IMMAGINI, ISTANTI, SOSPIRI, FUGGENTI E SFUGGENTI, SFUMATURE INFINITE DI COLORI TRA IL BIANCO E IL NERO, GIOCHI DI LUCI E DI SUONI, STORIE DI IDEE E IDEE DI STORIE, TENTATIVI O FORSE TENTAZIONI, ACCENNI DI ME, DI NOI, DEL MONDO, TRA PASSATO E FUTURO, ALLUSIONI ALLA VITA OPPURE, FORSE, SEMPLICEMENTE ILLUSIONI!

Non fatevi fregare!

30 dicembre 2009

Piazza Bettino Craxi?

Ed ecco che arriva a tradimento la pietruzza gettata nello stagno dell’ennesima volgarità etica e storica. La lancia Letizia Moratti, sindaco di Milano, probabilmente opportunamente imbeccata dal popolo-della-libertà-di-fare-quel-che-cazzo-gli-pare, che prova ad approfittare del rumore di fondo delle feste natalizie: un petardo in più non dovrebbe fare differenza, pensano evidentemente. E invece la fa! Perché il petardo di intitolare una via, una piazza o un giardino al fu Bettino Craxi è piuttosto un candelotto di dinamite dirompente, una provocazione intollerabile per tutti gli italiani onesti, che quotidianamente rispettano i propri doveri e si assumono le proprie responsabilità.
Bettino Craxi è stato probabilmente un politico migliore di tanti che scaldano oggi le sedie del Senato o della Camera dei Deputati. Se non altro aveva un certo “spessore” politico che oggi “latita” (l’allusione in questo caso è involontaria) in modo piuttosto diffuso e trasversale. Ma era un politico corrotto, che usava il potere per fini personali (economici o affettivi, quando per esempio emanava decreti ad berlusconem) e che soprattutto non ha saputo affrontare “dignitosamente” le proprie responsabilità, espatriando e vivendo il resto della sua vita post tangentopoli – seppur vittima della malattia - di fatto “libero” e “latitante”. Le persone che ricordiamo, alle quali sentiamo di dover intitolare una targa alla memoria, dovrebbero essersi distinte in qualche campo del sapere o del saper vivere, o quanto meno nella propria vita dovrebbero aver compiuto un’azione che sia d’esempio. Qualcosa che sia di insegnamento per tutti gli altri. Che insegnamento dovremmo trarre dalla vita di Bettino Craxi? E soprattutto che insegnamento dovremmo trarre dai quei politici che oggi propongono di intitolargli un pezzo di una delle nostre città? Che la vita di un corrotto, di un uomo incapace di affrontare le conseguenze dei propri errori sia una vita degna di essere vissuta? E’ questo che Letizia Moratti vuole insegnare ai giovani oggi? Che la politica degna di tale nome era quella cosa lì che faceva Bettino Craxi? D’altra parte la moralità dell’attuale premier Silvio Berlusconi è assolutamente in linea con quella dell’amico. Caparbiamente intollerante nei confronti di chi si oppone alla sua anticultura democratica, alla sua dittatura populista che ha l’ardire di definire “riforme”. Evidente è il suo atteggiamento nei confronti della magistratura, dei processi, dell’assunzione di responsabilità. Un uomo e un politico che rifiuta con ostinazione di confrontarsi con la verità e soprattutto con le proprie colpe. Un politico che ha già più o meno esplicitamente dichiarato che farebbe esattamente la stessa cosa di Craxi se le cose si mettessero male: espatrierebbe! Si godrebbe il resto della vita nel paradiso caraibico di Antigua (dove ha acquistato alcune ville faraoniche anche per parenti e amici), libero di spendere il denaro accumulato e sbavazzare (vista l’età questo potrà fare o poco più) dietro baldanzose giovinette compiacenti.

Questi sono gli insegnamenti che la classe politica dirigente contemporanea intende propinarci. La volgarità, la corruzione, la viltà sono un valore e meritano targhe e vie e piazze. I cattivi maestri predicano i loro “osceni valori” con orgoglio e faccia tosta inaudita. L’eco della “cazzata” morattiana, rimbalza tra lo sgomento di chi ancora crede nella giustizia e nell’onore e chi invece si dimostra compiacente. Berlusconi (come sempre il vero mandante di cose di questo tipo se ne sta nell’ombra), ma ci pensa il suo portavoce a dichiarare entusiasticamente che si tratterebbe di un atto “addirittura” dovuto!
Altri invece si nascondono dietro il solito discorso, lo stesso che ho spesso sentito fare a proposito di Benito Mussolini, ovvero “ha fatto anche delle cose giuste… ha fatto anche delle cose utili.” Ma col cazzo! Ignobili mistificatori che non siete altro.

Ci sono azioni e azioni e alcune caratterizzano la propria vita molto più di altre, perdio! E’ un fatto.

Se uccido una persona, sono un assassino, punto! Non sono ad esempio anche uno che svolgeva con coscienza e capacità il proprio lavoro, che amava sua moglie e che diceva sempre la verità. E infatti dovrei passare, a seconda delle circostanze, buona parte della mia vita, se non tutta, in carcere. Ma nel caso di Bettino Craxi, egli si è macchiato di colpe legate proprio alla sua funzione di politico e di Capo del Governo. Egli ha ricambiato così la fiducia concessagli dagli elettori, è in questo modo ignobile che egli interpretava i suoi diritti e i suoi doveri, era questo il “suo modo” di fare politica. Come si possono disgiungere alcune azioni, seppure ci siano state, da questa verità di fondo, come fa ad esempio Pier Ferdinando Casini, la cui politica della connivenza interessata, appare sempre più in balia dei venti dell’opportunismo?
Io non ci sto. E ancora una volta solo la voce di Antonio Di Pietro si leva forte e chiara. Meditate dunque.

DRIN DRIN DRIN DRIN, sveglia! Sveglia Italiani! Dove siete voi che avete vissuto l’epoca di “Tangentopoli” che assistevate in TV ai processi, indignandovi, accalorandovi nei bar, vergognandovi per quella classe politica infame, incapaci di provare pietà per la labbra schiumose e contorte dalla colpa dell’Onorevole Forlani? Già’, è questo l’appellativo che pretendono coloro che hanno l’onore di rappresentarci: “onorevole!” Non occorrono altre parole, credo!

Solo un appello: ma cosa vi ci vuole perché capiate? Quando comincerete a dire basta?

15 dicembre 2009

Questa è l'acqua!

Sempre più spesso ultimamente, leggendo i giornali o ascoltando le notizie in tivù, mi viene in mente l’esortazione che lo scrittore David Foster Wallace, con la sua lucidità davvero speciale, rivolse a una platea di giovani laureandi del Kenyon College nel 2005. In sostanza, lo riassumo in modo piuttosto rude - ma esorto chiunque ne abbia voglia ad andare a leggere il testo originario per comprendere fino in fondo le riflessioni illuminanti che esso contiene (Questa è l’acqua, David Foster Wallace, Einaudi) - Wallace esorta i giovani ad imparare a pensare, o meglio a scegliere sempre cosa pensare. Perché il pensiero è continuamente vittima di automatismi di cui finiamo per non renderci più neppure conto e conseguentemente finiamo noi stessi per essere vittime di questi stessi automatismi. Sottrarcisi richiede un’attenzione continua e quindi fatica. Leggetelo, credetemi, ne vale la pena!
Il discorso di Wallace prende le mosse da un aneddoto piuttosto divertente: «Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: "Salve, ragazzi. Com'è l'acqua?" I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa "Che cavolo è l'acqua?"». Provate a pensarci. A cosa allude questa simpatica storiella? In che modo ha a che fare con il nostro modo (umano, troppo umano) di vivere e di pensare? E poi, se ne avete voglia, leggete come la vedeva lui, Wallace. E probabilmente, leggendo, vi verrà voglia di gridare “Questa è l’acqua! – accidenti! – questa è l’acqua!”.
Ma, probabilmente, anzi sicuramente, la sto tirando troppo per le lunghe. Cosa voglio dire esattamente? Perché mi viene in mente così spesso, ultimamente, questa faccenda dell’acqua?
Perché oggi, i giornali, le tivù, un po’ tutti, complottano per impedirci di vedere l’acqua! Per impedirci di pensare fuori dagli schemi, fuori dagli automatismi (in altre parole con la “nostra” testa).
Chi ha il potere e soprattutto il dovere di mostrarci che siamo immersi nell’acqua, i nostri rappresentanti politici, gli insegnanti, i giornalisti, alcuni sedicenti intellettuali, i ministri religiosi, tutti coloro insomma che hanno la responsabilità di svolgere una “professione” socialmente rilevante, fanno esattamente il contrario. Perché loro per primi non vedono l’acqua, anzi probabilmente non sanno più neppure cos’è.
Quando il Don Verzè del San Raffaele (già noto alle cronache dei quotidiani per i suoi interventi su molti argomenti) rilascia un'intervista piuttosto interessata – visto il sentimento d’amicizia che lo lega al Presidente Berlusconi – assolutamente in linea con la generale incapacità di riflettere e far riflettere, viene da chiedersi, a noi che siamo al di qua della barricata, noi che non rappresentiamo l’elite dei “maestri” (sempre più cattivi purtroppo), specie ai giovani di oggi, agli uomini di domani, a tutti noi cosa resta? Quali possibilità abbiamo – con questa elite - di imparare a vedere l’acqua?
Non posso evidentemente approfondire qui la questione. Se volete andate a leggere l’intervista rilasciata da Don Verzè e fatevi voi un'opinione. Attenti però! Se volete provare ad ascoltare il discorso di Wallace, dovrete innanzitutto provare a non approcciare le notizie in genere come persone di sinistra o come persone di destra: anche questo crea ovviamente automatismi. Dovrete scegliere cosa pensare di volta in volta. E’ difficilissimo ovviamente. Ma ne vale la pena.
Solo qualche accenno. Il sacerdote dice nell’intervista che il problema è l’odio, che l’episodio occorso a Silvio Berlusconi è un monito, il segno che è davvero il tempo di cambiare la Costituzione. Riflettiamo su questa affermazione, è davvero sensata? Modificare la Costituzione è una soluzione logica dell’esistenza dell’odio? Impedirebbe a taluni di provare questo sentimento? Vorrei vederlo!
Ad ogni modo segnalo qui alcune risposte del sacerdote, senza ulteriori commenti, proprio per lasciarvi la libertà di sciegliere cosa pensare. Solo sull’ultima risposta segnalata, proporrò un breve commento e capirete perché.

GIORNALISTA: Di Pietro dice che Berlusconi ha istigato all’odio. Anche la Bindi, con toni diversi, sostiene che il premier ha le sue responsabilità per il clima che si è creato.

SACERDOTE: Sono loro ad aizzare all’odio, ad aver ispirato il gesto di quel povero diavolo.

GIORNALISTA: È giusto dare più poteri al presidente del Consiglio?

SACERDOTE: Se ne occupino gli addetti ai lavori. Dico soltanto come cambierei l’articolo 1: l’Italia è una repubblica fondata non solo sul lavoro, ma anche sulla cultura; la politica divide, la cultura unisce. Quanto è accaduto è frutto di un’assoluta mancanza di cultura. Di rispetto. Di conoscenza dell’altro. Berlusconi mi ha detto: 'Perché a me? Perché mi odiano tanto, al punto da volermi ammazzare? Io voglio il bene del Paese, il bene di tutti. Tu don Luigi lo sai che è così. Perché non se ne rendono conto?

GIORNALISTA: È davvero così, don Luigi?

SACERDOTE: Certo. Io conosco bene Berlusconi. È un uomo di fiducia e di fede. Conosce il vero insegnamento di Gesù: 'Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi'. Berlusconi ama tutti, anche i suoi nemici. È incapace di pensieri o parole cattivi.

GIORNALISTA: Una volta definì «coglioni » gli italiani che non votavano per lui.

SACERDOTE: Ma anch’io ne dico di tutti i colori alle persone che lavorano con me. Però loro non se la prendono. Perché, come Berlusconi, parlo con il sorriso sulle labbra; e loro sono indotti a sorridere.

GIORNALISTA: Anche la magistratura, secondo lei, ha contribuito a creare questo clima?

SACERDOTE: È chiaro che è così. Questo è il vero motivo per cui occorre ritoccare la Co stituzione. Anche la caccia all’uomo giudiziaria ha creato il contesto in cui è stata possibile l’aggressione. La magistratura tutta dev’essere ricondotta al suo ruolo. Che è al di sopra e al di fuori della politica. I magistrati non devono fare politica; sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla.

Sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla! Proprio così. Perché è ovvio, ci sono secoli di storia della Chiesa Cattolica a dimostrare che il Papa e la Chiesa non fanno politica. Ora pensate, e scegliete cosa pensare di questa affermazione e di tante altre simili. L’ovvio è definitivamente scomparso dal pensiero contemporaneo. Un pesce circondato dall’acqua, non è capace di vederla. Come noi siamo sempre meno capaci di vedere il mondo in cui viviamo. Il mondo che vediamo è solo quello creato dagli automatismi del nostro pensiero. Opponetevi contro tutti quelli che non solo non vedono l’acqua, ma addirittura negano con ottusa caparbietà che l’acqua esista.

14 dicembre 2009

Aggressione al premier.

Ho pensato a lungo se tacere sul fatto del giorno oppure no. Poi, sentendo i commenti, che fioccavano a caldo e meno a caldo da ogni dove, si è fatta strada in me l’urgenza di proporre qualche riflessione.
Innanzitutto l’atto è assolutamente deprecabile e io, come d’altra parte qualsiasi persona moralmente equilibrata e sinceramente democratica dovrebbe fare, lo condanno con forza. Penso che la violenza non possa e non debba mai essere una soluzione dei problemi, nel modo più assoluto. Sembrerà scontato, ma è bene ribadirlo sempre e comunque.
Ora, in un paese normale, uno come me, si sarebbe aspettato che tutte le parti in causa, politiche e istituzionali, approfittassero di questa triste aggressione (figlia comunque di una mente disturbata), come punto di ri-partenza, per provare ad abbassare i toni del confronto/scontro politico. Ma non sta andando proprio così. La doverosa solidarietà delle istituzioni tutte e del centrosinistra non si è fatta ovviamente attendere. La condanna al gesto sconsiderato da parte di Casini e di Bersani è stata ferma e giustamente senza sconti. Ma anche Di Pietro, in queste ore oggetto di critiche unanimi (d’altra parte si sa che contro Di Pietro è in opera una compagna delegittimante da sempre) per le sue dichiarazioni un po’ meno edulcorate, avrebbe in realtà condannato anche lui (e ci mancherebbe) il gesto, salvo poi ribadire la sua posizione di assoluta critica nei confronti del premier, sottolineando la questione – condivisibile seppur in quel momento fuori luogo - che proprio la politica del centrodestra e l’atteggiamento “contro tutto e tutti” del premier, i continui attacchi nei confronti della Costituzione, degli Organi di Garanzia, delle Istituzioni, degli altri poteri dello Stato è e resta esasperante. Apriti cielo, ovviamente! Il fatto è che Di Pietro non è proprio – politicamente – capace di esprimere la propria posizione. E’ il politico italiano più lontano dalle capacità minime dialettiche (e retoriche) delle quali un uomo politico dovrebbe essere in possesso. E ne paga le conseguenze. E non importa neppure ai giornalisti interpretare, tra i suoi congiuntivi improbabili, tra le frasi tronche, quale sia per lui il “sincero” succo della questione. Nient’affatto. Importa solo registrare le reazioni alle sue dichiarazioni (di fatto stravolte nel senso) e farlo passare come insensibile “uomo nero”, istigatore, dietro le quinte, di poveri malati di mente.

Il fatto è però che il centrodestra tutto, coeso come sempre – solo le religioni si dimostrano altrettanto prive di dubbi e vivono di dogmi come il centrodestra italiano – le colpe che stanno dietro al gesto sono evidenti: Napolitano, il PD, il quotidiano La Repubblica, la campagna di odio e l’antiberlusconismo disseminato ad arte dagli innumerevoli nemici del povero premier legittimamente eletto dagli “Italiani veri”. Noialtri che insistiamo in modo non violento a non allinearci, siamo ora anche degli apolidi. La colpa, neanche a dirlo, è solo e sempre degli altri.

Per rendersi conto del reale atteggiamento delle parti in causa nei confronti della vicenda basta infatti prendere questa mattina due quotidiani chiaramente “schierati.” Da una parte La Repubblica di Ezio Mauro. Dall’altra Il Giornale di Vittorio Feltri. Da una parte, la solidarietà e l’ovvia condanna del “folle” gesto e comunque un tono pacato e riflessivo nell’affrontare la notizia. Dall’altra i soliti titoli gridati e ottusi tipo, “Violenza Costituzionale”.

Ma facciamo un passo indietro. Pochi minuti prima dell’aggressione il premier era stato contestato da parte del pubblico presente e aveva reagito – come sempre – in modo scomposto e verbalmente violento. Ma quello dei contestatori, in una pubblica piazza, è un modo legittimo e democratico di opporsi. Le parole di Berlusconi, che dovrebbe essere garante della democrazia, erano ancora una volta fuori luogo. Qualcuno tra i suoi fedelissimi avrebbe detto che le contestazioni durante il discorso di un Premier sono assolutamente inammissibili. E perché? Si chiama democrazia diosanto! D’altra parte per tutto il suo discorso Berlusconi non aveva fatto altro che ripetere la solita litania contro la magistratura, la costituzione, i soliti comunisti.

Dunque cosa penso di questa aggressione? Mi dispiace sinceramente. Vedere un uomo anziano, nei primi istanti dopo essere stato colpito, spaventato e sofferente, una maschera di sangue, mi ha sconvolto. Il tempo sufficiente a vedere però che l’auto di Berlusconi – contrariamente a qualunque criterio di sicurezza - non ripartiva immediatamente ma si soffermava giusto il tempo necessario a Berlusconi medesimo - tornato a ragionare con il senso di opportunità che lo contraddistingue – superata ormai la paura – di mostrare alle telecamere in mondovisione il proprio volto tumefatto.

Tartaglia (l’aggressore) è uno sconsiderato. Ed è un malato di mente, in cura da una decina di anni per i suoi problemi. E’ incensurato, non è un attivista, insomma lui è proprio - come ha detto egli stesso, disorientato e in preda a una specie di delirio – lui è proprio “nessuno”. Il suo non sembra qualcosa che somiglia al gesto consapevole e simbolico del giornalista che tira le scarpe al presidente Bush (solo più fortunato di Berlusconi). No, sembra piuttosto un estemporaneo lampo di follia. Il cordone di sicurezza poi ha le proprie responsabilità. A un premier contestato non può essere permesso il consueto bagno di folla che tanto gli piace. Proprio perché appunto il gesto inconsulto di un singolo è difficilmente prevedibile. Non gli si può permettere di avvicinarsi tanto alla gente, perché non si sa mai, quale folle possa nascondersi tra la gente. Le immagini però dimostrano anche che questa violenza in particolare, con una maggiore attenzione e con il dovuto scrupolo, si sarebbe potuta evitare.

Ovvio che, dal punto di vista politico, questa aggressione è controproducente e inopportuna. Ovvio che tutti gli idioti, sedicenti di sinistra, ma invece semplicemente idioti, che postano frasi inaccettabili su Facebook o creano sul social network gruppi favorevoli al gesto di Tartaglia sono dei “poveretti” che il buon dio non ha dotato dei sufficienti mezzi o al limite “malati di mente” come Tartaglia stessoi. Fatevi furbi! L’opposizione a Berlusconi non ha proprio bisogno di Voi. Queste cose sono talmente stupide e illogiche, fanno così evidentemente il gioco della destra berlusconiana, che sorgerebbe il dubbio che siano pilotate, che si tratti di uno sporco gioco “politico”. Ma la realtà, si deve ammetterlo con onestà, è che l’idiozia è quanto mai trasversale. La capacità di “pensare” e la moralità latitano sempre più e la supidità corre come un fiume in piena – pronto ad esondare – dall’estrema destra all’estrema sinistra!

Ma ad ogni modo sia chiaro! Quel che è successo non deve e non può rappresentare un “bonus” per il Presidente del Consiglio. Tragicamente vittima di un’aggressione sì. Martire proprio no. D’altra parte so già che la vicenda verrà ampiamente cavalcata, che chiunque si permetterà da oggi di proporre legittimamente la propria opposizione, verrà additato come un irresponsabile. Mi immagino addirittura fra qualche giorno Berlusconi come Wojtyla che perdona l’aggressore (no questo no, visto il suo carattere, forse no… ma si sa mai!). Chiariamolo! Il modo di governare di Berlusconi, il legiferare ad personam, gli attacchi ai legittimi poteri dello Stato, restano comunque inaccettabili. Il suo modo di porsi resta comunque antidemocratico e illiberale. Popolo della libertà significa ancora solo e sempre la sua propria libertà – e quella di nessun altro - di fare ciò che più gli aggrada. Contro tutto questo ci opporremo, rifiutando la violenza in ogni sua forma ovviamente, ma comunque con fermezza. Rivendicando il nostro diritto, pur non avendo votato Silvio Berlusconi, di essere “italiani veri”.

30 novembre 2009

Barzellette del giorno.

Il nostro Presidente del Consiglio ha affermato: “Contro la mafia ho fatto più di chiunque altro”. Ora, come fa un Governo a contrastare la criminalità organizzata, a contrastare le mafie? Ovviamente attraverso i decreti, aiutando il Parlamento alla presentazione e promulgazione di leggi chiare e univoche. Perché è ovvio che non è il Governo, né tantomeno il Presidente del Consiglio che effettua indagini, che si impegna in prima persona, che confisca i beni dei mafiosi, che opera arresti (che in questi ultimi tempi sono stati effettivamente tanti). Questi successi infatti si devono ai magistrati (quegli stessi tanto vituperati dalla Presidenza del Consiglio e dal Governo tutto) e alle Forze dell’ordine (quelle stesse che non riescono a pagare le bollette e non riescono a pagare gli straordinari ai propri agenti).
Quindi cosa ha fatto precisamente questo Governo contro la mafia? Oggi si parla apertamente di eliminare il reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”! Sarebbe questo un esempio di come il Governo Berlusconi intende contrastare la criminalità organizzata? Lo scudo fiscale ha agevolato tra l’altro anche i mafiosi, che hanno potuto reciclare/recuperare il denaro che avevano accumulato all’estero. I beni confiscati ai mafiosi, con una norma iniqua, potrebbero essere rivenduti dallo Stato alla stessa criminalità organizzata, anziché utilizzati prioritariamente per fini sociali, come prevede la legge 109/96. Inoltre Berlusconi si teneva in casa un pericoloso mafioso, Vittorio Mangano. Quanto meno una scelta un po’ miope e sicuramente ingenua. Ha mai dato una risposta sul perché quest’individuo risiedesse ad Arcore? Assolutamente no, anzi, insieme al suo amico e collaboratore di sempre Marcello Dell’Utri, ha definito il noto mafioso addirittura “un eroe!”. Quanto a Marcello Dell’Utri, per ora è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (almeno finchè questo reato non sarà cancellato dall’amico Presidente). Insomma cosa avrebbe fatto di preciso Berlusconi? Niente se non raccontare oggi l’ennesima barzelletta, che come tutte quelle che racconta, non fa però nemmeno troppo ridere e soprattutto non convince. Se non i suoi fan più allocchi e sprovveduti. Quelli che non si informano, che non filtrano le notizie, ai quali continua a mancare la forza per arrendersi definitivamente all’ovvio, alla sconfortante realtà dei fatti.

L’altra barzelletta è tutta della Lega Nord e scaturisce da un referendum passato ieri Svizzera. Gli svizzeri si sono pronunciati a grande maggioranza per il divieto di costruzione di nuovi minareti nel loro Paese. Il referendum sulla proposta di “modifica costituzionale” era stato promosso dalla destra nazional-conservatrice e ha visto prevalere i sì con il 57,5% dei voti. Ovviamente le reazioni di preoccupazione e di forte critica sono state moltissime e sono giunte da più parti. Non dall’Italia, però. Quello che è chiaramente un esempio di rifiuto dell’integrazione e di intolleranza è stato commentato da un Ministro della Repubblica Italiana, il Ministro Castelli, con una lucidità di pensiero minore-uguale a quella di un coleottero un po’ ritardato che ha sbattuto la testa, con queste precise parole: “Ancora una volta dagli Svizzeri ci viene una lezione di civiltà” (già avete capito bene: non IN-civiltà, ma proprio civiltà!). Per i Ministri italiani schierarsi dalla parte dell’intolleranza religiosa, della diseguaglianza, del nazionalismo cieco è una conquista, una prova di progresso sociale. Complimenti! Siete davvero gli uomini del futuro. Si pensi che nemmeno la Chiesa svizzera è apparsa contenta per questa decisione. La Conferenza dei vescovi svizzeri si è dichiarata decisamente preoccupata: la vittoria del sì al referendum, si legge in un comunicato, è "un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto". Idee queste evidentemente ignote e assolutamente incomprensibili per il ministro leghista.
E poi, se questa ennesima barzelletta non facesse abbastanza ridere, Castelli e Calderoli, rincarano la dose, da sapienti clown quali sono, lanciando l’idea di inserire il crocifisso sul tricolore, sulla bandiera italiana. Quella stessa bandiera che portano i nostri militari in Afghanistan (cosicché quella guerra possa diventare una moderna crociata, una vera e propria guerra di religione), la bandiera che porteremo in Sudafrica la prossima estate, la bandiera che appartiene a tutti gli Italiani, qualsiasi sia il loro credo religioso, anche a quelli che non ne hanno alcuno, non certo solo ai Cattolici, che appartiene agli Italiani eterosessuali, ma anche a quelli omosessuali (che certo non si possono considerare rappresentati dalla Chiesa Cattolica), appartiene all’Italia laica, almeno la bandiera, per piacere! Non starò a sottolineare le contraddizioni interne al partito leghista, che un giorno osanna e difende i riti pagani celtici, un altro la tradizione cattolica. Si commentano da sé.

Infine, solo per inciso, lo stesso giorno gli svizzeri hanno anche votato sì all’esportazione di armi. Per spiegare meglio, il testo del referendum chiedeva che la Confederazione elvetica promuovesse gli sforzi internazionali nel campo del disarmo e del controllo degli armamenti e domandava il divieto di esportazione e di transito attraverso la Svizzera di materiale bellico, comprese le tecnologie che possono servire alla produzione di armamenti. D’altra parte, il testo stabiliva l’obbligo per la Confederazione di sostenere per dieci anni le regioni e i dipendenti colpiti dalle conseguenze del bando. Insomma un invito a porre fine al «commercio della morte» e offrire alla Svizzera l’opportunità di una riconversione dell’industria bellica in una civile. Ciò d’altra parte sarebbe stato coerente con le tradizioni elvetiche di neutralità e di politica umanitaria. Gli oppositori però hanno opposto che i costi per la Confederazione sarebbero troppo elevati e che l’industria bellica non potrebbe sopravvivere solo con la produzione interna. La maggioranza degli elettori la pensa come quest’ultimi. Altra prova di civiltà e di visione prospettica in nome del progresso e della costruzione di un futuro migliore.

25 novembre 2009

Concorso esterno

Notizie, apparentemente distanti, apparse su alcuni quotidiani certamente distanti come La Repubblica, Il Giornale e il Foglio di Giuliano Ferrara fanno davvero pensare.
La notizia, che risale al lontano 2003, era in realtà una dichiarazione di Silvio Berlusconi contenuta anche in un libro di Bruno Vespa. Il Presidente del Consiglio aveva intenzione di eliminare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (oltre, già allora, di ripristinare l’immunità parlamentare ovviamente). Eccolo là pensarono in molti. Bersluconi non si preoccupa solo per sé, per i suoi processi, cerca anche di soccorrere l’amico di sempre Marcellino Dell’Utri! Giuseppe Lumia, allora capogruppo DS in commissione Antimafia, infatti, commentò così la notizia: “A parte l' ovvia considerazione che un' altra volta Berlusconi medita di fare una legge per modificare l' iter di un processo in corso come quello a carico di Dell' Utri, dopo averci provato in tutti i modi con quello a carico di Previti, deve essere chiaro che eliminando il reato di concorso esterno si finirebbe per fare un grande favore alle organizzazioni mafiose.” Mentre Nando Dalla Chiesa, senatore allora per la Margherita, diceva: “Abolire il reato di concorso esterno significa impoverire le capacità di risposta delle istituzioni e della giustizia di fronte all' aggressione mafiosa... siamo al cospetto di un nuovo caso clamoroso di conflitto di interessi visto che un amico strettissimo del presidente Berlusconi, il senatore Marcello Dell' Ultri, è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa".
E’ bene sottolineare che, giusto per ricordarsene, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, credevano fermamente nell’utilità “strategica” della normativa per la lotta alla mafia, soprattutto in relazione, ovviamente, all’infiltrazione sempre più massicia della stessa all’interno delle istituzioni, oppure, appunto, in relazione ai favori o favoreggiamenti, che da persone ben inserite, essa poteva – può - ricevere.
Ora la questione torna alla ribalta. Prima il Giornale fa preparazione per una “notizia bomba” che vedremo. Poi Giuliano Ferrara sul Foglio rilancia la vecchia idea: “aboliamo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.” E Perché? Per tutti gli Italiani, ovviamente, che altrimenti sarebbero in balia dei pentiti. Chiunque potrebbe essere accusato ecc. ecc. La tesi di Ferrara sarebbe innanzitutto che i pentiti “non sono attendibili”. Mai? Su quali basi possa sostenerlo, ovviamente non lo spiega. Allora questa volta, in un primo momento viene da pensare all’onorevole Cosentino (accusato recentemente proprio di questo reato). Questa volta stanno facendo quadrato (o ciambella salvagente, come preferite) intorno a lui? Perché ormai alla barzelletta che in ballo ci siano i diritti e gli interessi di “tutti” gli italiani proprio non si capisce chi possa essere così sprovveduto, per non dire idiota, da crederci. Prima era la legge sulle intercettazioni, che intende solo salvaguardare la privacy di tutti noi, e poi il processo breve, che è chiaramente utile a tutti, e adesso l’eliminazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per salvare gli italiani tutti dal finire nelle mire degli inattendibili pentiti. A parte il fatto che ad alcuni di questi pentiti di mafia, questi tizi che secondo Ferrara fanno i burloni, hanno ammazzato parenti ed amici per ritorsione, verrebbe da chiedersi ritorsione rispetto a cosa, perché questa questione torna alla ribalta proprio adesso? Perché questo fuoco di fila, di norme da abolire, leggi da attuare in brevissimo tempo, tutte ruotanti intorno alla questione giustizia? Proprio adesso che Ciancimino Junior ha sollevato un polverone riguardo l’eventuale patto Mafia-Stato, e non solo? E’ davvero solo per Cosentino? La risposta arriva come un macigno proprio dalle pagine del Giornale. Ancora una volta il premier, dal 2003, ma in realtà dal 1994, quando si impegnò personalmente in politica nel tentativo di salvare il salvabile dopo le inchieste di tangentopoli, pensa solo ed esclusivamente ai cazzi propri!
Oggi infatti il Giornale titola: “Ecco l’ultima trovata dei PM Antimafia: sequestrare il patrimonio di Berlusconi!” I magistrati di Palermo pronti ad indagare il premier per (guarda un po’) concorso esterno in associazione mafiosa” – reato del quale, sempre guarda un po’ Berlusconi si preoccupava già nel 2003. Il Giornale prosegue: “L’obiettivo è l’immediato esproprio dei suoi beni grazie all’art. 416bis. E a quel punto toccherebbe a lui dimostrare la provenienza delle sue ricchezze.” Ora, perché per una società limpida e trasparente, di un uomo che si è fatto da solo, dovrebbe essere così difficile dimostrare la provenienza delle proprie ricchezze, questo il Giornale non lo spiega.

24 novembre 2009

Gradisca Presidente


Patrizia D’Addario avrebbe scritto un libro: “Gradisca Presidente”, le sue memorie sulle feste e sulla notte passata nel lettone di Putin, con il Presidente del Consiglio. Editore Aliberti. Al di là del fatto che le eventuali nuove (e sottolineo nuove) rivelazioni della “signora” possano avere effettivamente rilevanza giornalistica, e quindi sono d’accordo con il Fatto Quotidiano, quando dice che è scandaloso il silenzio che in Italia ha accompagnato finora la notizia, soprattutto in considerazione del fatto – appunto - che invece tutta la stampa estera l’ha ripresa ampiamente (e rispetto al tam tam mediatico riservato per esempio all’uscita del libro di Bruno Vespa, Editore Mondadori, guarda un po’), una domanda sorge spontanea: vista la povertà lessicale e le difficoltà sintattatiche e grammaticali dimostrate dalla escort in tutte le interviste, come sarà riuscita a mettere nero su bianco, in un italiano scritto comprensibile, i suoi ricordi?
Su via, chi è il suo personalissimo Ghost Writer? Ce lo direte prima o poi?
Perché è evidente: o il libro è scritto in “daddariese”, oppure l’ha scritto qualcun altro.
Io, personalmente, avrei preferito che l’inchiesta fosse portata avanti da giornalisti! Che fosse la stampa a pubblicare eventualmente interviste, fatti, notizie. Perché, secondo me, eleggere la signora D’Addario agli onori della Stampa, costringere tutti noi a rivolgerci a Lei come Autore, conferirgli infine un “premio” improprio e inadeguato (anche economico) è, a pensarci bene, offensivo e di cattivissimo gusto. Un’onta per chi fa con impegno e professionalità il mestiere di giornalista o di scrittore. Se un qualche “Truman Capote” italiano (ad avercene…) avesse preso in mano la faccenda e ne avesse sfornato un libro-inchiesta allora che piacere sarebbe stato! Ma Patrizia D’Addario… per piacere! Che paese è l’Italia. Ma proprio nulla da noi è sacro davvero? Qualsiasi cosa si può involgarire, svuotare di valore? Sbraitiamo per il crocifisso nelle aule e va bene, anche se la maggior parte di quelli che sbraitano non mettono probabilmente piede in una Chiesa da decenni, ma dovremmo scandalizzarci anche quando si svende l’arte, la letteratura, l’intelligenza, che sono i segni più evidenti, secondo me, della divinità umana, e quindi dovrebbero essere trattati con estrema cura e responsabilità. Anche se l’Editore fosse stato mosso esclusivamente da intenti divulgativi e da buone ragioni, anziché da criteri Ziopaperoneschi, cioè semplicemente subodorando odore di soldoni (me l’immagino, con le movenze tipiche dell’esoso Papero, mentre si frega le mani piumate, con gli occhietti illuminati dal simboletto dell’euro e si tuffa in una piscina zeppa di monete d’oro), mi sembra comunque una scelta sbagliata. Almeno quella di attribuire il libro alla D’Addario medesima. Perché un’editore è un imprenditore è vero, deve far soldi va bene, ma dovrebbe prefiggersi contemporaneamente anche un compito un pochino più alto, secondo me. Discorso un po’ retorico, moralistico, utopistico? Probabilmente! Ma io ci credo e lo ribadisco con orgoglio.
E voi? Voi lettori della domenica lo comprerete questo libro? Probabilmente sì!
E poi magari lo metterete subito a riposo, sullo scaffale, di fianco al vostro ultimo acquisto, il libro di Bruno Vespa, non è così?
L’ennesimo rarissimo libro acquistato e mai letto. Perché questi libri sono proprio quelli che si acquistano, ma… non si leggono! Perché a comprarli non sono quei pochi italiani che abitualmente acquistano e divorano libri (degni di tale nome). No, sono proprio tutti gli altri. La maggioranza dei non-lettori. E' anche vero che se il libro servisse almeno ad aprire gli occhi anche solo a uno dei fan/elettori di Berlusconi, allora sarebbe una conquista. Ma io non credo che servirà neppure a questo, purtroppo.
E, in ogni caso, non posso fare a meno di chiedermi, cosa ne pensino gli scrittori italiani veri (anche alcuni esordienti di altissima qualità degli ultimi tempi di cui non si parla a mio parere abbastanza e che in qualche modo saranno oscurati anche un po’ da questa nuova uscita). Probabilmente, come è giusto che sia, se ne fregano. Loro d'altra parte fanno un altro mestiere. Scrivono libri.

13 novembre 2009

Che tempo che fa!


Piove. Anzi Diluvia. Nuvole nere, basse e gonfie. Vento e tornadi si abbattono impietosi sulle nostre Istituzioni. Sulla Costituzione. Spazzano via la Democrazia e alla fine, quando e se il sole dovesse tornare finalmente a splendere, cosa sarà rimasto della nostra amata "Italietta"? Un deserto di macerie e fango nero come la pece. Il fango dei politici corrotti, che usano le istituzioni per i propri interessi personali. Il fango dei finti giornalisti al servizio del potere. Il fango di avvocati-deputati, come Ghedini, che dovrebbero essere "deontologicamente" radiati e invece presentano disegni di legge, da urtilizzarsi poi nei propri "processi" privati, che sono poi i "processi" del Premier. Un fango denso e fetido in cui però rischiamo di annegare tutti. E qualcuno si vergogna di annegare l'Italia sotto questo fango? Nient'affatto. Con cinismo e addirittura con orgoglio, vanno avanti, spargendolo ovunque con inaudita sfacciataggine. Oggi Massimo Gramellini su La Stampa, sempre lucido nei suoi commenti, coglie, a mio parere, esattamente il punto. Ormai Berlusconi, dice, è argomento di cui non si può più discutere. Cito letteralmente, perché trovo la questione particolarmente pregnante: Berlusoni non è "un politico o un imprenditore come gli altri, ma un dio o un diavolo a seconda degli umori. Uno che suscita amore e odio, come le rockstar, le icone, le squadre di calcio." Anche io, nel mio piccolo, tempo addietro, nel mio post "La politica dei tifosi" avevo sostenuto qualcosa di simile. Ma Gramellini dice ancora: "Provate a immaginare se il Presidente del Consiglio Casini (Tremonti, Letta, Bersani) si fosse fatto scodellare una legge ad personam, fresca fresca di giornata, dalle sue gallinelle parlamentari. I suoi elettori sarebbero stati i primi a scandalizzarsi (...)", ma Berlusconi, "incarna il sogno di una massa di persone e i sogni di massa non sono tenuti a rispettare il codice penale, né altra convenzione che non sia il perpetuarsi del sogno stesso. Questo pensano gli innamorati. Mentre i nemici diventano sempre più ossessivi (...)", e come potrebbe essere altrimenti, diciamo noi! Insomma "alla fine della sua parabola, quest'uomo epocale sembra aver raggiunto il suo obiettivo: lasciarci tutti senza parole!".
E' Vero! Di fronte a tanta spudorata evidenza, non si può che restare senza parole. Tanto più che chi prova a gridare, trova sordi. Chi prova a mostrare, trova ciechi. O meglio trova tifosi. Chi è già d'accordo applaude. Chi è contro si scandalizza e nessuno si sposta dalla sua posizione. Non c'entrano le opinioni e soprattutto non c'entrano i fatti. C'è solo il tifo esasperato e insensato, tipico degli ultras più irriducibili. Ma il calcio, lo sport in genere, quelli che vorrebbero guardarsi tranquilli la partita, godersi lo spettacolo in santa pace, quelli che in cambio del prezzo del biglietto, vorrebbero poter vedere uno scontro leale, un arbitro giusto e preparato, godere del calore del tifo genuino, non miope e ossessivo, cosa pensano della violenza ottusa degli ultras? Oggi, in politica, tutti siamo ultras ottusi, è evidente!
La legge sui processi, presentata in tempi record (evidentemente già pronta, come paracadute post-lodo), è un fallo scorretto, da espulsione. Un calcio di rigore grande come una casa. Di quelli evidenti immediatamente, anche senza l'ausilio della moviola. Eppure, proprio come fanno i tifosi, qualcuno dice di no! Guarda e riguarda al ralenti la scena, vede e rivede evidente il calcio, la gamba tesissima, i tacchetti che si infilano nella carne all'altezza del ginocchio, l'articolazione che si piega in modo innaturale, l'osso che si spezza e fuoriesce dalla carne accompagnato da un fiotto di sangue scuro, eppure il tifoso continua a gridare no! Nessun fallo, nessun rigore, nessuna scorrettezza!

10 novembre 2009

E’ l’ora di un ricambio morale.

Una volta le parole avevano un peso.
In particolare quando a pronunciare parole sono uomini politici, che hanno pubbliche responsabilità, o comunque individui la cui immagine è in qualche modo pubblica, costoro dovrebbero, di fronte a una telecamera, di fronte a un microfono, soppesare l’utilizzo di ogni singolo vocabolo, aggettivo, avverbio, pensare e ragionare ogni frase, prima che diventi semplice emissione di suoni scomposti, di concetti che feriscono le orecchie al solo udirli.
Le parole – insieme all’espressione, al tono, alla situazione contingente in cui vengono dette - hanno un significato, che dovrebbe essere univoco. E l’emittente dovrebbe tenere in conto sempre, che qualsiasi affermazione, quando raggiunge il/i destinatari ha un effetto, che può anche essere emotivamente devastante.
Ecco allora che se un uomo ha l’enorme potere di far sì che le sue parole raggiungano un grande numero di persone, ha il dovere di utilizzarle con giudizio.
Oggi solo alcuni scrittori (che fanno delle parole il proprio mestiere), pochissimi giornalisti ahimè e praticamente nessun politico, avvertono questa responsabilità.
La tivù poi, in generale, fa quotidianamente scempio delle parole. Non solo! Oggi si può dire in tivù qualunque cosa e negarla il giorno dopo, nonostante appunto la prova televisiva medesima. Perché il tempo in tivù assume forme anomale. La tv è veloce, come la luce, corre come gli atomi sparati nell’acceleratore del Cern di Ginevra. Solo che la tivù i buchi neri li crea per davvero.
Ieri in tv è un secolo fa e oggi può durare una vita!
Certo è pur sempre possibile che dietro le parole sconsiderate di molti ci sia un disegno politico o di semplice conservazione del potere o anche solo il mero tentativo di attrarre appunto l’attenzione mediatica, secondo il criterio che non importa come se ne parla, purché se ne parli! Può anche essere.
Ad esempio. Pensate a come suonano le parole “abbreviare la prescrizione”. Suonano un po’ troppo ad personam, non è vero? Sarebbe difficile convincere della bontà del provvedimento, con queste parole, anche i fan più irriducibili di Berlusconi. Nemmeno quegli italiani che si rifiutano di pensare, le avrebbero digerite con facilità. Ecco allora che, per dire la medesima cosa, si dice “abbreviazione dei processi”, che suona meglio, non è vero? Perché queste parole sembrano alludere a qualcosa di utile a tutti.
Questo però rappresenta qualcosa di diverso, rispetto a quello che intendevo prima. Questo è un uso delle parole meschino, interessato, furbo, qualcuno oserebbe dire intelligente. O almeno la cui intelligenza è inversamente proporzionale alla dabbenaggine di chi ci crede. Però non è a questo, che mi riferivo.
No, nella maggior parte dei casi, a me non pare che le cose stiano così, o almeno non solo e non sempre. Nella maggior parte dei casi si tratta proprio di scivoloni verbali, di ignoranza macroscopica, di mancanza di sensibilità sia etica, sia democratica, della misera ostentazione del vuoto perfetto contenuto nella scatola cranica di molti.
Solo alcuni nomi esemplari. Carlo Giovanardi. Daniela Santanchè. Augusto Minzolini. Ma ce ne sono molti altri, ogni giorno.
Come faccio spesso ultimamente, mi chiedo allora ancora una volta perché?
Perché i dibattiti televisivi in Italia sono affidati a persone tanto miopi?
Mi chiedo ancora una volta se non ci siano Italiani più degni. Intellettuali che abbiano una visione della realtà più vicina alla verità, che valga davvero la pena ascoltare, che con le loro parole possano illuminare, anche solo un un po’ e anche solo per poco, le tenebre che sempre di più ci circondano. Ci sono?
Oppure Daniela Santanchè rappresenta davvero il massimo che il nostro popolo è oggi in grado di esprimere?
Non ci sono davvero uomini più degni di Berlusconi in grado di governare il Paese?
Non ci sono avvocati che sentano la responsabilità dell’etica professionale più dell’avvocato Ghedini?
Non c’è un candidato migliore di Nicola Cosentino, sospettato di collusione con la Camorra, per la presidenza della regione Campania?
Non ci sono uomini migliori di Giovanardi?
Non ci sono persone capaci di rispettare culture diverse dalla nostra, religioni diverse, la semplice verità storica (che però bisognerebbe conoscere in effetti), insomma, in poche parole, capaci di di rispettare gli altri?
E anche all’onorevole Bersani vorrei chiedere, se non ci siano uomini migliori di Nino Papania, il cui autista è stato da pochissimo arrestato per mafia? Lo stesso Nino Papania che nel 2002 patteggiò in quel di Palermo 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio?
Non ci sono donne migliori di Patrizia D’Addario da candidare? Davvero non ce ne sono?

Se ci sono, come io credo, uomini e donne migliori (lo dico ad esempio a Roberto Saviano), non lasciatevi coinvolgere. O meglio sì. Fate tutto ciò che potete, offrite il vostro prezioso contributo e tentate di porre rimedio a questa terribile deriva, culturale, prima ancora che politica e sociale. Contribuite a creare però ex-novo un movimento di persone per bene. Un movimento non corrotto e incorruttibile. Un movimento che non sia coinvolto. Un movimento per il Paese e non per le poltrone! Non lasciate che vi si appioppi addosso qualsivoglia etichetta. Basta PDL, PD, UDC, ITV, basta lasciarsi prendere per il culo!
Serve davvero un cambiamento. Che non sia semplicemente un ricambio generazionale, ma un doveroso e assolutamente irrinunciabile ricambio morale!

05 novembre 2009

Tre spunti di riflessione.

Uno.

Ancora sulle pagine del “Giornale” di Feltri il caso Marrazzo. E anche sulla prima pagine di “Libero”, ancora e ancora il faccione tristemente “colpevole” dell’ex Presidente della Regione Lazio. Il Governo si preoccupa tanto della privacy del Presidente del Consiglio, dell’uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche, ma i verbali (ripeto i verbali) degli interrogatori di Marrazzo finiscono sui quotidiani (soprattutto su quelli riconducibili alla famiglia Berlusconi) in tempo reale. Anche su tutti gli altri a dire la verità! Però ho citato il Giornale e Libero, perché proprio dalle loro pagine, quando si trattò dei vizi di Berlusconi, si levarono voci indignate, si denunciò l’involgarimento dell’informazione di “sinistra” ridotta a mero “gossip”. E ora? Il caso Marrazzo viene rivoltato e rivoltato da giorni, la sua vita straziata, senza attendere qualsivoglia esito di indagine, né sentenza. E dire che di rilevanza giornalistica l’”Affair Berlusconi” ne aveva eccome (l’evidente facilità alla menzogna del Presidente, prostitute candidate, l’uso di cocaina nelle sue dimore, frequentazioni non chiare di ragazzine minorenni), e allora? Una persona civile non può non rivolgere agli “incivili giornalisti” Feltri e Belpietro una semplice domanda: “Non vi sembra neanche un po’ di usare due pesi e due misure?”

Due.

I problemi italiani sono tanti, alcuni gravi e occorrerebbero quanto prima riforme serie e a tutto campo. Infatti le priorità del Governo sono:
1) Elezione diretta del Presidente del Consiglio.
2) Riforma della Giustizia (che dio ci aiuti!)
3) Legge sulle intercettazioni telefoniche..
Che sono evidentemente una priorità per tutti noi, la soluzione di ogni nostro problema e invece proprio per niente, assolutamente per niente, la priorità per il Presidente del Consiglio e il tentativo di risolvere alcuni suoi problemucci giudiziari e personali.
Vorrei solo far notare che se qualcuno venisse intercettato e tali intercettazioni apparissero neutre e non evidenziassero comportamenti rilevanti dal punto di vista etico, giudiziario o giornalistico, di certo non finirebbe sui giornali. Vorrei far notare che la maggior parte dei cittadini italiani è con ogni probabilità in questa condizione. Mentre i nostri politici, hanno chiaramente dimostrato di essere nella situazione opposta: ovvero usano moltissimo il cellulare per le loro cazzate! Vorrei far notare che le intercettazioni telefoniche sono risultate fondamentali per la soluzione di molti reati gravi (omicidio, associazione mafiosa, violenza sessuale), motivo che da solo dovrebbe essere sufficiente a difendere tale procedura, anziché attaccarla! Al limite si potrebbe parlare di una regolamentazione dell’uso improprio che delle intercettazioni si fa e si è fatto. La legge che vuole Berlusconi, a difesa dei propri personalissimi “vizietti”, impedirebbe la soluzione di molti reati gravi e, tanto per capirci, se fosse passata qualche anno fa, Moggi sarebbe ancora un grande Manager Sportivo e la Juventus avrebbe qualche scudetto in più.

Tre

La decisione della corte di Strasburgo, che dice “no” al crocifisso nelle aule scolastiche, avrebbe anche delle motivazioni piuttosto sensate e ragionevoli da un punto di visto giuridicamente laico (come dovrebbe essere il Governo di uno Stato non confessionale come il nostro, almeno in teoria). Secondo la Corte si tratterebbe di una "una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni" – dato che, d’altra parte, le classi italiane sono sempre più multietniche e, conseguentemente, mutlireligiose. Sarebbe anche giusto sottolineare che concretamente non così tante aule in Italia conservano questa tradizione. Io stesso ricordo un crocifisso sulla cattedra durante gli anni delle elementari, ma niente né al Liceo, nè nelle aule universitarie e mi risulta che nelle aule delle scuole più recenti, la “tradizione” non sia stata affatto mantenuta. A dimostrazione che talvolta il buonsenso agisce da sé, senza attendere sentenze. Ad ogni modo, non è tanto mia intenzione approfondire qui questa questione, alla quale sarebbe opportuno dedicare una riflessione a parte, quanto sottolineare la rezione della Lega, che affida al quotidiano La Padania, il suo sdegno ufficiale. “Il crocifisso è un simbolo della nostra tradizione e blablabla, non si tocca e blablabla e non vogliamo morire musulmani e blablabla!” Ma loro non sono quelli dei Druidi, dei riti pagani celitici, e della rivendicazione di altri simili cazzate?
D’altra parte la Lega accusò in passato Berlusconi di complicità con la mafia, Bossi si è sempre scagliato contro la Roma Ladrona e clientelare, contro il nepotismo della politica, ma suo figlio somaro (bocciato per tre volte alla maturità), ottiene incarichi per i quali non ha alcuna qualifica, quindi non c’è da stupirsi troppo dell’ennesima prova di incoerenza.
Quindi infine vorrei porre alcune semplici domande: come si fa a non averne abbastanza delle pagliacciate di questo piccolo (ma davvero “piccolo”) uomo, sedicente cavaliere, ma con molte macchie e probabilmente, a ragione, moltissime paure? Davvero non possiamo offrire l’onore e la responsabilità di governarci a un uomo migliore? Quantomeno onesto e libero di occuparsi dei problemi del Paese, anziché con ogni evidenza preoccupato di risolvere i propri a costo di calpestare tutto e tutti? Come si può oggi, nonostante tutto, anche solo pensare di votare Silvio Berlusconi e l’incoerente e superficialissima Lega Nord? E con ciò non intendo, lo sottolineo, votare il centro destra (in un paese democratico simil-maggioritario come il nostro, l’alternanza degli schieramenti, premiarne uno o l’altro a seconda delle proposte “politiche” e del lavoro svolto è sacrosanto), parlo proprio di votare Silvio Berlusconi e quei rappresentanti della Lega Nord (Calderoli, Borghezio, Bossi e Company) che mostrano, oserei dire ostentano, ogni santo giorno la loro miopia, la pochezza culturale e intellettuale e conseguentemente la totale inadeguatezza a offrire un contributo utile per la costruzione di un futuro degno per l’Italia? Come si fa?

26 ottobre 2009

Il senso civico dei francesi.

Su La Stampa di sabato scorso ho letto un bel commento di Gramellini, che rappresenta un’importante lezione di civiltà, da tenere ben presente. Come qualcuno saprà il figlio del Presidente francese Sarkozy, studente universitario poco più che ventenne, era stato candidato alla guida di un’importante società statale, ma l’opinione pubblica in Francia – attraverso il quotidiano Le Monde – ovvero quegli elettori che hanno votato Sarkozy-padre alla Presidenza del Paese, si è sollevata senza attendere un attimo. Qui in Italia, da tempo, pare abbia invece vinto la resa incondizionata. Tutti i politici rubano, tutti fanno sesso spericolato, tutti raccomandano tutti e nessuno ha il senso dell’istituzione che rappresenta – sottolinea Gramellini - quindi lasciamo perdere e basta! Non alziamo più la voce, perché ci sentiamo sconfitti in partenza e forse anche perché in fondo (molti la pensano così) se ne avessimo l’opportunità, agiremmo tutti nello stesso modo. Io personalmente non ci credo, ma ho sentito parecchie persone sostenere questo punto di vista. Eppure sicuramente in Italia ci sono persone degne, persone migliori di quelle che abbiamo eletto a rappresentarci. Di quelli che puntualmente si candidano e si ricandidano e si ricandidano ancora una volta e non si dimettono mai, nonostante tutto. Ma cosa devono fare, perché noi tutti, insieme, ci decidiamo finalmente a licenziarli? Abbiamo o no la forza di dare il benservito a questa elite chiaramente indegna? Vogliamo o no concedere una reale opportunità al rinnovamento? I lettori di Le Monde, i francesi, vigilano continuamente sulle istituzioni e non solo da oggi. Così facendo riescono a svolgere quel ruolo di controllo che spetta appunto al popolo e che è fondamentale in una democrazia civile. Indignarsi e far sentire la propria indignazione con forza è oggi più che mai un dovere.
Perché come ha ricordato un lettore di Le Monde a proposito di questa vicenda, e che ci permettiamo di ricordare a nostra volta al Presidente del Consiglio italiano, “essere eletti dal popolo non dà dei diritti, ma dei doveri”.

25 ottobre 2009

Ancora sulla presunta pericolosità del gruppo "Uccidiamo Berlusconi".

Desidero precisare meglio la mia posizione riguardo a quella che può essere sembrata una difesa d’ufficio del gruppo facebookiano “Uccidiamo Berlusconi”. Se non fosse apparso chiaro dal mio precedente intervento, tengo a precisare che non condivido iniziative di questo tipo. Mi hanno fatto notare che nel nostro paese ci sono troppe menti per così dire “leggere” e non ci sarebbe da stupirsi se qualcuno pensasse di diventare popolare attraverso un omicidio, istigato da queste iniziative diciamo così goliardiche. A mio parere però, se deplorare l’iniziativa è sacrosanto, se sottolinearne la sostanziale stupidità quasi ovvio, è invece proprio contro letture del tipo sopracitato, che si scagliava la mia invettiva. Dissento fortemente da tutte quelle voci, specie “voci istituzionali” (d’altra parte chiaramente “interessate”, dopo la bocciatura del “lodo”, a far passare il carnefice per vittima), che hanno l’opportunità, ma quindi anche e soprattutto la responsabilità, di formare in un senso o nell’altro l’opinione pubblica, quella sì un po’ troppo leggera, e che hanno ritenuto di fare su questa vicenda del gratuito e “irresponsabile” allarmismo! Secondo il quale il gruppo “Uccidiamo Berlusconi” non rappresenterebbe un fatto di mala eduzione o di semplice malcostume, nel senso che è figlio di quest’epoca in cui tutti gridano e sono convinti di dover per forza essere provocatori, scandalistici, volgari, per farsi notare (titoli dei giornali, dibattiti politici in tivù, le discussioni in parlamento vanno esattamente nella stessa direzione.). Ma no! Si tratterebbe invece di un pericolo reale, di un serio incitamento a commettere il reato. Non posso credere che sia così. Se lo fosse allora l’Italia sarebbe in condizioni ancora peggiori di quelle che credo io.
Una prima osservazione: i commenti delle persone iscritte al gruppo non sono, per quel che mi è parso, leggendone alcuni, inneggianti a qualsivoglia reato. Certo l’idiota ci sarà pur stato, ma questi ce ne sono tanti, anche la bar. Ok, il titolo da solo è senz’altro di cattivo gusto, lo voglio ripetere, ma la maggior parte dei commenti rappresentano innocue schermaglie, tra l’altro assolutamente prive di interesse, tra coloro che criticano Berlusconi e i suoi fan. Perché è proprio questo il punto. Molti degli iscritti al gruppo sono rappresentanti della destra. Si iscrivono per poter postare commenti (talvolta purtroppo, a loro volta, vere e proprie “minacce”). Queste schermaglie, lungi dall’essere minimamente costruttive però, si limiatano all’invettiva, alle offese personali e, a mio parere, barricandosi dietro una facile scurrilità, dimostrano, queste sì menti per così dire “leggere”.

Ma ora voglio provare a spiegare meglio il mio punto di vista, a costo di apparire anche un po’ pedante. Come sappiamo i quotidiani (violentissimi negli ultimi tempi), le riviste, il cinema, i romanzi poi neanche a parlarne, ma anche internet – badate bene - non hanno qui da noi, neppure lontanamente, l’impatto mediatico e la diffusione capillare che ha la televisione.
La televisione arriva ovunque, raggiunge persone di qualsiasi fascia di età e cultura. Fin dalle origini la televisione, ma poi sempre di più e infine in modo eclatante, qui in Italia, la tivù di Berlusconi, non ha fatto altro – per citare David Foster Wallace – che “riconoscere cosa vogliono grandi masse di persone e fornirglielo.” L’ottimismo sfrenato di Berlusconi, la negazione della crisi, i proclami, gli annunci che non portano a nulla, sono tutti figli di questa concezione e dell’uso anestetizzante che fa della (“sua”) tivù. Quello che intendo dire è che solitamente quando qualcosa è “evidentemente” una boutade, una “finzione”, insomma si colloca con ogni evidenza in un luogo altro dalla realtà, tutti, sono più o meno in grado di riconoscerlo come tale. Pochissimi credo possano ritenere film come Halloween o Venerdì 13, ad esempio, un’istigazione all’omicidio. Qualcuno lo pensa, intendiamoci, ma spero non siano in molti. Se racconto al bar una barzelletta in cui qualcuno uccide Berlusconi, nessuno penserà che stia incitando a farlo sul serio o che addirittura io stesso possa avere questa intenzione. Sono tutte cose che evidentemente si collocano o nell’ambito della “drammatizzazione” della realtà, o meglio del verosimile, o nell’ambito dello scherzo. Su questo spero, saremo tutti d’accordo. Inoltre, a differenza dell’utente tivù, l’utente dei quotidiani, delle riviste e di internet è un utente attivo, solitamente interessato e mediamente acculturato. E’ da tenere in conto. Perché questo tipo di uetnte è maggiormente in grado di filtrare le informazioni, rispetto all’utente “esclusivamente” (la maggioranza degli italiani) televisivo. Ma dirò di più. Di fronte alla televisione (che ci priva di un filtro evidente tra realtà e finzione) anche l’utente mediamente acculturato si trova in difficoltà. E’ più difficile riconoscere le manipolazioni all’interno di un telegiornale, ad esempio. Se da una parte infatti ormai tutti sanno che i politici, e non solo, si affidano sd’abitudine a manipolazioni propagandische e ad effetto, dall’altra il bombardamento televisivo abbatte facilmente le nostre barriere (Geroge W. Bush, su una menzogna propagandata a dovere, ci ha guadagnato un secondo mandato e costruito una guerra).
Quindi mi chiedo. Davvero qualcuno potrebbe sentirsi istigato da un gruppo su Facebook, a causa di un titolo così infelicemente esplicito, a uccidere Berlusconi? E se anche un idiota di passaggio, lo pensasse davvero, quale sarebbe il suo grado di pericolosità effettiva? E quanto è invece a tal proprosito più pericoloso il clima di scontro radicale che si respira di questi tempi nella nostra società, grazie anche a una propaganda (televisiva appunto) di violenza e odio, mascherate da informazione? La nostra società è alla deriva. Ci dovremmo preoccupare, secondo me, e gridare a perdifitao tutta la reale pericolosità che deriva della dissoluzione dei valori, dall’odio, dal razzismo, dalla violenza scatenata dalla xenofobia e dall’omofobia, quella sì fomentata e incitata ogni giorno, dalla tivù e dalla politica. E spesso senza che si abbia la reale possibilità di riconoscerle come semplici palate di merda gettate su altra merda! Non viene da una cosa come “Uccidiamo Berlusconi” il pericolo, secondo me. Al limite questo potrebbe essere il sintomo (ma davvero superficiale), di una malattia ben più grave, le cui cause sono altrove. Non è qui che vanno ricercate tragedie come quelle della Columbine, gli stupri di gruppi, le aggressioni a coppie gay, le risse a coltellate tra giovanissimi, gli atti di bullismo nelle scuole, il degrado morale in genere. La linea che porta da Via Poma a Garlasco, passando per Novi Ligure e Cogne, attraverso certi orrori familiari, non passa certo da cose come Facebook e l’infelice “Uccidiamo Berlusconi”. Quelli in pericolo siamo piuttosto noi, i non violenti, quelli che amano il confronto di idee, quelli tolleranti, democratici, i nostri figli e le nostre figlie, noi gente comune, che viviamo nel mondo delle persone comuni e che non hanno nessuno pronto a difenderli (da una rapina, da un sopruso, da un’ingiustizia). Ora il punto è che proprio Silvio Belusconi, la sua persona, la sua politica, la sua televisione, hanno contribuito appunto a formare questa società. Attraverso una propaganda (di cui egli è più di ogni altro titolare, evidentemente) manipolata sottilmente ( e della quale a mio parere, anche l’attacco al gruppo facebookiano fa parte). E temo che per difendere i propri interessi partiolari, questo piccolo uomo malato di egocentrismo, non si fermerà di fronte a nulla, non certo di fronte alla Costituzione e soprattutto alla Democrazia. Si fermerà di fronte al pericolo dello scontro sociale? Ritengo di no, forse addirittura lo cerca quotidianamente. A me è questo che fa veramnte paura e che sia un pericolo reale e serio mi pare molto più ovvio del fatto che lo possa essere il gruppo di Facebook incriminato. Ma è anche vero, come ha scritto D. F. Wallace, che “pochi, pochissimi di noi, sono in grado di affrontare l’ovvio.”

23 ottobre 2009

Sul gruppo "Uccidiamo Berlusconi"


Gli attacchi di Alfano, Maroni e del PDL in genere al gruppo “goliardico” creato su Facebook dal titolo “Uccidiamo Berlusconi” dimostra, ancora una volta, che la strategia della destra è principalmente quella di distogliere l’attenzione dai problemi reali e rinfocolare continuamente la divisione sociale, sottolineneando la presunta pericolosità dei “comunisti”, della sinistra tutta, insomma di quella metà, o poco meno, di italiani che dissente! Perché chi non si riconosce nell’Italia che il Presidente del Consiglio sta ridisegnando (a sua immagine e somiglianza ahimé), nei suoi discutibili valori, nella sua politica degli interessi personali, chi non accetta la sua dittatura mediatica e la sua totale mancanza di sensibilità democratica, chi non ne può più delle sue “stravaganze” (perché fare le corna in una foto di gruppo di capi di stato, ad esempio, mi sembra quanto meno più inadeguato dell’indossare calzini turchesi) è da considerarsi un “pericoloso comunista, addirittura un terrorista. A mio parere, prendere sul serio una boutade, una provocazione, per quanto indubbiamente di cattivo gusto, come quella proposta su Facebook può dimostrare solo due cose: o la totale malafede o il fatto che chi si straccia le vesti, sbraitando contro cose di questo genere, sottolineandone la presunta pericolosità, possieda un cervello grande come come quello di Homer Simpson (vedi foto allegata). Su Facebook di gruppi di questo tipo, il cui senso dell’umorismo potrebbe anche non essere condivisibile, infatti ce ne sono moltissimi, senza che la cosa abbia mai suscitato il putiferio, che oggi alla destra conviene suscitare. Quindi perché fingere (almeno si spera) di prendere seriamente queste cose? Perché tutto questo – nonostante il gruppo sia stato aperto nel 2008 - capita proprio pochi giorni dopo la famosa lettera di minacce a Berlusconi, Fini e Bossi (firmata dalle ipotetiche “Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente'') arrivata alla redazione del Riformista? Da parte mia, se un giorno si scoprisse che quella lettera arriva dall’interno del PDL, o da persone vicine al Premier o addirittura da suoi collaboratori, non mi stupirei più di tanto. Perché effettivamente una lettera del genere a chi giova di più e a chi nuoce di più? E' evidente che la mancanza di lungimiranza e opportunità politica di questi ipotetici (lo ripeto, ipotetici) sedicenti combattenti, sarebbe eclatante. Indubitabilmente degli idioti insomma. Certo è pur sempre possibile che lo siano. Però una lettera del genere, falsa, ideata dalla destra medesima, sarebbe strategicamente (in questa Italia in cui la realtà è diventata una desolante fiction di cattivo gusto), quasi intelligente. C’è da pensarci su, insomma. Ma tornando a Facebook. Provate a digitare “Uccidiamo” nello spazio dedicato alla ricerca. Troverete “Uccidiamo Patty”, e a seguire “uccidiamo… Karina (la Karina Casciella della Talpa), e poi uccidiamo… Federico Moccia, Mughini, Nedved, Arisa, Mourinho, Quaresima, Burdisso e via così. Ci sono moltissimi uccidiamo poi persone non famose… il compagno di banco, il vicino, la ex ragazza o l'ex ragazzo. Ce n’è per tutti. Significa avere l’intenzione di assoldare un killer? Qualcuno dei sopracitati si sente davvero in pericolo? Forniamo a tutti la scorta di Stato? Anche e soprattutto a tutte quelle vittime virtuali non famose, a quei ragazzi qualunque: forse sarebbe bene proteggere anche loro, non credete? Oppure oscuriamo tutto, controlliamo finalmente la rete (che non è di proprietà di Berlusconi accidenti!), vietiamo l’accesso a Facebook, ai Blog, a Twitter, come si tenta di fare e in parte si fa in Cina. Signori, siamo davvero al ridicolo! Ma poi avete letto i commenti della pagina? Si fa tanto dire che in questi giorni, dopo che la notizia è stata data da tutti i telegiornali (guarda a caso la principale o unica fonte di informazione della maggioranza degli Italiani, ergo anche della maggioranza dei fan di Berlusconi), gli iscritti siano aumentati a dismisura. Peccato che non si tratti solo o semplicemente di oppositori al Governo della Destra. Tutt’altro! Proprio la diffusione della notizia e i proclami demagogici di Alfano e Maroni, hanno attirato i tifosi, i difensori d’ufficio di Sua Signoria violata. Molti infatti si sono iscritti semplicemente per postare commenti del tipo (mi scuso in anticipo per la scurrilità del linguaggio ma questo è) comunisti di merda, andate a morire ammazzati, buffoni, non capite un cazzo, rosiconi, Berlusconi si è fatto da solo, è l’uomo migliore del mondo, vergognatevi… e via di questo passo. C’è anche qualche commento intelligente sia tra i pro, che tra i contro, ma sono davvero pochi a dire la verità, peccato! Facebook potrebbe essere utile. Potrebbe essere il mezzo ideale per diffondere le proprie idee, per proporre sacrosante critiche e discuterne liberamente. Invece se ne fa un uso a dir poco indecente. E non le senso di indecenza morale, ma di un’indecenza intellettuale. Una perdita di tempo all’isegna (per lo più, intendiamoci, non è sempre così) del più totale disimpegno. Provate a postare un articolo interessante, non necessariamente politico, oppure a dire la vostra su argomento che vi sta a cuore o a consigliare un libro. Provate a controllare quanti tra i vostri amici vi dimostreranno interesse, con un pollice alzato o magari addirittura con un commento. Probabilmente pochi! Poi provate a postare qualcosa tipo oggi ho la febbre, stasera apertivo, oppure la frase che avete trovato nel Bacio Perugina, oppure che siete stanchi, che vi scappa la cacca, che avete un nuovo brufolo sul mento. I commenti e le approvazioni si sprecheranno!

14 ottobre 2009

Che bel paese l'Italia.

Affossata in Parlamento la legge contro l'omofoobia!

Complimenti innanzitutto all'UDC. E' stato infatti il partito di Pier Ferdinando Casini a presentare una pregiudiziale di "incostituzionalità" della legge che stabiliva molto semplicemente aggravanti nel caso di aggressioni motivate dalla discriminazione sessuale. Ma complimenti anche a tutti coloro che in Parlamento hanno afferrato la palla al balzo per bocciare la legge. E complimenti sentitissimi infine a quei nove deputati, che tra le file dell'opposizione hanno anch’essi votato contro! Prima tra tutti l'onorevole Binetti che (non essendo nuova ad assumere posizioni inconciliabili con quelle del partito che rappresenta siamo curiosi di vedere che fine farà all'interno del PD) si è giustificata dicendo: "Per come era formulata la legge, le mie opinioni sull'omosessualità, e quelle di tante altre persone, potevano essere individuate come un reato."
Non sappiamo esattamente cosa pensi la “giusta” Binetti (forse sogna di malmenare giovani coppie gay, rimpiange i metodi della Santa Inquisizione o quelli di Hitler, non si capisce bene, e onestamente preferiamo non indagare), ma il fatto è che qualunque cosa ella pensi di diverso dalla più totale tolleranza e rispetto delle scelte altrui, se ancora non è un reato, dovrebbe esserlo! Quindi la giustificazione mi pare quantomeno un po' debole, non tanto e non solo per restare all'interno del PD, ma in generale per restare nel Parlamento di una democrazia occidentale degna di questo nome. Il fatto è che l’Italia degna non lo è affatto, perché ovviamente lo stesso vale per la maggioranza dei nostri parlamentari e soprattutto per quei partiti che in nome del Cattolicesimo, si ostinano a difendere l'ignoranza e certi comportamenti violenti che da essa derivano e che in questo modo è come se se ottenessero una sorta di “indulgenza”.
Mi piacerebbe ad ogni modo che qualcuno mi spiegasse che male poteva fare questa legge, rispetto a molte altre davvero inique, approvate negli ultimi anni. Punire in modo deciso la violenza e la discriminazione in Italia è considerato sbagliato?
Finché la Chiesa e tutti coloro che da noi fanno politica in nome del Vaticano, continueranno a ritenere le aggressioni e la violenza un male minore, rispetto alle legittime e "sacrosante" (ripeto “sacrosante”) tendenze sessuali di ognuno, barricandosi dietro principi di stampo medievale e perciò intollerabili oggi, il mondo non progredirà, i singoli individui non progrediranno. Chi è schiavo di pregiudizi antiquati e assurdi (che la Chiesa, ripeto, qui da noi, contribuisce a fomentare, complici alcuni politici che si presuppone dovrebbero avere a cuore i cittadini tutti, non solo quelli cattolici, si chiama appunto "laicità") in questa nostra Italia malata, si sente così forte della propria posizione, come per esempio la disonorevole Binetti appunto, che si sente autorizzato a proclamare pubblicamente la propria "intolleranza", la propria "chiusura mentale". Mentre ciò dovrebbe solo dimostrare la loro "inadeguatezza" a rappresentare i cittadini in una democrazia, perché ovviamente l’omofobia non è certo un valore da difendere, anzi dovrebbe essere vero il contrario. Vergogna!
Feltri (la cui morale in generale e la cui etica professionale in particolare si commentano da sole) dice di smetterla di considerare i gay una specie protetta. Gli fa eco un Ministro della Repubblica (il leghista Castelli, che sembra si sia imposto di dimostrare in ogni occasione possibile tutta la sua idiozia) dice di smetterla di considerare i Gay come fossero poveri panda. Non si sa bene se intendono in questo modo autorizzare "l'apertura della caccia" o se piuttosto desiderano che in questo modo la specie omosessuale arrivi quanto prima alla totale estinzione!
Io davvero non capisco perché certuni abbiano così tanta paura di questa specie, però. Perché si sentono minacciati dal fatto che un uomo desideri sessualmente un altro uomo, o una donna un'altra donna. Forse perché ammettere questa possibilità potrebbe far loro venire voglie di cui si vergognano?
Io sono sposato con una meravigliosa ragazza e sono assolutamente certo della mia sessualità, senza confusione alcuna. Quindi non mi disturba in nessun modo quella degli altri, non me ne sento né oltraggiato, né minacciato. Ma in ogni caso, considerare le coppie gay, qui in Italia, una specie protetta, dimostra un'ottusità giornalistica e politica e una mancanza di sensibilità democratica che ha davvero dell'incredibile. Siamo il Paese occidentale in cui le coppie gay sono meno tutelate in assoluto. E' un dato di fatto! Altro che specie protetta.

A volte immagino che il figlio di Dio (quel Gesù che i cattolici ritengono tale) torni oggi a farci visita. Chissà cosa direbbe e cosa penserebbe, di Berlusconi e della sua cricca, dei politici italiani (e non solo italiani) in genere e della stampa. Chissà cosa penserebbe della sua Chiesa e del clero tutto. Chissà! Immagino che questo nuovo Gesù si permetta di far notare che certe idee, certe posizioni non sono proprio più, diciamo così, in linea coi tempi, che è giunta l’ora di cambiare. Immagino che addirittura si ostini nuovamente a difendere la pace, l’amore e la non violenza sopra ogni cosa (per quelli che non l’avessero ancora capito dopo duemila anni). Immagino che si permetta di far notare che questa norma antica contenuta nel libro del Levitico, che considera iniquo l'amore omosessuale, magari non è proprio imprescindibile e addirittura non ha più molta ragion d’essere oggi, sottolineando che i mali contemporanei sono ben altri e non è proprio il caso di stare a cavillare sull'orientamentoi sessuale, sull’astenersi o no in certi casi, sul fatto che il sesso debba esclusivamente avere fini procreativi e blablablabla.
Cosa succederebbe?
Quelli che, oggi come allora, si ritengono unici depositari della verità, di cosa sia giusto o sbagliato, ne sarebbero, credo io, esattamente come allora, infastiditi.
Se questo novello Gesù poi cominciasse ad avere un notevole seguito, professando tali cose, oggi esattamente come allora, tenterebbero in ogni modo di fermarlo.
La Chiesa di oggi, come i farisei di un tempo, lo accuserebbe di bestemmia e il Papa si straccerebbe pubblicamente le vesti indignato.
Il rivoluzionario figlio di Dio, anche oggi esattamente come allora, non sarebbe riconosciuto per quello che veramente è!
Oggi almeno non potrebbero crocifiggerlo, non letteralmente almeno! Ma cercherebbero comunque di eliminarlo, lo crocifiggerebbero mediaticamente. Magari con uno dei dossier di Vittorio Feltri.
Ma in fin dei conti non c'è troppo da preoccuparsi. Ci penserà il ministro Carfagna con un suo personale disegno a ristabilire il maltolto. L'ha promesso! Chissà se poi lo colorerà anche!

07 ottobre 2009

La politica dei tifosi?

Leggi il post qui!

05 ottobre 2009

Il Libero Giornale quotidiano e il quotidiano conflitto di interessi

Nota pubblicata sulla pagina di facebook Alfopop. Puoi leggerla qui

03 ottobre 2009

Le geishe di Pechino?


"Giampaolo mi ha detto che siccome vado a Pechino, vuole venire giù, perchè ai medici della mutua lui dice: tu gli dai la geisha e loro ti ordinano la protesi." Divertito (ahahah che ridere!!!) accenno di Silvio Berlusconi al "sistema Tarantini", udibile nei nastri registrati dalla D'Addario durante la prima delle cene alle quali partecipò a Palazzo Grazioli (riportato da Il Fatto, e citato sia da Repubblica, sia dal Corriere). A parte il fatto che le geishe appartengono alla cultura giapponese e non cinese (a meno che non si intenda la parola cinese yì che significa semplicemente prostituta e traduce appunto impropriamente la parola giapponese geisha), la frase del Premier non mi pare dimostri solo (apoditticamente) la sua profonda "ignoranza". Ma "Non v'è alcun dubbio che..." (citando I. Kant), facendo ricorso proprio a tutta l'intelligenza di cui ognuno di noi dispone, insomma sforzandosi di ragionare secondo logica (capisco quanto sia difficile), si potrebbe evincere da questa "divertente boutade" anche qualche informazione chiara sul coinvolgimento consapevole (e sottolineo consapevole) del Presidente del Consiglio in tutta questa triste vicenda, e addirittura, oserei dire, qualche informazione chiara ed evidente, sulla sua rispettabilità (anche se qui capisco che lo sforzo di logica richiesto ad ognuno sarebbe davvero ciclopico e non pretendo così tanto.)

01 ottobre 2009

Etimologia di AlfoPop... per quelli che se lo fossero chiesto!


Dunque, per quanto riguarda la prima metà della parola, è molto semplice! Io mi chiamo Alfonso, “Alfo” per gli amici.
Per quanto invece concerne il Pop, il discorso è appena appena più complesso.
Innanzitutto sono nato alla fine degli anni Sessanta e precisamente il 21 Luglio del 1969. Qualcuno sarà in grado di collegare immediatamente questa data con uno degli eventi più importanti della Storia contemporanea: Neil Armstrong, proprio mentre io mi sforzavo di emettere i primi vagiti a suon di sculacciate respiratorie, se ne andava a spasso saltellante sulla sabbia grigia del satellite terrestre, diventando così, sui titoli dei quotidiani dell’epoca e poi nei libri di Storia, appunto il “primo Uomo sulla Luna”. In generale poi gli anni Sessanta sono gli anni “pop” per eccellenza, sono gli anni di Andy Wharol e della Pop art, sono gli anni dei Beatles e dell’uscita del primo romanzo di Thomas Pynchon. Pop è innanzitutto, nel senso che intendo io, commistione, sovrapposizione dei linguaggi, intersecarsi spasmodico dei mezzi di comunicazione, che ci circondano e avvolgono caleidoscopicamente con suoni, immagini e informazioni, con infiniti significati e significanti, che alludono a qualcosa che allude a qualcos’altro, che deriva da qualcos'altro ancora. Grida disperate, strilla convulse, infernali boati, un continuo borbottio tutto intorno a noi e dentro di noi, una voce totalmente pop appunto! Intendo dire che il pop, non è solo semplicemente la somma dei linguaggi contemporanei. Pop è il “sistema complesso dei linguaggi” per cui la loro somma crea, sta creando o ha creato un linguaggio completamente nuovo, non necessariamente nel senso di "superiore" ai linguaggi che lo costituiscono, ma certamente qualcosa di "altro", al di fuori dalla loro semplice somma.
Amo l’arte figurativa, la fotografia, i generi, i fumetti, mi incuriosisce il linguaggio televisivo e della pubblicità, e poi la Wii e l’Xbox, anche se non ne sono fanatico, uso internet e ascolto la radio, amo il cinema e Quentin Tarantino. In senso generale il nick AlfoPop deriva da tutto questo.
Più direttamente però la genesi della parola deriva dal mio interesse specifico per la corrente artistica (soprattutto letteraria) definita Avant-pop. Vi invito a leggere in proposito il manifesto dell’Avant-pop di Mark America e anche qualche romanzo a caso (magari di John L. Landsdale) pubblicato nella collana Avantpop edita da Fanucci. Per intenderci l’Avantpop potrebbe essere considerata un’evoluzione (mi si passi il termine e non lo si intenda letteralmente) del postmoderno. Siccome mi piace leggere autori considerati postmoderni, come Pynchon o magari Vonnegut, e sento una specie di affinità quando leggo autori Avantopop, come Jonathan Lethem o l’eclettico John Landsdale, e un’ammirazione commossa quando leggo il compianto David Foster Wallace e sono fan del cinema di Tarantino, Rodriguez e dei fratelli Cohen, che potrebbero a ragione essere definitii un po’ avant e un po’ pop, ecco che il Nick che dà il nome a questa pagina risulta ampiemente spiegato.
Ma c’è anche un'altra motivazione più banale, che qualcuno, spero troverà divertente. Di cognome mi chiamo Papa, che in inglese suona in modo simile a pop. Ecco! Alfo Pop.

28 settembre 2009

Le battute di Berlusconi

Dietro la riproposizione della spiacevole battuta sull'abbronzatura di Barack Obama da parte di Berlusconi, non c'è semplicemente la goffaggine politica, o un alquanto deprimente cattivo gusto, o un becero senso dell'umorismo a dir poco da osteria durante una cena abbondatemente innaffiata con vino di terz'ordine, di quello che dà un po' troppo alla testa! No, con la sua frase Berlusconi ha in modo molto evidente affermato al di là di qualsiasi dubbio il suo enorme potere. Non solo, infatti, ha ribadito: "Vi porto i saluti di un signore, di un signore abbronzato. Barack Obama," ma il fatto stesso che abbia ritenuto opportuno rincarare la dose, aggiungendo: "E vi posso dire che hanno preso il sole in due, perché anche la moglie è abbronzata", ha, a mio parere un significato molto più profondo, che merita di essere analizzato.
Con questa chiamamola "battuta", anche se di ironico ci si vede ben poco, Berlusconi lascia chiaramente intendere che se ne infischia delle polemiche, se ne infischia dei giornali (di tutto il mondo), forse se ne infischia dello stesso Presidente degli Stati Uniti d'America (che d'altra parte se ne infischia di lui!). Ad ogni modo Egli, con quella battuta, sta dicendo a tutti: "Ebbene io sono così! Faccio e dico quel che mi pare e la mia popolarità non decresce di un millimetro, anzi! E voi, giornalisti, gente di sinistra, opposizione, frustrati, montate pure tutte le critiche che volete, agitatevi pure, gridate a perdifiato allo scandalo. Non farete altro che mangiarvi il fegato per la vostra impotenza!". E aggiunge: "Governeremo per sempre." Fortuna che "per sempre" è un concetto alquanto relativo.

Se la presente interpretazione fosse corretta, ci si dovrebbe chiedere come sia stato possibile arrivare a questo punto. La strategia politica di Berlusconi è stata esattamente la stessa di quella adottata con la tivù. L'involgarimento, l'ostentazione dell'ignoranza, lo sprofondamento culturale, che si sono insinuati per anni nella nostra società attraverso una tivù spazzatura, si sono impossessati anche della politica. Il governo Berlusconi ha tirato fuori il peggio dagli Italiani. I "cattivi pensieri" che di solito ognuno di noi tende a tenere piuttosto nascosti, ora sono sbandierati con vigore, se non addirittura con orgoglio: ad esempio quella vena un po' razzista, che ci fa digrignare i denti e sbraitare scompostamente in modo sempre più netto e spavaldo nei confronti degli immigrati stranieri; la tolleranza o meglio la sempre più disarmante accettazione delle ruberie d'alto rango, se non di Stato, delle truffe e delle tangenti milionarie, della manipolazione dell'informazione sul modello Feltri, dell'infedeltà coniugale, dell'andare a puttane e dell'intolleranza invece nei confronti dell'alterità di qualsiasi tipo, anche solo nei confronti di chi la pensa un po' diversamente e magari si permette di criticare, proprio sul modello Berlusconi, sono ormai ordinari.
Tutto d'altra parte è divenuto un po' barzelletta, una battuta da osteria.
L'indipendenza del potere giudiziaro, l'azione e la parola dei Giudici: una barzelletta!
La censura ideologica: una barzelletta!
La libertà di informazione e conseguentemente un'informazione onesta e decorosa nei suoi intenti: una barzelletta!
Chi non si allinea, chi (e dovrebbe essere sacrosanto poterlo fare!) critica il "Leader" è cattivo, disonesto, comunista, divoratore di giovani e innocenti membra.

Così oggi si può dire, anche con un po' di orgoglio tutto latino, o solo italiano: "e che sarà mai una scappatella?"... e anche: "D'altra parte se una donna c'ha certe qualità e le sfrutta che male c'è?"... oppure: "Si vabbè non è proprio onesto rubare, evadere le tasse e cose così, ma se ti arricchisci e non ti beccano buon per te!". Insomma tutti corrotti, nessun corrotto!

Oggi ci si sente autorizzati a pensarla un po' così.

Questi sono davvero i peggiori "cattivi maestri", che ci si potesse immaginare. Solo che di questo passo si rischia davvero il caos ideologico e etico, se non la totale e misera assenza di entrambi.

Ora chiedo a tutti quelli che pagano il canone Rai (al di là della discussione che in proposito si potrebbe aprire): davvero sarebbe preferibile una tivù senza Santoro e gli altri? Fermo restando che c'è pur sempre la possibilità di cambiare canale, non è forse meglio se non opportuno che chi la pensa diversamente dal Leader, possa avere l'opportunità di essere rappresentato? Perchè mai Berlusconi, già lodato da Alfano, dovrebbe essere anche esante dalla discussione, dal dover rendere conto delle sue azioni e delle sue scelte, esente da argomentare le sue ragioni e la sua posizione, esente dal rispondere a lecite domande, come fosse Patriarca, fondatore di una nuova (o antica) religione basata forse sull'anacronistico culto dell'Imperatore? Perchè il semplice contraddittorio spaventa così tanto?
Io pago il canone e preferisco una tv con Santoro, piuttosto che una tv omologata, megafono della maggioranza, a voce unica.

25 settembre 2009

L'Una tic / 3

C’è la mamma con la coda di cavallo, giovane bella, e il papà con molti più capelli.

Così dicono.

Domenica venti luglio.

Maria si sente male, ha forti dolori al ventre. Salvatore apre tutti cassetti del comò in camera da letto, tira fuori biancheria intima bianca, calzini di cotone bianchi, la camicia da notte di seta, bianca. Corre in bagno – spazzolino dentifricio sapone deodorante – recupera le pantofole rosa morbide, infila tutto in una borsa, suda copiosamente perché fa caldo, un caldo del diavolo. Maria inspira profondamente, in attesa sull’uscio, con il palmo della mano sul ventre gonfio, suda, guarda il marito, sorride.

È quasi sera.

Salvatore aiuta Maria a entrare nella Mini Minor rossa, si assicura che stia comoda, chiude lo sportello. Gira intorno all’auto per raggiungere il lato dell’autista. Prima di entrare dà uno sguardo in alto verso il cielo. L’azzurro ormai stinto, sta rapidamente facendo posto al grigio antracite del crepuscolo, anche se l’orizzonte dietro le montagne è ancora striato di un acceso rosso arancio. Salvatore pensa alla luna, pensa a quei tre coraggiosi lassù.

- Cazzo proprio la notte dell’allunaggio, borbotta tra le labbra, poi inspira e finalmente entra anche lui nella sua Mini Minor. Rossa.

- Attenzione tzz tzz un’antica leggenda tzz parla di una bellissima tzz tzz ragazza cinese che vive sulla luna tzz tz da quattromila anni tzz cercatela! dice qualcuno da Huston.

- La terremo d’occhio, risponde Collins.

Il futuro papà adesso è a casa, solo, seduto sul piccolo divano di finta pelle nera, davanti al suo nuovissimo Brionvega, doverosamente sintonizzato sulla telecronaca del Primo Canale. D'altra parte il ginecologo l’ha rassicurato.

- Stia tranquillo, vada pure a casa, si riposi, oppure se ha un televisore assista alla Storia, che tanto il suo bambino non verrà al mondo stanotte, non è ancora il momento.

Chissà però cosa danno sul Secondo Canale! Il fatto è che Salvatore non ha nessuna voglia di alzarsi per controllare e poi è proprio vero: qui si sta facendo la Storia! Sarà pure noiosa, ma è pur sempre la Storia. Perciò si abbandona alla diretta dallo spazio e si rassegna agli euforici commenti e ai mistici silenzi di Ruggero Orlando e Tito Stagno. Ogni tanto chiude gli occhi, la testa gli crolla in avanti, sogna, si risveglia, crolla di nuovo.

- Siamo a duecento metri tzz tzz cento cinquanta tzz tzz veniamo giù bene tzz tzz deviamo un po’ a destra tzz ecco fatto tzz tzz motore fermo. Il cuore del comandante Armstrong batte al ritmo di centocinquantasei pulsazioni al minuto.

Contrazioni e umori abbondanti tra le cosce. Si riversano caldi e appiccicosi sulle lenzuola di cotone bianco ruvido.

- Sto male! - grida Maria, suonando freneticamente il campanello una, due, tre, quattro volte. Un’infermiera alta, bionda, con le labbra spesse di rossetto rosso, arriva con calma, ciabattando rumorosamente, con la flemma e il cinismo di chi è abituato al dolore degli altri. È sgarbata, dice di stare tranquilla, di non fare storie, perché il bambino non nascerà quella notte, l’ha detto il medico, che altrimenti mica sarebbe corso a casa, anche lui ad assistere alla Storia, davanti alla telecronaca del Primo Canale.

- Ma io… per favore lo chiami! - ribatte Maria a denti stretti.

L’infermiera si avvicina per accertamenti, constata, si precipita fuori.

All’ingresso di Wapokoneta, Ohio, Stati Uniti d’America, c’è un cartello: “Benvenuti nella città di Neil Armstrong”. Sulla via principale ce ne sono altri, decine: “Benvenuti nella patria del primo lunare”. Il primo lunare. A Salvatore piace questa espressione.

Grida di donna e una voce calma, monotona, che dice: “spinga-su-su-brava-ancora-ancora-lavedo-latesta-su-su-così-ancoraunosforzo-brava”. Poi un suono secco, ciak, come lo schiocco di una frusta e infine un pianto acuto, stridulo, simile al miagolio gonfio di nostalgica malinconia di un gatto in calore.

Il comandante apre lo sportello. Scende al ralenti i pochi gradini della scaletta del Ragno. Si ferma sull'ultimo piolo per un istante interminabile. E' goffo e impacciato a causa della tuta e dell'equipaggiamento. A Salvatore ricorda l’omino della Michelin. Il modulo lunare invece gli sembra un po’ improbabile. Da lì a cinque anni qualcuno dirà che sembra uscito da un ovetto Kinder, un oggettino montabile in pochi semplici gesti piuttosto che la più avanzata macchina tecnologica possibile a quel tempo. In effetti sembra proprio fatto di carta stagnola. Ma Salvatore in quel preciso momento storico non può pensare tutto questo, perché gli ovetti Kinder non saranno sul mercato fino al 1974 e lui, a dirla tutta, di tecnologia spaziale non sa assolutamente nulla. Però la scena nel complesso gli ricorda uno di quei film di fantascienza degli anni Cinquanta, quelli dozzinali, di serie B, quelli che gli piacciono tanto e che guarda anche un po’ per farsi due risate sui mirabolanti e un po’ridicoli, effetti speciali. Chissà perché!

Finalmente Armstrong poggia il piede sinistro sul suolo della luna, sollevando un lieve sbuffo di polvere color peltro.

- Per un uomo questo è solo un piccolo passo in avanti, ma per l’umanità è un balzo gigantesco, dice. L’avranno scritta a Hollywood la battuta. Si sa, gli americani non lasciano mai nulla al caso.

Bibbia-al-Neon