun rispetto per l’immenso dolore di quella vicenda. Nessuna preoccupazione per il dolore di chi c’è ancora e tutti i giorni, indipendentemente da Povia, deve convivere con il ricordo di una persona cara che non c’è più. Ma cosa importa a Povia? Sicuramente il pezzo farà discutere, sicuramente questo gli consentirà di vendere qualche copia in più. Soldi soldi soldi. Alla faccia di qualsiasi pudore o rispetto. E cosa importa al discografico ottuso più di Povia, che suo complice, probabilmente subodorando l’affare, decide di non sconsigliarlo e di presentare uno scempio di questo genere sul palco dell’Ariston? E cosa importa ai resposanbili artistici di Sanremo che decidono che sì, che dopotutto questa canzone ha proprio un testo degno di essere ascoltato e soprattutto in grado di promettere audience? Che mondo può essere quello in cui cose del genere possono davvero accadere nell’anno Dieci del Duemila?
E se invece per una volta gli esseri pensanti del nostro paese boicottassero questa idiozia? Un segnale forte, l’unico che questa gente sia in gredo di capire: non spendete neppure un centesimo per il disco che ne verrà!
Ora per quel che mi riguarda, voglio dirlo chiaramente! Voglio dire la mia verità, la voglio dire a te Povia: se mi succederà qualcosa, qualcosa come alla sfortunata Eluana, io PRETENDO che mi si stacchi la spina! Ed è questo che lascio detto a mio padre, a mia moglie, a coloro che leggono questo post e a tutti quelli che mi conoscono. Pretendo che chi mi sopravvive possa godere dei momenti felici e intimi che i ricordi più belli della nostra VITA insieme possono offrirgli. Senza che questi ricordi siano soffocati per sempre dal dolore e dalla sofferenza di assistere quotidianamente una scatola organica vuota, priva di qualsiasi barlume di reale umanità. Pretendo di continuare a essere responsabile e padrone del mio corpo, così come lo sono in vita, anche in quella non-vita che è un coma irreversibile. E non può certo farsi Povia interprete e portavoce delle mie convinzioni, né tantomeno di quelle di Eluana. Si tratta di una pretesa tanto puerile, quanto inaccettabile!
Pubblico qui un link dove potrete leggere quello che potrebbe essere il testo della canzone. Io mi auguro si tratti di un falso, spero che, nonostante tutto, il testo possa essere diverso. Si sa, internet in questo senso è inaffidabile, la bufala è sempre in agguato, le burle sono all’ordine del giorno. Eppure questo testo sembra paurosamente, tremendamente, plausibile.
La verità (Eluana)
Il nome di questo cantante è Povia.
Dopo i bambini che fanno oh, è con l'emblematico desiderio di essere un piccione che Povia aveva trovato un filone senz’altro consono alle sue qualità intellettuali. Avrebbe dovuto continuare con altre aspirazioni zoofile, piuttosto che inoltrarsi in argomenti per i quali l’accensione di un cervello diventa condizione imprescindibile. Certo ad avercene uno!
Dopo aver ascoltato la canzone presentata a Sanremo lo scorso anno, molti tra noi l’hanno pensato: “Non sforzarti Povia, non tentare più di ampliare il tuo repertorio, non inoltrarti in ambiti delicati, che riguardino anche solo questioni un po' più importanti della cacca di quei tuoi benedetti piccioni. E invece ci è stata propinata la presunta storia di un amico gay che, guarito dalla “malattia dell’omosessualità”, incontra una ragazza e vive con lei felice e contento! Il tutto con un testo banale e banalizzante, che infila un allucinante stereotipo dopo l’altro, ripercorrendo la storia clinico-psichiatrica di Luca, che autonomamente – novello Jung o Freud di se stesso - rintraccia le cause della sua temporanea omosessualità nella propria vita familiare, fino all’accecante illuminazione sulla via dell’eterosessualità, quando finalmente Luca ritrova nella figa e solo nella figa il senso della propria vita.
E bravo Povia.
Pochi hanno saputo dimostrare più chiaramente quale sia il reale contenuto della propria scatola cranica più di quanto ci sia riuscito tu.
Appurato ciò, resta da capire quanto gel e shampo tu sia costretto ad usare per coprire il puzzo che emana da quel contenuto. Che non può essere altro che letame!
Pensavate fosse finita là? Che si trattasse di un’ingenuità involontaria? Uno strafalcione del pensiero? Un’intollerabile idiozia dovuta all’ignoranza imperante di questa nostra epoca dolorosa? E invece no! Povia alza la posta, proponendo per il Sanremo 2010 un testo, che se fosse confermato, per quel che mi riguarda, meriterebbe l’invasione dell’Ariston, senza se e senza ma!
Quest’anno la sua retorica priva di dubbi e di sfumature, scomoda, con ancora maggiore superficialità e pervicace ottusità, nientemeno che il caso Eluana Englaro. Ovviamente questo irritante e barbaro ignorante, non ha voluto lasciare adito a dubbi di sorta, chiamando la sua canzone “LA VERITA’ (Eluana)”. Proprio così: LA VERITA’ e poi tra parentesi il nome della sfortunata ragazza. Nessun rispetto per l’immenso dolore di quella vicenda. Nessuna preoccupazione per il dolore di chi c’è ancora e tutti i giorni, indipendentemente da Povia, deve convivere con il ricordo di una persona cara che non c’è più. Ma cosa importa a Povia? Sicuramente il pezzo farà discutere, sicuramente questo gli consentirà di vendere qualche copia in più. Soldi soldi soldi. Alla faccia di qualsiasi pudore o rispetto. E cosa importa al discografico ottuso più di Povia, che suo complice, probabilmente subodorando l’affare, decide di non sconsigliarlo e di presentare uno scempio di questo genere sul palco dell’Ariston? E cosa importa ai resposanbili artistici di Sanremo che decidono che sì, che dopotutto questa canzone ha proprio un testo degno di essere ascoltato e soprattutto in grado di promettere audience? Che mondo può essere quello in cui cose del genere possono davvero accadere nell’anno Dieci del Duemila?
E se invece per una volta gli esseri pensanti del nostro paese boicottassero questa idiozia? Un segnale forte, l’unico che questa gente sia in gredo di capire: non spendete neppure un centesimo per il disco che ne verrà!
Ora per quel che mi riguarda, voglio dirlo chiaramente! Voglio dire la mia verità, la voglio dire a te Povia: se mi succederà qualcosa, qualcosa come alla sfortunata Eluana, io PRETENDO che mi si stacchi la spina! Ed è questo che lascio detto a mio padre, a mia moglie, a coloro che leggono questo post e a tutti quelli che mi conoscono. Pretendo che chi mi sopravvive possa godere dei momenti felici e intimi che i ricordi più belli della nostra VITA insieme possono offrirgli. Senza che questi ricordi siano soffocati per sempre dal dolore e dalla sofferenza di assistere quotidianamente una scatola organica vuota, priva di qualsiasi barlume di reale umanità. Pretendo di continuare a essere responsabile e padrone del mio corpo, così come lo sono in vita, anche in quella non-vita che è un coma irreversibile. E non può certo farsi Povia interprete e portavoce delle mie convinzioni, né tantomeno di quelle di Eluana. Si tratta di una pretesa tanto puerile, quanto inaccettabile!
Pubblico qui un link dove potrete leggere quello che potrebbe essere il testo della canzone. Io mi auguro si tratti di un falso, spero che, nonostante tutto, il testo possa essere diverso. Si sa, internet in questo senso è inaffidabile, la bufala è sempre in agguato, le burle sono all’ordine del giorno. Eppure questo testo sembra paurosamente, tremendamente, plausibile.
La verità (Eluana)
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